Io sono il tuo Signore, Iddio tuo

I dieci comandamenti della bibbia nel loro
significato sociale, giuridico e religioso

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788891173003

Indice dieci comandamenti

I dieci comandamenti dell'Esodo e del Deuteronomio. Analisi generale.

"Io sono il Signore, Iddio tuo,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto,
dalla casa di schiavitù." Esodo 20, 2

Per capire questo comandamento, che i cattolici usano come prologo ai dieci comandamenti unendolo con il secondo dell'Esodo, in quanto dividono l'ultimo comandamento in due parti, è necessario attualizzarlo. Farlo capire con un esempio capace di visualizzare il suo significato:

"Io sono il Berlusconi, Iddio tuo,
che ti ho fatto uscire dal paese dei comunisti,
dalla casa di schiavitù."

L'unica cosa reale nella frase è la pretesa di essere il padrone delle persone; il motivo per cui pretende di essere il padrone delle persone è una menzogna.

Così il Dio padrone dei cristiani, così Berlusconi!

Questo meccanismo di affermare come pretesa, giustificandola con una menzogna educazionalmente imposta che diventa reale solo nell'immaginario e nel desiderio delle persone che ascoltano, è uno dei motivi ricorrenti con cui gli ebrei prima e i cristiani, nel corso dei secoli, hanno derubato e stuprato gli Esseri Umani.

Io sono il tuo padrone, dice il Dio padrone dei cristiani.

Sono il tuo padrone perché io, come padrone, sono più buono di quei padroni che ti ridussero in schiavitù in Egitto.

Solo che la schiavitù degli ebrei in Egitto non c'è mai stata!

Si tratta di un'invenzione fatta dai capi ebrei deportati a Babilonia che volevano impedire alla popolazione ebrea a Babilonia di integrarsi con la popolazione Babilonese perdendo, in questo modo, il controllo sui loro schiavi [ebrei]. Esattamente come non c'è mai stata nessuna forma di "comunismo" in Italia; così non c'è mai stata nessuna forma di schiavitù degli ebrei in Egitto.

Come il Dio degli ebrei millanta un qualche cosa che non ha mai fatto, così Berlusconi evoca, enfaticamente, un "pericolo" che non c'è mai stato. L'incapace, l'incompetente, colui che esiste solo nell'immaginario di alcuni; non può fare nulla. Questo perché se una qualche sua opera fosse fatta, l'opera stessa sarebbe attribuita ad un soggetto e allora, in quel caso, il "popolo di Israele" direbbe: "Tu sei il nostro Signore, Iddio nostro, che ci hai fatto uscire dalla casa di schiavitù!". Esattamente come i deportati nei lager nazisti dissero ai sovietici: "Voi siete i liberatori che ci avete liberato dai campi di sterminio".

Quando Ratzinger dice, tanto per fare un esempio:

"In questi giorni - ha detto Benedetto XVI - siamo stati toccati dalla tragedia di Viareggio. Mi unisco al dolore di quanti hanno perduto persone care, sono rimasti feriti o hanno subito danni materiali anche gravi. Mentre elevo la mia accorata preghiera a Dio per tutte le persone coinvolte nella tragedia auspico - ha affermato - che simili incidenti non abbiano a ripetersi e sia garantita a tutti la sicurezza sul lavoro e nello svolgimento della vita quotidiana".

E' chiaramente una presa in giro e un insulto a chi ha subito la tragedia. Gli ascoltatori che hanno vissuto la tragedia, nell'ascoltare le parole di Ratzinger, fissano la loro attenzione sulla tragedia vissuta e proiettano le loro sensazioni immaginando un Ratzinger dolorante come loro. Ma non è così, Ratzinger ha truffato. Ha usato il loro dolore per costruire sottomissione ed accettazione di parole vuote. Se effettivamente Ratzinger avesse provato dolore avrebbe mobilitato le sue finanze e le sue forze per ricostruire case e sicurezza per chi è rimasto. Guardando tanta mobilitazione, la popolazione di Viareggio avrebbe detto: "Ratzinger si è unito al nostro dolore!". Come al Dio degli ebrei non gli frega nulla degli ebrei che sono in quel momento deportati a Babilonia; come a Berlusconi non frega nulla delle persone che vivono la crisi economica; Berlusconi e capi ebrei hanno il problema di ottenere sottomissione da parte di chi è deportato o vive la crisi economica e, per ottenere questo, costruiscono un'illusione. Per questo il Dio degli ebrei per ottenere la sottomissione del "popolo eletto" spaccia un'illusione agli ebrei schiavi deportati a Babilonia inventandosi una schiavitù più terribile, immaginata, che ebbe luogo tanto tempo fa in Egitto; per questo motivo Berlusconi si inventa i "comunisti" e spaccia, come una dose di eroina, la fine della crisi economica e le illusioni di provvedimenti, mai presi, che, secondo alcuni, lontani e fuori dalla critica, sarebbero stati efficaci. Basta analizzare le iniziative assunte dal governo Berlusconi per criminalizzare gli immigrati e confrontare quei provvedimenti con le lacrime di coccodrillo che Berlusconi ha versato all'arrivo degli immigrati dall'Albania quella volta per rendersi conto di quanti inganni Silvio Berlusconi lastrichi le non-iniziative del suo governo.

L'unica cosa reale è la schiavitù. E' quel principio cristiano, usato dal fascismo e dal nazismo, che dice al cittadino: "Io sono il tuo padrone perché....". Ogni perché è buono per giustificare l'essere il suo padrone. Però è proprio la condizione di negazione della condizione di diritto soggettivo, l'unica condizione reale che viene manifestata dal Dio padrone dei cristiani. Viene manifestata da ogni soggetto che, violentando la Costituzione della Repubblica, pretende che le persone rinuncino al loro essere dei cittadini: "Io sono il signore, il tuo Dio (o il tuo Duce)...".

L'unica cosa reale, in questo meccanismo, è la pretesa di essere il padrone di uomini ridotti a schiavi. E' la pretesa di non essere un soggetto, un Dio, sottoposto ad analisi, a critica.

Nessuno deve criticare il Dio padrone, tanto meno condannarlo per i delitti feroci che commette. Così, nessuno deve processare Berlusconi per i feroci delitti che commette.

Questa premessa ai comandamenti di ebrei e cristiani, di fatto, alla faccia della Corte di Cassazione, giustifica i genocidi passati (dal diluvio universale, al massacro di Sodoma e Gomorra, al massacro di popoli, reali o millantati che sia,) e pone le premesse per garantirsi il diritto ai genocidi futuri.

Come giustifica il primo comandamento la chiesa cattolica? Proviamo a leggere il catechismo della chiesa cattolica che cita il catechismo romano:

2086 - "Nell'esplicita affermazione divina: "Io sono il signore tuo dio" è incluso il comandamento della fede, della speranza e della carità. Se noi riconosciamo infatti che egli è Dio, cioè eterno, immutabile, sempre uguale a sé stesso, affermiamo con ciò anche la sua infinita veracità: ne segue quindi l'obbligo di accogliere le sue parole e di aderire ai suoi comandi con pieno riconoscimento della sua autorità. Se egli inoltre è Dio, noi ne riconosciamo l'onnipotenza, la bontà, i benefici; di qui l'illimitata fiducia e la speranza. E se egli è l'infinita bontà e l'infinito amore, come non offrirgli tutta la nostra dedizione e donargli tutto il nostro amore? Ecco perché nella bibbia Dio inizia e conclude invariabilmente i suoi comandi con la formula: "Io sono il padrone!" Catechismo della chiesa cattolica.

Se noi prendiamo questa formulazione e la parafrasiamo abbiamo questo risultato:

"Nell'esplicita affermazione di Berlusconi: "Io sono il padrone dell'azienda Italia, tuo dio" è incluso il comandamento della fede in Berlusconi, della speranza in Berlusconi e della carità (sinonimo di amore) per Berlusconi. Se noi riconosciamo infatti che Berlusconi è il padrone, cioè gode di un diritto eterno, immutabile, sempre uguale a sé stesso, affermiamo con ciò anche l'infinita veracità di Berlusconi: ne segue quindi l'obbligo di accogliere le parole di Berlusconi e di aderire ai comandi di Berlusconi con pieno riconoscimento della sua autorità. Se Berlusconi inoltre è il padrone dell'Italia trasformata in un'azienda, noi riconosciamo l'onnipotenza di Berlusconi, la bontà di Berlusconi, i benefici portati da Berlusconi; di qui l'illimitata fiducia in Berlusconi e la speranza in Berlusconi. E se Berlusconi è l'infinita bontà e l'infinito amore, come non offrire a Berlusconi tutta la nostra dedizione e donare a Berlusconi tutto il nostro amore? Ecco perché Berlusconi inizia e conclude invariabilmente i suoi comandi con la formula: "Io sono il padrone!"

Questo meccanismo è alla base di ogni truffa sociale in cui qualcuno vuole ingannare le persone. I "se" si sprecano. Hanno la funzione di allontanare ogni richiesta di verifica: "Mica ho detto che è così! Ho detto, "se è così allora...".

Le affermazioni del Dio padrone vanno verificate. Come va verificata la schiavitù in Egitto, come vanno verificate le condizioni che Berlusconi millanta. Solo che, quando le persone verificano, di fatto, non c'è più fede e la speranza delle persone si basa sull'analisi della realtà e la trasformazione degli eventi in atto e non sull'attesa acritica.

In quest'ottica diventano affermazioni truffaldine, cattive e criminali, le affermazioni di Paolo di Tarso, come riportato dal catechismo della chiesa cattolica, che fa della mancata sottomissione alla fede l'origine delle "deviazioni morali" che poi, alla fine, diventa la giustificazione con cui la chiesa cattolica attenta al dettato Costituzionale per imporre sottomissione ai bambini.

Scrive il catechismo della chiesa cattolica:

2087 - La nostra vita morale trova la sua sorgente nella fede di Dio che i rivela il suo amore. San paolo parla dell' "obbedienza alla fede" (Rm 1, 5) come dell'obbligo primario. Egli indica nell' "ignoranza di dio" il principio e la spiegazione di tutte le deviazioni morali (Rm 1, 18-32). Il nostro dovere nei confronti di Dio è di credergli in lui e di rendergli testimonianza.

La prima aberrazione illogica e assurda che deve essere sottolineata, e che ha risvolti criminali, in questa frase del catechismo della chiesa cattolica è che se io porto una testimonianza, questa testimonia "il mio credere", non l'oggetto della mia credenza. Il cristiano non testimonia il suo Dio, ma testimonia il suo desiderio che Dio, quel Dio, esista. In pratica, testimonia la sua follia espressa nella credenza. Una follia che è immaginazione di un oggetto desiderato e che, attraverso la testimonianza, viene imposto come desiderabile a chi non sente il bisogno di desiderare un tale oggetto. E' un crimine contro l'umanità!

Inoltre, il Paolo di Tarso citato nel catechismo, parla di cose ben diverse di quelle spacciate dal catechismo della chiesa cattolica.

Proviamo a leggersi quelle citazioni e il relativo contesto dalle lettere di Paolo di Tarso:

"Paolo servo di Gesù cristo, chiamato apostolo, consacrato al vangelo di Dio, promesso già nelle sacre scritture per mezzo dei suoi profeti - riguardante il figlio suo nato come uomo dalla stirpe di Davide, e costituito figlio di Dio con potenza, secondo lo spirito di santità, con la resurrezione dei morti, Gesù signore nostro, dal quale abbiamo ricevuto la grazia e l'apostolato, per portare all'obbedienza della fede, a gloria del suo nome, tutti i Gentili, fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù cristo, - a tutti coloro che si trovano in Roma , amati da Dio, chiamati santi; grazia e pace a voi da Dio, padre nostro e del padrone Gesù cristo." Paolo di Tarso, lettera ai Romani 1, 1-7

L'obbedienza alla fede, proposta dal catechismo della chiesa cattolica, si basa su un insieme di farneticazioni di Paolo di Tarso che non hanno nulla a che vedere con il fatto che "la vita morale trova la sua sorgente nella fede". Per fede, visto l'esempio di Paolo di Tarso, si intende la necessità di desiderare come pulsione psicologica capace di esprimere libido. Come pulsione psicologica non può essere né spiegata, né argomentata, ma solo affermata.

Scrive a tal proposito Reich (che riprendo dalla voce "desiderio" del dizionario di Psicologia di Galimberti):

"Partendo dalla persuasione che "le istanze morali dell'uomo, ben lungi dall'avere un'origine soprannaturale, derivano dalle misure educative dei genitori e di chi ne fa le veci fin dalla primissima infanzia", Reich ritiene che "al centro di queste misure educative agiscono quelle misure che si rivolgono contro la sessualità del bambino e i divieti dei genitori, continuano in seguito a manifestarsi come conflitto fra pulsione e morale dell'uomo."

Paolo di Tarso, che è sessualmente impotente e chiama questa impotenza "dono di dio", fa una serie di affermazioni con cui "affermare" la sua superiorità (delirio di onnipotenza) in quanto detentore della relazione col Dio padrone che gli ha concesso il dono dell'impotenza per non peccare. L'obbedienza alla fede è in realtà un delirio nato dalla repressione sessuale che si trasforma in megalomania.

"La megalomania è la tendenza di una personalità a sopravvalutare sé stessa e le proprie capacità in assenza di un opportuno vaglio critico. Deliri megalomaniaci si registrano nelle schizofrenie a sfondo paranoico dove ad essere investita di grandezza è la propria personalità, e nelle forme maniacali dove il soggetto vive una sensazione di strapotere sulle proprie risorse e capacità. Secondo Freud la megalomania nasce a spese della libido oggettuale che, sottratta al mondo esterno [non si esprime nei rapporti sessuali, nota mia] investe l'io in una forma esasperata di narcisismo." Dizionario di psicologia Galimberti ed. Garzanti.

Per questo motivo Paolo di Tarso afferma, ma non argomenta. Non giustifica le sue affermazioni e deve ricorrere ad imporre "obbedienza della fede" come unica risorsa per assicurarsi il diritto a non essere ricoverato in manicomio. La fede, nella e per la quale Paolo di Tarso costringe le persone all'obbedienza, altro non è che la privazione delle persone del loro senso critico: solo davanti a chi ha fede Paolo di Tarso può farneticare. Senza la fede è necessario dimostrare argomentando. Paolo di Tarso non è in grado di farlo. Non ha argomenti sufficienti per dimostrare la sua fede come dato di realtà e non come effetto patologico.

La seconda citazione di Paolo di Tarso ad opera del Catechismo della chiesa cattolica è altrettanto rivelatrice della prima.

Afferma Paolo di Tarso:

"Tutti gli uomini hanno peccato - Si manifesta infatti dal cielo l'ira di Dio sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che tengono imprigionata la verità nell'ingiustizia; poiché ciò che è noto di Dio, è a loro manifesto , giacché Dio lo diede a conoscere. Le sue invisibili perfezioni, la sua eterna potenza e la sua divinità, appaiono fin dalla creazione del mondo, offerte alla considerazione per mezzo delle sue opere. E così essi non hanno scuse, perché, dopo aver conosciuto Dio, non lo glorificano come Dio, né gli resero grazie; ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro intelligenza stolta si ottenebrò. Vantandosi di essere sapienti, divennero sciocchi, cambiarono la gloria incorruttibile di Dio, con immagini di uomini mortali, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio, lasciando che essi seguissero i perversi desideri dei loro cuori, li abbandonò all'impurità, di modo che essi disonorarono i loro corpi tra loro, scambiarono la verità di Dio con la menzogna e adorarono e servirono le creature anziché il creatore che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni ignominiose; le loro donne cambiarono le relazioni naturali con quelle contro natura; e gli uomini pure, abbandonata la relazione naturale con la donna, si accesero di mutua concupiscenza, commettendo turpitudini maschi con maschi, ricevendo in sé stessi la mercede meritata dal loro pervertimento. E siccome non si preoccupavano di approfondire la conoscenza di Dio, egli li abbandonò in balia di una mente insipiente, in modo da compiere ciò che non conviene, pieni di ogni iniquità, perversione, cupidigia e malizia; pieni d'invidia, omicidio, discordia di frode, di malignità. Calunniatori, maldicenti, odiatori di Dio, arroganti altezzosi, millantatori, inventori del male, ribelli ai loro genitori, privi di senno, di lealtà, di affetto e di misericordia. E pur conoscendo il decreto di Dio che condanna a morte chi commette tali cose, non solo essi le fanno, ma approvano chi le fa." Paolo di tarso Lettera ai Romani 1, 18-32

Tutto ciò che Paolo di Tarso non è in grado di fare perché afflitto da una forma di impotenza sessuale, diventa peccato e ignominia davanti agli occhi di Paolo di Tarso elevato a Dio.

Paolo di Tarso delinea i contorni morali da cui nasce la fede. Dice, infatti:

Se noi riusciamo ad impedire che le persone facciano sesso, magari le riempiamo di figli sì da allontanare da loro la tentazione di fare sesso e criminalizziamo ogni forma sessuale che non sia quella finalizzata alla procreazione, allora riusciamo ad imporre la fede. La fede non nasce dal libero convincimento delle persone, ma dalla violenza con cui si impedisce alle persone di veicolare le loro pulsioni sessuali. Tutti, dice Paolo di Tarso, devono essere considerati peccatori. Tutti devono imitare me che sono sessualmente impotente. Una volta resi impotenti, sono pronti per avere fede.

Così il delirio viene costruito attraverso l'educazione e l'individuo delirante giunge alla fede nel Dio creatore. I deliri sono dei rifugi psichici che vengono imposti dall'educazione quando nega gli strumenti critici ai ragazzi:

"Il delirio come interpretazione del mondo nasce nel momento in cui il soggetto cerca dei messaggi, dei simboli, una chiave che gli spiegano che cos'è lui stesso e che cosa è il mondo, che cosa sta realmente succedendo, come può entrare in questo mondo che lo domina, ma da cui è escluso e sul quale non ha potere. Il soggetto [come Paolo di Tarso di cui sopra. Nota mia] cerca di ricostruire una realtà che gli si è parzialmente disgregata davanti e lo invade in una serie di frammenti di esperienza, separati fra di loro e non più pienamente significativi. [A Paolo di Tarso] Il mondo gli appare insopportabile, estraneo, ostile, minaccioso, falso e destrutturato. La ristrutturazione della realtà parte da un'interpretazione di significato intorno alla quale tutto il mondo si riorganizza e, per così dire, ricomincia a funzionare. La spiegazione (delirante) rimette in moto un'esperienza che si era bloccata nell'angoscia, nella passività, nella perdita di senso delle cose. Improvvisamente il soggetto intuisce: egli è invaso da forze estranee, succede qualcosa, c'è un complotto o una mascheratura [Lui, Paolo di Tarso, ha capito di essere l'inviato del Dio padrone. Nota mia]; qualcosa gli viene nascosto, ma egli comincia a capire, vede significati nuovi e cifrati. E' il delirio. Il delirio ha qui delle importanti affinità psicologiche con la conversione religiosa, con l'illuminazione poetica, e anche con la mutata percezione indotta talora da certe sostanze dette impropriamente allucinogeni." Jervis (1975, p. 245-2469 Dal dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti alla voce delirio.

Colui che è angosciato dalla realtà alla quale l'educazione cristiana, e prima di allora condizioni casuali o, comunque, monoteiste, lo ha privato degli strumenti adeguati per affrontare quella realtà, inizia a delirare scoprendo la volontà del Dio padrone alla quale si sottomette. Questa sottomissione, nei suoi deliri, la chiama fede e invita le persone a sottomettersi a tale fede condividendo con lui la bellezza del delirio. La forma educativa di imposizione del disarmo psichico messa in atto dalla chiesa cristiana porta all'angoscia; per reazione le persone si difendono delirando ed elaborano la loro percezione e concezione del mondo in una forma di autoprotezione.

Da qui il senso dell'individuo che, facendosi portatore dell'unico e perfetto Dio padrone che immagina, proietta i suoi deliri come testimonianza del Dio padrone e della fede che ha in lui. Il Dio padrone, la sua fede, lo ha salvato dall'angoscia portandolo fuori dalla "schiavitù dell'Egitto" che lui non comprendeva e davanti alla quale era angosciato.

Per questo il discorso di Paolo di Tarso, nell'introduzione alla lettera ai Romani, può essere parafrasato come Silvio Berlusconi:

"Paolo servo di Silvio Berlusconi, chiamato apostolo, consacrato al vangelo di Silvio Berlusconi, promesso già nelle sacre scritture per mezzo dei suoi profeti - riguardante Silvio Berlusconi nato come uomo dalla stirpe di Davide, e costituito nel Berlusconi Dio con potenza, secondo lo spirito di santità, con la resurrezione dei morti, Silvio Berlusconi padrone nostro, dal quale abbiamo ricevuto la grazia e l'apostolato, per portare all'obbedienza della fede, a gloria del suo nome, tutti i Gentili, fra i quali siete anche voi, chiamati da Silvio Berlusconi, - a tutti coloro che si trovano in Roma , amati da Silvio Berlusconi, chiamati santi; grazia e pace a voi da Silvio Berlusconi, padre nostro e del padrone Silvio Berlusconi." Parafrasi di Paolo di Tarso, lettera ai Romani 1, 1-7

Per questo si può concludere soltanto come si è iniziato:

"Io sono il Signore, Iddio tuo,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto,
dalla casa di schiavitù."

Per capire questo comandamento, che i cattolici usano come prologo ai dieci comandamenti unendolo con il secondo dell'Esodo, in quanto dividono l'ultimo comandamento in due parti, è necessario attualizzarlo. Farlo capire con un esempio capace di visualizzare il suo significato:

"Io sono il Berlusconi, Iddio tuo,
che ti ho fatto uscire dal paese dei comunisti,
dalla casa di schiavitù."

Patologia psichiatrica delirante come difesa dall'angoscia per essere stato privato fin da bambino degli strumenti adeguati con cui affrontare le condizioni nella vita sociale.

Educare nell'angoscia porta a sviluppare i deliri; i deliri devono essere condivisi; creano le basi sociali dell'angoscia per poter continuare a produrre individui deliranti che garantiscono ai deliri e ai deliranti una loro legittimazione sociale:

"Considerate o fratelli la vostra chiamata: tra voi non ci sono molti sapienti secondo la carne, né molto potenti o molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che è senza sapienza nel mondo per confondere i sapienti; e le cose deboli ha scelto Dio, per confondere le forti; e le cose umili del mondo e le disprezzate ha scelto Dio, e quelle che non hanno nulla, PER RIDURRE A NULLA QUELLE CHE SONO; affinché nessuno si possa vantare davanti a Dio." Paolo di Tarso 1^ Corinti 1, 26-29

L'ignoranza costruisce l'angoscia e quasi sempre i deliri sono prodotti dall'ignoranza della cultura e dei mezzi con cui agire nella società.

"Considerate, iscritti al Popolo delle Libertà la vostra chiamata: tra voi non ci sono molte persone con cultura, né molti industriali o molti professori. Ma Silvio Berlusconi ha scelto ciò che è ignorante nel mondo per confondere coloro che fanno cultura; e le persone deboli ha scelto Silvio Berlusconi, per confondere chi è culturalmente e politicamente preparato; e gli yesman ha scelto Silvio Berlusconi e le veline ha scelto Silvio Berlusconi, e quelle che non hanno nessuna coscienza politica né amore per la società, PER RIDURRE A NULLA QUELLE PERSONE CHE SONO PROIETTATE NEL FUTURO E CHE SONO CAPACI DI GIUSTIFICARE CULTURALMENTE ED ECONOMICAMENTE LE LORO SCELTE; questo ha fatto Silvio Berlusconi, affinché nessuno si possa vantare davanti a Silvio Berlusconi." Parafrasi di Paolo di Tarso 1^ Corinti 1, 26-29

Le farneticazioni da patologia delirante hanno questa caratteristica: si adattano a contesti sociali e a situazioni culturali diverse perché non dipendono dalla società o dalla cultura, ma dai deliri propri dell'individuo. Dalle sue pulsioni. Anche quando sui deliri si crea un certo consenso. Per questo motivo diventano abbastanza simili le frasi di un delirante di 2600 anni fa con quelle di un delirante attuale.

Marghera, 10 dicembre 2009

 

 

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