Esculapio o Asclepio
la medicina come dio che ripristina l'equilibrio
nelle condizioni dell'esistenza.

di Claudio Simeoni

Vivere da Stregone

Dalla medicina degli antichi
al diritto del dio padrone di far ammazzare gli uomini
vessandoli con la provvidenza

Che cos'è la medicina?

La medicina è l'insieme di azioni che vengono messe in atto su una persona "debilitata" o "sofferente" al fine di ripristinare la sua efficienza psico-fisica e consentirle di affrontare i suoi problemi quotidiani.

Cosa si oppone all’arte medica?

La miracolistica.

Il miracolo è l'opposto della medicina. Il miracolo è l'attesa provvidenziale di un atteso ripristino delle condizioni psico-fisiche rispetto ad un modello di uomo ideale.

Mentre chi ricorre alla medicina tende a ripristinare una condizione psico-fisica migliore di quella che sta vivendo, chi spera nel miracolo desidera un altro sé stesso, senza i problemi psico-fisici vissuti, immaginandosi in una sorta di onnipotenza: il malato, non si pensa guarito dalla malattia, ma si pensa immagine del dio padrone.

Per mettere il dio padrone nella condizione di elargire la provvidenza facendo miracoli è stato necessario, per i cristiani, distruggere la medicina, elevare la sofferenza a modello imitativo di Gesù e fare della sofferenza il modello esistenziale che il loro dio padrone impone all'umanità (ai peccatori) in cui, di tanto in tanto e a seconda del suo perverso capriccio, distribuisce qualche miracolo.

Questo modello di pensiero, nato dalla superstizione neoplatonica e coltivato dagli ebrei, diventa il perno dell'ideologia religiosa cristiana e giustificazione della distruzione dell'arte medica degli antichi.

La voragine nera dell’ignoranza medica e della disperazione imposta dai cristiani ci fa scorgere l'importanza che aveva in Italia e in tutta Europa il culto di Asclepio o Esculapio, con tutte le divinità che rappresentano l'azione volta a costruire il benessere (Igea, Salus, Strenua, ecc.) che i vari popoli onoravano per sottolineare la necessità sociale del benessere per costruire il futuro.

Ci sono delle questioni sociali che possono essere risolte comprendendo il culto di Esculapio e la sua introduzione a Roma.

L'ingresso di Esculapio a Roma non porta la medicina. L'introduzione di Esculapio a Roma manifesta la necessità dello Stato Romano di prendere in considerazione la medicina scientifica. La medicina Etrusca era ampiamente praticata. Noi abbiamo reperti che manifestano attività odontoiatrica grazie al ritrovamento di mandibole, ma ciò che si lega al corpo è andato perduto. La conoscenza delle erbe medicinali era molto avanzata anche se le nozioni che ci sono pervenute sono tutte di fonte greca. Il ritrovamento di sonde, pinzette e cucchiai di uso medico dimostrano l'esistenza di una cultura specifica della medicina in ambiente Etrusco. Inoltre, sono da considerare le "offerte votive anatomiche" la cui struttura era estremamente più accurata che non le simili offerte ritrovate in Gallia o in Grecia a dimostrazione dell'esistenza di studi anatomici. Rimane oscura la conoscenza attraverso la quale veniva rappresentato in maniera piuttosto fedele l'utero. Le ipotesi sono varie, ma tutte suffragano l'esistenza di una cultura medica piuttosto partecipata.

Le offerte votive agli Dèi dimostrano una conoscenza anatomica e dimostrano sia la necessità di guarire da malattie che guarigioni avvenute. Guarigioni per le quali si ringraziavano gli Dèi con delle offerte votive.

Con l'arrivo a Roma di Asclepio, la medicina è ufficializzata. Saranno necessarie dure lotte e dure dispute fra tradizionalisti e innovatori, ma da tale scontro ne poteva beneficiare soltanto il progresso. Ricordo soltanto le affermazioni di Plinio il Vecchio che accusava il medico greco arrivato a Roma al seguito di Esculapio, Arcagato, di imperversare con bisturi e cauterio tanto da conquistarsi il soprannome di "carnefix"; carnefice. Ricorda molti medici di oggi. La sola differenza è che allora veniva aperta una porta verso il futuro, i medici carnefici di oggi si limitano a saccheggiare il presente a proprio beneficio nascondendosi dietro la rispettabilità titolo di medico. Lo stesso Catone il Censore teneva in alto disprezzo i medici greci. Nella mentalità romana, lo spiega Plinio: "Gli antichi non condannavano la medicina in sé, ma condannavano il mestiere; soprattutto non accettavano l'idea di un utile da un compenso ricavato sulla vita umana." (NH, XXIX, 8, 16). Plinio, per contro, difende la medicina romana antica affermando che troppe persone si facevano portare dalla moda della medicina greca.

E' sempre stato il problema della medicina. I pazienti si aspettano i miracoli; spesso i medici vendono la loro capacità come se fosse miracolosa; però il Dio Asclepio è la conoscenza che gli uomini, i medici, alimentano, costruiscono, sedimentano, conoscenza dopo conoscenza, epoca dopo epoca. E' un bisogno della mente umana lo sviluppo della conoscenza. Nel caso della medicina; è un bisogno della mente umana farsi Asclapio per affrontare le contraddizioni che le sfide, portate dalla Natura e alle condizioni dell'Essere Umano, siano risolte a proprio favore.

Ed è appunto questa necessità di sedimentazione della conoscenza che portò a Roma Esculapio in seguito ad una pestilenza che nessun rimedio tradizionale fu in grado di fermare. Si trattava di porre le basi per il futuro. Un futuro che sarebbe stato brutalmente interrotto dall'arrivo dei cristiani. Le scoperte archeologiche ci dimostrano la meraviglia della medicina di allora che solo oggi, dopo che le società civili hanno limitato il cristianesimo, ha potuto essere ripresa.

Vi evito di elencare i progressi della chirurgia in età imperiale romana, ma i ritrovamenti di strumenti medici a Pompei documentano una struttura medica estremamente efficiente ed avanzata.

Chi è il Dio Esculapio?

Per capire il Dio Esculapio è necessario parlare di Asclepio.

Secondo il mito Asclepio è figlio di Apollo e Coronide. Una delle storie di Coronide viene narrata da Pindaro che ci dice che Coronide, amata da Apollo, attendeva un figlio da lui. Nell'attesa del figlio Coronide tradì Apollo con Ischi, figlio di Elato. Adirato Apollo fece uccidere Coronide da Artemide. Quando il corpo di Coronide era sulla pira e stava per bruciare, Apollo strappò dal cadavere il bambino e lo affidò a Chirone. Se in un mito si dice che nessuno può ingannare Apollo che tutto sa e che tutto vede, in un altro mito, Ovidio, è un corvo che riferisce del tradimento di Coronide ad Apollo e questi, anziché ringraziarlo, lo punisce cambiandogli il colore dal bianco al nero.

Alcuni miti fanno risalire la nascita di Asclepio da una fanciulla della Messenia, Arsinoe.

Altri miti sono riferiti da Pausania che riporta tre versioni del mito.

In ogni caso, Asclepio diventa il Dio della Medicina dopo che Zeus lo fulmina per aver alterato il corso delle cose. Infatti, era diventato così bravo non solo da curare i feriti, ma anche da resuscitare i morti. La morte è il limite invalicabile per gli Esseri della Natura. Una volta morti, non ci può essere ritorno. Una volta morti, gli Esseri della Natura, possono diventare degli Dèi, ma non possono ritornare ad essere Esseri della Natura. E' il limite che Asclepio non poteva superare. Superare quella regola sarebbe equivalso ad impedire agli Esseri della Natura, gli Esseri Umani nel nostro caso, di diventare degli Dèi. C'era un solo modo per confermare quel limite ed era la morte di Asclepio stesso e la sua trasformazione in un DIO.

Asclepio è la capacità degli Esseri Umani di superare le contraddizioni della malattia. Affrontare le condizioni di sofferenza e ripristinare le buone condizioni di vita.

L'arte della medicina non è arte magica. La magia interviene nella medicina come trasformazione.

Come venne portato in Italia il culto di Esculapio (nome latino di Asclepio)?

INTRODUZIONE DEL CULTO A ROMA
IL CULTO DI ESCULAPIO IN ETA' ROMANA

Il culto di Esculapio fu introdotto a Roma agli inizi del III sec. a. c., quando, in seguito alla terribile epidemia del 293 e alla consultazione dei libri Sibillini, un'ambasceria di dieci uomini si recò l'anno successivo all'Epidauro, metropoli del culto, e da qui riportò in patria il serpente, personificazione del Dio; la missione fu preceduta, nello stesso 293, da una suplicatio pubblica rivolta ad Esculapio.

Nonostante alcuni tratti leggendari, legati soprattutto al comportamento dell'animale, che avrebbe denotato subito la favorevole predisposizione della divinità, il racconto delle fonti è, nella sostanza, degno di fede: a Roma il Tempio fu eretto sull'isola Tiberina, quindi extra pomerium, come avveniva generalmente nel caso di un culto straniero, e fu consacrato alle calende di gennaio di 291 a.c.

In realtà il dio della medicina era già da tempo noto in Italia, solo nelle colonie della Magna Grecia e della Sicilia, ma forse anche in alcuni centri etruschi, frequentati da mercanti provenienti dalla penisola ellenica. Appare quindi, estremamente probabile che i romani fossero venuti a conoscenza del dio greco già durante il IV sec. a.c., quando la spinta espansionistica verso il meridione li portò in contatto con le civiltà della Magna Grecia e in particolare con Taranto, e una serie di osservazioni di carattere linguistico riguardanti il teonimo sembrano confermarlo. Acquisterebbe così maggior credito la notizia dell'esistenza ad Anzio di un luogo sacro di Esculapio già all'epoca dell'ambasceria del 292 a.c. e dunque prima della fondazione del santuario Tiberino. L'introduzione del culto a Roma si inseriva in una particolare situazione politica, caratterizzata da grandi fermenti religiosi, che avevano portato in un breve volgere di anni, all'ufficializzazione del culto di Salus sul Quirinale nel 302 a.c., all'erezione dei templi di Bellona Victrix nel 296, di Venus Obesequens nel 295, di Quirinus e di Fors Fortuna nel 293.

In questo contesto la missione in Epidauro nel 292 assumeva un significato particolare, poiché si trattava della prima ambasceria inviata in Grecia per ricevere una divinità straniera. Il capo della legazione di dieci uomini era Q. Ogulnius Gallus, personaggio politico di spicco all'inizio del III secolo a.c., legato ad importanti famiglie patrizie, tra cui i Fabii Pictores, un esponente dei quali aveva curato a sua volta la decorazione del tempio di Salus. Tribuno della plebe assieme al fratello Gnaeus nel 300 a.c., egli aveva promulgato la lex Ogulnia, che apriva ai plebei il collegio dei Pontefici e degli Auguri; in qualità di Edile, sempre in coppia con il fratello, nel 296 a.c. aveva fatto collocare nel capitolium soglie di bronzo, vasellame d'argento e un nuovo acroterio con la quadriga di Giove e aveva eretto una statua raffigurante la Lupa e i Gemelli nel Foro. Da un lato, dunque, il rispetto dell'ideologia romana, dall'altro l'esigenza di allargamento delle tradizioni nazionali, alla ricerca di simboli capaci di unire a Roma la maggior parte dei popoli Italici, nel momento storico in cui, terminate le guerre sannitiche, si profilava all'orizzonte lo scontro decisivo con Taranto. In questo senso doveva sembrare particolarmente promettente l'apertura religiosa nei confronti di un culto, come quello di Esculapio, che godeva di una certa popolarità nelle colonie greche dell'Italia meridionale.

La scelta particolare di Epidauro, determinata senz'altro dal fatto che il suo era considerato il santuario più celebre (se non il più antico) del dio medico, rivestiva, tuttavia, anche un connotato specificatamente diplomatico, dal momento che avrebbe consentito di rinsaldare il rapporto di amicizia con la Lega Ellenica fondata da Demetrio Poliorcete, cui apparteneva la città peloponesiaca. Furono probabilmente il prestigio e le capacità diplomatiche dimostrate in quell'occasione a far si che Q. Ogulnio facesse parte, nel 273 a.c., della prima ambasceria ufficiale inviata in Egitto presso Tolomeo Filadelfo.

Anche i materiali archeologici attestano una certa diffusione del culto di Esculapio a Roma proprio nei decenni successivi alla sua introduzione, tra il III e l'inizio del II sec. a.c. epoca in cui sono databili quattro delle cinque iscrizioni repubblicane a lui dedicate e i numerosi votivi anatomici rinvenuti alla fine del secolo scorso durante i lavori di arginatura del Tevere. Nella prima metà del II sec. a.c. è inquadrabile anche la nota iscrizione trilingue (greca, latina e punica) di S. Nicolò Gerrei , in Sardegna, con cui Cleon, servus di una società di publicani che aveva in appalto la gestione delle saline (probabilmente quelle di Caralis), dedicò un altare di bronzo ad [....in greco]/Aescolapius, identificato, nel testo punico, con Eshmun.

Che l'immediata diffusione del culto a Roma sia in qualche modo ricollegata all'operato degli stessi personaggi fautori della sua introduzione, sembra un'ipotesi attendibile, dal momento che la più antica attestazione epigrafica del culto stesso, l'Aisclapi pocolom, fu rinvenuta a Chiusi, probabile città d'origine della gens Ogulnia: da qui provengono, inoltre, due dediche votive databili tra fine dell'età repubblicana e l'inizio dell'età imperiale.

E' innegabile, invece, che tra il II e la prima metà del I secolo a.c. siano pressoché assenti, a Roma e nel resto dell'Italia, testimonianze archeologiche del culto, circostanza che difficilmente sarà imputabile alla casualità dei ritrovamenti, ma che potrebbe derivare da una fase di graduale regresso del culto stesso, prima di una nuova fioritura alla fine dell'età repubblicana, in concomitanza con la restaurazione del santuario tiberino e con la generale risistemazione in tono monumentale dell'isola verso la metà del I sec. a.c.

Tratto da "Il culto di Esculapio nell'area Nord-Adriatica" di Cristiano Tiussi ed. Quasar

Appare del tutto evidente come l'introduzione del culto di Esculapio a Roma sia stata dettata da esigenze sanitarie. La necessità di introdurre la medicina attiva come pratica collettiva. Per introdurre una pratica collettiva, come è la medicina, era necessario introdurre il "modello" divino a cui riferirsi: Esculapio. Salus, divinità che rappresenta la salute, è una divinità passiva. Nel senso che rappresenta lo stato di essere dell'individuo, non il movimento verso la salute. Esculapio, invece, è colui che opera per ottenere la salute. Esculapio è colui che combatte per ottenere il ripristino delle buone condizioni di vita delle persone. Il suo operare è tanto maestoso da fare ciò che nessun altro aveva mai osato prima: resuscitare i morti. Attraverso quest'azione, Asclepio, si era trasformato in un DIO.

La necessità di introdurre Asclepio a Roma era la necessità di introdurre la medicina attiva, la medicina come arte e scienza. Poi, quando vengono dimenticati i motivi per i quali si è introdotto quel divino, il DIO, si cala nelle attività degli Esseri Umani. Le loro attività diventano il suo corpo che gli Esseri Umani alimentano alimentando l'arte medica. Un'arte medica che ha nel "fattore di crescita" contenuto nella saliva della Vipera di Esculapio la rappresentazione più alta del "curare" le persone. La ragione dimentica il significato e il perché quel DIO è stato portato a Roma e in Italia, ma rimangono gli effetti. In tutti i centri dove c'era il culto a Salus o ad una Dea della guarigione, viene sovrapposto il culto di Esculapio. In altre parole, potremmo dire che, dovunque ci sia stata la ricerca della Salute, si è introdotta l'attività mediante la quale costruire la salute e il benessere fra gli Esseri Umani.

La pestilenza indica ai romani la necessità di migliorare gli strumenti con cui affrontare le malattie. Esculapio non è la verità assoluta, ma è la forza della trasformazione dell'arte medica. Lo sviluppo della conoscenza. Il suo culto si sovrapporrà a tutti i culti dedicati alla Salute o a Dee che allontanano i mali. La figlia di Esculapio, Igea che è la Salus dei romani. Simbolicamente è la medicina che partorisce la salute.

Anche nel Veneto il culto di Esculapio si diffonde. Ritrovamenti archeologici, anche molto recenti, confermano la diffusione del culto.

Riporto l'elenco di alcuni ritrovamenti archeologici sempre ripresi da "Il culto di Esculapio nell'area Nord-Adriatica" di Cristiano Tiussi ed. Quasar:

TRACCE RINVENUTE DEL CULTO DI ESCULAPIO IN VENETO

FELTRE

Non è del tutto chiaro se la grande statua di Esculapio di Feltre, rinvenuta in giacitura secondaria, sia realmente riferibile al complesso individuato nel corso degli scavi in piazza del Duomo, recentemente interpretato come la sede (schola) dei collegi professionali dei fabbri, dendrophori et centonari. Vale la pena di notare che sia la statua feltrina che le due epigrafi votive di Belluno e di Castellavazzo sembrano rientrare in un quadro più ampio legato alla valorizzazione delle divinità connesse con la sfera della sanatio della Valle del Piave: nella non lontana Lagole, in Cadore, il culto preromano, connotato in senso iatrico, di Trumusiate/Tribusiate, subentrò a partire dall'età Augustea o immediatamente post-augustea, quello di Apollo (evidentemente con la sua qualità di Medicus), attraverso una interpretatio che si ricollegava alla tradizione precedente, in parte trasformandola.

La statua rinvenuta nel 1974 durante gli scavi nella piazza del Duomo a Feltre, in collocazione secondaria: nell'agosto del 1976 in occasione della ripresa delle ricerche archeologiche, furono recuperati, nella scarpata meridionale che delimitava lo scavo, altri frammenti pertinenti la statua : la base intera con parte delle spire del serpente, un tratto dell'ascella destra, l'alluce di un piede, a anche alcuni elementi della testa del dio (frammenti della fronte e gruppi di riccioli dei capelli e della barba.

A parte la conservazione di statue e frammenti votivi al museo Nazionale Archeologico di Aquileia, sono da ricordare:

1) Base votiva dedicata ad Aesculapius Augustus da P. Sertorius Bioticus, da Barbarano (ager Vicetius) Museo Civico Vicenza: Fu scoperta nei pressi del castello di Barbarano Vicentino (Vicenza) ad una profondità di 80 cm, in seguito a lavori di scavo per l'acquedotto effettuati nel 1957.

2) Testa di Esculapio – Museo Civico di Vicenza rinvenuta durante gli scavi del teatro romano di Berga a Vicenza nel 1838

3) Rilievo raffigurante Asclepio (?) dal santuario dei Dioscuri ad Ateste – Verona, museo Maffeiano rinvenuta nel 1709 in località Casale ad Este (le vicende legate al ritrovamento non sono chiarite del tutto).

4) Statua di Esculapio dal teatro di Tegeste – Trieste Museo civico di Storia e Arte

Altri frammenti ritrovati, segnalati e anche perduti nel Veneto.

Da questi ritrovamenti, appare evidente quanto fosse esteso il culto di Esculapio. Se l'introduzione del culto è avvenuto per esigenze di progresso sociale, il decadimento dell'età aurea del culto di Esculapio è avvenuto quando, acquisita la mentalità che la medicina fosse una scienza che andava coltivata, il divino di Esculapio si era calato negli Esseri Umani e dagli Esseri Umani veniva espresso. L'arte medica diventava pratica sociale; il divino Esculapio diventava soggetto manifestato dagli Esseri Umani che mediante l'attività medica lo evocavano.

Anche prima dell'arrivo di Esculapio esisteva una pratica medica sia fra gli Italici che fra i romani, ma era necessario ISTITUZIONALIZZARLA. L'istituzione del culto di Esculapio ha trasformato la medicina in scienza sociale. Le scuole mediche si moltiplicano e l'ultimo grande scienziato è Galeno che a cavallo del 200 d.c. non solo reinterpreta Ippocrate, ma pone le basi per la medicina futura. Galeno polemizzerà con la filosofia scolastica. Galeno nel 158 d.c. ritornò a Pergamo e il capo dei sacerdoti di Asclepio lo nominò medico dei gladiatori. Carica che mise a frutto per studiare i traumi e come curarli. Quando i giochi furono soppressi, per l'arrivo dei Galati e le guerre conseguenti, andò a Roma dove il successo delle cure prestate al filosofo Eudemo e alla moglie del console Flavio Boeto gli aprirono le porte al suo successo. Galeno è l'ultimo grande scienziato medico antico che ha in Esculapio il modello divino cui riferirsi. Ricerca, sperimentazione, critica e dibattito, sono a fondamento della sua attività. Non esiste una scuola medica, del suo tempo, con cui Galeno non abbia polemizzato in una ricerca (che è propria della manifestazione degli Dèi nelle azioni umane) ossessiva del vero in contrapposizione alla superstizione o a credenze apriori.

Con la morte di Galeno nel 200 d.c. ebbe fine la medicina. Poi, arrivati i cristiani, il velo nero dell'ignoranza rappresentato dall'attesa della provvidenza del loro dio, calò sugli occhi degli Esseri Umani. Galeno sarà messo sugli altari come limite invalicabile della scienza medica. La sua ricerca del vero sarà trasformata in "verità da imitare". Il suo relativismo sarà chiuso al superamento e trasformato in assolutismo. Trasformato in superstizione. Fu necessario oltre un millennio perché Esculapio si risvegliasse fra gli Esseri Umani anche grazie a Paracelso. (informazioni relative alla medicina greco-romana sono tratte da Antje Krug "Medicina nel mondo classico" ed. Giunti).

Marghera 27.06.2008

Informazioni relative alla medicina greco-romana sono tratte da Antje Krug "Medicina nel mondo classico" ed. Giunti.

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La filosofia della Stregoneria

La Stregoneria è un cammino. Questo perché la Stregoneria è trasformazione del soggetto che percorre il sentiero. Il sentiero è mutamento dopo mutamento, trasformazione dopo trasformazione. La sequenza delle trasformazioni del soggetto, in ogni istante che si trasforma, forma il cammino dello Stregone. In ogni attimo lo Stregone, come ogni persona, presenta il proprio Potere di Essere che altro non è che quanto ha costruito mediante le sue trasformazioni.