Soltanto l'immateriale è libertà.
Si può partire da questa affermazione soltanto all'interno del concetto di Potere di Avere. Dove anche il concetto di Libertà non è inteso per sé stesso, cioè come manifestazione dell'individuo nel mondo in cui vive, ma è inteso come capacità dell'individuo di possedere dei mezzi che in questo caso sono la rottura delle limitazioni imposte da quanto egli è. In pratica si immagina quanto egli sarebbe se... ignorando, di fatto quanto conduce a...
Considerando il Libero Arbitrio come manifestazione della volontà del soggetto nell'oggettività in cui vive, e pertanto con le limitazioni nel suo esercizio imposte sia dalla qualità del divenuto del soggetto sia dai rapporti di potere esistenti nell'oggettività stessa, dobbiamo riconoscere pure che le Virtù del soggetto altro non sono che le limitazioni all'esercizio soggettivo del Libero Arbitrio e limitazioni della sua libertà.
Cosa sono le Virtù in Plotino? E, più in generale, che cosa sono le Virtù?
Le Virtù sono le imposizioni che un soggetto fa a sé stesso per limitare l'esercizio del proprio Libero Arbitrio in funzione di volontà diverse dalla sua. Il soggetto rinuncia a parte della propria volontà per asservirsi ad una diversa volontà. La Virtus Romana era un attributo molto apprezzato nei militari romani in quanto questi individui rinunciavano ad esercitare la propria volontà per mettersi al servizio della volontà dello Stato Romano.
Dal punto di vista della morale e della religione monoteista, la virtù è la rinuncia di un soggetto alle proprie pulsioni e il dominio della morale esterna sulle tensioni che dal soggetto premono per l'espansione verso l'esterno. La volontà attribuita al dio padrone, all'Uno, quale morale che indica la via del bene viene imposta al soggetto che, attraverso la virtù, la impone sui suoi moti dello spirito e le tensioni che da dentro di lui spingono per esprimersi. Da qui il considerare le tensioni che pervadono l'individuo come elementi che si contrappongono al bene, alla morale imposta dal dio padrone o dall'Uno e che pertanto devono essere represse attraverso l'esercizio della virtù.
Afferma Plotino:
"La virtù e l'Intelligenza non hanno padrone: l'Intelligenza è in sé stessa e la virtù vuole essere in sé stessa e dirige l'anima perché sia buona, e fino a questo punto essa è libera e rende libera l'anima."
Appare evidente l'aggregazione delle preposizioni di Plotino al Potere di Avere, al possesso come riferimento del concetto di libertà. Siamo infinitamente distanti, direi anni luce, dall'Eros che scioglie i legamenti o che spezza le membra nella costruzione della Libertà! Con Plotino siamo all'interno del concetto del Potere di Avere dove la virtù, che viene rappresentata come libera, si impadronisce dell'anima, delle sue tensioni e delle sue pulsioni, per dirigerla verso il bene.
Dice Plotino:
"Ma quando le piombano addosso le passioni fatali e le azioni, le virtù che è a custodia dell'anima non aveva affatto progettato che esse insorgessero e tuttavia, anche allora, essa continua a conservare il suo libero arbitrio e riporta anche allora i suoi atti a sé stessa; essa non si subordina alle cose e non sempre salva "colui che è in pericolo" ma, se le sembra giusto, lo abbandona e ordina di rinunciare alla vita, agli averi, ai figli, alla patria stessa perché ha di mira la sua onestà e non l'esistenza delle cose che sono sotto di lei: perciò la spontaneità delle azioni e il libero arbitrio non si riportano né all'attività pratica né a quella esteriore, ma a un atto intimo, a un pensiero e a una contemplazione che appartengono alla virtù stessa."
Vediamo con Plotino che il concetto di virtù viene estraniato dall'attività pratica della vita e delle pulsioni dell'Essere Umano per diventare una rappresentazione dell'Intelligenza, cioè dell'Uno all'interno del singolo Essere Umano. Dove la Virtù, a guardia delle pulsioni dell'anima tenta di dominare l'Essere Umano per ridurlo ad una condizione morale aprioristicamente imposta.
Cosa fa dunque la virtù? Chiude l'Essere Umano in un vicolo grigio che dovrebbe condurre verso il bene quale espressione dell'Intelligenza. Toglie all'Essere Umano il BENE inteso come manifestazione delle sue tensioni e delle sue passioni nell'oggettività per piegarlo al MALE inteso come modello aprioristico imposto dall'Intelligenza, dall'Uno o dal dio padrone.
La virtù non è in grado di esercitare il proprio libero arbitrio perché non lo esercita per sé stessa, non è un ente che si espande, ma esercita il possesso dell'individuo affinché sottraendosi dalle tensioni e dalle pulsioni che spingono per esprimersi nel mondo, aderisca al bene imposto dall'Uno al quale deve uniformarsi. La virtù manifesta il possesso dell'individuo, non il libero arbitrio. Il libero Arbitrio è oggetto contrapposto alla virtù in quanto il Libero Arbitrio mal tollera le costrizioni nel suo esercizio. Il soggetto lo manifesta, ma nel manifestarlo è costretto a tener conto di tutte le limitazioni che all'esercizio del suo libero arbitrio pone sia l'Oggettività nel suo insieme sia l'esercizio del Libero Arbitrio che è stato manifestato nello spazio e nel tempo fin dall'origine dei mutamenti.
L'Intelligenza stessa, come formulata da Plotino, non manifesta il proprio Libero Arbitrio, ma manifesta il possesso degli individui che attraverso la Virtù devono uniformarsi al grigio sentiero che porta al bene rappresentato da essa stessa.
L'insorgenza delle pulsioni e delle tensioni nell'individuo è visto come una forza che rompe il controllo della virtù, ed è corretto. Le passioni travolgono i grigi confini che l'Intelligenza ha messo a guardia del suo possedimento all'interno dell'individuo mediante la Virtù.
Cosa diversa è l'accettazione, da parte dell'individuo, alla rinuncia ad alcune tensioni e ad alcune pulsioni (o alla relativa risposta a queste) per mettersi al servizio della specie cui appartiene o del Sistema Sociale di cui è parte o dello Stato. Quando questo avviene, l'individuo non può essere considerato un oggetto di possesso da parte della Specie, del Sistema Sociale e dello Stato. Se l'individuo ha messo a guardia a parte di sé stesso delle Virtù cui sottomettersi, così deve fare la Specie, il Sistema Sociale o lo Stato nei suoi confronti!!! La VIRTUS non è attività a senso unico, ma è un fare a due sensi dove quanto ha rinunciato l'individuo deve essere compensato dai vantaggi che all'individuo concede l'oggetto per il quale l'individuo ha rinunciato! La VIRTUS della Specie, la VIRTUS del Sistema Sociale, la VIRTUS dello Stato è elemento centrale affinché l'individuo accetti una VIRTUS nei loro confronti.
Questo viene ignorato da Plotino in quanto egli appartiene a quella gestione dell'individuo che considera l'Intelligenza capace di esercitare il proprio Libero Arbitrio attraverso il possesso del soggetto e la Virtù quale manifestazione di questa nell'assicurarsi il controllo dell'individuo. Una virtù che deve combattere contro le passioni e i desideri degli individui in quanto le passioni, le emozioni e le tensioni dei desideri sono in grado di travolgere ogni virtù sciogliendo i legamenti che bloccano l'espressione dell'individuo nell'oggettività.
Anche il concetto di Libertà di Plotino è un concetto legato al proprio immaginario. La Libertà per Plotino è legato all'Intelligenza, all'Uno di cui dice:
"L'Intelligenza contemplativa è libera in quanto l'opera sua non dipende affatto da un altro: essa è rivolta tutta a sé stessa e la sua opera è Lei stessa; essa riposa nel Bene ed è priva di bisogni, è piena di sé e vive, diciamo così, secondo la sua volontà; la sua volontà è il suo pensiero, il quale è chiamato volontà perché è conforme all'Intelligenza: ora la volontà vuole il Bene, e il pensare dell'Intelligenza è veramente nel bene. L'Intelligenza possiede quello che vuole la sua volontà, la quale, in quanto così lo raggiunge, diventa pensiero."
Cortocircuitando l'immaginario su sé stesso si ha la soluzione dell'immaginato nell'immaginato stesso! Nulla che rientri nella vita se non quanto distrugga la vita e sia funzionale alla distruzione della vita. La vita, espressione come noi la conosciamo, viene privata della sua capacità di esprimere nous, viene privata della sua volontà, viene privata dei suoi bisogni e delle sue tensioni, viene privata del senso del bene per innalzare un immaginario che definisca la vita stessa e che nulla deve alla vita in quanto è artefice e padrone della vita. Solo che quanto si attribuisce alla libertà di quest'immaginato è illusione del soggetto che nella quotidianità ha rinuciato a praticare la propria Libertà. Quanto immagina Plotino è quanto Plotino ha sottratto alla propria vita quotidiana.
Proviamo a constatare la prima cosa che teme Plotino: i propri bisogni, le proprie tensioni. A quei bisogni e a quelle tensioni egli non è in grado di attribuire dei caratteri di Bene. Anzi, lo disturbano, ed ecco allora immaginare un Uno sottratto dalle necessità e dai bisogni a cui egli è sottoposto. Con cosa Plotino immagina che l'Uno riempia la "sua anima"? Con sé stesso. E' un'affermazione che non dice assolutamente nulla se non quale rappresentazione del nulla. L'assenza dei bisogni e dei desideri è un anelito che si sviluppa fra gli Esseri Umani quale espressione della loro incapacità ad affrontare la vita quotidiana. Imporre questo concetto significa far diventare trionfante a livello universale quella che in realtà è la sconfitta nel quotidiano.
In sostanza, è come se Plotino dicesse: "Dal momento che io non so far fronte ai miei bisogni, ai miei desideri, ai miei moti dello spirito che tanto mi turbano, che tanto mi massacrano vorrei che ci fosse qualcuno in cui quei moti dello spirito cessassero". Solo che quei moti dello spirito, quelle passioni hanno costruito ciò che tu sei, ti hanno portato ad elaborare quanto elabori, se poi quei moti dello spirito hanno costruito la tua sconfitta che tu esprimi nella tensione dell'assenza dei bisogni, questo è un altro problema. E' la manifestazione della tua sconfitta, del tuo desiderio della pace dei sensi che proietti su un immaginario Uno a cui attribuisci quanto desideri.
Associare a questo la volontà come manifestazione dell'assenza dei bisogni è azione non solo ardita, ma sotto certi aspetti ridicola. Come è ridicolo far esprimere volontà nel pensiero. Volontà è tale perché è azione materiale del soggetto. O il pensiero è manifestazione materiale del soggetto o il pensiero in sé non può essere concepito da un individuo se non come proiezione immaginata della sua attività mentale. Dal momento che l'attività mentale di un individuo è un parlare continuo della ragione è assurdo pensare un'Intelligenza la cui attività creatrice è quella del pensiero che contempla sé stesso.
Se non accettiamo il concetto di Libero Arbitrio nell'attività di possesso, dobbiamo necessariamente accettare un concetto di Libero Arbitrio nell'attività di sviluppo di un soggetto date condizioni determinate. Sottraendo il Libero Arbitrio all'attività di possesso sottraiamo il concetto di Libero Arbitrio quale attività dell'Uno. L'Uno, come espresso da Plotino non ha le prerogative per esercitare il Libero Arbitrio in quanto non esercita nous teso alla trasformazione di sé stesso, ma esercita sé stesso e, nell'esercitare sé stesso, pretende di imporre la virtù con la quale impedire agli Esseri di esercitare loro stessi.
Diventa assurda l'affermazione secondo cui soltanto l'immateriale è libertà, ma diventa corretto affermare che LIBERTA' è esercitata da ogni Essere che organizza sé stesso per sviluppare il proprio Libero Arbitrio: l'adattamento soggetivo alle variabili oggettive in cui vive spinto dalle proprie tensioni, dai propri desideri e dalle proprie passioni.
Questo è LIBERTA': non c'è LIBERTA' nell'Uno di Plotino come non c'è LIBERTA' negli Esseri che subiscono la virtù dell'Uno!!!
N.B. Le citazioni di Plotino sono prese dalla traduzione di Giuseppe Faggian ed. Bompiani!
Scritto in Marghera il 23 luglio 2001
Pagina tradotta in lingua Portoghese.
Tradução para o português Apenas o imaterial è liberdade
Torna all'indice delle Enneadi di Plotino
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
L'ideologia neoplatonica è la mamma ideologica del cristianesimo. Il papà ideologico è l'ebraismo. Il cristianesimo non è nato dalla "predicazione di Gesù", ma da un'elaborazione ideologica fatta dai neoplatonici per fermare la deriva messianica e apocalittica che stava mettendo in pericolo la società romana. Come spesso accade, il rimedio può risultare più distruttivo del male.