IL PAGANESIMO POLITEISTA E LA STREGONERIA INCONTRANO IL BUDDHISMO!


PREFAZIONE:

I PRINCIPI GUIDA AL NOSTRO COMMENTO DI ALCUNI ASPETTI DOTTRINALI BUDDHISTI

di

Claudio Simeoni

Vai all'indice dei fondamenti del pensiero religioso buddhista

La definizione e i contenuti di una via alla Conoscenza è propria degli apriori e delle credenze che il soggetto pone a fondamento della propria via. Una via alla Conoscenza, comunque venga definita, nasce sempre dall'oggettività sociale in cui si manifesta. Questo principio fondamentale è sempre stato ignorato, partendo dal presupposto che una via alla Conoscenza fosse la manifestazione di una verità oggettiva che un individuo, scoprendola, la definisse. Così come i caratteri culturali di un Sistema Sociale sono caratteri assolutamente soggettivi quali risultato dei mutamenti intervenuti in quel Sistema Sociale. Così i concetti e i principi di una via alla Conoscenza manifestano qualcosa di separato da quel contesto sociale, ma necessariamente quella via fa propri tutta una serie di elementi, propri di quel Sistema Sociale, sui quali poggiare la propria costruzione.

Accettare questo significa accettare che la via alla Conoscenza è qualche cosa di relativo e strettamente personale. Significa prendere atto che una via alla Conoscenza è trasformazione soggettiva in una oggettività data. Dove il relativo e lo strettamente personale manifesta una somma di sforzi soggettivi di modificazione il cui risultato è la rappresentazione di un assoluto relativamente all'individuo o all'insieme che quei sforzi mette in atto. I punti di partenza per la definizione delle verità Buddiste, sono punti di partenza relativi ad un sistema culturale in cui qualcuno costruiva un sentiero, che egli riteneva virtuoso, per uscire da contraddizioni e situazioni che percepiva e intuiva come nocive o non positive per lo sviluppo della propria vita. In tutta la storia della filosofia, ogni filosofo rappresentava sé stesso come il prodotto finale di una catena che lo aveva prodotto; ogni filosofo rappresentava sé stesso come colui che metteva la parola fine alla storia della filosofia. Il problema del filosofo è lo stesso di chi percorre una via alla Conoscenza e alla Consapevolezza. Se per un soggetto la somma degli sforzi che lo portano a trasformarsi rappresentano l'assoluto della propria esistenza, per il Sistema Sociale e culturale e per le trasformazioni della specie della Natura cui appartiene, rappresentano un contributo soggettivo la cui attuazione è si in grado di arricchire la specie, ma non rappresenta il punto d'arrivo della specie o del sistema Sociale in cui egli ha agito.

Ciò che uccide la capacità dell'Essere Umano nel costruire ed elaborare sempre nuove vie alla conoscenza è l'idea, tipicamente monoteista, della rivelazione o dell'illuminazione intese sempre come punto d'arrivo e punto insuperabile per l'intera specie. Quando questo avviene e quando questa verità o l'illuminazione vengono imposte a fondamento dogmatico del Sistema Sociale assistiamo alla distruzione di ogni sperimentazione e al tentativo di adeguare tutto a quella e solo a quella struttura.

Partendo da questo presupposto possiamo affrontare quanto andiamo a commentare in quanto, solo partendo da questo presupposto, possiamo assumere a metro di giudizio la struttura concettuale della Stregoneria dove chiunque ha elaborato e fatto doni di conoscenza agli Esseri Umani rappresenta i gradini di una lunga scala che s'innalza verso il cielo. Chi cerca la conoscenza calpesterà quei gradini e, nel calpestarli, renderà loro omaggio perché diventeranno parte delle sue azioni e delle sue decisioni. Il suo successo sarà di portare doni agli Esseri Umani diventando, a sua volta, un gradino di quella scala. Questo è il motivo perché nell'arte della Stregoneria non esistono maestri, ma solo qualcuno che si deve combattere usando i mezzi opportuni affinché elargisca i propri doni o faccia del suo meglio e al quale è necessario togliere la conoscenza per farla propria.

Così quando un Apprendista Stregone critica qualcuno non lo fa mai per sfregio o per offendere, ma per commentare quanto detto, fatto o scritto collocandolo in un contesto filosofico, emozionale, concettuale o culturale diverso e, attraverso la critica, costruire il nuovo; la via alla Conoscenza in questo momento e nel contesto culturale in cui vive. La sua via soggettiva!

--

Nella critica alle religioni o ai sentimenti religiosi risulta necessario superare il problema del sentire soggettivo.

L'individuo viene educazionalmente portato a proiettare sul mondo, ritenendolo oggettivo, il proprio sentimento religioso. Il proprio sentimento religioso proiettato sul mondo ritorna all'individuo sotto forma di un complesso culturale che giustifica il suo sentimento religioso. Da un lato il complesso culturale giustifica il sentimento religioso dell'individuo e dall'altro il sentimento religioso dell'individuo conferma il complesso culturale.

Fintanto che un individuo afferma: “Questo è quello che io credo!” non è possibile nessun tipo di confronto. Infatti, ad una credenza si oppone un'altra credenza. Il problema importante si presenta quando la credenza soggettiva non si limita più solo ad un complesso culturale di appartenenza, ma tenta di espandere il complesso culturale all'intero Sistema Sociale. La religione come organizzazione sociale o la religione come fonte da cui si generano i principi sociali e collettivi. In altre parole, quando il credo religioso diventa attore principale nel Sistema Sociale.

Allora non è più solo “Ciò in cui tu credi!”, ma diventa: “Ciò che tu vuoi imporre attraverso il tuo credere”. Che diventa subito dopo: “Ciò che tu imponi è esattamente ciò in cui tu credi!”

A questo punto il sistema religioso può essere affrontato attraverso due ottiche diverse: l'ottica politica e l'ottica religiosa!

L'ottica politica dice: “Ciò che tu imponi non mi sta bene, io voglio una cosa diversa!” L'ottica politica si contrappone all'imposizione, ma non mette in discussione la struttura ideologica da cui deriva l'imposizione separando questa dall'imposizione stessa.

L'ottica religiosa dice: “Ciò da cui tu parti per imporre quelle cose è un falso; la tua religione è falsa!”

Dal momento che quando due strutture religiose si riferiscono usano concetti che non ricadono sotto i sensi, apparentemente nessuna delle due può essere smentita. In realtà non è così!

C'è un metro di misura che ci consente la verifica del riversarsi di un Sistema Religioso nel Sistema Sociale e di stabilire se ha dei fondamenti reali o solo illusori. Il metro di misura è la vita degli uomini!

Cosa comporta un Sistema Religioso calato nella vita degli uomini? Un principio religioso non è un principio astratto, ma è un concetto che noi mettiamo a fondamento delle nostre azioni. Le nostre azioni producono degli effetti e questi effetti sono manifestazione del nostro pensiero apriori. C'è una dislessia fra pensiero ragionato e pensiero emozionale.

Dove un pensiero religioso razionalizzato viene messo in discussione da tensioni emozionali che vanno contro la sua morale. Questo però è un altro discorso in quanto riguarda il singolo individuo. Si potrebbe dire: “Io so che non debbo fare violenza sessuale a nessuno, ma i cattolici mi hanno imposto le fobie sessuali e le paranoie da rapporto; io combatto contro questo, però questo ho subito!” In questo caso un conto è la persona e i suoi adattamenti nell'oggettività e un conto è quanto quella persona giustifica razionalmente e, giustificando razionalmente, riproduce nel Sistema Sociale. In realtà il pensiero religioso viene razionalizzato e riprodotto sotto forma di morale nel Sistema Sociale e a quel Sistema Sociale si chiede adesione. Pertanto è il Sistema Religioso che incide sugli individui favorendo o distruggendo lo sviluppo della loro emozionalità e NON viceversa. Pertanto noi ci riferiamo soltanto al pensiero religioso, ai suoi dogmi, ai suoi principi, alla sua morale in quanto questa riversandosi nel Sistema Sociale modifica le condizioni nelle quali gli uomini si costruiscono.

LA VITA DEGLI ESSERI UMANI NEL SISTEMA SOCIALE è il nostro metro di misura di un pensiero religioso!

QUESTO VALE PER OGNI STRUTTURA RELIGIOSA, PER OGNI VIA ALLA CONOSCENZA E ALLA CONSAPEVOLEZZA!

PERCHE'?

Perché come Pagani Politeisti riteniamo ASSURDO, ILLUSORIO e INGANNEVOLE un sistema religioso o una via alla Conoscenza che non tenga conto dei MILIONI di anni nei quali gli Esseri Umani si sono trasformati e PRETENDA LA RAZIONALIZZAZIONE DI PRINCIPI MORALI E COMPORTAMENTALI ESTENDENDOLI A PRASSI ESISTENZIALE DI TUTTO L'UNIVERSO.

C'è una altro aspetto importante che spesso sfugge a coloro che mettono in campo delle critiche religiose o di carattere dottrinale: IL PUNTO DI VISTA CHE ASSUMONO COLLOCANDOSI. Ognuno di noi ha una collocazione sociale, etica, dottrinale che ci porta ad assumere un'ottica precisa nello sviluppo del nostro pensiero. Un cristiano o un ebreo, ad esempio, assume il punto di vista del suo dio. Egli colloca sé stesso alle spalle del suo dio e guarda il mondo attraverso gli occhi del suo dio. Le necessità, che egli imputa al mondo, sono le necessità che ha il suo dio nell'ottenere delle risposte dal mondo. Gli uomini, la vita dei Sistemi Sociali, per un cristiano e un ebreo devono dare delle risposte alle esigenze del loro dio. Il loro dio stermina e uccide, ma è esentato dalla responsabilità morale di uccidere e sterminare! Le regole e i principi (come i dieci comandamenti) si impongono solo ai sottoposti, non al loro dio, né a coloro che guardano il mondo dalle spalle del loro dio. Pertanto, un ebreo e un cristiano non chiedono conto al loro dio dei suoi delitti, perché ritengono che quei delitti siano aprioristicamente giustificati dai bisogni del loro dio. Ne consegue, come la storia dimostra, che chi si colloca dietro le spalle del dio ritiene sé stesso in diritto di commettere ogni delitto in quanto quel delitto va a maggior gloria del dio dalla cui prospettiva guarda il mondo.

Noi, come Pagani Politeisti e Apprendisti Stregoni, che facciamo nostro il punto di vista della Costituzione della Repubblica Italiana, riteniamo che nessuno possa sottrarsi alla legge e che i principi dottrinali si applichino sia agli Esseri Umani che agli DEI. Cosa centra questo con il Buddismo? Centra con tutte quelle religioni che fanno derivare le loro regole sociali da una struttura dottrinale aprioristica. La struttura dottrinale aprioristica, che è quella che noi teniamo in considerazione, è responsabile di quanto trasmette nel Sistema Sociale. Se io assumo il punto di vista degli Esseri Umani, anziché quello di una struttura aprioristica imposta, dal punto di vista degli Esseri Umani vado a costruire il mio punto di vista e la mia dottrina nei confronti di una struttura aprioristicamente imposta. Il dio che stabilisce la reincarnazione, stabilisce anche le regole per cui io mi possa reincarnare! Io assumo il punto di vista degli uomini E NON DELLE REGOLE! Se quelle regole non rispondono ai bisogni degli uomini, QUELLE REGOLE SONO FALSE. Oppure se si preferisce: sono dettati da bisogni e necessità estranee agli Esseri Umani e pertanto NOCIVE!

Partendo da questi presupposti affrontiamo e commentiamo alcuni principi del Buddismo.

        1. Le Quattro Nobili Verità!

        2. Il Nobile Ottuplice Sentiero!

        3. Il discorso sulle cause!

        4. Le quattro basi dei poteri!

        5. Le otto liberazioni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel.041933185

E-mail claudiosimeoni@libero.it

TORNA ALL'INDICE