Il concetto di LIBERTA' è sempre attribuito al singolo individuo. Quando è attribuito ad una società o ad un'organizzazione, è sempre e solo dispotismo!

Barbara de Poli
Islam, laicità, secolarizzazione
"Diritti Umani e Religioni:
il ruolo della libertà religiosa"

Riflessioni ed osservazioni di Claudio Simeoni

Assolutismo cristiano e assolutismo islamico

Indice interventi Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni:
il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008

 

Barbara de Poli

 

Riflessioni relative al Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni: il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008 e organizzato dal CIRDU (Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani) dell'Università Ca' Foscari di Venezia.

 

L'intervento della professoressa Barbara de Poli dell'università Ca' Foscari di Venezia viene commentato partendo dalla registrazione e dagli appunti in sala.

La relazione della professoressa Barbara de Poli dura circa 25 minuti.

La relazione della professoressa de Poli è un'esposizione di alcune norme e tradizioni vigenti nel mondo islamico che si frappongono fra la concezione occidentale di libertà di religione (e libertà sociale in generale) e la concezione sociale islamica le cui dinamiche interne hanno la funzione di proteggere "il dominio della fede" da influenze esterne ed estranee.

Naturalmente, la professoressa De Poli ignora volutamente i percorsi sociali nel mondo islamico dall'occupazione colonialista cristiana ai movimenti di indipendenza. Per la professoressa De Poli, questa storia non è mai avvenuta né ha avuto influenza nel mondo islamico.

Prima di seguire la relazione della professoressa de Poli, è necessario ricordare che le scelte delle persone sono sempre dettate dalle loro necessità in relazione alla conoscenza che hanno per soddisfare tali necessità nella situazione oggettiva in cui vivono. Questa premessa è necessaria in quanto, le scelte delle persone non nascono dalla loro bontà o malvagità, ma dalle loro necessità di vivere e veicolare la soddisfazione dei loro bisogni. Le scelte religiose nascono da questo meccanismo di adattamento emotivo alle condizioni sociali imposte.

Quando i cristiani decisero di portare l'evangelizzazione cristiana in Iraq con i loro bombardieri, l'Iraq viveva una situazione sociale di sostanziale apertura verso l'occidente. L'integralismo religioso islamico era emarginato nella società. Dopo l'arrivo dei crociati di Bush e i 600.000 morti iracheni, l'integralismo religioso ha preso il sopravvento. Si sono compattate le tribù sunnite e sciite e la legge islamica è stata irrigidita. E' ricomparso il velo alle donne e l'integralismo islamico ha avuto il sopravvento sulla società laica.

So perfettamente che in occidente non si parla di crociata contro l'islam, in riferimento alla guerra in Iraq. Solo che non è importante cosa dice l'occidente, ma è importante la percezione che ne hanno gli iracheni delle reali motivazioni dell'intervento occidentale. Gli iracheni sapevano benissimo di non essere in possesso di armi di distruzione di massa; da anni erano sottoposti ad un rigido embargo per le vicende del Kuwait; le condizioni di vita peggioravano; il cristiano rinato Bush se dal punto di vista economico voleva il controllo del petrolio iracheno, dall'altro voleva cogliere l'opportunità sia per l'evangelizzazione dell'Iraq, sia per disarticolarlo definitivamente in funzione dei progetti espansionistici di Israele.

Pertanto, con l'avvento dei crociati in Iraq, la comunità irachena si chiude a riccio in difesa di un'identità aggredita: l'islam.

La società laica non è in grado di esprimere dei valori tali da caratterizzare un'identità nazionale. Così il laicismo, conquistato a fatica, viene spazzato via dai carri armati di Bush e dai bisogni resi sofferenti del popolo iracheno.

Solo tenendo presente queste dinamiche possiamo ascoltare la professoressa de Poli e capire gli islamici. Capire non significa "condividere", significa NON CRIMINALIZZARE, né fornire alibi a chi vorrebbe criminalizzare.

La professoressa de Poli si riallaccia alla relazione della professoressa Zilio Grandi che l'ha preceduta nel tentativo di individuare le applicazioni pratiche delle interpretazioni esegetiche del Corano.

La questione della libertà religiosa nei paesi musulmani appare direttamente legata alla saharia; all'applicazione del diritto religioso

Il Corano è preciso per quanto riguarda il diritto di famiglia è molto meno preciso per quanto riguarda l'ambito legale del diritto penale; tace per il diritto amministrativo e il diritto commerciale.

Accanto al diritto religioso nella storia islamica si sono conservati altri ordini giuridici. Uno è il diritto consuetudinario vigente nelle aree musulmane; negli stati musulmani.

Il diritto consuetudinario veniva conservato e spesso, per alcune norme, era contrario al diritto sahariatico non veniva rivalutato quello sahariatico, ma veniva rivalutato quello consuetudinario. Per esempio, nel diritto di eredità che per le donne è previsto nella saharia, ma che spesso viene negato nelle consuetudini.

C'era un intervento positivo dei governanti che legiferavano in quegli ambiti che la saharia non copriva.

Là dove la saharia veniva concepita incoerente con quella società, venivano elaborate delle soluzioni, attraverso degli stratagemmi giuridici per le quali la norma coranica rimaneva in atto nella forma, ma veniva baipassata nel contenuto. Soprattutto nell'ambito economico. Ad esempio dove nel corano è proibita l'usura, questi stratagemmi si sono sviluppati moltissimo per consentire la pratica del prestito con interesse. Le norme della saharia possono essere variate nei contenuti o possono essere interpretate a seconda delle contingenze storiche.

Come se i cristiani non facessero lo stesso con la loro bibbia e i loro vangeli. [nota mia]

E veniamo a come i musulmani hanno applicato la libertà religione.

In ambito musulmano si danno due sfere distinte relative alla libertà religiosa. Una è la libertà religiosa per i non musulmani e una è la libertà religiosa per i musulmani.

Per i non musulmani, i musulmani distinguono fra Politeisti e appartenenti alle religioni del libro. Mentre i Politeisti vanno immediatamente uccisi [si è compiaciuta molto la professoressa de Poli guardando noi mentre lo diceva, come se i cattolici non ci volesero morti, come gli altri cristiani, gli ebrei e i buddisti. C'è forse qualcuno che non ha nel suo libro sacro l'ordine di ammazzare i Pagani Politeisti o, come i buddisti, non lo ha nelle loro tradizioni, come in Tibet? NOTA MIA], i monoteisti vanno convertiti se è possibile. Se non si convertono possono continuare a vivere dietro il pagamento del testatico. Vivono in una condizione subordinata rispetto ai musulmani, però hanno fatto salvo il diritto di culto, conservano le proprietà e hanno salva la vita.

Gli uomini non musulmani non possono sposare donne musulmane, non potrebbero per principio costruire altri luoghi di culto, non possono portare armi, non possono allearsi col nemico e non possono soprattutto fare opera di proselitismo. Non possono cercare di convertire un musulmano al cristianesimo e all'ebraismo. Poi la norma è stata estesa agli zoroastriani e ai buddisti in quanto la tendenza era quella di assorbire e non arrivare alle ipotesi più estreme dell'uccisione.

I non musulmani risponderanno all'etica della loro comunità di appartenenza. Il diritto musulmano, che riguarda la persona, fa riferimento ai musulmani, non ai non musulmani. Quindi, le norme alimentari che vietano l'uso di alcolici si applicano solo ai musulmani non ai non musulmani che potranno bere.

La libertà religiosa per i musulmani, come si coniuga?

L'apostasia si verifica quando si ha l'abbandono della fede per ateismo; quando si abbraccia un'altra religione. Si ha quando si fanno dichiarazioni contrarie ai principi teologici dell'islam. Negare il monoteismo, la missione profetica dell'Iman ecc.

Nel versetto 4, 89 il Corano non prescrive di condannare a morte l'apostata. E' il giudizio di Dio che deve condannare l'apostata, ma non è compito dell'uomo.

[dice il versetto 4,89 : "Vorrebbero far di voi dei kafiruna, come loro, vorrebbero che voi vi abbassaste al loro livello. Fate attenzione a non crearvi fra loro degli amici, se prima non emigrano nel sentiero del Dio. Se si girano indietro, prendeteli, fateli morire ammazzati ovunque essi si trovano, e tra loro non cercate né amico, né soccorritore."]

Le hadith sono i detti del profeta che dicono di uccidere chi si converta commettendo apostasia.

I giuristi, in questo caso non si sono basati sul corano, ma sulla tradizione e hanno convenuto che chi commetteva il reato di apostasia andava ucciso. Doveva essere una persona adulta, sana di mente e aveva tre giorni per pentirsi e se non tornava sui suoi passi andava ucciso.

L'apostasia è una reato gravissimo in quanto è considerato sia tradimento nei confronti di Dio, sia tradimento nei confronti della comunità.

Cosa succede in epoca contemporanea

Dal XIX secolo l'influenza europea e la colonizzazione produce in ambito nazionale musulmano un processo di secolarizzazione. Vede restringersi l'ambito di applicazione della Saharia che viene ad applicarsi quasi esclusivamente al diritto di famiglia. Mentre vengono introdotti i codici europei che vengono ricalcati anche dagli stati dopo la colonizzazione. Vengono secolarizzate anche le norme riguardanti la libertà religiosa sia per i musulmani che per i non musulmani.

I non musulmani acquistano la cittadinanza dello Stato senza la discriminazione della fede, mentre la pena di morte per apostasia viene abolita dall'impero ottomano a partire dal XIX secolo.

In questo processo di abolizione della pena di morte per i reati di apostasia va evidenziato come la posta in gioco non è religiosa, ma politica. Nel 1844 un funzionario britannico, Lord Sandford, chiede al ministro della Sublime Porta (ministero degli esteri Turco) di abolire la pena di morte per apostasia Il ministro ottomano risponde: "Possiamo e vogliamo promettervi confidenzialmente di impedire gli atti che feriscono la vostra coscienza. Ma chiederci un decreto che abolisca virtualmente uno degli assiomi del nostro diritto significa colpire il nostro potere alla radice. Significa distruggere nelle nostre popolazioni il sentimento di obbedienza. Significa portare il caos nell'impero."

La risposta in questo caso non è : "la nostra religione non ce lo consente!". Ma introdurre e abrogare la pena di morte per il reato di apostasia significa incrinare il nostro controllo sulla popolazione.

Nel ‘900 si verificano due fenomeni quasi paralleli. Uno è il processo di secolarizzazione che diventa un processo laicista. Un processo che in alcuni paesi come Turchia, Albania o alcune aree dell'URSS, attua uno sradicamento della religione dalla sfera pubblica. Siamo in un processo di antiislamizzazione che porta a chiudere le scuole religiose e ad impedire la manifestazioni pubbliche della religiosità almeno in alcuni paesi. Questo fino alla metà del novecento e soprattutto nella seconda metà del XX secolo, in altri paesi si assiste ad un fenomeno di islamizzazione attraverso la reinterpretazione della tradizione religiosa in senso più rigorista di quanto non era in epoca classica. Ad esempio, alcuni giuristi assumono una posizione più radicale rispetto a delle norme religiose. Per esempio, interpretando il versetto 4 44 del corano, sul reato di apostasia, affermano che anche nel corano è prevista la pena di morte per apostasia.

[il versetto 4,44 dice: "Non hai badato come quelli che hanno ricevuto parte della scrittura si comprano in contanti la perdizione per sé stessi e vogliono far perdere il cammino anche a voi?" ]

Le realtà statuali degli stati musulmani sono estremamente eterogenee perché sono il risultato delle realtà precoloniali, dei processi di secolarizzazione, delle colonizzazioni, anche se non sono stati colonizzati direttamente, dei percorsi di trasformazione nella costruzione dell'indipendenza e se hanno subito vari tipi di percorsi di secolarizzazione o di islamizzazione.

Gli stati membri dell'OCSE sono 57; 46 hanno all'interno maggioranze assolute delle comunità musulmane; in 16 stati la Saharia non è ufficialmente fonte di giurisprudenza. Ci sono casi diversi ma la Saharia non è applicata.

Gli unici stati che dichiarano di basare la loro giurisdizione sulla Saharia sono l'Arabia Saudita, L'Iran, le Maldive, 12 stati su 36 della Nigeria e il Sudan settentrionale, ma anche qua con modalità diverse.

Tutti gli altri paesi musulmani applicano codici misti di diritto religioso e diritto positivo. Dove il diritto religioso si applica quasi esclusivamente nel diritto di famiglia.

Cosa accade negli stati in cui si applica la Saharia? Per quanto riguarda la libertà religiosa delle minoranze religiose, comunque lo statuto di Lima viene abolito, però il problema è che non esiste uno statuto personale laico. In qualunque comunità deve necessariamente fare riferimento ad uno statuto personale religioso, ma non esiste la possibilità di avere uno statuto civile. E'vietato e osteggiato il proselitismo: è vietato convertire un musulmano alla propria religione. La sicurezza delle minoranze nei paesi musulmani dipende moltissimo dalle condizione di conflitto. I conflitti fanno diminuire notevolmente la sicurezza delle minoranze non musulmane nei paesi musulmani, ma anche la sicurezza delle minoranze musulmane nei paesi musulmani. Il conflitto crea una situazione di insicurezza per tutti.

Per quanto concerne gli apostati, le pena di morte per reati di apostasia sono previsti in Afganistan, Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan e Yemen. In quest'ultimo stato non viene di fatto applicata. Nello scorso anno ci sono state 2500 conversioni di musulmani yemeniti al cristianesimo e gli Ulema Yemeniti hanno formalmente chiesto di applicare la pena di morte per frenare quest'ondata di conversioni.

Negli altri paesi vengono applicate per gli apostati o pene pecuniarie o incarcerazione; oppure vengono prese misure di repressione che comportano di fatto la morte civile per l'apostata.

Chi si converte ad un'altra religione riesce a rientrare nello statuto personale della religione a cui si è convertito se la religione è riconosciuta. Chi invece semplicemente rigetta l'islam chiamandolo come ateismo perde i diritti di cittadinanza. Resta cittadino del paese, ma perde la cittadinanza nel senso che il matrimonio viene annullato; una donna musulmana non può essere sposata ad un miscredente. Non erediterà, non potrà lasciare la sua eredità. L'apostata si trova in una situazione emarginata in quanto non ha una collocazione giuridica.

Soprattutto oggi che le frange radicali dell'islamismo occupano una posizione sempre più significativa sulla scena politica per commettere un reato di apostasia è sufficiente fare dichiarazioni contrarie rispetto a quello che è l'ordine religioso costituito.

E' successo in Egitto ad una persona che non ha mai pensato di abbandonare l'Islam, ma avendo dichiarato delle posizione riformiste è stato accusato di apostasia dai radicali. Il suo matrimonio è stato dichiarato nullo, ma alla fine ha deciso di abbandonare il paese perché la pressione sociale era molto forte.

Il dato centrale sull'apostasia, anche quando lo stato non punisce l'apostata, è la società che lo punisce. La società musulmana è molto più condizionata dalle tradizioni che non dalle leggi.

Si nasce musulmani, se escludiamo le conversioni. E' musulmano chi nasce da padre musulmano. Non ci sono scelte o passaggi nell'essere musulmano. Si nasce musulmano e si è musulmano. La comunità sociale e la comunità di fede, di fatto coincidono. Abbandonare la religione significa abbandonare la comunità di sangue. Rifiutare l'islam significa rifiutare la comunità di appartenenza.

Si distingue fra apostata che, rifiutando l'islam, rifiuta l'ordine naturale delle cose dall'apostata che si è fatto musulmano e poi rinnega la fede. Questo secondo apostata è considerato un traditore, mentre il primo, secondo alcuni giuristi, dovrebbe essere ucciso subito. E' considerato un rifiuto dell'ordine naturale delle cose.

Porsi in maniera conflittuale contro la comunità ha delle implicazioni culturali fortissime al di là di qualsiasi conseguenza di ordine penale e civile. Il sistema relazionale patriarcale pesa enormemente sulla libertà dell'individuo. Chi abbandona l'islam, nella maggior parte dei casi, si nasconde o dissimula. Ci sono molti musulmani che sono atei ma non lo dichiarano facendo un'apostasia silenziosa. I musulmani festeggiamo molto le feste delle altre religioni, come il natale cristiano. Paradossalmente, se un loro vicino si fosse convertito al cristianesimo, avrebbe dovuto festeggiare il natale di nascosto.

Libertà per sé e libertà per gli altri, in campo islamico è un sistema molto diverso da quello che siamo abituati.

A questo punto la professoressa de Poli termina la sua esposizione con due esempi. Uno di un marocchino che si è convertito al cristianesimo in Europa e, tornando in Marocco per fare proselitismo cristiano, è stato picchiato dai parenti, incarcerato in manicomio e un suo parente avrebbe detto: "dal suo ritorno dall'Europa ... è diventato un'altra persona, deve solo uscire dalla comunità e deve assumersi ogni responsabilità di quello che gli accade.".

In Kuwait alle donne che fanno atto di apostasia è proibito divorziare.

Per affrontare la libertà religiosa nei paesi a maggioranza, musulmana è necessario uscire dalla logica religiosa per entrare nella logica sociale e politica. E là, dove si applica lo statuto di famiglia religioso, che esiste una difficoltà a modificare quello che la legge qualifica come reato di apostasia perché significa uscire dalla propria comunità. trovare un'altra comunità di fede e o comunque, abbandonare la comunità d'origine.

Questo è il quadro esposto dalla professoressa de Poli.

Considerazioni sull'uscita dall'assolutismo cristiano dell'occidente

La professoressa de Poli ha evitato di dire che non c'è differenza fra l'ideologia cristiana, cattolica nel nostro caso, e islamica.

Le differenze delle organizzazioni sociali non sono determinate dalla religione, ma dal fatto che in occidente si è tagliata la testa al Dio dei cristiani nelle vesti del re di Francia. Re per volere di Dio e delegato da Dio a fare i miracoli.

In tutti i passaggi che ha esposto si evidenzia come ci sia un'ideologia di guerra che caratterizza l'uso del Corano. Un'ideologia di guerra finalizzata alla conquista di persone, considerate oggetti di possesso, che caratterizza i libri sacri del cristianesimo e dell'ebraismo. Dove, la richiesta delle religioni cristiana, ebraica e musulmana, di tolleranza nei loro confronti non suona altro che come "accettazione dei loro principi morali da imporre alle altre persone". Un'imposizione che trasforma le persone in oggetti di possesso. Tanto più i cristiani, si chiamino Calderoli o Bush o Madre Teresa di Calcutta, alzeranno la croce contro gli infedeli; tanto più gli infedeli si chiuderanno in difesa della loro sopravvivenza psichica. Sia che la croce venga alzata col maiale di Calderoli, i bombardieri di Bush, o i miliardi Madre Teresa di Calcutta. Sia che l'alzare di tale croce serva ai Calderoli per sfregiare possibili luoghi di culto islamici; da Bush per aprire la strada agli evangelizzatori; da Madre Teresa di Calcutta che si compiace della sofferenza che infligge ai diseredati hindù per costringerli a far battezzare i loro figli.

Eppure, la via della libertà religiosa, all'uguaglianza e alla tolleranza, è stata tracciata non molto tempo fa e a conclusione di questo ambiguo e assurdo convegno di studi, le cui relazioni sono frutto di tanti "giudici ad immagine e somiglianza di un Dio padrone alienati dalla società degli Esseri Umani", vale la pena di ricordare qual è la fonte da dove nascono tutti i diritti umani e come possiamo guardare al mondo affinché i diritti umani siano un patrimonio dell'umanità.

Noi assisteremo a guerre fra i cattolici, cristiani, islamici e ebrei per contendersi il controllo degli Esseri Umani ridotti a bestiame; noi assisteremo ad alleanze fra cattolici, cristiani, ebrei e islamici per imporre, insieme, alle società la loro morale coercitiva e di morte manifestata dal loro Dio contro i principi democratici. Noi assisteremo all'assalto dei cristiani (dei cattolici in particolare), degli ebrei e degli islamici alle società occidentali per minarne gli assetti etici e morali.

Ma quali sono gli assetti etici e morali dai quali la civiltà dell'Europa è divenuta? Di chi sono figlie le Costituzioni Europee? Quale religione sociale ha l'Europa da opporre alla monarchia assoluta imposta dal cattolicesimo, dagli ebrei e dall'islam? Attraverso quali strumenti etici, morali e giuridici, possiamo incontrare cristiani, ebrei e musulmani, garantendo loro il diritto di religione a patto che loro garantiscano il diritto religioso dell'Europa Occidentale?

E' la grande questione che uomini immorali, scellerati e socialmente perversi, come Marcello Pera o Ratzinger (Possenti, nel caso di questo convegno) che stanno tentando di manipolare la realtà sociale per trarne profitto.

E' necessio opporre ad una verità immobile e assoluta del Dio degli islamici, la libertà come ricerca del vero e della felicità sociale nella società civile. Una società capace di garantire all'uomo di non essere oppresso per l'imprinting religioso che ha subito, ma che nello stesso tempo sia portatrice di principi etici e morali che lo aprino al futuro in una diversa relazione fra sé e il mondo. Garantisca all'uomo, ad ogni singolo individuo, sia la soddisfazione del proprio imprinting religioso che le proprie specificità culturali come patrimonio della cultura umana, ma, nello stesso tempo, con altrettanta fermezza, ponga al centro dell'educazione sociale quei principi etici e morali propri delle Costituzioni occientali. Principi che devono diventare, nella società, doveri imprescindibili delle Istituzioni e ai quali i funzionari pubblici siano tenuti all'obbedienza anche legiferando pene severe (le più severe che si possano pensare) a guardia della libertà sociale. Solo con la società del diritto, trasformata in società dei doveri per le Istituzioni sociali, si può intrapprendere un diverso cammino di relazioni umane superando all'eterno conflitto imposto dall'ideologia cristiana.

Questa fu la grande novità della Rivoluzione Francese. Una rivoluzione umana che i monoteismi cancellarono dalla memoria degli Esseri Umani. La rivoluzione Francese fondò la moralità e l'etica dello Stato. Tagliando la testa al Dio padrone dei cristiani mise l'uomo al centro della società. Non più suddito del Dio padrone, ma cittadino che rivendica i propri diritti di felicità nei confronti della felicità che il Dio padrone cristiano ha sempre negato. Uno stato che, sostituendo l'uomo al Dio padrone, apre il commino alla felicità dei cittadini in contrapposizione alla sofferenza delle persone di cui tanto si compiace il Dio padrone cristiano. Fermare le aggressioni criminali dei cristiani in occidente, riaffermando il valore delle Costituzioni, fermerà anche l'assolutismo islamico in oriente. Al di là delle soluzioni culturali che quei cittadini adotteranno per aprirsi al futuro. Proprio per fermare l'assolutismo cristiano, che favorisce l'assolutismo islamico e buddista è necessario ricordare la forza religiosa di Robespierre. Robespierre mette al centro della sua azione quella ricerca di felicità sociale che fino ad allora il cristianesimo aveva negato rinchiudendo l'uomo nel campo di sterminio della sua "città di dio"

Quando gli uomini sono disperati e assettati di libertà avendo perso la via nel presente che porta ai loro possibili futuri, è sempre bene tornare alla fonte, abbeverarsi, per poter riprendere il cammino:

Il Discorso di Robespierre sulla Costituzione del 10 maggio 1793.

Robespierre conosceva perfettamente le tecniche di manipolazione mentale infantile inventate dagli ebrei (ai quali, fra l'altro, riconobbe i diritti di cittadini della repubblica insistendo per il diritto di voto che i cattolici hanno sempre negato loro) e perfezionate dai cattolici al fine di assicurarsi e perpetuare il loro potere mediante la coercizione emotiva ( Deuteronomio 6, 4-9). Appare evidente come Robespierre abbia individuato nello sradicamento emotivo della coercizione cristiana l'unica possibilità per la quale i principi di Libertà potevano affermarsi nella società. Solo che Robespierre comprende un'altro aspetto: la coercizione emotiva cristiana non si può semplicemente negare, perché la coercizione emotiva cristiana si innesta nella struttura percettiva dell'uomo fin dalla primissima infanzia ed è la necessità della formazione, nella prima infanzia, dello schema generale attraverso il quale l'individuo costruisce le relazioni con il mondo per tutta la sua vita. Era necessario sostituirla con principi diversi che costruissero un diverso schema emotivo di relazione con il mondo. Un diverso modo di vivere e di partecipare al mondo.

E' la vera questione, il vero problema delle Democrazie occidentali: l'aver abbandonato l'infanzia alla coercizione criminale cristiana. Sottrarre i bambini dal complesso dei diritti che le Costituzioni occidentali garantiscono loro per permettere ai cristiani di stuprarli emotivamente affinché siano menomati e impossibilitati a rivendicare il loro essere portatori di diritti, ma siano spinti ad identificarsi col delirio di onnipotenza del loro Dio padrone.

Così, anziché andare incontro all'altro come persona, il cristianesimo impone di andare verso l'altro come fosse un oggetto da conquistare, sottomettere, per soddisfare il proprio delirio di onnipotenza: e questa stessa patologia caratterizza ebrei e musulmani.

Per questo motivo va onorato Robespierre per quanto i cattolici lo hanno diffamato solo per il fatto che ha osato tagliare la testa all'assolutismo del loro Dio padrone.

Tornando all'origine della fonte dei diritti moderni, chiudo l'analisi sulle relazioni al Convegno di Studi su "Diritti umani e religioni: il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia il 4-6 dicembre 2008.

Marghera, 24 dicembre 2008

NOTA: Le citazioni del Corano fatte dalla professoressa sono state tratte dal Corano tradotto da Federico Peirone Editore Arnoldo Mondadori, prima ristampa 1980.

 

Indice interventi Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni:
il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008

 

 

La libertà religiosa

I cristiani truffano le persone fingendo di equivocare. La libertà religiosa riguarda il singolo individuo, il singolo cittadino, che deve essere libero dall'imposizione religiosa. Non esiste, se non come atto criminale, la libertà di una religione di imporsi sui cittadini al di là del diritto dei singoli di manifestare le loro idee. Ogni costrizione fisica, economica, emotiva, psichica, per imporre una religione, e' un atto illegale e criminale. Crimini che la chiesa cattolica commette nei confronti dei bambini per imporre la sua fede.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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Ultima formattazione 06 aprile 2023

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