Perché come Pagani Politeisti non ci schieriamo con nessun Partito Politico?
Si tratta fondamentalmente del discorso relativo alla Democrazia.
Il concetto di Democrazia nel Paganesimo Politeista è un concetto diverso dal discorso di Democrazia inteso nel monoteismo.
Mentre il concetto di Democrazia del Monoteismo parte dai diritti che concede agli uomini l'autorità assoluta, il concetto di Democrazia del Paganesimo Politeista è quanto gli uomini stabiliscono per costruire il loro vivere sociale.
Nel monoteismo, e nel cristianesimo in particolare, gli Esseri Umani sono oggetti posseduti dal dio padrone che concede loro dei diritti. Diritti che vengono concessi dopo che gli oggetti posseduti dal dio padrone combattono a sangue contro il suo assolutismo.
Le leggi fatte nell'ambito di una Democrazia all'interno del cristianesimo sono leggi che si impongono sugli oggetti posseduti: gli uomini posseduti debbono obbedienza all'autorità che li possiede e li gestisce.
Le leggi fatte nell'ambito di una Democrazia all'interno del Paganesimo Politeista sono leggi che si impongono sull'autorità e che ne determinano limiti ed obblighi operativi nei confronti del Sistema Sociale in cui opera.
Questo diverso modo di concepire la Democrazia è la vera base delle contraddizioni che vivono le società democratiche. Da un lato gli individui dei Sistemi Sociali vorrebbero delle istituzioni responsabili nei confronti di quello che fanno, ma dall'altro gli individui vengono educati ad identificarsi col dio padrone e, di conseguenza, come occupano una posizione istituzionale si ritengono padroni degli individui che quella posizione istituzionale garantisce loro: diventano essi stessi dio padrone!
Questo in tutti gli ambiti della società.
Quando un partito politico è all'opposizione mette in atto delle critiche nei confronti del partito politico che gestisce le istituzioni; quando quello stesso partito politico occupa le istituzioni altro non fa che riprodurre il modello precedente subito criticato da chi occupava quelle posizioni.
Cosa determina una Democrazia quale risultato d'uscita dall'assolutismo cristiano e una Democrazia quale manifestazione del Paganesimo Politeista è il modo di fare le leggi; la direzione in cui le leggi operano e il soggetto che viene punito dalla legge!
Quando una legge punisce il servo o il soggetto che nell'ambito della democrazia non detiene potere decisionale siamo nell'ambito del MONOTEISMO (vedi i Dieci Comandamenti della Bibbia), quando le leggi puniscono gli individui delle istituzioni per aver mancato o per non aver agito nella direzione voluta, siamo nell'ambito del Paganesimo Politeista.
Mentre il monoteismo ritiene che solo con lo stragismo, col bastone, con la tortura, con la galera può assicurarsi l'obbedienza delle persone; il Paganesimo Politeista ritiene che solo GIUSTIZIA applicata a chi detiene le istituzioni affinché la loro azione sia assolutamente aderente all'intento pubblicamente manifestato è capace di risolvere le controversie sociali.
Vedi Pericle in Tucidide; vedi il diritto dell'Antica Roma!
Questo è il motivo per cui fra il concetto di Democrazia quale sviluppato all'interno del cristianesimo e il concetto di Democrazia del Paganesimo Politeista non ci può essere mediazione.
Però non vi preoccupate, quando qualcuno vorrà conquistarsi un "posto al sole" all'interno della gestione della società in una Democrazia quale manifestata dal cristianesimo, ricorrerà a principii propri della Democrazia propria del Paganesimo Politeista. Con quei principii abbaglierà le illusioni e le speranze delle persone e quando queste gli consentiranno di occupare una qualsiasi posizione in ambito delle istituzioni di una società che esprime la Democrazia del cristianesimo subito parlerà di quei principi come se fossero delle utopie. Qualcosa da negare al fine di assicurarsi la posizione che si è conquistato!
Per far comprendere cosa significhi vivere in un Sistema Sociale che garantisce l'impunità alle istituzioni mentre perseguita le persone comuni anche per sciocchezze facendole passare per reati gravi e pesanti, come imposto dal cristianesimo, vi riporto un brano dall'articolo "E tu di che nevrosi sei" a firma di Marina Cavalieri sul settimanale l'Espresso del 10 marzo 2005. L'articolo commenta una ricerca commissionata da Vox per conto di Pfizer ad Astra nel dicembre 2004. Il titolo del brano che riporto è : "Quante ingiustizie":
"Più di 17 milioni di persone si dicono stressate per la sensazione di vivere a perenne contatto con le ingiustizie, vittime di soprusi quotidiani, prepotenze continue, una catena di frustrazioni senza riscatto. Sono per lo più uomini, persone che vivono in grandi città, soprattutto al sud. Lo stress principale è dovuto alla prevaricazione che uno subisce, la nostra vita è la somma continua e incredibile di una serie di prevaricazioni, sono fatti apparentemente di piccole dimensioni che sommati però costituiscono un carico insopportabile. Prendiamo una mattina qualsiasi, quando uno esce di casa, per prima cosa si trova un motorino sul marciapiede, non può camminare, poi non può scendere perché ci sono le macchine parcheggiate, tenta di attraversare, ma le strisce non si vedono, cerca la macchina ma qualcuno si è messo in doppia fila, chiama un vigile ma c'è un disco e intanto il conto telefonico cresce. Se andiamo in banca ci accorgiamo che ci hanno fatto pagare più di quello che pensavamo, se si va alla posta c'è la coda, per non parlare se vogliamo metterci in contatto con il 187 o il 155 o bloccare una carta di credito: attese, risposte inadeguate, gente che ti dice di fare ancora un altro tentativo. Se poi vogliamo prendere un autobus.... Secondo un bilancio di Intesa consumatori, il 30 per cento degli utenti che si sono rivolti alle quattro associazioni ha problemi con i servizi pubblici, bollette Enel, Acea, Italgas, disagi alle poste e in banca; il 24 per cento è vittima di soprusi delle compagnie telefoniche, dei servizi attivati e mai richiesti alle segreterie che si attivano da sole, passando per le bollette sballate; il 20 per cento ha questioni di tipo contrattuale per beni acquistati difettosi o clausole vessatorie; il 10 per cento è vittima di multe ingiuste, il 6 per cento ha problemi con agenzie di viaggio, dagli aerei che non decollano ai bagagli smarriti agli Hotels sporchi. Il 5 per cento denuncia la malasanità, il 2 per cento riceve truffe da parte di finanziari e intermediari. Mentre le segnalazioni che riguardano il carovita sono aumentate nel 2001 dell'88 per cento. Il vero problema che uno a tutto questo finisce per assuefarsi, ribellarsi è difficile, magari vuoi fare una causa e scopri che hanno eliminato il Giudice di Pace o che c'è una tassa di 200 euro. Oggi purtroppo si tende alla rassegnazione, c'è un moto di ribellione in relazione solo per gli eventi macroscopici come quando ti piazzano le antenne dei cellulari davanti alle finestre o quando vuoi restituiti dalla banca i soldi rubati dai tassi usurai."
E' sufficiente questo per dimostrare che in una democrazia costruita all'interno del cristianesimo non c'è dovere per le istituzioni di rispettare le regole, ma è solo imposto ai cittadini di obbedire e asservirsi. L'istituzione agisce immediatamente (la multa del vigile, l'arresto del poliziotto, i soldi sottratti dalla banca ecc.) i cittadini sono costretti a trafile e lungaggini in vari uffici per ottenere che quelle azioni vengano annullate. L'Istituzione ti da una multa e ti sottrae denaro e tu, per ottenere giustizia in caso di vessazione sei costretto a rinunciare ad ore di lavoro, a trafile burocratiche e, alla fine di tutto, quando va bene, ti viene restituito il maltolto o ti viene riconosciuto il torto che hai subito, ma l'individuo dell'Istituzione che ha commesso quel torto non viene imputato per “ATTENTATO ALLO STATO DEMOCRATICO”. E' la vessazione monoteista che anche in un contesto di diritti costituzionali DEVE impedire ai cittadini di essere dei soggetti di diritto costituzionale e trasformarsi, attraverso torti e ingiustizie, in oggetti di possesso! E poi ci si stupisce se Wojtyla stupra bambini costringendoli in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra.
Per far comprendere come siano sempre i più deboli a pagare le spese con cui i cattolici sanciscono il loro dominio nel Sistema Sociale in cui viviamo e costringono le persone a rinunciare ad essere dei soggetti di diritto Costituzionale, metto una pagine su un'inchiesta della magistratura relativa ad un lager appena chiuso in cui venivano rinchiuse e torturate donne provenienti dai paesi extracomunitari. Vedremo in seguito, se potremo, quali saranno le decisioni della magistratura nei successivi gradi di giudizio. Per ora registriamo il DISPREZZO del Vaticano per le persone nel tentativo di riaffermare il suo diritto a stuprare i più deboli: questo diritto il Vaticano lo chiama “libertà religiosa”.
L'articolo è di questi giorni. Non serve cercare negli archivi.
Il terrorismo cattolico, aiutato da un'omissione costante e sistematica dell'Istituzione denominata Ministero degli Interni, agisce indisturbato e quotidianamente al fine di saccheggiare il Sistema Sociale Italiano. Crea insoddisfazione, odio, rancori al fine di favorire reazioni inconsulte e poter reprimere persone indifese. Giustizia, per il Ministero degli Interni, sembra una parola sconosciuta se non una bestemmia!
Le persone deboli vengono stuprate e gli stupratori, che affermano di appartenere alle istituzioni democratiche del paese, invocano l'impunità affermando che qualora fossero inquisite si mina la libertà democratica dello stato: questo si chiama TERRORISMO!
E solo questo si DEVE chiamare TERRORISMO! In quanto questo è l'attività finalizzata alla destabilizzazione dello stato democratico al fine di assicurare a singolo soggetti quell'ingiusto profitto derivante dal privare le persone dell'essere soggetti di diritto costituzionale.
Meditino le Istituzioni e osservino di quanto sangue le loro mani grondano per l'omissione di doveri a cui erano delegate.
http://www.meltingpot.org/articolo4962.html
Arrestato don Cesare, direttore del cpt-lager di Lecce da l'unità.it del 12 marzo 2005 12 marzo 2005
è finito in carcere sabato don Cesare Lodeserto, direttore del centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca a Melendugno, in provincia di Lecce. Un arresto seguito a una perquisizione dei carabinieri di pochi giorni fa su disposizione della procura di Lecce. I carabinieri avevano varcato il cancello del centro-lager il 4 di marzo e portato via varia documentazione. Avevano anche fatto sgomberare le donne ospitate nel centro anti-sfruttamento. Sarebbe stata infatti proprio la denuncia di una donna moldava ospitata nel centro a far scattare l’inchiesta. I reati contestati a don Cesare sono: sequestro di persona e violenza privata. La Procura leccese vuole veder chiaro nella struttura e raccogliere ulteriori testimonianze. Proprio nel corso di questo blitz la polizia giudiziaria avrebbe già acquisito altre due o forse tre testimonianze che avrebbero confermato le accuse a carico di Lodeserto. Le donne che avrebbero denunciato il direttore del Regina Pacis, sembra abbiano dichiarato di essere state trattenute nella struttura di San Foca contro la loro volontà. Adesso sono state trasferite nel centro di prima accoglienza di Otranto, Don Tonino Bello. Nel frattempo sono scattate le manette per il "prete-padrone". L'arresto di Lodeserto è stato eseguito su richiesta del pm Carolina Elia, a capo del pool "fasce deboli" della procura pugliese. Il sacerdote leccese al momento è rinchiuso nel carcere di Verona, perché il fermo, pur essendo stato disposto dalla Procura di Lecce, è stato eseguito dalla polizia di Mantova dove don Cesare si trovava da alcuni giorni per visitare l’altra struttura detentiva per immigrati da lui gestita. La prossima settimana Don Cesare dovrebbe essere trasferito nel carcere di Lecce per essere interrogato. Don Angelo Cassano, uno dei portavoce del Forum dei Diritti di Bari, uno dei fondatori, tra l’altro, della "Rete NoCpt" in Puglia, è ancora sorpreso dall'arresto di don Cesare. «Avete saputo? - chiede al telefono - Incredibile, ma sembra che sia per altri fatti e non per quelli su cui già si indagava». Don Angelo ha visitato il Regina Pacis poco dopo il caos scoppiato nel centro dopo i tentativi di fuga del 2002. «Per me è stata un’esperienza molto forte in cui io, prete, denunciavo che una struttura ecclesiastica era un vero e proprio carcere». Per questo segue con apprensione le notizie inerenti l’arresto di Lodeserto: «Per capire – ci dice- da che parte sta la verità». Altri preti da tempo si adoperano per chiedere la chiusura dei Cpt, mentre la Caritas italiana - inizialmente contatta per gestirli - si è anch'essa schierata per la loro abolizione. Come Don Alessandro Santoro che tempo fa diffuse in rete un messaggio in cui chiedeva ai gestori dei Cpt di uscire fuori da questa vicenda, di non proporsi più per la gestione dei Centri. Dunque una nuova ombra si allunga sul Regina Pacis. Ex colonia estiva donata da un privato all’Arcidiocesi di Lecce, il Regina Pacis ha cominciato a ospitare cittadini stranieri sin dal 1997, funzionando come centro di accoglienza “informale”, prima che la legge Turco-Napolitano, l'anno dopo, ufficializzasse la nascita dei Cpt. Quando comunque la Puglia era già divenuta il principale punto di sbarco di stranieri soprattutto albanesi e curdi. Il centro di San Foca negli anni ha spesso occupato le pagine di cronaca dei quotidiani locali e nazionali per gli atti di vandalismo commessi dai detenuti stranieri contro la struttura, ma anche per i continui atti di autolesionismo e di tentativi di suicidio che si sono verificati e tuttora si verificano all'interno della struttura, dentro la quale è difficilissimo avere il permesso per entrare. La struttura può ospitare fino a 180 persone, di queste 55 donne. Ma la Fondazione è attiva anche con programmi per donne vittime di tratta in Italia e all’estero. Così accanto al Cpt, vi è, infatti, un’altra struttura che ospita donne straniere – e numerosi minori - inserite nei programmi di assistenza e protezione sociale previsti dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione. Cesare Lodeserto, fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Ruppi, presidente della Conferenza Episcopale pugliese, gestisce ora sia l'uno che l'altro centro - quello per immigrati e quello per le donne sfruttate - non è nuovo a vicende giudiziarie. Il 27 ottobre 2003 è stato rinviato a giudizio insieme a 5 operatori e 2 medici impiegati nel centro e 11 carabinieri dell’undicesimo battaglione “Puglia”. I fatti legati al provvedimento sono quelli relativi a un tentativo di fuga dalla struttura avvenuto il 22 novembre 2002 a opera di circa 40 cittadini maghrebini. Ma i capi di imputazione, a vario titolo, per i 19 indagati parlano di: lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione di intervento per impedire i maltrattamenti, falso, con l’aggravante dell’abuso di potere e violazione dei doveri di chi ricopre una funzione pubblica, nonché crudeltà di agire. Capi d’imputazione molto gravi che hanno suscitato sdegno da parte di molte associazioni e soprattutto hanno evidenziato ancora di più i limiti insiti nelle politiche di detenzione degli immigrati. I due medici coinvolti nelle accuse sono accusati di falso materiale e ideologico: alcuni referti risulterebbero, secondo la ricostruzione dei difensori dei 17 maghrebini, essere stati firmati dai medici in giorni in cui in realtà avrebbero dovuto essere assenti dal servizio; inoltre, risulta che i referti di alcuni stranieri scappati siano stati firmati giorni prima che venissero rintracciati dalla Polizia. Dei 17 maghrebini denunciati, solo 11 hanno preferito continuare la causa; tutti loro hanno ricevuto sin dal 1° gennaio 2003 un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, rinnovabile ogni 3 mesi. Il 24 gennaio 2004 il giudice dell’udienza preliminare, Enzo Taurino ha accolto la richiesta del pm Carolina Elia e Giuseppe Vignola di rinviare a giudizio i gestori del Cpt Regina Pacis per i “presunti abusi e pestaggi” che i 17 starnieri dichiarano di aver subito. Il 22 agosto scorso il vescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, annuncia per lo stupore di tutti (in primis dello stesso Lodeserto) che la curia leccese non avrebbe rinnovato la convenzione con il ministero: «Il Regina Pacis – ha dichiarato al tempo Ruppi- tornerà ad essere quello che era prima che lo Stato lo trasformasse in Cpt». Solo una settimana prima dell’annuncio un altro episodio aveva alzato i toni della protesta contro il Cpt di San Foca: 7 stranieri avevano tentato di fuggire dal centro. Uno di loro, Andrei Vasilovich, 29 anni, moldavo, non ce l’aveva fatta. Mentre tentava di saltare la recinzione era caduto procurandosi delle lesioni multiple alla colonna vertebrale. Andrei è rimasto paralizzato. Il processo è ancora in corso; solo l’arcivescovo Ruppi, anch’esso indagato, è stato scagionato dalle accuse. La Prefettura di Lecce versa al Regina Pacis la cifra forfetaria di 43 euro giornalieri per trattenuto assistito. Lo staff che opera nel centro è composto in gran parte da stranieri, assunti dalla fondazione (anche dopo periodi di detenzione); molti degli operatori, compreso il direttore, vivono e dormo nella struttura. è finito in carcere sabato don Cesare Lodeserto, direttore del centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca a Melendugno, in provincia di Lecce. Un arresto seguito a una perquisizione dei carabinieri di pochi giorni fa su disposizione della procura di Lecce. I carabinieri avevano varcato il cancello del centro-lager il 4 di marzo e portato via varia documentazione. Avevano anche fatto sgomberare le donne ospitate nel centro anti-sfruttamento. Sarebbe stata infatti proprio la denuncia di una donna moldava ospitata nel centro a far scattare l’inchiesta. I reati contestati a don Cesare sono: sequestro di persona e violenza privata. La Procura leccese vuole veder chiaro nella struttura e raccogliere ulteriori testimonianze. Proprio nel corso di questo blitz la polizia giudiziaria avrebbe già acquisito altre due o forse tre testimonianze che avrebbero confermato le accuse a carico di Lodeserto. Le donne che avrebbero denunciato il direttore del Regina Pacis, sembra abbiano dichiarato di essere state trattenute nella struttura di San Foca contro la loro volontà. Adesso sono state trasferite nel centro di prima accoglienza di Otranto, Don Tonino Bello. Nel frattempo sono scattate le manette per il "prete-padrone". L'arresto di Lodeserto è stato eseguito su richiesta del pm Carolina Elia, a capo del pool "fasce deboli" della procura pugliese. Il sacerdote leccese al momento è rinchiuso nel carcere di Verona, perché il fermo, pur essendo stato disposto dalla Procura di Lecce, è stato eseguito dalla polizia di Mantova dove don Cesare si trovava da alcuni giorni per visitare l’altra struttura detentiva per immigrati da lui gestita. La prossima settimana Don Cesare dovrebbe essere trasferito nel carcere di Lecce per essere interrogato. Don Angelo Cassano, uno dei portavoce del Forum dei Diritti di Bari, uno dei fondatori, tra l’altro, della "Rete NoCpt" in Puglia, è ancora sorpreso dall'arresto di don Cesare. «Avete saputo? - chiede al telefono - Incredibile, ma sembra che sia per altri fatti e non per quelli su cui già si indagava». Don Angelo ha visitato il Regina Pacis poco dopo il caos scoppiato nel centro dopo i tentativi di fuga del 2002. «Per me è stata un’esperienza molto forte in cui io, prete, denunciavo che una struttura ecclesiastica era un vero e proprio carcere». Per questo segue con apprensione le notizie inerenti l’arresto di Lodeserto: «Per capire – ci dice- da che parte sta la verità». Altri preti da tempo si adoperano per chiedere la chiusura dei Cpt, mentre la Caritas italiana - inizialmente contatta per gestirli - si è anch'essa schierata per la loro abolizione. Come Don Alessandro Santoro che tempo fa diffuse in rete un messaggio in cui chiedeva ai gestori dei Cpt di uscire fuori da questa vicenda, di non proporsi più per la gestione dei Centri. Dunque una nuova ombra si allunga sul Regina Pacis. Ex colonia estiva donata da un privato all’Arcidiocesi di Lecce, il Regina Pacis ha cominciato a ospitare cittadini stranieri sin dal 1997, funzionando come centro di accoglienza “informale”, prima che la legge Turco-Napolitano, l'anno dopo, ufficializzasse la nascita dei Cpt. Quando comunque la Puglia era già divenuta il principale punto di sbarco di stranieri soprattutto albanesi e curdi. Il centro di San Foca negli anni ha spesso occupato le pagine di cronaca dei quotidiani locali e nazionali per gli atti di vandalismo commessi dai detenuti stranieri contro la struttura, ma anche per i continui atti di autolesionismo e di tentativi di suicidio che si sono verificati e tuttora si verificano all'interno della struttura, dentro la quale è difficilissimo avere il permesso per entrare. La struttura può ospitare fino a 180 persone, di queste 55 donne. Ma la Fondazione è attiva anche con programmi per donne vittime di tratta in Italia e all’estero. Così accanto al Cpt, vi è, infatti, un’altra struttura che ospita donne straniere – e numerosi minori - inserite nei programmi di assistenza e protezione sociale previsti dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione. Cesare Lodeserto, fino al 2000 segretario particolare dell’arcivescovo Ruppi, presidente della Conferenza Episcopale pugliese, gestisce ora sia l'uno che l'altro centro - quello per immigrati e quello per le donne sfruttate - non è nuovo a vicende giudiziarie. Il 27 ottobre 2003 è stato rinviato a giudizio insieme a 5 operatori e 2 medici impiegati nel centro e 11 carabinieri dell’undicesimo battaglione “Puglia”. I fatti legati al provvedimento sono quelli relativi a un tentativo di fuga dalla struttura avvenuto il 22 novembre 2002 a opera di circa 40 cittadini maghrebini. Ma i capi di imputazione, a vario titolo, per i 19 indagati parlano di: lesioni personali, abuso dei mezzi di correzione, omissione di intervento per impedire i maltrattamenti, falso, con l’aggravante dell’abuso di potere e violazione dei doveri di chi ricopre una funzione pubblica, nonché crudeltà di agire. Capi d’imputazione molto gravi che hanno suscitato sdegno da parte di molte associazioni e soprattutto hanno evidenziato ancora di più i limiti insiti nelle politiche di detenzione degli immigrati. I due medici coinvolti nelle accuse sono accusati di falso materiale e ideologico: alcuni referti risulterebbero, secondo la ricostruzione dei difensori dei 17 maghrebini, essere stati firmati dai medici in giorni in cui in realtà avrebbero dovuto essere assenti dal servizio; inoltre, risulta che i referti di alcuni stranieri scappati siano stati firmati giorni prima che venissero rintracciati dalla Polizia. Dei 17 maghrebini denunciati, solo 11 hanno preferito continuare la causa; tutti loro hanno ricevuto sin dal 1° gennaio 2003 un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, rinnovabile ogni 3 mesi. Il 24 gennaio 2004 il giudice dell’udienza preliminare, Enzo Taurino ha accolto la richiesta del pm Carolina Elia e Giuseppe Vignola di rinviare a giudizio i gestori del Cpt Regina Pacis per i “presunti abusi e pestaggi” che i 17 starnieri dichiarano di aver subito. Il 22 agosto scorso il vescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, annuncia per lo stupore di tutti (in primis dello stesso Lodeserto) che la curia leccese non avrebbe rinnovato la convenzione con il ministero: «Il Regina Pacis – ha dichiarato al tempo Ruppi- tornerà ad essere quello che era prima che lo Stato lo trasformasse in Cpt». Solo una settimana prima dell’annuncio un altro episodio aveva alzato i toni della protesta contro il Cpt di San Foca: 7 stranieri avevano tentato di fuggire dal centro. Uno di loro, Andrei Vasilovich, 29 anni, moldavo, non ce l’aveva fatta. Mentre tentava di saltare la recinzione era caduto procurandosi delle lesioni multiple alla colonna vertebrale. Andrei è rimasto paralizzato. Il processo è ancora in corso; solo l’arcivescovo Ruppi, anch’esso indagato, è stato scagionato dalle accuse. La Prefettura di Lecce versa al Regina Pacis la cifra forfetaria di 43 euro giornalieri per trattenuto assistito. Lo staff che opera nel centro è composto in gran parte da stranieri, assunti dalla fondazione (anche dopo periodi di detenzione); molti degli operatori, compreso il direttore, vivono e dormo nella struttura.
Meditate e che gli Dèi illuminino i vostri passi e le vostre scelte.
Ogni scelta che ognuno di noi fa modifica il mondo in cui vive e questa modificazione la lascia in eredità ai propri figli.
Quando, attraverso le vostre scelte, costruite un campo di sterminio siete sicuri che i vostri figli siano destinati ad essere i guardiani sulle torrette? O non ci sono molte probabilità che diventino parte delle persone che respirano gas in stanze chiuse?
Chi agisce per costruire dei Sistemi Sociali di costrizione e morte si assume la responsabilità di costruire un ben triste destino sia per gli uomini nel presente che per le generazioni future.
Solo i pazzi si identificano col macellaio di Sodoma e Gomorra e pensano sé stessi creati ad immagine e somiglianza di un dio padrone di cui loro sono la volontà esecutrice.
Purtroppo, con questi pazzi il Sistema Sociale deve misurarsi e con coloro a cui questi pazzi servono per i propri meschini e squallidi progetti.
Marghera, 13 marzo 2005
Pagina tradotta in lingua portoghese:
Tradução para o português O conceito de democracia manifestada no Paganismo Politeísta
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Questa società rappresenta quanto abbiamo ereditato e la nostra azione sociale, in questa società, determina quanto noi vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli. Per questo nessun Pagano potrà mai fingere che quanto succede nella società non lo riguardi.