CIO’ CHE PORTA A...DIVENTARE ETERNI

NELLA RELIGIONE ROMANA

8) CIO’ CHE PORTA A...LLA RELAZIONE CON LA NATURA

di Claudio Simeoni

Vai all'indice della Religione dell'Antica Roma: il contratto giuridico fra uomini e Dèi.

L’Essere Umano non è stato creato da un dio, l’Essere Umano è divenuto, come ogni altro Essere della Natura, da e nella Natura. L’Essere Umano, nel corso della sua evoluzione, ha costruito la ragione isolando la percezione di Fors per paura di essere distrutto dal “caos” del circostante. Di questa paura si sono serviti gli Esseri autospacciatisi dio creatore per costruire un processo attraverso il quale sottometterlo. La relazione fra l’Essere Umano e la Natura, dovette essere ricostruita partendo dalla ragione e dalla feroce guerra che l’Essere Umano intraprese per la sua dilatazione e in suo superamento. La Natura è il circostante e il circostante è immanente rispetto all’Essere Umano, solo la sua Coscienza e l’insieme delle Coscienze che la compongono sono trascendenti alla sua ragione. L’avvicinamento alle Coscienze di Sé del circostante può avvenire soltanto uscendo dai limiti della ragione e riportando nella ragione quanto viene percepito e descritto con elementi presi dalla ragione stessa. Partendo dalla ragione l’Essere Umano deve ricostruire il rapporto fra sé e la Natura. Partendo dalla ragione e riportando nella ragione la relazione rinnovata. La guerra che l’Essere Umano intraprende con sé stesso per superare i limiti imposti dalla ragione, la sua dilatazione, gli permettono di costruire l’Essere Luminoso risolvendo la morte del corpo fisico nella nascita del corpo luminoso. L’Essere Umano ricercando la libertà dall’imposizione della ragione costruisce la libertà del proprio divenire attraverso lo sviluppo del Potere di Essere. Nel momento stesso in cui l’Essere Umano concepisce il circostante come formato da Coscienze di Sé e l’insieme come Cosciente di Sé si è tolto dal centro dell’universo, non si ritiene più padrone dell’esistente ma parte dell’esistente. Il problema non è più quello di piegare l’esistente al proprio servizio, ma di sviluppare il proprio Essere per divenire insieme al circostante. La relazione dell’Essere Umano col circostante non è un divenire progressivo come il suo divenire, ma si esprime attraverso scoppi di percezione con i quali realizza la Coscienza del circostante partendo dal circostante in cui vive o in cui riversa le proprie emozioni, la propria volontà e le proprie determinazioni. Mentre riversa la propria volontà e le proprie determinazioni subisce la volontà e le determinazioni del circostante, i suoi processi di adattamento, i suoi bisogni e le tensioni del suo divenire. La percezione del circostante è fatta da immagini, non da un processo lineare, e queste immagini possono riprodursi ingigantendosi o sparire qualora il circostante si presenti all’Essere Umano in maniera diversa. Così il circostante non è composto soltanto da Centri di Energia Vitale che divengono attraverso il fare, ma anche da Centri di Energia Vitale divenuti in sé che si relazionano con l’Essere Umano per reciproco vantaggio, per reciproca difesa, per reciproca fondazione del divenire. Partendo da questa premessa possiamo elencare le immagini che nella religione romana identificarono le Coscienze di Sé della Natura in relazione all’Essere Umano e sempre partendo da questa premessa possiamo lasciare aperta la strada ad ogni altra relazione con Coscienze di Sé del circostante per la fondazione del proprio divenire. Perché è importante elencare le Coscienze di Sé (o parte delle Coscienze di Sé) del circostante con cui l’Essere Umano si relazionava nel corso dello sviluppo della religione romana? Perché serve come sentiero atto a condurre altri Esseri Umani verso la relazione. Molti occhi guardano le montagne, ma è necessario un corpo di Energia Vitale sviluppato e una pratica nell’uso della volontà e delle determinazioni per sviluppare il proprio Potere di Essere e diventare parte della Coscienza di Sé delle montagne; bisogna essere vicino alla distruzione del proprio corpo fisico ed energetico per affermare di costringere le montagne a gettarsi a mare! Se nella Specie Umana si immette l’idea che il circostante non è muto e a disposizione dell’Essere Umano, ma è vivo, ha Coscienza di Sé, propria volontà e proprie determinazioni allora la Specie Umana cambia angolazione attraverso la quale guardare il circostante anche se non riuscirà a percepire le Coscienze di Sé come la ragione gli ha insegnato a percepire le Coscienze, i loro sentimenti e la loro disposizione d’animo è tale da allacciare una relazione per scambiare  comunque Energia Vitale col circostante iniziando un cammino verso l’eternità. La concezione del circostante come Coscienza di Sé porta ad un diverso fare umano nei confronti del circostante. Anche gli “ambientalisti” che operano in “difesa” della Natura non riescono a sentire le Coscienze di Sé del circostante e si muovono nei confronti della Natura come se questa fosse un bambino indifeso da proteggere. Si muovono spesso contro la Natura favorendo interessi antagonisti all’interno della Specie Umana. Essi non sono Natura, sono Esseri Umani che dicono ad altri Esseri Umani come devono comportarsi per difendere degli interessi soggettivi. A volte questi interessi coincidono con quelli della Natura, ma spesso tendono a soddisfare il loro bisogno di proteggere qualche cosa in quanto padroni di un qualche cosa. La Natura non è oggetto, la Natura è Coscienza. La Natura è un Essere pensante ed agente all’interno del fare e della percezione umana. Agire nei confronti della Natura come un bambino da proteggere viene fatto soltanto in obbedienza alla soddisfazione di propri bisogni di Esseri Umani vuoti pronti a soggiogare chiunque si ritenga più forte. Spesso questi ambientalisti parlano di riequilibrio degli ecosistemi dopo aver introdotto delle specie animali che erano in via di estinzione. La Natura sà lavorare per il riequilibrio degli ecosistemi. Quello che la Natura non vuole fare senza il contributo dell’Essere Umano è il riequilibrio degli ecosistemi in funzione dei bisogni umani dopo che gli stessi Esseri Umani li hanno distrutti. L’azione degli ambientalisti non è quella del riequilibrio degli ecosistemi ma è sempre quella di piegare i tentativi del riequilibrio in funzione dei bisogni umani. Il comportamento degli ambientalisti nei confronti della Natura è spesso quello dei cristiani quando praticano la carità al fine di mantenere la miseria ad un livello economicamente e socialmente gestibile. Eppure molti sforzi degli ambientalisti sono molto apprezzati dalla Natura e abbondantemente ripagati. Per riuscire a sviluppare la relazione fra gli Esseri Umani e la Natura è necessario che gli Esseri Umani guardino la Natura come si guarda ad un Essere Umano Cosciente di Sé, capace di determinazioni e di volontà anche se anziché usare la bacchetta magica (come i cristiani vanno dicendo del loro dio) lavora sui mutamenti e gli adattamenti per sviluppare il proprio divenire eterno.

Le immagini dei Centri di Energia con i quali gli italici e il popolo romano si relazionavano rappresentavano le brecce del divenire della loro percezione nel processo di fusione con l’Essere Natura. Il processo di interazione fra l’Essere Umano (e la sua specie) con l’Essere Natura non avviene con l’Essere Natura in Sé, ma con le sue determinazioni che, relazionandosi con i singoli Esseri, acquistano forza, volontà e determinazioni giungendo a smuovere e promuovere i mutamenti all’interno dell’Essere Natura fondando il suo divenire eterno. Le relazioni fra gli Esseri (ogni singolo Essere) e il loro circostante porta il circostante a fondare il proprio divenire in relazione al divenire dell’Essere. La rinuncia alla relazione indebolisce sia il circostante che il divenire dell’Essere. E’ necessario chiederci: quali furono i Centri di Energia Vitale attraverso i quali il popolo Romano procedette alla propria interazione con l’Essere Natura? Quei Centri Vitali sono spesso oggettivi anche se la loro determinazione appartiene al popolo romano e ai popoli mediterranei che seguirono le medesime sequenze di relazione col circostante. Spesso sono centri comuni a ogni popolo. L’oggettività del circostante, pur presentandosi sotto molti aspetti, viene percepita dall’Essere Umano. La percezione l’Essere Umano è comune ad ogni popolo e in ogni territorio a parte le specifiche determinazioni culturali prodotte dal proprio specifico adattamento e dalle proprie specifiche scelte. Le Camene erano le fonti. Centri di Energia Vitale che si formano attorno alle sorgenti e che attirano gli Esseri per la freschezza delle loro acque e per la limpidezza dei loro canti. I loro sono i canti dell’Essere Terra e dell’Essere Natura. Guidano il divenire degli Esseri Umani, manipolano le loro illusioni e i loro desideri rinchiusi nella ragione, ma attraverso le Linee di Tensione alimentano e rivitalizzano il corpo di Energia degli Esseri potenziando la loro volontà e la loro determinazione nell’affrontare l’oggettività del quotidiano. La fonte è un Centro di Energia Vitale attorno al quale i popoli spesso fondarono il loro divenire. La fonte non sprigiona soltanto acqua, sprigiona Energia Vitale che dalla terra sgorga nell’atmosfera dove viene raccolta e manipolata da Giove e dagli Esseri viventi della Natura. La relazione fra l’Essere Umano e la fonte produce uno scambio di Energia Vitale e determinazioni reciproche finché, spesso, il Centro di Energia Vitale prende forma in Sé e continua la propria sequenza dei mutamenti attraverso le relazioni specifiche con l’Essere Umano acquistandone interessi, volontà e determinazioni. Il Centro di Energia Vitale della fonte soggettivizza l’oggettività diventandone parte quando la soggettività che l’attornia soggettivizza, a sua volta, l’oggettività circostante. In quel momento quel centro di Energia Vitale diventa Coscienza di Sé e in Sé e continua i propri adattamenti per fondare il proprio divenire in relazione con gli Esseri Umani che si sono organizzati attorno alla fonte. Forse quella fonte produrrà altre Coscienze di Sé, ma quella Coscienza acquista proprie determinazioni e spesso viene chiamata con un nome e definita attraverso le proprie specificità. Così i canti delle Camene acquistano il significato di relazione con gli Esseri Umani anche se questi canti possono essere percepiti dall’Essere Umano soltanto con il corpo luminoso mentre la ragione può soltanto creare l’illusione all’interno della propria descrizione. Un esempio di questo è la Ninfa Egeria che condusse Numa Pompilio all’identificazione delle prime leggi religiose atte a fondare il divenire di Roma. Il fatto che poi venga identificata in una persona rappresenta un bisogno della ragione umana finalizzato alla propria conservazione, non alla proiezione dell’Essere Umano nel proprio divenire. Un altro caso era quello di Ferentina la cui Coscienza di Sé nata da una fonte rappresentò un grande sussulto d’orgoglio della Lega Latina nel tentativo di fermare il divenire di Roma. La sua forza si è scontrata con altre forze, il suo divenire si è scontrato con altri divenire, ma comunque Ferentina rappresenta una grande Coscienza di Sé che, fusa con gli Esseri Umani, ha agito per fondare il loro divenire portandoli a diventare uno con l’Essere Natura. Un altro caso è quello di Feronia. Una sorgente si unì con l’atmosfera fondendo il divenire dell’Essere Terra con quello di Giove suscitando la gelosia dell’Essere Natura che quel rapporto voleva mediare in quanto passaggio (simbolico o reale che sia) fra l’uno e l’altro mondo, l’uno e l’altro processo di determinazioni. Si fece piccolo Giove per sedurre Feronia come poteva l’atmosfera del pianeta sedurre una fonte? Feronia è una grande Coscienza di Sé che attraverso gli Esseri Umani di Anxur (Terracina) fondò un divenire di libertà mostrando loro come solo la libertà porti al loro divenire eterno. Anche gli Etruschi compresero le determinazioni di Feronia e anche se la sua forza si è trasformata a Roma il bisogno di Libertà era il fondamento del divenire della città e dei popoli che con Roma fondarono il loro divenire. E’ tanto grande il potere di Feronia che nonostante le trasformazioni e l’inquinamento subito da parte della fondazione della struttura imperiale di Roma nel 66 Nerone proclamò solennemente la libertà dei Greci esentandoli dal pagamento dei tributi e dall’obbedienza dai proconsoli romani. Erano piccole gocce compensate subito (o poco prima) dalla repressione del bisogno di libertà dei Britanni capeggiati da Baodicea. La tensione di libertà era ancora viva nonostante il prepotente avanzare della pulsione di morte e dalla radicalizzazione del Potere di Avere nel controllo degli Esseri Umani. Quando mai i cristiani avrebbero concesso l’autodeterminazione ad un popolo senza che questi non sia stato messo in ginocchio e garantito il suo asservimento al macellaio di Sodoma e Gomorra? Il potere di Feronia e di tutte le trasformazioni con cui i Centri Vitali i cui mutamenti erano legati (o comunque in relazione) al bisogno di libertà degli Esseri Umani erano e sono canti dell’Essere Terra e dell’Essere Natura nei confronti del loro circostante. Non è sufficiente mettere in ginocchio gli Esseri Umani per far cessare questi canti. I canti appartengono al divenire di Esseri che contengono il divenire degli Esseri Umani e di cui gli Esseri Umani comunque non potranno mai diventare “padroni”, ma solo parte marciando insieme per la fondazione del loro divenire. Spariscono le specie viventi dal pianeta, ma l’Essere Terra, l’Essere Natura, Giove continuano i percorsi delle loro trasformazioni nello sforzo di diventare eterni. Feronia è una ninfa legata al bisogno e alla necessità di Libertà degli Esseri Umani. I Centri di Energia Vitali generati attraverso le fonti sono sempre presentati in forma femminile, il generare è un atto femminile, ma comprende anche il riconoscimento della forza e delle determinazioni del generare, un contributo attivo della generazione. L’Essere femminile come elemento di determinazione e di divenire della Specie Umana. Sarà molto difficile, dopo il paganesimo romano, trovare questo tipo di simbologia espressa nel fare dell’Essere Umano. Il concetto filosofico dei Greci e delle filosofie di epoca imperiale porta a considerare l’Essere femminile soltanto come un contenitore della germinazione della vita e non come germinatore della vita stessa. L’Essere Umano femminile non genera la vita, ne contiene il divenire, secondo la filosofia greca e mediorientale l’Essere Umano femminile è soltanto la terra in cui l’Essere Umano maschile introduce il seme. Questo concetto non esisteva nell’antico paganesimo e in nessuno dei paganesimi dove l’Essere Femminile è determinazione del fare umano. Quando i cristiani introducono il culto di Maria non introducono un Essere determinante nel fare, ma un Essere passivo che si sottopone alla volontà divina e questo sottoporsi alla volontà divina come atto di sottomissione viene indicato ad esempio del fare umano. Solo il paganesimo è libertà o processo tendente alla libertà al di là delle conoscenze scientifiche che possono supportare i concetti filosofici, etici o sociali. Alle Ninfe come figure femminili si affianca una figura maschile Fons: il generatore delle fonti. Il lato maschile della fonte. La fonte non è femminile in sé; è la fonte! La percezione umana la raffigura come femminile in quanto genera non solo sé stessa ma un’infinità di altri Esseri. Per il lato femminile della Specie Umana la fonte è percepita come maschile. Fons è il lato maschile delle Ninfe, ed è unico in quanto le determinazioni femminili all’interno del Sistema Sociale era limitato anche se in divenire. Pertanto il Sistema Sociale non si poteva permettere di non riconoscere la percezione femminile della fonte ed era costretto, dalle determinazioni degli Esseri Femminili, a riconoscere la forza della loro percezione. Cosa che non sarebbe avvenuta nel cristianesimo! La percezione si esprime attraverso gli occhi con cui viene percepita, viene filtrata dal condizionamento educazionale degli individui. E’ necessario un grande percorso di conoscenza e di consapevolezza per superare il condizionamento educazionale attraverso il quale la percezione del circostante viene filtrata. Vale la pena citare altre due Ninfe Marica e Melite. Melite era una Ninfa marina, mentre Marica era una Ninfa diventata forza del divenire umano attraverso la fondazione di un divenire che ha contribuito a portare gli Esseri Umani verso Diana attraverso un fare il cui fine era la protezione dei bambini. Marica proteggeva il futuro umano attraverso la protezione dei bambini, Marica proteggeva il proprio divenire attraverso la protezione dei bambini attraverso i quali si relazionava con la Specie Umana rinvigorendone la necessità. Il divenire di Marica era grandioso. Si estese per l’intero mediterraneo e intervenne nelle vicende umane attraverso la protezione della fuga di Mario ultimo baluardo prima dell’avvento di Silla e della devastazione che lo seguiva. Quando scomparve Marica? Quando il suo divenire continuava in una diversa serie di mutamenti. Quando il bosco venne distrutto e in esso furono costruite ville. Il culto è andato perduto, ma si è integrato con quello di Diana. Diana è il principio femminile della vita, Marica è il divenire della specie attraverso la protezione del suo futuro. L’una e l’altra divengono uno per fondare il divenire dell’altra e per proteggere il divenire della specie quando le necessità si trasformano fondendosi con Conso. Il culto di Marica fu sostituito dal culto di una divinità egizia, ma l’uno non è la stessa cosa dell’altro. Dare un nome non è la stessa cosa che fondare il proprio divenire fondendosi col circostante. Ma ormai stavano per cominciare i tempi nuovi e l’uomo dio diventava il padrone del mondo e chiedeva agli Esseri Umani di mettersi in ginocchio. La divinità egizia il cui culto prendeva il posto di quello di Marica, nel suo territorio era un divenuto fra gli Esseri Umani e il loro circostante, importato a Roma diventa un’immagine davanti alla quale piegare gli Esseri Umani. I tempi nuovi distruggono il divenire. Il divenire si rifonda attraverso un lungo percorso attraverso una serie di contraddizioni; pagate con fiumi di sangue. Ciò che porta all’Essere Natura è ciò che porta l’Essere Natura a diventare l’Essere Umano. I Centri di Energia Vitale si trasformano e si modificano, come si trasformano e si modificano i percorsi umani ogni qual volta che nuove determinazioni incidono sul suo divenire. Oltre alle fonti nel circostante c’è lo scorrere dei mutamenti, del tempo, e a Roma e nei paesi mediterranei c’è lo scorrere delle stagioni, il modificarsi del tempo e lo svegliarsi e l’addormentarsi nel circostante all’interno di un ritmo ciclico. Quel ritmo ciclico, presente fin dall’origine del tempo, è l’oggettività all’interno della quale l’Essere Natura è divenuto. Il ritmo del divenire degli Esseri della Natura corrisponde al ritmo e alla ciclicità dell’oggettività nell’oggettività. Il ritmo delle stagioni col suo variare di temperatura, il soffiare dei venti ha costituito un’oggettività in cui l’Essere Natura è divenuto e in cui l’Essere Umano, attraverso l’Essere Natura, si è modificato costruendo il proprio adattamento. Quella forza oggettiva prende vari nomi a secondo dei popoli e delle latitudini in cui viene percepita. Uno di questi nomi è Flora. Il ritmo con cui Flora si presenta è il ritmo di crescita e dei mutamenti all’interno dell’Essere Natura. Il pulsare di Flora è quanto porta l’Essere Umano a respirare con lo stesso respiro dell’Essere Natura. Il ritmo di Flora è il ritmo del cuore dell’Essere Umano in sintonia con il battito dell’Essere Natura. L’Essere Natura è divenuto come adattamento al ritmo dell’oggettività in cui è nato. Anche se ha variato l’oggettività per espandersi meglio non ha mai variato il ritmo attraverso il quale l’oggettività gli si è presentata. Per ritornare e ridiventare parte dell’Essere Natura l’Essere Umano deve passare attraverso la soggettivazione del ritmo col quale l’Essere Natura, in quel territorio, pulsa. Se nel quotidiano della ragione si può parlare di “respirare all’unisono”, il corpo di energia in crescita dentro l’Essere Umano si contrae e si distende seguendo dei ritmi che rispondono a sollecitazioni dell’oggettività consentendo a questa di dilatare e comprimere i vari corpi di Energia Vitale presente in essa. L’oggettività è mutamento, ma è anche spazio. Nella religione romana lo spazio, all’interno della Natura, era rappresentato da Maia, Tellus e Tellumo. Maia è l’Essere Terra nel suo aspetto di Essere Terra in quanto Essere Natura. In pratica l’Essere Natura non era rappresentato in sé, ma associato all’Essere Terra che ne era il suo genitore. La rappresentazione dell’Essere Natura in abbinamento all’Essere Terra era che l’Essere Natura non poteva esistere in sé senza l’oggettività nella quale esistere. Se l’Essere Natura era l’oggettività dell’Essere Umano, l’Essere Terra era l’oggettività dell’Essere Natura e questa non poteva esistere in quanto senza l’Essere Terra l’Essere Natura non aveva ragione di esistere. La visione romana vedeva la Natura come un tutt’uno con l’Essere Terra. La religione romana distingueva la Coscienza di Sé dell’Essere Terra dalla Natura. L’Essere Terra viveva in sé. Esisteva e poteva continuare la serie dei mutamenti anche uscendo dalla relazione con l’Essere Natura. La Coscienza di Sé dell’Essere Terra era in grado di svilupparsi in sé e l’aiuto dell’Essere Natura era un rafforzativo per i suoi mutamenti e il suo divenire non il fondamento del suo divenire. Il maggiore contiene il minore! La terza visione era data da Tellumo. Tellumo era la forza generativa dell’Essere Terra. Era la forza attraverso la quale fondava il divenire dell’Essere Natura per favorire il proprio divenire. Tellumo era per l’Essere Natura ciò che Cerere era per l’universo. Ma se Cerere era la forza che induce la soggettività a crescere Tellumo era il motore che induceva la crescita: la capacità dell’Essere Terra di generare l’Essere Natura. Tutti e tre questi centri di Energia Vitale portano l’Essere Umano ad armonizzare il proprio fare col circostante armonizzando il proprio divenire con quello del circostante. L’insieme di queste forze fondano il divenire dell’Essere Umano e combinando il divenire dell’Essere Umano con il divenire di questi Centri di Energia Vitale fonda il divenire del pianeta armonizzandolo con quello dell’Universo. Quando l’Essere Umano, con l’avvento del cristianesimo, iniziò il saccheggio del pianeta descrivendosi padrone del circostante in quanto rappresentante del dio creatore, contrappose il proprio divenire e le proprie pretese al divenire di Maia, di Tellus e di Tellumo col risultato di tendere a distruggere l’oggettività che lo aveva portato a sorgere dal brodo primordiale diventando quanto egli era. Distruggere l’oggettività ritenendosi padrone di questa significa distruggere il proprio divenire, non quello dell’oggettività. L’oggettività è sopravvissuta alla distruzione di ben altre specie e di ben altre forme e sostanze dell’Essere Natura (ricordiamo la scomparsa dei dinosauri) e continuerà a divenire dopo l’estinzione dei mammiferi sia che questa avvenga per cause “Naturali”, “accidentali” o che avvenga per cause generate dall’Essere Umano. Ciò che porta a ... diventare eterno nello sviluppo della percezione umana è dimostrato dall’evoluzione della Coscienza di Sé denominata Nettuno. Inizialmente si forma come relazione fra gli Esseri Umani e l’acqua. L’acqua del fiume, l’acqua che scorre. Poi la Coscienza di Sé si espande come si espandono gli orizzonti di chi la percepisce e vi si relaziona, così Nettuno diventa il mare. La sua forza è il mediterraneo. Quando l’Attenzione umana si espande oltre il mare, Nettuno diventa l’oceano. Ma l’oceano, il mare e i fiumi sono divenuti. L’Attenzione degli Esseri Umani che si relazionano con la Coscienza di Sé Nettuno supera i confini dello spazio, ma supera anche i confini dei mutamenti. Così Nettuno non è soltanto l’esistente, ma l’origine del divenire dell’Essere Umano che attraverso l’articolazione della sua Attenzione diventa uno con Nettuno e il suo divenuto. Il divenuto di Nettuno è legato al divenuto dell’Essere Umano e questi non fà altro che tornare con la propria Attenzione alle sue origini, al brodo primordiale dal quale nacque. Ciò che produsse il divenuto lo lega a sé per continuare a sviluppare il divenire di ciò che ha prodotto in relazione al proprio divenire. Nessun Essere può staccarsi dalla catena che lo ha prodotto. Può costruire la propria libertà, ma quella libertà contiene gli aggettivi e la sostanza che l’ha prodotta. Ogni Essere è figlio delle Coscienze di Sé che contribuirono non solo alla sua nascita, ma ad ogni passo del suo sviluppo e queste Coscienze non sono estranee all’Essere, ma lo accompagnano lungo il suo cammino in quanto il loro cammino è legato a quello dell’Essere che esse hanno contribuito a costruire e che rappresenta, comunque, parte del loro divenire. Di Nettuno l’Essere Umano percepisce vari aspetti, porzioni della sua Coscienza di Sé con la quale si relaziona. Nettuno entra nella proiezione ideale che conduce l’Essere verso la sequenza dei suoi mutamenti attraverso la relazione con quell’oggettività. Della porzione che la ragione riesce a descrivere di Nettuno c’è Venilia e Salacia. Il moto perpetuo di Nettuno nella sua relazione con la Terra e l’essenza di Nettuno percepita dall’Essere Umano, la sua caratteristica!. Ciò che ha portato all’Essere Umano e a un’infinita quantità di Esseri a camminare lungo una possibilità di eternità è Nettuno. Nettuno cammina a fianco degli Esseri della Natura mentre questi fondano il proprio divenire nell’eternità come proprio divenire nell’eternità della Coscienza e della Consapevolezza. Eppure Nettuno è un aspetto specifico dell’Essere Terra, è parte della sua Coscienza di Sé, ma ha proprie caratteristiche e proprio quelle caratteristiche legano l’Attenzione degli Esseri fondando una propria coscienza e un proprio divenire all’interno della coscienza e del divenire dell’Essere Terra. Un tipo di fiume viene identificato nella religione romana con Volturnus. Volturnus è una Coscienza di Sé del fiume. Anche Nettuno era identificato col fiume. Nettuno era l’acqua. Nettuno era la relazione fra l’Essere Umano e le acque in quanto tali. Questa relazione si è estesa alle acque più grandi nelle quali veniva concentrata l’Attenzione fino a diventare mare e oggi possiamo parlare di oceano dal momento che l’Attenzione è attirata dall’infinito del mare. Volturnus era il fiume come Coscienza di Sé del proprio essere fiume. Volturnus è la Coscienza di Sé che sgorgando dalla fonte si precipita al mare in obbedienza alla propria Necessità. Volturnus non è solo il fiume, ma è il fiume con i suoi bisogni, la sua volontà e le sue determinazioni. L’Essere Umano è formato dal settanta per cento di acqua, eppure la sua coscienza non è data dall’acqua anche se senza l’acqua questa cesserebbe. Così il fiume non è dato soltanto dall’acqua anche se senza l’acqua questo non esisterebbe. E’ dato dalla sua coscienza, una coscienza che attraverso la sua volontà e le sue determinazioni spinge per diventare eterna. Volturnus ha l’essenza di Nettuno ma non è Nettuno: diventa Nettuno. E’ come se il divenire del fiume fosse diventare Nettuno. L’uno e l’altro sono Coscienze della Natura che si relazionano con l’Essere Umano conducendolo lungo la via dell’eternità. L’Essere Umano vive il proprio circostante. Si relaziona col proprio circostante. Il circostante, vivo e immanente, che lo ha circondato fin dall’origine della fondazione della sua ragione è la foresta, il bosco. Se al mare l’Essere Umano arriva a costruire la relazione attraverso la relazione con l’acqua e le sue necessità di questa, il bosco è la sua casa. Il suo immanente. La coscienza del bosco non è una coscienza progressiva. Anche se l’Essere Umano è un divenuto nella Natura, la formazione della ragione lo ha allontanato dalla noumenia dell’esistente e lo ha portato a fondare la relazione con l’esistente attraverso la forma descritta attraverso la quantità di fenomeni percepiti e definiti. Quando la forma perde il controllo sull’Essere Umano l’immanente che lo avvolge è il bosco al cui limitare ha spesso la casa e al quale contende il territorio per poter coltivare il suo campo. Il bosco è lo splendore della sua esistenza; il bosco racchiude la ricchezza della sua esistenza; il bosco è la sua dispensa; il bosco nasconde i suoi pericoli; il bosco incombe sulla sua vita e cerca di scacciarlo invadendo con le sue piante il suo campo impedendogli i raccolti che egli vorrebbe. Il bosco finisce per racchiudere le speranze e il divenire dell’Essere Umano. Il bosco finisce per essere parte dell’Essere Umano. L’Essere Umano finisce per diventare bosco in relazione con esso e col suo divenire. Così quando la ragione cessa la Coscienza di Sé del bosco incombe sull’Essere Umano. L’Essere Umano diventa Silvano. Silvano conduce l’Essere Umano alla relazione col circostante. La costanza della relazione porta l’Essere Umano a distinguere in Silvano molte Coscienze di Sé. Se all’inizio dello sviluppo della sua percezione, superata la ragione, l’Essere Umano scorge la grande Coscienza di Sé Silvano, col proseguo della relazione egli diventa Silvano. La sua Coscienza di Sé diventa parte della Coscienza di Sé Silvano ed egli si accorge che la Coscienza di Sé Silvano altro non è che un insieme di Coscienze di Sé il cui scopo è la fondazione del proprio divenire. Egli è Silvano, ma altri Esseri sono Silvano e a mano a mano che i suoi bisogni e i suoi interessi si affinano la sua Coscienza gli indica Esseri e Coscienze di Silvano con le quali fondare relazioni specifiche. Amadriadi e Querquetulane erano Coscienze di Sé che formavano la Coscienza di Sé Silvano. Le Amadriadi sono le Coscienze di Sé delle querce in quanto tali, le Querquetulane sono le Coscienze di Sé formate dalle Coscienze di Sé della quercia e dalle Coscienze di Sé di quanto la Quercia favorisce lo sviluppo. La Coscienza di Sé Amadriade diviene con la quercia, la Coscienza di Sé Querquetulana diviene con Coscienze di Sé del bosco, continua la sua esistenza dopo la morte della quercia nella forma di Coscienza di Sé del bosco, favorisce la nascita di nuove querce e favorisce il rimboschimento. Se le Amadriadi dopo la morte della quercia continuano il loro divenire eterno come Esseri Luminosi derivati dalla Coscienza di Sé della Natura chiamata quercia, le Querquetulane subiscono percorsi diversi di divenire continuando i loro mutamenti nell’Essere Natura e come parte dell’Essere Silvano dopo la morte della quercia e favorendo la nascita di nuove querce onde favorire l’oggettività in cui altri Esseri e altre Coscienze si sviluppano. Un episodio con Amadriadi e Querquetulane vede il paganesimo Sassone resistere all’avanzata del cristianesimo e al terrore portato da Bonifacio nel tentativo di distruggere il divenire degli Esseri Umani. E’ facile alterando la percezione scorgere il corpo luminoso di grandi alberi. Non solo il loro aspetto e la loro maestosità attrae l’osservatore, ma il veggente davanti ad essi è sempre scosso da un fremito emotivo che ne favorisce la percezione. Il corpo luminoso dei grandi alberi sembra uscire dalla loro forma. Sembra quasi (e probabilmente lo è) che il fatto che gli alberi siano legati alla terra abbiano sviluppato un corpo luminoso estremamente mobile e maestoso. Le due cose rappresentano impressione del veggente. Il divenire appartiene ad ogni singola specie che si adatta proiettando sé stessa nei mutamenti. E’ comunque un fatto che i grandi alberi siano dei “guardiani” del bosco, esprimano forza e determinazione per consentire al bosco di continuare la sequenza dei suoi mutamenti. Non solo il grande albero cresce, ma deve difendere l’oggettività che gli permette di crescere. Parte di questa oggettività sono gli Esseri Umani con i quali gli alberi costruiscono una relazione imponendo loro di farsi venere nei loro confronti per non danneggiare il loro divenire. Distruggere gli alberi significa distruggere anche il divenire umano. I cristiani sanno benissimo che gli alberi non si possono sottomettere, si possono distruggere per poter costruire miseria. Una specificità della coscienza degli alberi è Falacer ed è la Coscienza di Sé degli alberi che per il fatto di produrre frutti atti a soddisfare i bisogni umani costruiscono relazioni privilegiate con gli Esseri Umani fondando il reciproco divenire eterni. Falacer è la relazione fra l’Essere Umano e l’albero da cui riceve i frutti e che si aspetta che l’Essere Umano lo pianti per poter sviluppare la propria specie. Falacer non è solo la relazione fra l’Essere Umano e l’albero, Falacer è la relazione fra gli Esseri Vegetali e gli Esseri Animali; la loro relazione simbiotica quando l’uno favorisce lo sviluppo dell’altro. Ecco Falacer come relazione fra gli Esseri Merli e l’Essere Tamarindo, o Falacer come relazione fra gli Esseri Noccioli e gli Esseri Scoiattolo ecc. ecc.. Anche se i centri di Energia Vitale vengono letti dal punto di vista della Specie Umana in quanto noi siamo Specie Umana, questi si alimentano, attraverso aspetti diversi, anche da altre relazioni in quanto il centro di Energia Vitale vive, si sviluppa e diviene attraverso le relazioni. Il gesto come fare è un gesto ricompensato. Ogni azione che viene fatta alle Coscienze di Sé del circostante è un’azione che riceve una risposta. Così la difesa del bosco ad opera di Esseri Umani viene ripagata dal bosco e dalle sue coscienze. Non è solo Reco che puntella la quercia, sono centinaia di migliaia di Esseri Umani che puntellano i boschi e che oprano affinché questi non siano distrutti. Il problema è che costoro oprano in funzione di sé stessi, del loro divenire: senza bosco non c’è divenire. A differenza di loro Reco ha agito per aiutare una quercia perché lui voleva aiutarla, non perché da questa dipendeva il suo divenire. Egli ha dato qualche cosa che non gli era richiesto e che a lui andava di fare. Questo obbediva alle sue predilezioni, per questo la Coscienza di Sé della quercia decise di marciare al suo fianco affiancandone il divenire. Fondendo il proprio divenire al divenire di Reco. Soltanto quando Reco dissolse il proprio divenire agendo contro la Coscienza di Sé che li marciava a fianco e questa lo abbandonò. Reco aveva puntellato la quercia e la quercia per ripagarlo puntellò Reco fintanto che Reco sviluppava la propria Coscienza di Sé in relazione al suo circostante. Quando Reco volle appropriarsi del circostante un’ape riferì il fare di Reco e la quercia tolse il suo puntello. Come si sceglie di dare così si può scegliere di togliere. Una relazione vive fintanto che esiste reciproco interesse nello sviluppo della relazione stessa. Dopo di che ognuno continua il proprio cammino. E’ importante ricordare come l’alterazione della percezione porti ad incontrare la Coscienza di Sé di ogni albero e si identifica questa coscienza con la descrizione più alta che il condizionamento educazionale impone: l’Essere della propria specie. Smilace è un tentativo della ragione di dare una spiegazione alla Coscienza di Sé di un poderoso Essere Tasso che era entrato nelle relazioni con gli Esseri Umani. La pianta del Tasso è una pianta velenosa ad eccezione della polpa delle bacche e il suo legno è estremamente duro ed adatto alla costruzione di frecce. Il suo legno non può essere usato per la costruzione di utensili da cucina (anche se si è ultimamente scoperto che contiene una sostanza molto importante per la prevenzione del cancro degli Esseri Umani). Nella percezione alterata il Tasso appare un Essere maestoso e determinato nel seguire la sequenza dei suoi mutamenti per diventare eterno. Le piante “velenose” per l’Essere Umano sono Esseri molto potenti. I veleni appartengono al loro processo di adattamento nell’esistente per diventare eterne. Non hanno subito passivamente l’esistente adattandosi, hanno opposto resistenza alle determinazioni dell’oggettività nei loro confronti, hanno sviluppato una resistenza trasformando sé stesse. Il cammino intrapreso da una specie per fondare il proprio divenire determina il potere del singolo Essere della specie in relazione all’intera specie. Se l’Essere Storione getta migliaia di uova per costruire il divenire della sua specie, i mammiferi scelsero di difendere la prole per garantire lo sviluppo della specie. L’una e l’altra scelta determinano un diverso divenire della specie e dei singoli Esseri. Non è da preferire questo o quello, si preferisce quello cui si appartiene. Bisogna imparare a prendere atto che questo e quello costruisce gli individui in modo diverso e se in una specie la potenza è data dalla specie nel suo insieme, in un’altra specie la potenza è data dai singoli individui. Normalmente si costruiscono degli equilibri, una scelta è mediazione fra vantaggi e svantaggi. Questo nulla toglie al Potere di Essere dell’Essere Tasso. La velenosità della pianta è dovuta alle scelte del suo divenire e dalla potenza di Essere che esprime attraverso le sue determinazioni nell’oggettività. Gli Esseri Umani si relazionano con quest’Essere e lo leggono come fosse un Essere della propria specie e con un grande corpo di Energia Vitale. Un corpo molto simile a quello delle Ninfe delle fonti. Un corpo luminoso che fonda il divenire assieme a tutti gli Esseri del circostante e del bosco. Smilace è questa Coscienza. Ogni Essere Vegetale ha una coscienza volta al divenire eterna. Se oggi parliamo di Smilace è solo perché gli Esseri Umani che si sono relazionati con l’Essere Tasso e hanno tentato di descrivere un’umanizzazione della Coscienza percepita sono riusciti a lanciare fino a noi la loro coscienza e la loro relazione magari sotto forma poetica. Oggi noi sappiamo che quella relazione è esistita, ma uno Stregone, alterando la sua percezione, sa che esiste relazione fra Esseri Umani e qualsiasi forma vegetale che hanno incontrato sul loro cammino. Forse non bastano le parole per definire e nominare quelle relazioni. Smilace ci basta come esempio e lo estendiamo a tutte le Coscienze di Sé vegetali dell’esistente. Le relazioni con le Coscienze di Sé vegetali del bosco le possiamo ricordare tramite Nemestrino. Era considerata una specie di divinità suprema delle dee dei boschi, delle Coscienze di Sé degli Esseri Vegetali. In realtà ogni volta che un Essere Umano alterava la percezione ed entrava in relazione con le Coscienze di Sé del bosco incontrava Nemestrino in quanto quella Coscienza di Sé rappresentava l’intero bosco, rappresentava l’intero divenuto del bosco all’interno della relazione. Fosse stato un Essere Noce o un Essere Nocciolo, un Essere Ciliegio o un Essere di qualunque specie vegetale era sempre la specie nella relazione. Quella Coscienza di Sé era Nemestrino in quanto l’Essere Umano difficilmente concepiva o riusciva ad entrare in relazione con più Esseri tanto da diversificare e chiamare con nomi diversi le Coscienze di Sé vegetali. Un altro aspetto è da considerare. Nella religione romana non c’è, se non per quanto riguarda l’Essere Lupo, attrattiva per le Coscienze di Sé animali. Probabilmente è dovuto al tipo di circostante incontrato. Il potere vegetale è predominante rispetto a quello animale, almeno per quanto riguarda l’attrattiva dell’Attenzione umana. Gli animali nella religione romana entrano come animali sacri dedicati a questa o a quella divinità anche se la Coscienza di Sé dell’Essere Lupo, quando entra in relazione con quella dell’Essere Umano, fonda il divenire di diversi centri di Energia Vitale. Nel periodo tardo della religione romana c’è il mito dei Fauni. Un mito che si forma nella percezione di Coscienze di Sé diverse da quelle vegetali incontrate alterando la percezione. I Fauni sono Coscienze di Sé di origine animale, sono le Coscienze di Sé costituenti la Coscienza di Sé di Fauno. Probabilmente la percezione di queste Coscienze era già in atto ma non era entrata a far parte della “mitologia dotta” e molto è andato perduto. Molto probabilmente i Fauni sono una derivazione di percezioni precedenti. In ogni caso, comunque si decida chiamarli, ogni Essere Animale del bosco ha una Coscienza di Sé il cui scopo è quello di diventare eterno attraverso le relazioni col circostante. Queste Coscienze di Sé sono presenti, sono potenti nei loro cammini e l’Essere Umano non li può ignorare sempre. Qualche volta la sua Attenzione può essere distratta od attratta da qualche cosa che lo attrae e coinvolge maggiormente, ma non dimentichiamo mai, anche un Essere Verme, un Essere Battere, un Essere Virus è un Essere il cui scopo è quello di diventare eterno mutamento dopo mutamento attraverso le relazioni col circostante e prima o poi attireranno l’Attenzione di ogni Essere coinvolgendolo nel proprio divenire. Per questo motivo voglio ricordare Sorano come ogni Coscienza di Sé in relazione con l’Essere Umano mentre esercita le proprie determinazioni e la propria volontà per diventare eterno. C’è una condizione particolare che si esprime nella Natura e che coinvolge gli Esseri fondando il loro divenire (o la loro distruzione) ed è Tempesta. Tempesta è un fare di Giove. Un fare particolare che coinvolge e sconvolge la Natura. Tempesta arriva chiamata da Natura e prodotta da Giove. Arriva e sconvolge, favorisce nascite e morti. Tempesta è portatrice di tensione, Tempesta è una scarica di Energia nella Natura. Tempesta genera concentrazioni e scoppi di Energia Vitale. Tempesta è madre di Esseri di Sola Energia Vitale. Tempesta è una delle madri dei Lemuri. Dopo Tempesta costoro cominciano la sequenza dei mutamenti per fondare il proprio divenire. Essi si incamminano verso il divenire nell’eternità. Tempesta non si relaziona direttamente con gli Esseri Umani e con gli Esseri della Natura; Tempesta li coinvolge, li obbliga ad esercitare la propria volontà e le proprie determinazioni per continuare il proprio divenire nell’eternità. Gli Esseri Umani e gli Esseri della Natura, dopo il passaggio di Tempesta raccolgono quanto ha lasciato dietro di sé. Ma non ha lasciato solo morte e devastazione, ha lasciato anche nuovi nati che iniziano il proprio cammino. Tempesta non lascia disperazione, ma costringe gli Esseri ad esercitare le proprie prerogative per evitare di essere coinvolti nella sua furia. Se gli Esseri non usano la propria volontà e la propria determinazione possono essere travolti da Tempesta. L’adattamento degli Esseri deve avvenire anche in presenza di Tempesta. Se non esercitano la propria determinazione e la propria volontà non possono affrontare Tempesta. Tempesta non si affronta: Tempesta si prevede e a Tempesta ci si predispone in anticipo. Ad ogni Tempesta dell’esistenza. E’ necessario guardare il tempo mentre viene incontro per affrontare l’imprevedibile da parte della ragione. Tempesta è un monito a non fissare lo sguardo nel passato. Per tutti gli Esseri della Natura. Tempesta ricorda il significato di Vacuna: ogni Essere è ugualmente importante nella misura in cui sviluppa la propria volontà e le proprie determinazioni nel tentativo di diventare eterni. L’uguaglianza non è data dallo stadio in cui si è; l’uguaglianza è data dalla tensione nel divenire. In questo la Natura non ammette deroghe. Ognuno eserciti il proprio Potere di Essere, le proprie determinazioni, la propria volontà, si trasformi sviluppando il proprio Potere di Essere percorrendo il proprio cammino per diventare eterno. Un Potere di Essere particolare apparteneva alla valle. Questa appariva all’Attenzione degli Esseri Umani come una Coscienza di Sé compatta: un unico Essere. Circoscritto e potente. Riparava e dava sicurezza ad ogni Essere che lo abitava. L’orrido era addirittura inaccessibile. Vallonia era la Coscienza di Sé con cui era identificata. Chi giungeva nella valle poteva essere accettato o poteva essere respinto dal Potere di Essere della Valle stessa. Vallonia è parte dell’Essere Terra, ma ha proprie specificità, propri desideri, propri divenire, proprie peculiarità proprie determinazioni e queste determinazioni impongono un rispetto particolare per il divenire di quel territorio o di quella zona. La valle è circoscritta, è protetta, è chiusa, aiuta a diventare e terni. Esistono altre Coscienze di Sé legate ai territori, ma il suolo Italiano è un suolo pieno di valli, di montagne e di avvallamenti e ognuna di queste valli è una Vallonia, un centro di Potere di Essere in grado di aiutare gli Esseri Umani nel loro cammino per diventare Eterni o di respingerne il percorso. Questo vale anche per le montagne. Un discorso diverso avremmo dovuto farlo se la religione dell’antica Roma si fosse sviluppata fra le montagne del Trentino. Ogni montagna ha la propria Coscienza di Sé e il proprio cammino per diventare eterna esattamente come ogni cellula dell’Essere Umano ha un proprio cammino di eternità per permettere all’Essere Umano il suo percorso per diventare eterno. Nell’immanenza dell’Essere Natura va ricordato il suo fare e le sue determinazioni come Coscienza di Sé immanente ad ogni Essere. Se gli Esseri Umani hanno chiamato quest’Essere in vari nomi fra i quali Giunone Lucina, per la Natura è Geneta. La forza che spinge a generare Esseri della propria specie. Generare sia per sé che (attraverso sé) per alimentare l’Essere Natura. Generare per fondare il divenire dell’Essere Natura! Questa forza è immanente ad ogni Essere, è in ogni DNA, in ogni cellula, in ogni fare, in ogni adattamento soggettivo. L’Essere Natura fonda il proprio divenire eterno attraverso il divenire di ogni Specie della Natura e di ogni Essere nella Natura. L’Essere Natura è immanente all’Essere Umano spingendolo lungo il cammino del proprio divenire. L’Essere Natura lo circonda e non perde occasione per presentarsi, per presentare le proprie determinazioni, per presentare le proprie necessità e la propria Coscienza di Sé. L’Essere Natura è ciò che porta a...diventare eterno dell’Essere Umano, lo supporta nelle difficoltà, mantiene viva la sua Attenzione anche quando gli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra tendono a metterlo in ginocchio.

Marghera, 1996

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 Marghera – Venezia

Tel.041933185

E-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

TORNA ALL'INDICE