Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù
Cod. ISBN 9788893322034
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L'amore è un sentimento di trasporto emotivo verso l'altro. E' il sentimento che ci induce a costruire delle relazioni. E' il sentimento di benessere che proviamo vivendo nel mondo e abitando il mondo.
L'amore è legame emotivo che porta gli individui a progettare insieme, ad essere solidali e compartecipi di un comune cammino esistenziale.
Amore è la rappresentazione del sentimento dell'individuo nel mondo in cui vive. E' rappresentato dalla sua attività in base alle pulsioni che dentro di lui si manifestano nell'oggettività in cui agisce.
Noi non possiamo leggere il sentimento d'amore di un individuo. Possiamo dedurlo dalle sue azioni, da come quell'individuo considera la relazione fra sé e gli oggetti diversi da sé. Fra sé e l'oggettività in cui vive.
Questa relazione manifesta le modalità d'agire del soggetto.
Dobbiamo prendere in considerazione le pulsioni del soggetto date dai suoi bisogni.
Nella società dobbiamo, inoltre, considerare la capacità del soggetto, la sua intelligenza, nel veicolare le sue pulsioni nell'oggettività sociale in cui vive.
La qualità dell'amore Pagano si qualifica attraverso questi tre elementi. Elementi assolutamente ignorati in ogni altra forma religiosa in quanto, nessun'altra forma religiosa ritiene che: 1) che l'oggettività sia in grado di manifestare fenomeni nei confronti di un soggetto (soggetto o insieme di soggetti a sua volta) che può determinare le scelte del soggetto che in essa agisce; 2) che il soggetto sia portatore di pulsioni, bisogni e necessità quale patrimonio del divenuto della propria specie attraverso i quali discrimina fra i fenomeni che percepisce e a sua volta agisce inserendo nell'oggettività fenomeni propri; 3) che il soggetto sia in grado di soggettivare l'oggettività stessa allineando, in un rapporto empatico, i propri bisogni e le proprie necessità ai bisogni e alle necessità dell'oggettività stessa.
Questi tre elementi qualificano l'amore Pagano, il suo modo di rappresentarsi nella società, ma non qualificano le modalità sessuali dell'amore stesso. Amare il mondo e fare sesso nel mondo sono due cose diverse, ma sia nell'una che nell'altra si impiega la medesima energia e le medesime pulsioni soggettive.
1) che l'oggettività sia in grado di manifestare fenomeni nei confronti di un soggetto (soggetto o insieme di soggetti a sua volta) che può determinare le scelte del soggetto che in essa agisce;
Un'oggettività capace di manifestare fenomeni nei confronti di un soggetto che ne determinano le scelte soggettive è un'oggettività che ha responsabilità soggettive nei confronti delle azioni future che il soggetto metterà in essere all'interno di essa.
Se noi pensiamo ad un individuo che nasce e si sviluppa all'interno della natura, cioè all'esterno del complesso psichico-culturale-emozionale della società umana, possiamo delimitare le necessità che i fenomeni provenienti dalla Natura esprimono nei confronti del singolo individuo: bisogni sessuali e bisogni alimentari. L'individuo è portatore di sessualità e cibo. Sessualità all'interno della propria specie e fonte di cibo per altre specie della natura.
L'amore della natura per l'individuo della singola specie si esprime attraverso le pulsioni di questi due bisogni fondamentali. Bisogni che vengono espressi dalla Natura nei confronti del singolo soggetto mediante i propri fenomeni e a quei fenomeni, portatori di quei bisogni, il singolo soggetto si adatta. L'amore della Natura si esprime nel soggetto mediante la sua necessità di espansione che si manifesta all'interno delle proprie specie e dei singoli Esseri delle proprie specie. Condizioni affinché si possano espandere. L'espansione avviene sia sul piano fisico (cibo) che su quello emotivo (sessualità). Dove la Natura si alimenta dall'espansione delle singole specie che avviene sia sul piano fisico che sul piano emotivo: le specie manifestano il loro amore nei confronti della Natura espandendosi.
In cosa consiste l'atto d'amore della Natura?
Nel fornire un'opportunità di esistenza ad ogni singola specie e ad ogni individuo di ogni singola specie.
In cosa consiste l'atto d'amore della singola specie nei confronti del singolo individuo?
Nel fornirgli le proprie strategie d'esistenza che ha elaborato nel corso dei milioni di anni.
In cosa consiste l'atto d'amore del singolo individuo nei confronti della propria specie e della Natura?
Nel penetrarle espandendo sé stesso sia come soggetto di specie che come soggetto della Natura.
Si hanno due tipi di movimento: colui che fornisce i mezzi e colui che attraverso i mezzi forniti esercita la propria volontà. Solo che chi fornisce i mezzi a sua volta ha esercitato la propria volontà (La Natura ha modificato la natura del pianeta per renderla funzionale al proprio migliore sviluppo) e così le singole specie nei confronti della Natura e il singolo individuo nei confronti sia della Natura che della propria specie. L'oggettività manifesta le condizioni, il soggetto, agendo, modifica quelle condizioni. L'oggettività mette il soggetto nelle condizioni di agire in essa e di modificare essa stessa. QUESTO E' L'ATTO D'AMORE DELL'OGGETTIVITA'. Un atto d'amore che non include il fermare le volontà che vogliono cibarsi del soggetto, ma implica fornire al soggetto delle opportunità attraverso le quali poter esercitare la propria volontà d'espansione.
Proviamo a vedere come questo meccanismo d'amore si manifesta nel sistema sociale umano come oggi noi lo conosciamo.
La società monoteista deve penetrare il nuovo nato. Deve imporgli l'accettazione di sé stessa. Non è la generatrice che deve fornire al nuovo nato i mezzi mediante i quali questi possa agire in sé stesso, ma è il violentatore che deve costringere il nuovo nato a fagocitare sé stessa. Nei confronti del nuovo nato non si esprimono i bisogni della Natura, ma si esprime il bisogno della società di appropriarsi del nuovo nato: appropriarsi del suo essere soggetto. Un nuovo movimento appare nella storia dello sviluppo emozionale della vita: l'oggettività soggettiva il soggetto!
Abbiamo un'oggettività che anziché avvolgere ciò che genera e variare le condizioni affinché il generato adatti al meglio sé stesso, agisce direttamente sul nuovo nato affinché questo si adatti a sé stessa e alla conservazione di sé stessa. La società umana è terrorizzata dal nuovo nato. Il nuovo nato potrebbe variare la società stessa, modificarla, introdurvi delle variabili. Questo deve essere evitato. Il nuovo nato deve essere distrutto nella propria capacità propositiva e deve essere costretto a riprodurre la società umana per ciò che oggi è, dopo essere stato costretto a fagocitare ciò che questa è.
Se nella Natura da dove noi proveniamo e nella quale ci siamo formati il movimento dell'oggettività era un movimento avvolgente nei confronti del nuovo, nella società attuale l'oggettività sociale deve penetrare il nuovo per costringerlo a sé stessa. Nella Natura il nuovo nato era una qualità che emergeva dall'insieme, nell'attuale sistema sociale umano, voluto dal monoteismo, il nuovo nato è solo un dato quantitativo. Un elemento statistico che solo qualche volta e per condizioni fortuite è in grado di variare, sia pur di poco, l'oggettività nella quale viviamo.
Al movimento della Natura, attraverso il quale siamo divenuti dopo milioni e milioni di anni di adattamenti, diamo il nome di AMORE, al movimento messo in essere dalla società monoteista, nei confronti dei singoli individui, diamo il nome di STUPRO!
2) che il soggetto sia portatore di pulsioni, bisogni e necessità quale patrimonio del divenuto della propria specie attraverso i quali discrimina fra i fenomeni che percepisce e a sua volta agisce inserendo nell'oggettività fenomeni propri;
Il primo atto attraverso il quale un Pagano si rapporta col mondo è quello di riconoscersi parte del mondo. Riconoscere che pulsioni, bisogni, tensioni, emozioni non sono cose del suo esclusivo sentire, ma sono oggetti che attraversano tutti gli oggetti del mondo in cui vive. "Io sento, come tu senti!"; "Io percepisco, come tu percepisci!"; "Io mi emoziono, come tu ti emozioni!"; "Io ho bisogni, come tu hai bisogni!"; "Io ho necessità, come tu hai delle necessità!"; "Io esercito la mia volontà, come tu eserciti la tua volontà!".
L'atto d'amore del Pagano è la consapevolezza soggettiva che ogni sua azione, quale prodotto dei suoi bisogni, del suo sentire, della sua necessità viene ad incidere su sentire, necessità e bisogni degli oggetti del mondo che lo circondano e che la sua azione comprende.
L'azione del Pagano è quella di penetrare consapevolmente il mondo in cui vive. Variare consapevolmente i bisogni e le necessità del mondo in cui vive. Proprio perché fa questo, il Pagano si fa avvolgere dal mondo in cui vive. Si fa attraversare dalle passioni del mondo, dalle necessità del mondo, dalle variazioni dell'oggettività che il mondo manifesta e a queste si adatta.
E' l'espressione della sessualità maschile e femminile. Dove per femminile intendiamo il potere di avvolgere quanto può variare e per maschile intendiamo il potere di variare quanto avvolge. Questo processo si manifesta nella Natura come nella sessualità umana. La Natura avvolge e favorisce ogni specie ed ogni soggetto capace di portare delle modificazioni al suo interno. La Natura si appropria di ogni soggetto POTENTE in quanto tale soggetto porta a delle modificazioni di sé stessa. Così è per ogni specie dove chi modifica la specie, o intende modificarla, deve mettere in risalto le caratteristiche che quella specie ritiene utili per proseguire in maniera virtuosa il proprio processo di modificazione (vedi le prove dei maschi nelle varie specie per riuscire ad avere un accoppiamento con le femmine; il maschio vince, ma è il femminile che se ne appropria e lo fagocita!).
Un discorso a parte merita l'omosessualità sia maschile che femminile, ma non è questo il testo. Basti dire che il desiderio di avvolgere, far proprio sessualmente, l'oggetto del quale si ha stima, passione, amicizia è sempre manifestazione della pulsione femminile della vita ed è espressione di voler far proprio, inglobare l'oggetto capace di suscitare emozioni.
Il POTERE della vita è la capacità di far proprio il nuovo che emerge. Il nuovo, sia sotto forma di variazione delle specie, che, più limitatamente nei sistemi sociali, le idee e le variazioni sociali che si manifestano. Quando il nuovo si manifesta, chi lo recepisce e lo ingloba si adatta, si modifica in sua presenza salvo abortirlo se il nuovo non ha adattato a sé stesso l'oggettività della vita: il potere femminile della vita stessa!
Quand'è che il POTERE "maschile" di variare l'oggettività "femminile" ha adattato sé stesso al "potere femminile della vita"? Quando riconosce, agendo di conseguenza, che quanto ha dentro di lui, pulsioni, tensioni, bisogni, desideri, passioni, emozioni esistono anche in tutti gli oggetti del mondo in cui vive al di là di come questi si esprimono nelle azioni degli oggetti del mondo in cui vive.
3) che il soggetto sia in grado di soggettivare l'oggettività stessa allineando, in un rapporto empatico, i propri bisogni e le proprie necessità ai bisogni e alle necessità dell'oggettività stessa.
Quando questo non avviene è la separazione del maschile dal femminile. Non si tratta, come dicono molti psicoanalisti di scoprire dentro un individuo maschio il suo lato femminile o dentro l'individuo femmina il suo lato maschile. Si tratta piuttosto di interazione empatica fra il soggetto e il mondo in cui vive. Non è importante porre l'accento su come i soggetti manifestano sé stessi o la propria sessualità, ma è importante porre l'accento all'interno di quale relazione, fra sé e il mondo, i soggetti manifestano sé stessi.
Il POTERE dell'amore maschile (ed è sempre amore maschile) è rappresentato dalla capacità di soggettivare l'amore femminile, il POTERE con cui il mondo e i soggetti che ci circondano ci pongono le condizioni all'interno delle quali noi esistiamo. E' sempre amore maschile all'interno di un amore femminile al di là del sesso di chi lo esprime o di come, chi lo esprime, esprime o vuole esprimere la propria sessualità.
In caso contrario c'è la separazione fra il femminile e il maschile. La separazione significa la mancanza di amore. Dove, però, nel soggetto esistono pulsioni e tensioni che comunque richiedono di esprimersi nell'oggettività in cui vive col risultato di esprimere quelle pulsioni e quelle tensioni in sé e per sé senza avere la consapevolezza che quell'espressione viene ad incidere nell'oggettività nella quale vive. Quel soggetto ha presente solo sé stesso separato dall'insieme in cui vive. L'espressioni delle sue pulsioni sono una cosa che riguarda solo lui. E' l'aspetto narcisistico della vita. Tutto in funzione di sé stesso. Egli è creato ad immagine e somiglianza del dio padrone, separato dal mondo di cui si pensa il dominatore e la sua sessualità è pura e semplice riaffermazione di sé stesso.
Ogni azione sessuale, sia che si inglobi sia che si penetri, è sempre riaffermazione di sé stessi, ma un conto è essere parte del mondo dove la riaffermazione di sé stessi è all'interno dell'atto sessuale o in funzione dell'atto sessuale e un conto è che la riaffermazione di sé stessi sia un atto di dominio e di appropriazione degli individui come avviene nella società monoteista.
Nella società monoteista gli individui devono essere controllati mediante la loro sessualità in quanto attraverso questa si domina l'espressione delle loro emozioni. Il sesso, nella società monoteista, viene codificato per essere controllato in quanto, attraverso il controllo delle modalità espressive del sesso, si controllano gli individui che esprimono le loro tensioni e le loro emozioni. Gli individui non devono donarsi o appropriarsi di altri individui se non nelle modalità che la società monoteista ha stabilito dopo averli stuprati e costretti ad accettare i modelli prestabiliti.
L'amore Pagano, al di là di come si esprime, non può esimersi dal soggettivare l'oggettività in cui viviamo. Noi siamo parte del mondo in cui viviamo e nel mondo in cui viviamo manifestiamo le nostre strategie d'esistenza. Manifestiamo il nostro amore. Manifestiamo la nostra sessualità. Per come e per ciò che ci da piacere.
Allora l'amore Pagano è molto sensuale e molto sessuale!
L'emozione d'amore è vita. Proprio perché l'inconsapevole si emoziona che diventa consapevole e la consapevolezza è l'emozione d'amore.
E' la nostra capacità di emozionare e farci emozionare che viene fortemente rappresentata dalla sessualità umana. Negare questo sarebbe negare il principio di realtà della nostra specie. Del suo divenuto attraverso centinaia di milioni di anni. Delle sue possibilità di costruire il proprio divenire per milioni di anni.
Ci emozioniamo intellettualmente, sessualmente, fisicamente, ma è sempre l'energia della vita che si esprime in noi: la sessualità!
Il contrario dell'amore pagano è la negazione della sessualità.
Quando si nega l'oggettività della sessualità si costruiscono i campi di sterminio della perversione, come migliaia di processi per pedofilia ai preti cattolici e ai cristiani in generale stanno a dimostrare!
Parliamo delle vicissitudini di LATONA che troviamo, ad esempio, negli Inni Omerici [ed. BUR]:
Canterò forse come Leto ti partorì, gioia per i mortali, sdraiandosi sul monte Cinto nell'isola rocciosa di Delo bagnata dal mare? Da ogni parte le nere onde battevano la spiaggia al soffio fischiante dei venti: da lì provieni, tu che regni su tutti i mortali. Fra le genti che vivono a Creta e nella terra di Atene, nell'isola di Egina e nell'Eubea, famosa per le navi, a Ege, a Iresia e a Pepareto marina, sul Tracio Athos e sulle alte vette del Pelio, a Samotracia e sui monti ombrosi dell'Ida, a Sciro, a Focea e sull'erto monte di Autocane, nell'accogliente Imbro e nella brumosa Lemno, nella sacra Lesbo, sede di Macare, figlio di Eolo, a Chio, la più fiorente delle isole adagiate sul mare, sull'impervio Mimante e sulle alte vette del Corico, a Claro luminosa e sull'erto monte di Esagea, a Samo ricca di acque e sulle erte vette di Micale, a Mileto, a Coo, città dei Meropi, a Cnido elevata e a Carpato, battuta dai venti, a Nasso e a Paro e sulla rocciosa Renea: per tanto spazio camminò Leto, incinta dell'arciere, cercando una terra disposta ad offrirle una casa per il figlio. Ma tutte tremavano per il terrore, e nessuna ardì a cogliere Febo, per quanto fosse prospera, finché l'augusta Leto arrivò a Delo e la interrogò pronunciando parole alate: "Delo, non vorresti essere la sede di mio figlio, Febo Apollo, e ospitare un Tempio fiorente? Nessun altro-vedrai-si occuperà mai di te, e non sarai mai ricca di mandrie e di greggi, stanne certa: non darai messi né farai crescere fitti alberi. Ma se avrai un tempio di Apollo arciere, tutti gli uomini si raduneranno qui per portarti ecatombi, e un profumo infinito di grasso si leverà sempre da te, e nutrirai i tuoi abitanti per mano degli stranieri, poiché non è fertile il tuo suolo". Così disse; Delo gioì e disse in risposta: "Leto, nobile figlia del grande Ceo, sarei lieta di accogliere la nascita dell'arciere divino: infatti sono assolutamente sconosciuta fra gli uomini, e così diventerei famosa. Ma c'è una voce che mi spaventa, Leto, non te lo nascondo: dicono infatti che Apollo sarà un dio troppo violento e avrà un grande potere fra gli immortali e fra gli uomini mortali sulla terra ricca di doni. Perciò temo molto nel cuore e nel petto che, non appena vedrà la luce del sole, vedendo come sono brulla, disprezzerà l'isola e calpestandola con i piedi la sprofonderà nel mare. Allora le alte onde mi sommergeranno per sempre la testa, ed egli cercherà un'altra terra che gli piaccia, per fondarvi un Tempio e boschi ricchi di alberi. E su di me i polipi faranno i loro covi e le nere foche le loro case, al sicuro, lontano dagli uomini. Ma se tu, o dea, volessi farmi un giuramento solenne che qui innanzi tutto egli erigerà un bellissimo tempio, dove gli uomini chiederanno oracoli; e poi fondi pure templi e boschi ricchi di alberi in mezzo ad altri uomini, poiché certo avrà molti epiteti". Così parlò, e Leto disse il solenne giuramento degli Dei: "Chiamo a testimone la Terra e l'ampio Cielo di sopra e l'acqua corrente dello Stige – è questo il giuramento più solenne e terribile per gli Dei beati – che qui ci sarà per sempre un altare odoroso e un santuario di Febo: egli ti onorerà più di ogni altra terra". Dopo che la Dea ebbe pronunciato il giuramento, Delo molto si rallegrò per la nascita dell'arciere divino, ma Leto per nove giorni e nove notti fu trafitta da doglie disperate. Le erano vicino tutte le Dee più grandi: Dione e Rea, e Temi, la dea di Icne, e Anfitrite dalla voce sonora, e le altre immortali, tranne Era dalle bianche braccia, che rimaneva nel palazzo di Zeus adunatore di nubi. Solo Ilizia, la Dea del travaglio, non sapeva nulla; sedeva infatti sulla cima dell'Olimpo fra nubi d'oro, per volontà di Era dalle bianche braccia, che per invidia la teneva in disparte: infatti Leto dai bei capelli doveva partorire un figlio grande e forte. Ma dall'isola accogliente le Dee mandarono Iride in cerca di Ilizia, cui promettevano una grande ghirlanda di nove cubiti tessuta di fili d'oro. ordinavano di chiamarla all'insaputa di Era dalle bianche braccia, perché questa poi non la distogliesse dal venire. Quando la veloce Iride dall'agile piede sentì ciò, s'avviò di corsa, e rapidamente superò la distanza. Arrivata sull'alto Olimpo, la sede degli Dei, subito fece venire Ilizia sulla soglia del salone, e le rivolgeva parole alate, proprio come avevano ordinato le abitatrici dell'Olimpo. Riuscì a persuadere il cuore di Ilizia nel petto, e entrambe si avviarono, movendosi come trepide colombe. Quando Ilizia, la Dea del travaglio, arrivò a Delo, Leto fu presa dalle doglie e s'apprestò a partorire. Cinse con le braccia la palma, puntò le ginocchia sul tenero prato, e sorrise la terra di sotto: il Dio uscì fuori alla luce, e le Dee gridarono tutte.
Questo ci racconta di LATONA l'Inno Omerico relativo alla nascita dell'arciere Apollo.
Marghera, 10 dicembre 2003
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Questa società rappresenta quanto abbiamo ereditato e la nostra azione sociale, in questa società, determina quanto noi vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli. Per questo nessun Pagano potrà mai fingere che quanto succede nella società non lo riguardi.