Ratzinger conclude l'Enciclica "Caritas in Veritate" con le seguenti affermazioni:
"Al termine dell'Anno Paolino mi piace esprimere questo auspicio con le parole stesse dell'Apostolo nella sua Lettera ai Romani: "La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda" (12,9-10). Che la Vergine Maria, proclamata da Paolo VI Mater Ecclesiae e onorata dal popolo cristiano come Speculum iustitiae e Regina pacis, ci protegga e ci ottenga, con la sua celeste intercessione, la forza, la speranza e la gioia necessarie per continuare a dedicarci con generosità all'impegno di realizzare lo « sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini »."
Due cose non devono sfuggire ai commentatori: la citazione di Paolo di Tarso e l'esaltazione della monarchia assoluta nella figura di "Regina pacis" che come "Speculum iustitiae" impone agli schiavi la sottomissione alla chiesa cattolica che ha per madre la padrona.
Nella pratica esoterica cattolica la citazione della Lettera ai Romani fatta da Ratzinger delinea perfettamente l'etica sociale cristiana che Ratzinger vuole imporre.
Vale la pena di citare due passi centrali nell'etica sociale cristiana e, in questo caso cattolica, che Ratzinger vuole imporre mediante l'enciclica Caritas in Veritate:
"Doveri verso l'autorità – Ognuno sia soggetto alle autorità superiori; poiché non c'è un'autorità che non venga da dio, e quelle che esistono sono costituite da dio. Perciò chi si oppone all'autorità resiste all'ordine stabilito da dio; e coloro che resistono attirano la condanna sopra sé stessi. I magistrati non son di timore per le buone azioni, ma per le cattive. Vuoi tu non aver paura dell'autorità? Diportati bene e riceverai la sua approvazione. Essa è infatti ministra di dio per il tuo bene. Se invece agisci male, temi; non per nulla essa porta la spada: è infatti ministra di dio, esecutrice di giustizia contro chi fa il male. E' necessario, quindi, che siate soggetti, non solo per paura della punizione, ma anche per motivo di coscienza. Per questo dovete anche pagare le imposte: perché sono pubblici funzionari di dio, addetti interamente a tale ufficio. Rendete a tutti quanto è dovuto: a chi l'imposta, l'imposta; a chi la gabella, la gabella; a chi la riverenza, la riverenza; a chi l'onore, l'onore."
Tratto da: Paolo di Tarso, lettera ai Romani 13, 1-7
Che nei rapporti di lavoro si traduce:
"Schiavi, obbedite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con sincerità di cuore, per timore del signore. tutto quello che fate, fatelo di cuore, come per il signore e non per gli uomini, sapendo che riceverete in ricompensa l'eredità dalle mani stesse di dio. E' a cristo signore che voi servite. Chiunque, invece, commette ingiustizia, commetterà secondo l'ingiustizia commessa: non vi sarà accettazione di persone."
Tratto da: Paolo di Tarso, lettera ai Colossesi 3, 22-25 (vedi anche Paolo di Tarso nella lettera agli Efesini, Timoteo, Tito)
E ancora:
"Ma si deve riconoscere che Dio è verace, mentre ogni uomo è menzognero, come sta scritto: "Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando vieni giudicato". Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che dedurremo? Dio è forse ingiusto quando scatena la sua ira? (parlo della maniera umana). No, certo: altrimenti come potrebbe Dio giudicare il mondo? E se a causa della mia menzogna, la veracità di Dio rifulge maggiormente a gloria sua, perché io dovrei ancora essere giudicato un peccatore? Meglio, perché non dovremmo metterci a fare il male, perché ne venga il bene? Così alcuni ci accusano di affermare. La condanna di costoro è giusta."
Tratto da: Paolo di Tarso Romani, 3, 4-8.
Come si può notare, tutta l'etica proposta da Paolo di Tarso e ripresa da Ratzinger, con la sua citazione finale alla lettera ai Romani, è offensiva nei confronti della Costituzione della Repubblica. E' offensiva nei confronti dei diritti fondamentali della Costituzione e in quel principio Costituzionale che condanna il dio padrone cristiano e chi, come funzionario delle Istituzioni, si identifica in esso:
"I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili ed amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli Enti Pubblici."
Tratto da: Art. 28 Costituzione della Repubblica.
Da un lato Ratzinger esalta la monarchia assoluta e dall'altro propone l'etica del trafficante di schiavi da imporre alla società civile.
Precisazioni indotte da Francesco Bacone per COMPRENDERE IL SIGNIFICATO DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"
Per commentare l'ultima enciclica di Ratzinger è necessario affrontare, innanzi tutto, le conclusioni a cui giunge l'enciclica. Le conclusioni sono gli intenti per i quali l'enciclica è stata scritta.
L'enciclica non è un'analisi che partendo da premesse giunge a delle conclusioni. Al contrario. Un'enciclica cattolica esprime degli intenti. Intenti cattolici che devono essere imposti e l'enciclica ha lo scopo di giustificare teologicamente o socialmente il diritto di imporre quegli intenti che vengono pensati aprioristicamente nell'esposizione e confermati nella conclusione dell'enciclica.
Quando si analizza un testo è necessario comprendere quale metodo è stato usato per erigerlo.
Se si tratta di un testo filosofico generale, il concetto affermato, anticipato dal filosofo, viene da questi argomentato per sostenere il suo concetto. Quando gli argomenti non sono sufficientemente logici, rispetto alla cultura del tempo, il filosofo modifica il suo concetto.
Se si tratta di un materialista dialettico; costui esporrà la sua tesi, solleciterà l'esposizione delle antitesi e la conclusione consisterà nella sintesi delle diverse posizioni.
Se si tratta di un teologo, costui esporrà la sua verità che diventa concetto apriori e conclusione del suo lavoro. Il teologo, data la verità, esporrà come quella verità va applicata e le sue conclusioni ritorneranno alla verità annunciata che è intento e conclusione del suo lavoro.
Il termine "verità", usato dai teologi, va tradotto col termine "sottomissione".
Chiunque può entrare all'interno di un lavoro del filosofo o del materialista dialettico. Al concetto, o alla tesi annunciata, si oppongono argomentazioni o antitesi, sia a sostegno che a critica. Quando, invece, si analizza il lavoro di un teologo è necessario accedere ad una diversa "verità". Il lavoro del teologo è "vero" o "falso" a seconda che sia "vera" o "falsa" la verità annunciata. E per "vera" o "falsa" non si intende oggettivamente "vera" o "falsa" tale verità, ma si intende se tale verità coincide od ostacola i bisogni umani e le necessità dell'uomo di trasformarsi nell'insieme sociale e culturale in cui vive. Se, cioè, vanno nella direzione della libertà dell'uomo o nella formazione di una schiavitù dell'uomo sia pure riproposta in termini culturali diversi da quelli che hanno preceduto l'attuale presente.
Prima di analizzare quanto scrive Ratzinger è bene fare una precisazione di che cosa intende Ratzinger col termine "uomo" e che cosa intende Ratzinger col termine "dio" che, più correttamente va scritto come "dio padrone". Il nome e la funzione per distinguerlo dal nome e dalla funzione degli Dèi Pagani. Zeus è un "padre" e non è mai un padrone. Zeus, infatti, non dice agli uomini che cosa devono o non devono fare. Zeus non detta una morale agli uomini, né alimenta il terrorismo per sottomettere gli uomini ad una morale estranea. Il concetto di giustizia, Zeus lo applica a sé stesso. Al contrario, il dio dei cristiani è solo padrone e mai padre: egli, al massimo, si vanta di "creare dal nulla" non di "generare". Zeus Genera la vita e la vita che genera appartiene al "vivere di Zeus". Zeus è partecipe della vita, non il padrone della vita. E così ogni altro Dio delle Religioni Pagane. Al contrario, il dio dei cristiani è nascosto alla vita, estraneo alla vita, trascendente la vita. Il cristiano stesso non costruisce i rapporti col dio mediante il suo partecipare al vivere, ma attraverso la sua patologia riversata in un'immaginazione di onnipotenza che lo identifica col dio padrone. Il cristiano alimenta un rapporto personale e privato col dio padrone. Il cristiano non costruisce le relazioni con gli Dèi quali espressione degli oggetti e delle pulsioni nel mondo. Così, mentre Ercole per come affronta le contraddizioni nella sua vita può affermare di essere "figlio di Zeus" in quanto in ogni istante della sua esistenza ha veicolato i propri bisogni, le proprie tensioni. In altre parole fu sé stesso. Il termine "figlio" nella religione cristiana cattolica va tradotto in "schiavo sottomesso". Diventi figlio del dio padrone nella misura in cui fai la volontà del dio padrone, non nella misura in cui fai la tua volontà. Per contro, il cristianesimo, e il cattolicesimo nel nostro caso, non riconoscono la volontà dell'uomo. Per il cattolico l'uomo non ha una volontà in sé (per questo i cristiani affermano che l'uomo è incapace e impotente) e, quando non fa la volontà del dio padrone, fa la volontà del "nemico del dio padrone". Il demonio dei cristiani.
Per questo motivo il termine di "figli" riferito al dio padrone, va tradotto in "schiavi". Lo schiavo è colui che è privato della volontà di sceglier e d'agire: come colui che fa la volontà del dio padrone.
Proprio in questo sta il significato sostanziale che Ratzinger attribuisce al termine "uomo" e, per continuità, al termine "dio". Quando Ratzinger parla del termine "uomo" non intende "gli uomini" come specie e nemmeno gli "Esseri Umani", come Esseri che abitano il mondo, ma intende sé stesso come modello d'uomo. Egli parla di sé stesso come modello d'uomo che la teologia eleva a livello di "dio fra gli uomini". Ratzinger, capo dei capi degli uomini, modello di riferimento degli uomini in quanto vicario del dio padrone in terra e dio padrone egli stesso: appunto, "servo dei servi"!
Così Ratzinger, quando parla dell'"uomo che ha bisogno di dio", sta parlando dell'incapacità di Ratzinger, come individuo, di affrontare la propria quotidianità, la propria vita, senza il delirio di onnipotenza nell'identificarsi col suo dio padrone. E' come se Ratzinger riflettesse sul fatto che lui può affrontare la vita in quanto rappresenta il dio padrone, ma chiunque non rappresenti il dio padrone non può essere in grado di affrontare la vita. Solo il dio padrone affronta la vita; gli altri soccombono nei forni crematori! Il dio padrone, che nell'enciclica Cartas in Veritate, altri non è che Ratzinger stesso onnipotente che guarda con disprezzo e sufficienza a sé stesso, Ratzinger uomo. Se Ratzinger non fosse diventato il vicario del dio in terra sarebbe rimasto quello che è: "una merda umana". Non si tratta di schizofrenia, ma di scissione della personalità indotta dal cristianesimo nel suo gioco di trasformare gli Esseri Umani in incubi e succubi nel divenire umano.
Un'altro significato che deve essere puntualizzato nel linguaggio cristiano e cattolico in particolare, è il significato di "amore" che, nell'ideologia religiosa cattolica viene assimilato al concetto di "carità". Nell'ideologia cattolica l'amore è il sentimento del dio padrone per l'uomo. E l'uomo, per l'ideologia cattolica, deve rispondere con obbedienza all'amore di dio in quanto dio è il padrone dell'uomo. Se l'uomo non risponde al volere di dio che Ratzinger chiama amore, il dio padrone di Ratzinger esprime il suo amore ammazzando l'uomo o ordinando di ammazzarlo fra "pianti e stridor di denti".
"Voi siete miei amici se fare quello che vi comando" (vangelo di Giovanni 15, 14)
Non esiste nell'ideologia cristiana il concetto di amore reciproco: non siamo davanti ad Afrodite. Afrodite, Apollo, Ares, Efesto, amano l'altro e dall'altro desiderano essere amati. Il dio padrone cristiano non desidera essere amato, ma vuole essere obbedito. L'obbedienza, la sottomissione, il dio padrone dei cristiani, lo chiama "rispondere all'amore di dio". Voi, dice il padrone Gesù, non contate nulla:
"Non siete voi che avete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho destinati affinché andiate e portiate frutto, un frutto duraturo e qualunque cosa chiedete al dio padrone in nome mio, egli ve la conceda." (vangelo di Giovanni 15, 16)
Si tratta di stuprare, non di amare. Come la sessualità di rapina e imposta mediante la violenza si chiama stupro, così si chiama stupro imporre allo schiavo la deferenza per il padrone violentandone la libertà.
Per questo motivo, per non creare equivoci, il termine "amore" va corretto col termine "stupro".
Il dio dei cristiani, e con lui Ratzinger che si considera il vicario dei vicari, non "ama" gli uomini, ma li "stupra" in funzione della sua morale e del suo dominio.
Da puntualizzare, inoltre, il concetto di "carità". Nella religione cristiana, cattolica nel nostro caso, il termine "carità" e "amore" vengono associati. Questo perché la "carità" è l'atto d' "amore" dell'individuo socialmente o gerarchicamente più forte alla quale il più debole si deve sottomettere esprimendo gratitudine. Dal momento che il cattolicesimo nega il diritto dell'individuo di chiedere giustizia nei confronti delle azioni fatte dal "dio padrone", e per estensione dei suoi vicari, ne consegue che l'atto di "carità" è l'azione con cui il più forte impone agli individui socialmente "deboli" di rinunciare ai loro diritti Costituzionali riconoscendo il diritto di onnipotenza del dio padrone e dei suoi vicari. L'atto di carità è dunque un atto di violenza con il quale le persone vengono private dei diritti di cittadini per essere trasformate in sudditi sottomessi al dio padrone.
Come in Proverbi 25, 21-22, così:
""Se è possibile, per quanto sta da voi, vivete in pace con tutti. Non vi vendicate, carissimi, ma cedete il posto all'ira divina: poiché sta scritto: "A me la vendetta, io darò ciò che spetta", dice il Signore. Anzi, "se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; facendo così ammasserai carboni accesi sul suo capo"."
Tratto da: Paolo di Tarso lettera ai Romani 12, 18-20
Anche il termine "carità" va sostituito, col termine "prevaricazione"
Una volta precisato questo, proviamo a leggere il significato del Paragrafo 78 dell'enciclica Caritas in Veritate.
Scrive Ratzinger, debitamente puntualizzato ed eticamente parafrasato:
78. Senza il Dio padrone l'uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia. Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo dei popoli che quasi ci spingono allo sconforto e alla resa, ci viene in aiuto la parola del Padrone Gesù Cristo che ci fa consapevoli: «Senza di me non potete far nulla » (Gv 15,5) e c'incoraggia: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Di fronte alla vastità del lavoro da compiere, siamo sostenuti dalla fede nella presenza del Dio padrone accanto a coloro che si uniscono nel suo nome e lavorano per la volontà del Dio padrone. Paolo VI ci ha ricordato nella Populorum progressio che l'uomo non è in grado di gestire da solo il proprio progresso, perché non può fondare da sé un vero umanesimo. Solo se pensiamo di essere chiamati in quanto singoli e in quanto comunità a far parte della famiglia del Dio padrone come suoi chiavi, saremo anche capaci di produrre un nuovo pensiero e di esprimere nuove energie al servizio di un vero umanesimo integrale. La maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la prevaricazione e si faccia guidare dalla sottomissione, accogliendo l'una e l'altra come dono permanente del Dio padrone. La disponibilità verso il Dio padrone apre alla disponibilità verso gli schiavi e verso una vita intesa come compito solidale e gioioso. Al contrario, la chiusura ideologica al Dio padrone e l'ateismo dell'indifferenza, che dimenticano il Creatore padrone e rischiano di dimenticare anche i valori umani, si presentano oggi tra i maggiori ostacoli allo sviluppo. L'umanesimo che esclude il Dio padrone è un umanesimo disumano. Solo un umanesimo aperto all'Assoluto dio padrone può guidarci nella promozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile — nell'ambito delle strutture, delle istituzioni, della cultura, dell'ethos — salvaguardandoci dal rischio di cadere prigionieri delle mode del momento. è la consapevolezza dell'attività di stupro indistruttibile del Dio padrone che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane. La sottomissione imposta dal Dio padrone ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti, anche se non si realizza immediatamente, anche se quello che riusciamo ad attuare, noi e le autorità politiche e gli operatori economici, è sempre meno di ciò a cui aneliamo. Il Dio padrone ci dà la forza di lottare e di soffrire per sottomettere il bene comune, perché il Dio padrone è il nostro Tutto, la nostra speranza più grande.
L'assunto creazionista dal quale Ratzinger parte per fare le sue affermazioni nel 78 paragrafo hanno un fondamento CRIMINALE.
Perché criminale?
Perché Ratzinger nel definire le possibilità o le impossibilità dell'uomo come presupposto delle conclusioni che si appresta a tirare, omette il divenuto dell'uomo. Omette tutti i processi di trasformazione dell'uomo. Omette gli effetti dell'educazione. Omette la violenza con cui si sono bloccati nell'uomo gli strumenti con cui affrontare lo sconosciuto che lo circonda. In altre parole, omette la realtà dell'uomo per condannare l'uomo alla sottomissione al suo dio padrone.
Per Ratzinger l'uomo è un impotente, un incapace. Senza i "doni" del proprio padrone, ottenuti mediante la sua intercessione e di tutti i Ratzinger che lo hanno preceduto, secondo Ratzinger "l'uomo non comprende nemmeno chi egli sia".
Da qui la necessità di Ratzinger di muovere "guerra" a tutti i respiri di libertà dell'uomo.
Ricordo che nell'enciclica Spe Salvi Ratzinger ha affermato che il progresso dell'uomo, dal suo punto di vista, è una trasformazione che va dalla fionda alla superbomba. In realtà, il progresso dell'uomo è la liberazione dell'uomo dal campo di sterminio che Ratzinger chiama "la città di dio". Quel processo sociale che ha portato l'uomo ad uscire dall'assolutismo cristiano e dall'ideologia schiavista attraverso tutte le contraddizioni che la resistenza cristiana, nell'imporre la schiavitù, ha costretto l'uomo.
Io sono il vostro padrone, dice il dio padrone Ratzinger. Non potete uscire dal campo di sterminio: non sapete nemmeno chi siete! Così Ratzinger si nutre della paura e dell'angoscia di uomini che ha educato a temere la trasformazione il futuro.
Per questo Ratzinger conclude l'enciclica Caritas in Veritate, debitamente parafrasata nel suo reale significato etico:
79. Lo sviluppo ha bisogno di schiavi con le braccia alzate verso il Dio padrone nel gesto della supplica, schiavi mossi dalla consapevolezza che lo stupro pieno di sottomissione prevaricazione nella sottomissione, [ caritas in veritate], da cui procede l'autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato. Perciò anche nei momenti più difficili e complessi, oltre a reagire con consapevolezza, dobbiamo soprattutto riferirci all'attività di stupro. Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di sottomissione al Dio padrone, di schiavitù spirituale nel padrone Cristo, di affidamento alla volontà del padrone e alla Misericordia per gli schiavi del dio padrone, di stupro e di sottomissione allo sturo, di rinuncia a se stessi, di accoglienza degli schiavi, di giustizia nella volontà del dio padrone e di pace affinché nessuno chieda giustizia nei confronti del dio padrone (e dei suoi vicari). Tutto ciò è indispensabile per trasformare i « cuori di pietra » in « cuori di carne » (Ez 36,26), così da rendere « schiava del dio padrone » e perciò più degna dell'uomo la vita sulla terra. Tutto questo è dell'uomo, perché l'uomo è lo schiavo che permette l'esistenza del dio padrone nella propria esistenza; ed insieme è di Dio padrone, perché il Dio padrone è al principio e alla fine di tutto ciò che vale e redime: « Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo il padrone e Cristo è schiavo del Dio padrone » (1 Cor 3,22-23). L'anelito del cristiano è che tutti gli Esseri Umani, trasformati in schiavi, possano invocare il Dio padrone come « Padre nostro! ». Insieme al padrone Schiavo unigenito, possano tutti gli uomini imparare a sottomettersi al Dio padrone e a chiedere al padrone, con le parole che il padrone Gesù stesso ha insegnato agli schiavi sottomessi, di obbedirLo santificandolo e vivendo secondo la volontà del padrone, e poi di supplicare per avere il pane quotidiano necessario, supplicare la comprensione e elemosinare la generosità verso i debitori, supplicare per non essere costretti ad affrontare con la propria volontà la propria vita, prendersi nelle proprie mani il proprio futuro, e di chiedere al dio padrone di non ricevere troppo male (cfr Mt 6,9-13).
E' Francesco Bacone che ci mise in guardia sul significato delle parole.
Ratzinger usa le parole con un significato schiavista e gioca sul fatto che i suoi schiavi interpretino quella parole secondo i loro desideri.
Francesco Bacone mise in guardia l'uomo dicendogli che uno degli "idoli" che blocca il suo sviluppo è l'illusione che le parole suscitano in lui nel gioco dell'immagine e del virtuale.
E' come per il "non uccidere" dei comandamenti cristiani: il dio padrone uccide gli esseri Umani, ma i cristiani ne approvano l'attività stragista. Perché? Perché per i cristiani i comandamenti si applicano agli schiavi, non al padrone. Così la pace va imposta allo schiavo affinché continui ad essere schiavo e non si ribelli al dio padrone.
L'etica proposta da Ratzinger è un'offesa alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. L'enciclica Caritas in Veritate è un'esaltazione del padrone buono affinché continui ad essere un padrone. L'esaltazione autocompiaciuta di Ratzinger affinché chiunque continui a mettersi in ginocchio davanti a Ratzinger e garantire il diritto a Ratzinger di stuprare i popoli in nome e per conto del dio padrone che egli rappresenta.
Per concludere, l'Enciclica Caritas in Veritate è un'offesa alla società civile, alla Costituzione della Repubblica, alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e alla carta dei Diritti Fondamentali dei Cittadini Europei!
Per questo motivo, l'affermazione finale di Ratzinger:
"...la speranza e la gioia necessarie per continuare a dedicarci con generosità all'impegno di realizzare lo «sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini »."
Va interpretata come la speranza di dedicarsi con impegno per realizzare la schiavitù di tutto l'uomo e di tutti gli uomini nel principio secondo cui:
"... affinché nel nome del padrone Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e negli inferi e ogni lingua confessi che Gesù cristo è il padrone a gloria del dio padrone che, pertanto, deve essere chiamato "padre"." (se preferite, data l'attualità, "papi"). Paolo di Tarso, lettera ai Filippesi 2, 10-11
La questione è molto semplice.
Si tratta di difendere l'etica e la morale della Costituzione della Repubblica che tanto sangue è costata contro il terrore cattolico per impedire a Ratzinger di ripristinare l'ideologia e l'etica schiavista nella società degli Esseri Umani.
Marghera, 08 luglio 2009
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
L'ideologia nazista è la stessa idologia ebrea e cristiana volta alla conquista del mondo. Per rintracciare i fondamenti dell'ideologia nazista dobbiamo leggere l'ideologia ebrea e cristiana. Non è importante se davanti a voi trovate le bandiere dei crociati di cristo, le bandiere a sei punte ebree o la svastica hitleriana. Hanno gli stessi propositi: il genocidio e la violenza per imporre il dio padrone e impedire alle persone di essere dei soggetti di diritto Costituzionale.