IL PAGANESIMO POLITEISTA E LA STREGONERIA INCONTRANO IL BUDDHISMO!



COMMENTO AL NOBILE OTTUPLICE SENTIERO!

Dal MAHASATIPATTHANASUTTANTA

(le basi della consapevolezza)

Di

Claudio Simeoni

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NELLA PRIMA PARTE


Il Nobile Ottuplice Sentiero
1. Corretta opinione
2. Corretto intenzione
3. Corretta parola
4. Corretta azione
segue seconda parte



Proviamo a prenderci l'Ottuplice sentiero dal MAHA SATIPATTHANA SUTTANTA



Cosa è, o monaci, retta opinione?

Quella che è, o monaci, conoscenza del dolore, conoscenza dell'origine del dolore, conoscenza della via che mena alla fine del dolore. Questa o monaci, è detta retta opinione.



Cosa è, o monaci, retta intenzione?

Quella che è intenzione di astenersi da bramare, che è intenzione di astenersi da astio, che è intenzione di astenersi da crudeltà. Questa, o monaci, viene detta retta intenzione.



Cosa è, o monaci, retta parola?

L'astenersi da parola falsa, l'astenersi da parola calunniosa, l'astenersi da parola aspra, l'astenersi da parola frivola. Questa, o monaci, viene detta retta parola.



Cosa è, o monaci, retta azione?

L'astenersi dall'uccidere, l'astenersi dal non dato, l'astenersi dal cattivo comportamento per brame. Questo, o monaci, vien detta retta azione.



Cosa è, o monaci, la retta vita?

Ecco, o monaci, un nobile discepolo, abbandonata una vita opposta, intraprende un modo di vivere secondo retta vita. Questa, o monaci, viene detta retta vita.



Cosa è, o monaci, retto esercizio?

Ecco, o monaci, un monaco dirige ed esercita la propria volontà a che non sorgano non sorti cattivi non salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Dirige ed esercita la volontà ad abbandonare sorti cattivi non salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Dirige ed esercita la volontà a far permeare, a non confondere, ad incrementare, a sviluppare, a coltivare, a perfezionare, sorti salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Questo, o monaci, viene detto retto esercizio.



Cosa è, o monaci, retta consapevolezza?

Ecco, o monaci, un monaco dimora in un corpo osservando il corpo, strenuo, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora nella sensazione osservando la sensazione, strenua, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora nella mente osservando la mente, strenua presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora tra gli elementi osservando gli elementi, strenuo, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza. Questa, o monaci, vien detta retta consapevolezza.



Cosa è, o monaci, retta concentrazione?

Ecco, o monaci, un monaco lungi da elementi non salutari raggiunta la riflettente, osservante, nata da distacco beata serenità, prima esperienza raggiunta dimora. Riflessione ed osservazione quietate, l'intera tranquillità della mente, l'unità dell'essere, la non riflettente non osservante nata di concentrazione, beata serenità, seconda esperienza raggiunta dimora. Superata la beatitudine, in assenza di ogni alterità, equanime dimora, e prova nel corpo quella serenità per cui i nobili dicono: “l'equanime savio dimora sereno”, e terza esperienza raggiunta dimora. Ed ancora superando la gioia, superando il dolore, purificandosi da precedenti euforie o sofferenze, raggiunta la priva di dolore, la priva di gioie, equanime, consapevole, perfetta, quarta esperienza raggiunta dimora. Questa, o monaci, vien detta retta concentrazione.



Questa, o monaci, vien detta la nobile verità sulla via che mena alla fine del dolore.

Così egli all'interno degli elementi dimora osservando gli elementi, dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi, dall'interno e dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi. Egli dimora osservando il sorgere degli elementi tra gli elementi, dimora osservando il passare degli elementi



COMMENTO ALLA PRIMA PARTE



Cosa è, o monaci, retta opinione?

Quella che è, o monaci, conoscenza del dolore, conoscenza dell'origine del dolore, conoscenza della via che mena alla fine del dolore. Questa o monaci, è detta retta opinione.

Se dobbiamo considerare una “retta opinione” quale definizione dell'apriori che noi mettiamo all'origine delle nostre azioni e delle nostre scelte, questa deve essere oggettiva in sé stessa. In pratica, gli elementi che io pongo e che definisco “retta opinione” devono essere elementi riconosciuti al di fuori dell'ambito culturale in cui li manifesto. Definito che il dolore è malattia, vecchiaia e morte intese come distruzione del possesso delle persone (salute, vigore fisico e distruzione della nostra fisicità), ne consegue che l'opinione è relativa ai mezzi che noi adottiamo per vivere. Dal momento che il Buddista considera l'esistenza quale manifestazione del Potere solo in relazione agli oggetti e al possesso, ne consegue che il dolore è rappresentato soltanto dal terrore di perdere quanto si possiede e distaccarsi da quanto si possiede, stando a questo presupposto, si allontana dal terrore di perdere il posseduto. In pratica puoi morire tranquillo perché hai rinunciato agli oggetti con cui costruire il tuo potere nella vita. Il problema grande è che se la vita è intesa esclusivamente come attività che manifesta sé stessa attraverso il possesso, l'unico modo per eliminare il dolore per la perdita dell'oggetto posseduto è il suicidio.

Appare evidente che la divisione che fa il Paganesimo Politeista fra Potere di Avere e Potere di Essere modifica radicalmente il modo col quale considerare la vita stessa. Se una vita all'interno del Potere di Avere porta al dolore in quanto è se non malattia, sicuramente vecchiaia e morte con la perdita degli oggetti che manifestavano l'esistenza dell'individuo, costruire la propria vita sul Potere di Essere porta l'individuo a manifestare sé stesso nel mondo in cui vive. Le manifestazioni di sé stesso sono gli sforzi che fa' per manipolare la propria energia, la propria attenzione, la propria energia, il proprio Intento col risultato finale che quegli sforzi si CAPITALIZZANO manipolando e articolando il proprio Corpo Luminoso. In queste condizioni: la malattia diventa una variabile del vivere per sfida che deve essere affrontata e risolta al meglio (pertanto sviluppo della scienza e miglioramento delle condizioni di vita!); la vecchiaia diventa un campo d'azione in cui l'individuo costruisce sé stesso e pone le basi per il miglioramento della vita e lasciare questo migliorare la vita ai suoi figli; la morte del corpo fisico non è un dolore, ma è la gloria della manifestazione dei suoi sforzi nell'esistenza, il traguardo cui agognava nel quale trasforma la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso: il suo trionfo!

Nel Potere di Essere non esiste dolore, esiste un processo di crescita continuo attraverso il vivere per sfida dell'individuo fino al raggiungimento della meta finale. Non rinuncia alla vita per paura del dolore, come avviene all'interno del Potere di Avere, ma si praticano le determinazioni, la volontà, i propri progetti, i propri scopi e i propri intenti che portino ricchezza al mondo in cui viviamo mentre costruiamo la ricchezza dentro il nostro cuore!



Cosa è, o monaci, retta intenzione?

Quella che è intenzione di astenersi da bramare, che è intenzione di astenersi da astio, che è intenzione di astenersi da crudeltà. Questa, o monaci, viene detta retta intenzione.



Alla prima affermazione segue in maniera logica la seconda. Anche la seconda affermazione è all'interno del Potere di Avere. Ricordiamo, il Potere di Avere è l'unico ambito di manifestazione delle religioni monoteiste e anche della concettualità filosofica e religiosa del Buddismo. Non esiste il concetto di Potere di Essere come attività di costruzione e crescita di un soggetto quale manifestazione della sua esistenza. Esiste soltanto il possesso che porta al dolore e da quel possesso è necessario astenersi per evitare il dolore.

A questo punto cosa può essere la “retta intenzione”? E' quella che porta ad astenersi dal bramare oggetti da possedere. Pertanto l'astio che fonda la determinazione soggettiva alla vendetta o alla guerra per il possesso e le crudeltà che implicano l'esercizio del Potere e del controllo sull'uso dell'oggetto posseduto.

Il termine “bramare” va a significare anche bisogni propri del Potere di Essere. Bramare la conoscenza, bramare il sapere, bramare l'amore, bramare la relazione e l'interazione con il mondo, bramare la giustizia, bramare la libertà del fare per costruire il proprio Potere di Essere.

Il bramare diventa una tensione che scaturisce dall'Essere Umano (nel nostro caso) e che lo spinge all'azione come bisogno che deve essere soddisfatto. Il bramare, dal punto di vista del Paganesimo Politeista e della Stregoneria, può portare l'Essere Umano a costruire e sviluppare sé stesso o a distruggerlo. L'uno o l'altro non è determinato dal bramare in sé stesso, ma dal come l'individuo risponde a questa tensione. Ai mezzi che adotta, alle strategie che mette in atto. Non si tratta, nel Paganesimo Politeista, di astenersi dal bramare, ma da come si soddisfa il bramare. Non si uccide la tensione, non la si mette a tacere. La si soddisfa alimentandola e, nell'alimentarla, si sceglie quanto costruisce e arricchisce l'Essere Umano in quanto tale: l'abilità delle sue mani, la sua conoscenza, lo sviluppo del suo sapere, il miglioramento delle condizioni di vita, il miglioramento delle relazioni sociali ecc.. Questo, nel Paganesimo Politeista porta l'Essere Umano ad uscire, anche dal dolore della distruzione della tensione che da dentro di sé preme per esprimersi. Il Pagano Politeista non si approprierà di quanto soddisfa la sua sessualità o obbligando qualcuno, ma costruirà una relazione attraverso il suo farsi Venere, attraverso la seduzione, attraverso la fascinazione, attraverso il reciproco interesse ecc. Questo arricchirà sé stesso, l'altro e la relazione che si costruirà!

“Retta intenzione”, nel Paganesimo Politeista non suona come un astenersi, ma suonerebbe piuttosto come scelta dei giusti mezzi attraverso i quali soddisfare la tensione del bramare. All'interno del Potere di Avere si può solo pensare di bloccare questa tensione perché, nel Potere di Avere, per soddisfare la tensione è necessario appropriarci di qualcuno o di qualcosa che viene fato funzionare per soddisfare la nostra brama e privato della sua volontà nel privare le proprie brame.



Cosa è, o monaci, retta parola?

L'astenersi da parola falsa, l'astenersi da parola calunniosa, l'astenersi da parola aspra, l'astenersi da parola frivola. Questa, o monaci, viene detta retta parola.



Anche in questo si ha l'uso della parola come inteso all'interno del Potere di Avere. Dove il Potere di Avere è la costante che governa la vita degli Esseri Umani e per questo produce il dolore e l'astenersi dal Potere di Avere permette la liberazione dal dolore. La parola falsa è intesa come opposizione ad una parola che indichi il vero. La parola calunniosa è la parola usata per impedire a qualcuno di manifestare sé stesso. La parola aspra è in opposizione alla parola gentile. La parola frivola viene letta come opposizione alla parola piena di significato o che manifesti l'azione. Sia la manifestazione di una parola che del suo contrario rappresentano modi di essere di un soggetto all'interno del Potere di Avere. La differenza fra l'uno e l'altro sta nel fatto che chi usa la parola falsa, aspra, calunniosa e frivola usa la parola per possedere, danneggiare e, per conseguenza, per costruire dolore, mentre chi si astiene da questo uso non crea dolore perché si astiene dall'usare le parole in quel modo.

Il Paganesimo Politeista non considera la parola oggetto in sé, ma manifestazione dell'individuo che la usa. Manifestazione della sua ragione. Del suo modo di porsi davanti al mondo. Il vero o il falso è relativo ad un oggetto e alla sua realtà. Cioè è relativo ad una verità che può essere affermata o negata. Diverso è il discorso quando non c'è una realtà da affermare o negare, ma esistono delle strategie da mettere in atto o degli intenti da perseguire. Dove una direzione favorisce la crescita dell'individuo e l'altra direzione porta al possesso e alla distruzione.

Nel Paganesimo Politeista la parola si avvicina alla manifestazione emozionale dell'individuo e agli intenti che persegue: è manifestazione del soggetto. La parola diventa manifestazione finale ed esteriore di ciò che è l'individuo. Al massimo i cambiamenti dell'individuo lo portano a manifestare cose diverse. La parola (sia come qualità, sia come modulo di manifestazione!) manifesta l'emotività, le tensioni, le passioni e gli intenti dell'individuo oltre che la sua sensibilità con la quale si lega al mondo. Non dico se la mia parola è vera o falsa, ma dico se la mia parola manifesta o meno le mie intenzioni; non dico se la mia parola è o non è calunniosa, ma se chiamo le cose col loro vero nome; non dico se la mia parola è gentile o aspra, ma dico che la mia parola deve manifestare la mia sensibilità e le relazioni che questa costruisce col mondo; non dico se la mia parola è frivola o è saggia, ma se rispecchia il mio stato d'animo e la mia intuizione. Proprio perché vivo costruendo me stesso attraverso il Potere di Essere all'interno del Potere di Avere attraverso la parola posso nascondere le mie tensioni, la mia emotività, le mie passioni e i miei intenti; posso usarla per nascondere il nome delle cose; posso nascondere la mia sensibilità e le mie relazioni che costruisco col mondo; posso nascondere i miei stati d'animo e le mie intuizioni! Posso farlo perché la parola è mia, al servizio della costruzione di me stesso e deve rendere conto solo a me! Sono le mie azioni che formeranno il mio vero nome!



Cosa è, o monaci, retta azione?

L'astenersi dall'uccidere, l'astenersi dal non dato, l'astenersi dal cattivo comportamento per brame. Questo, o monaci, vien detta retta azione.



Anche questa costruzione è all'interno del Potere di Avere. Se io metto in atto azioni di sopraffazione fino ad uccidere il mio avversario l'azione negativa (attraverso la quale manipolo la mia energia) nei confronti del mio avversario non è determinata dal fatto di ucciderlo, ma dallo scopo che metto in atto e per il quale effettuo l'uccisione. La mia energia soggettiva non si manipola in maniera diversa se io uccido un uomo (o una donna), una tigre, un cervo, un serpente, una pianta di insalata o una quercia. In ogni caso io impedisco lo sviluppo di un Essere che tenta di costruire sé stesso. Che tenta di diventare un DIO e proiettarsi nell'infinito dei mutamenti. Ciò che modifica in maniera diversa la mia energia è lo scopo, l'intento, per il quale uccido un uomo, una tigre, un cervo, una pianta di insalata o una quercia.

Dal momento che l'unico Potere manifestato nel Buddismo (e dedotto dalle loro affermazioni) è quello del Potere di Avere appare evidente come chi ha costruito questo ottuplice sentiero viva in un Sistema Sociale il cui controllo avviene attraverso un Comando Sociale che minaccia l'uccisione nei confronti del Sistema Sociale. Dal momento che questa minaccia e la sua attuazione sono momenti di manifestazione del potere concepito anche dal “profeta” che costruisce questo ottuplice sentiero, appare evidente come egli manifesti la necessità di sottrarsi a questa logica che, anche a mio avviso, appare aberrante. Solo che la vita deve essere sviluppata e costruita, ma questo veggente non conosce nessun altro sistema per cui la vita possa svilupparsi se non come manifestazione degli individui all'interno di un Potere di Avere che realizza sé stesso attraverso l'uccidere.

In queste condizioni, anziché manifestare la magia soggettiva sul perché si uccide, si preferisce manifestarla sulla necessità di sottrarsi dall'uccidere. Però non si tratta di una manifestazione di Verità intesa come elemento oggettivo, ma si tratta di una soluzione soggettiva e contingente di chi non è in grado di pensare a cose diverse nella manipolazione dell'energia soggettiva attraverso il compimento di un'azione che lega soltanto ad uno scopo e solo a quello.

Anche il discorso dell'astenersi dal non dato si inserisce in un contesto culturale nel quale il possesso di un oggetto, sia anche solo il cibo, diventa uno strumento di potere o di manifestazione di potere. In pratica, astenersi dal non dato assume il significato di astenersi dal RUBARE! Dal punto di vista della società umana è un discorso che ha valore relativo a condizioni morali o giuridiche definite; dal punto di vista religioso dobbiamo fare milioni di precisazioni! Facciamo un esempio: il merlo si appropria del seme di tamarindo! Per quanto riguarda la pianta di Tamarindo, LEI accetta che chiunque, che ne è in grado, si appropri dei suoi frutti! Dunque, lei non dà, ma accetta che gli Esseri si approprino di quanto LEI costruisce! Chi sottrae i frutti di Tamarindo deruba la pianta; deruba quell'Essere e quella Coscienza. Quella Coscienza sa che qualcuno si approprierà di quanto da Lei cresce e agisce in maniera appropriata. Infatti costruisce dei semi robusti che per riuscire a germinare devono passare per uno stomaco (in questo caso dell'Essere Merlo o Esseri uccelli in generale) e proprio perché passano attraverso quello stomaco quei semi, anche trasportati, possono germinare. L'Essere Merlo deruba l'Essere Tamarindo, ma non ne diminuisce la ricchezza! E' così per la Conoscenza: la Conoscenza deve essere rubata, ma non diminuisce il derubato.

Per questo motivo dire di astenersi dal non dato appartiene solo al Potere di Avere. Ad un Potere di Avere culturalmente misero in quanto non manifesta la struttura culturale della formazione della proprietà privata, ma assume come metro di formazione dei suoi concetti la situazione attuale come si presenta all'individuo. Il re che viene spodestato da un nuovo re: che diritti ha? Se non ha il potere per riprendersi il regno è solo un individuo che un tempo (lui o i suoi avi) aveva rubato e qualcuno lo ha derubato a sua volta. Se io vivevo sotto il vecchi re posso dire che il nuovo re lo ha derubato, ma se io nasco sotto il nuovo re considero quella situazione come oggettiva, naturale, una situazione di diritto (a parte il fatto che io i re li UCCIDEREI tutti e vi assicuro che la mia energia verrebbe rivitalizzata da quest'azione e non offesa, anche se dopo, il mio sentimento, deve fare i conti con la legge e le regole sociali!). CHI E' PROPRIETARIO DELL'ESISTENTE? Chi garantisce a te che quell'oggetto che tu tieni fra le mani sia una tua proprietà e che in quanto tale io non te la debba sottrarre? Chi sancisce la moralità e l'espressione divina del possesso degli oggetti? Prima di dire che è necessario astenersi dal non dato, dal punto di vista del cammino religioso di una persona, è necessario risolvere questo! Il Paganesimo Politeista ha risolto questa questione dal punto di vista religioso. Infatti il Paganesimo Politeista afferma che la proprietà degli oggetti o delle cose è di colui che le ha costruite e prodotte. Pertanto, dal punto di vista del Paganesimo Politeista, è il lavoro che determina la proprietà degli oggetti che si manifesta nella trasformazione degli individui come la capacità di trasformare merci in prodotti atti a soddisfare i bisogni umani. Dove il termine merci e prodotti è riferito solo alla specie umana che si trasforma in azioni di trasformazioni magiche e religiose quando quei prodotti e quelle merci altro non sono che manifestazioni del divino degli Esseri che ci circondano e le loro strategie per divenire nell'eternità dei mutamenti.

Dal punto di vista sociale, se io faccio una rapina in banca sono passibile di condanna quale espressione delle leggi. Dal punto di vista religioso lo stesso denaro depositato in una banca è sottrazione di valore a chi lo ha prodotto e pertanto non faccio altro che sottrarre ciò che già è stato sottratto e pertanto non ho nessun ritorno negativo per il fatto di aver fatto una rapina a meno che il condizionamento educazionale che ho subito non mi porti a pensare che la banca ha il diritto di sottrarre valore agli Esseri Umani mentre io, meschino, quando lo faccio sono un criminale che viola un diritto: in pratica solo se ho soggettivato a livello religioso quello che invece sono semplici regole sociali!

Questo punto, se non vado errato, ha condizionato l'attività dei monaci Buddisti che vivevano di quanto veniva dato loro. DOMANDA: chi dava loro quello che a loro dava, come costruiva la proprietà di quella cosa che passava a loro come dono? Purtroppo, come Pagani Politeisti, abbiamo un pessimo difetto per conoscere l'arte dell'agguato dobbiamo comprender quando NOI siamo stati le prede che gli altri hanno agguantato. Così dobbiamo sempre immedesimarci negli strati più infimi della popolazione o di un Sistema Sociale perché quella è l'unica prospettiva che ci dà una visione dell'infinito. Certo, cerchiamo di vivere al meglio, ma proprio per vivere al meglio dobbiamo guardare il mondo da quella prospettiva! A quella domanda i Buddisti DEVONO rispondere, perché noi, come Pagani Politeisti, sappiamo che DEMETRA dona PLUTO a GIASONE solo perché GIASONE ha arato il campo tre volte! Chi non ara il campo, non ha diritto alla ricchezza!

D'altro canto, tutta la relazione fra le Coscienze di Sé di HERA (l'Essere Natura) è fatta da RACCOGLITORI. Raccoglitori che non chiedono il permesso di raccogliere, ma raccolgono. Anche gli Esseri Animali più “feroci” sono dei raccoglitori: non raccolgono forse altri Esseri Animali in difficoltà fisica e psichica? L'Essere Tigre, mica dà la caccia all'Essere Cervo più forte e in grado di assicurare un futuro robusto alla propria specie! Si mangia l'Essere cervo più incauto, perché giovane, o l'Essere Cervo più, malato. Così l'Essere Umano non raccoglieva i frutti dell'Essere Pianta più alti, ma raccoglieva quelli più vicino a lui. Dopo, l'Essere Giraffa, ha allungato il collo. Così gli Esseri Piante si sono adattate; volete quello che produciamo? Bene, dateci qualche cosa in cambio! Questo è il Potere divino di HERA! Dunque, nessuna cosa ci fu donata, tutto viene sottratto! Tutto viene rubato! L'Essere Umano crea il concetto di proprietà privata e costruisce un esercito per difenderla, poi nasce un veggente e prende il concetto di proprietà privata costruito dal Sistema Sociale umano e lo eleva a comportamento divino! Io so cosa significa rispettare o violare delle leggi del Sistema Sociale: so però che queste sono le leggi del Sistema Sociale! So cosa manipola e trasforma la mia energia: questo è quello che trasforma e manipola la mia energia! So cosa significa unire le due situazioni e i compromessi che dobbiamo assumere: ma non vado ad illudermi confondendo l'uno con l'altro. Però io sono un Pagano Politeista!

Infine, l'astenersi dal cattivo comportamento per brame!

Anche questo appartiene al Potere di Avere! Se io sono attraversato da tensioni sessuali posso scegliere se soddisfarle appropriandomi dell'oggetto, stuprando, oppure se con chi soddisfo queste brame cammino assieme. Una cosa mi ha colpito dei testi Buddisti, ma credo che valga un po' per tutti quelli che non sono Pagani Politeisti: la concezione femminile della sessualità! Se per l'Essere Umano maschile è il possedere, il penetrare, per l'Essere Umano femminile è l'Essere penetrato, l'essere posseduto è parte del piacere e del desiderio. In questo c'è la realizzazione del piacere nell'Essere Umano Femminile. Relazione di possesso che deve cessare quando la relazione esce dall'ambito sessuale e diventa ambito sociale dove l'Essere Umano Femminile, qualora la relazione di possesso all'interno della relazione sessuale continuasse, diventa un oggetto di possesso sotto ogni forma della vita quotidiana. La negazione delle tensioni sessuali femminili quali manifestazione della realizzazione soggettiva vengono di fatto negate in quanto l'Essere Umano femminile viene costretto a sottomettersi in tutti gli aspetti della vita estendendo, in tutti gli aspetti della vita, le tensioni sessuali attraverso le quali si costruisce. E' una rappresentazione comune a molti Sistemi Sociali (direi quasi tutti quelli monoteisti e quelli fuori dagli antichi concetti di Politeismo Mediterraneo) la cui rimozione è possibile soltanto se gli Esseri Umani imparano a concepire la verità come manifestazione contingente, ma la vita come espressione del respiro di LIBERTA'!



SEGUE SECONDA PARTE


Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel.041933185

E-mail claudiosimeoni@libero.it

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