LA TITANOMACHIA

E IL PARTO DELLA VITA

DAL COMMENTO DELLA STREGONERIA ALLA TEOGONIA ESIODEA

di Claudio Simeoni

In che cosa consiste un sentiero di Stregoneria.

La Titanomachia è una lettura della costruzione dell'esistente. Dopo che Esiodo ha descritto le condizioni all'interno delle quali divengono gli DEI Olimpi, è necessario che quella descrizione partorisca le condizioni attraverso le quali il presente si formi e maturi.

Gli DEI Olimpi e lo stesso ZEUS devono essere considerati come il bambino che nella pancia della madre spinge per nascere e iniziare il proprio processo di crescita. La vita si genera attraverso un atto di violenza. Un atto di volontà perpetrato dalla Coscienza di Sé che viene in essere e che staccandosi dall'inconsapevole che la circonda decide di usare la falce dentata che per i suoi figli GAIA forgiò. La nascita del bambino è un atto di violenza attraverso il quale il bambino afferma la propria indipendenza dalla madre. La nascita del bambino è una perdita per la madre la quale, alla volontà di nascita del bambino, opporrà la propria esistenza contro la sua volontà di indipendenza.

Il bambino separa sé stesso dalla madre per iniziare la propria costruzione. La madre genera il bambino opponendo resistenza e bisogno di separazione insieme. Resistenza alla separazione e necessità della separazione sono le condizioni attraverso le quali il bambino può maturare. La resistenza della madre alla separazione garantisce la crescita nella madre del bambino. Il bambino potrà vincere quella resistenza soltanto quando si sarà attrezzato per trionfare rispondendo alle necessità di separazione di sé e della madre insieme.

Purtroppo, quando le madri (all'interno della specie umana) oppongono una resistenza eccessiva e psichicamente quale emanazione della pulsione di morte, la resistenza che oppongono alla nascita del bambino diventa la resistenza che metteranno in atto per l'intera vita per costruire la dipendenza nel figlio legandolo a sé. La madre che non è malata di morte opporrà sì resistenza alla volontà di indipendenza del figlio, ma solo per costringere il figlio a mettere in atto quelle strategie che sconfiggeranno i suoi tentativi rendendolo sufficientemente forte ed armato di volontà e intento per affrontare da solo l'intera esistenza. La resistenza che distrugge contrapposta alla resistenza che costruisce.

"Così disse, e lo lodarono gli déi dispensatori di beni,

ascoltando le sue parole; e desiderio di guerra prese il loro cuore

ancor più di prima; e una battaglia terribile risvegliarono

tutti, dee e déi, in quel giorno,

gli déi Titani e quanti erano figli di Crono,

e coloro che Zeus dall'Erebo, sotto terra, condusse alla luce,

terribili e forti, armati di tremenda violenza.

Cento braccia dalle loro spalle si alzavano

a tutti ugualmente, e cinquanta teste a ciascuno

dalle spalle nascevano sulle forti membra.

Essi allora contro i Titani si levarono in lotta terribile,

rocce scoscese nelle forti braccia serrando.

I Titani, per contro, rinforzaron le schiere,

risoluti, e mostrarono insieme l'opera e di mani e di forza,

gli uni e gli altri; e terribile intorno muggiva il mare infinito

e la terra molto rimbombava e gemeva il cielo ampio

scosso, e fin dal basso tremava il grande Olimpo

allo slancio degli immortali, e il tremore giungeva profondo

al Tartaro scuro, e dei piedi impetuosi il rimbombo

dell'indicibile battaglia e dei colpi violenti;

così dunque gli uni contro gli altri lanciavano dardi luttuosi,

e giungeva al Cielo Stellato il grido delle due parti

che si incalzavano mentre si urtavano con grande tumulto.

Né più oltre Zeus tratteneva il vigore, ma a lui

il cuore fu pieno di forza, e tutta

mostrò la violenza; intanto dal cielo e dall'Olimpo

veniva lampeggiando senza posa, e le folgori

fitte insieme col tuono e con il lampo volavano

dalle sue mani forti che ruotavano la fiamma divina

più volte; e attorno la terra nutrice crepitava

bruciando, e gemeva intorno nel fuoco la grande indicibile selva.

Bolliva la terra tutta, e i flutti d'Oceano,

e il mare infecondo; un caldo vapore avvolgeva

i Titani figli della Terra e la fiamma giungeva alle nubi divine

indicibile, e a loro accecava gli occhi, per quanto forti essi fossero,

il lampeggiante bagliore dei fulmini e dei baleni.

Un ardore prodigioso penetrava Caos, e pareva davanti

agli occhi a vedersi e il suono ad udirsi agli orecchi

come quando Gaia e Urano ampio di sopra

si scontrano; tanto, infatti, il grande fragore sorgeva

come se l'una rovinasse e l'altro crollasse sopra di lei;

tanto fragore nasceva dagli déi che si scontravano nella lotta.

E insieme i venti tremore e polvere turbinavano in alto

e il tuono e il lampo e la folgore fiammeggiante,

armi di Zeus grande, portavano, e strepito e grida

nel mezzo degli uni e degli altri; un fragore terribile nasceva

dalla lotta tremenda. Delle loro imprese appariva la forza.

E inclinò la battaglia; ma prima gli uni contro gli altri, ostinati,

saldi, avevano lottato in aspra battaglia."

Eccolo il bambino mentre manifesta le intenzioni attraverso le quali assumersi la responsabilità della propria vita.

"Devo uscire da questa trappola" affermò il bambino nel ventre della madre. "Così disse, e lo lodarono gli déi dispensatori di beni,

ascoltando le sue parole; e desiderio di guerra prese il loro cuore

ancor più di prima; e una battaglia terribile risvegliarono"

Immediatamente iniziò la lotta per uscire dal ventre della madre. Quel ventre era un Essere vitale e contrappone al desiderio di libertà il desiderio di non soffrire. Fu una contrapposizione di terribile violenza. In quel momento, il bambino, convocò tutte le forze che potevano aiutarlo nella costruzione di sé stesso. Convocò le antiche forze che i suoi avi; URANO STELLATO e GAIA, avevano forgiato per consentirgli di costruire il suo divenire. Chiamò a raccolta le sue forze, chiamò a raccolta le sue tensioni e i suoi desideri fondendoli nella necessità del suo Potere di Essere.

In quel momento:

Cento braccia dalle loro spalle si alzavano

a tutti ugualmente, e cinquanta teste a ciascuno

dalle spalle nascevano sulle forti membra.

Essi allora contro i Titani si levarono in lotta terribile,

rocce scoscese nelle forti braccia serrando.

Il bambino si girò, con sforzo titanico, pronto a spingere con la sua testa contro la barriera che lo separava dall'infinito. Il bambino afferrò le sue forze per uscire da quella situazione. Afferrò rocce infinite che gli impedivano il movimento ed agì per rimuovere gli ostacoli che come forze titaniche sembravano impedirne i movimenti. La madre rinforzò le sue schiere e le sue forze. Non poteva permettersi il lusso di perire dopo il primo parto. E con opera di mani e di forze contrasse il suo addome affinché chi stava partorendo non danneggiasse sé stessa e la sua capacità di partorire.

Le tensioni della madre che voleva partorire senza essere danneggiata e il figlio che intendeva passare di stato portavano a muggire il mare infinito delle sensazioni e dell'intuire in cui erano immersi.

La madre rimbombava di sussulti ad ogni contrazione e il cielo ampio, che lei rappresentava per il bambino che spingeva, appariva scosso. Così che il grande Olimpo tremava mentre attendeva l'arrivo del grande DIO. Il tremore provocato dalla made e dal figlio giungeva profondo al Tartaro scuro dove gli Dei Titani stavano a guardare. Spingeva il bambino e sembrava che i suoi piedi impetuosi scuotessero quanto li circondava in un'indicibile battaglia con colpi violenti.

Al Cielo Stellato giungeva l'urlo della battaglia fra la madre che spingeva e la necessità del nuovo nato. Si urtavano, esercitavano la loro volontà d'esistenza in un grande tumulto.

Ed erano forze, ed erano tensioni che si scontravano in un mare tempestoso.

Né più oltre il bambino trattenne la sua forza.

Il momento era giunto.

la madre cedeva sotto le spinte che esercitava. Il cuore del bambino era pieno di forza e di vigore e mostrò tutta la sua determinazione nella fondazione del proprio divenire.

Dal cielo della sua determinazione e dall'Olimpo del suo cuore le folgori fiammeggiavano senza posa. Le contrazioni nella madre si intensificarono e divennero fitte insieme come il tuono e il lampo che volano dalle mani forti che ruotano la fiamma divina.

La madre bruciava dal dolore. Crepitava e imprecava, gemeva mentre il fuoco della vita si espandeva dentro di lei. Gemeva per l'ardore e la selva della vita era tutta infiammata. Bolliva l'oceano, padre dei figli degli Esseri della Natura, e i suoi flutti uscivano impetuosi dalla vagina della madre degli DEI. Il mare infecondo era tutto avvolto dai vapori della vita e i Titani, figli dell'Essere Terra, avvolgevano la fiamma dalla quale il grande DIO prendeva fuoco e forma mentre tentava di trasformarsi nascendo.

Gli occhi del bambino furono accecati dalla luce prodigiosa che dal mondo si scagliò sul nuovo nato. Come se fosse un bagliore di fulmini e di baleni.

L'ardore del nuovo nato penetrava il Caos nel quale stava "nascendo". Il Caos in cui penetrava si trasformava da inconoscibile a sconosciuto dissolvendo la nebbia con la quale si ammantava. Occhi prodigiosi lo scrutavano e orecchi nuovi ne ascoltavano i suoni. Non erano più mediati dalla madre. Non erano più trattenuti. Ora gli occhi del DIO potevano scrutare uscendo dalla madre e guardare GAIA e URANO ampio che di sopra si scontravano, si innamoravano costruendo le condizioni affinché nuove Coscienze di Sé manifestassero la propria esistenza. Un grande fragore avvolgeva il nuovo nato. Non più suoni soffusi, ma fragore manifesto! Tanto fragore era il manifestarsi degli DEI. La loro lotta per dire al nuovo nato: "Noi siamo quì! Usaci!" Tutto questo mentre al nuovo nato non è più riservato il caldo, morbido ed umido abbraccio del ventre, ma turbini, polvere e folgore fiammeggiante dell'oggettività nella quale deve, ora, manifestarsi.

Ormai sono solo le grida.

Le grida della madre e del figlio. I pugni serrati, i corpi tesi nell'ultimo spasmo. Uno spasmo di vita in cui il figlio e la madre partecipano per costruire la vita, il futuro. Un fragore terribile nasceva nell'immane lotta e il cielo era pervaso dalle grida della battaglia che si stava sviluppando.

Dalle loro imprese appariva la forza. La forza della nascita, la forza della vita, la forza per la fondazione del futuro.

E inclinò la battaglia!

Ma prima gli uni contro gli altri saldi e ostinati avevano lottato. La madre per la vita, il figlio per la fondazione del proprio futuro.

Questa è la nascita di ZEUS.

La TITANOMACHIA altro non è che la germinazione di quanto produce il presente. Di quanto il presente si costruisce e si forgia per affrontare il futuro, per costruirsi, per determinarsi.

Quando ZEUS riesce a compenetrare il CAOS, in quel momento, e solo in quel momento, inizia la fondazione del futuro che oggi noi guardiamo e intuiamo.

La TITANOMACHIA altro non è che la descrizione di un momento di germinazione e di venuta alla luce del DIO che andrà a modificare il presente in cui germina per fondare il futuro di cui noi, oggi, siamo il momento presente ed artefici della costruzione del futuro che dalle nostre azioni prende forma.

La TITANOMACHIA è la trasformazione di ZEUS nel grande DIO che costruirà il presente. Quante possibilità c'erano se ZEUS fosse stato sconfitto? Quale altro DIO avrebbe fondato il presente? Noi non lo possiamo sapere. Noi siamo quello che siamo e da quello che siamo ci volgiamo all'indietro per seguire i mutamenti che hanno portato a costruire il presente come noi lo stiamo vivendo. Da quel presente guardiamo gli sforzi del grande ZEUS e ne valutiamo la possanza della sua impresa che indichiamo ad esempio ad ogni Essere della nostra specie. Nasci e determina te stesso affermando, davanti al mondo in cui vivi: "Io esisto!". Nello stesso tempo usa le folgori e i dardi fiammeggianti di cui sei in possesso per fondare il futuro che dalla determinazione della tua esistenza prende forma. Esisti, combatti per la tua esistenza e fonda il tuo futuro. Quel futuro che sgorga dai tuoi bisogni, dai tuoi desideri e dalle tue tensioni.

In questo modo tu diventi ZEUS. In questo modo apri le porte dell'Olimpo, in questo modo aiuti la specie di cui sei parte a varcare le porte dell'Olimpo e a fondare il futuro di cui tu sei la pietra angolare in questo presente.

Nutriti di Nettare e Ambrosia, afferra le folgori e i lampi e combatti la battaglia della vita chiamando al tuo fianco i TITANI affinché, sfidandoti, aiutino la tua trasformazione.

Questo è la TITANOMACHIA.

Questa grande guerra si svolge ogni giorno, in ogni presente, ogni qualvolta qualcuno, trasformando l'inconoscibile in sconosciuto, davanti al mondo afferma: "Io esisto!". Nel dire "Io esisto!" pone le basi per fondare il proprio futuro.

Questa è la TITANOMACHIA!

11.11.2000

n.b. I pezzi della Teogonia riportati per il commento sono tratti da Esiodo Teogonia ed. BUR traduzione di Graziano Arrighetti.



Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel. 041933185

E-mail claudiosimeoni@libero.it

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