Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico a Ecate
 
Inno Orfico n. 1

Claudio Simeoni

Indice agli Inni Orfici

Io ho già parlato di Ecate quando ho trattato la Dea all'interno della Teogonia di Esiodo.

Ecate attende gli Esseri della Natura che, alla morte del corpo fisico, partoriscono il loro corpo luminoso si trasformandosi in Dèi.

Il cammino degli Esseri della Natura, fin dal momento della nascita, è un cammino per trasformarsi in Dèi. Solo che noi, essendo esseri della Natura, distinguiamo, attraverso la nostra percezione, ciò che è materia da ciò che pensiamo non-materia. Ad esempio, i platonici, gli stoici come i cristiani parlano di "un'anima" che abita il corpo. Noi, al contrario, sappiamo che un corpo vivente è un corpo di materia che si è emozionato e, attraverso l'emozione. Alimenta le tensioni della sua esistenza. Le emozioni hanno la prerogativa di manifestare Eros, Protogono, Fanes, e di formare corpi diversi da quelli che noi siamo abituati a pensare come corpi di materia. Per questo noi non chiamiamo "anima" ciò che procede oltre la morte del corpo fisico perché, nelle varie filosofie, l'anima precede il corpo fisico e non è manifestazione del corpo fisico vivente. Lo chiamiamo "corpo luminoso" che è quel corpo di energia che viene costruito dalle emozioni espresse dal corpo fisico nel corso della sua vita. Ed è questo "corpo luminoso" che viene partorito alla morte del corpo fisico.

Ecate è questa nascita.

Le due gradi magie assolute, la nascita del corpo fisico e la morte del corpo fisico, sono i limiti della nostra possibilità di eternità e gli altri Inni, che descrivono gli Dèi, sono i passaggi magici che ci portano dalla magia della nascita del corpo fisico alla magia della nascita del corpo luminoso nel momento della morte del corpo fisico.

La ragione osserva il mondo di Ecate e lo trova "oscuro" perché, per la ragione, le luci emotive non brillano e la ragione vive le emozioni come fossero la sua oscurità, la sua follia.

In Ecate, la formazione della conoscenza è una strada; le sfide della vita e le scelte, sono i crocicchi di cielo, di mare e di terra.

Quando Ecate festeggia con i corpi luminosi, "anime", (baccheggiante) trasformati in Dèi, la ragione si disfà nel sepolcro in cui è racchiuso il corpo fisico.

Gli orfici recitano Ecate che viene posta all'inizio della serie degli Inni Orfici perché la nascita degli Dèi è la prima manifestazione di vita dell'universo

Leggiamolo l'Inno Orfico ad Ecate come prima evocazione divina.

Inno a Ecate

Ecate protettrice delle strade celebro, trivia, amabile,
celeste e terrestre e marina, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante, con le anime dei morti,
figlia di Perse, amante della solitudine, superba dei cervi,
notturna, protettrice dei cani, regina invincibile,
annunciata dal ruggito delle belve, senza cintura, d'aspetto imbattibile,
domatrice di tori, signora che custodisce tutto il cosmo,
guida, ninfa, nutrice dei giovani, frequentatrice dei monti,
supplicando la fanciulla di assistere alle pie celebrazioni
benevola verso il bovaro sempre con animo gioioso

Da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Nell'Inno è descritta la strada della vita che porta ad incontrare Ecate. E' la strada che percorre l'uomo e la donna religiosi che manifestano gli Dèi nel corso della loro vita. Riconosce gli Dèi come consapevolezze degli oggetti che incontra nella vita e li manifesta nelle sue azioni, nel suo impegno e nelle sue passioni.

Gli Esseri della Natura nascono, si trasformano giorno dopo giorno. Percorrono strade e attraversano i crocicchi della vita, con le loro scelte. Ecate, che custodisce tutto il cosmo nelle sue scelte, guida i giovani nelle loro scelte, frequenta i monti, protegge chi protegge (i cani) ed è benevola con il bovaro.

Marghera, 03 febbraio 2023

 

 

Come Tafuri interpreta l'Inno Orfico ad Ecate

Proviamo a vedere come il Tafuri interpreta Ecate che, posta all'inizio degli Inni Orfici in continuazione con l'introduzione di "Orfeo a Museo", sembra un Inno a sé, staccato da ogni altro Inno Orfico.

Per Tafuri la forma materiale è la forma di giudizio. Il fatto che gli antichi indicavano Ecate come protettice delle strade; le strade materiali sono il riferimento del Tafuri. Avendo il Tafuri la concezione che l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio e che, pertanto, non si può trasformare percorrendo un cammino di mutazione perché nulla può modificare la creazione di Dio, può concepire solo l'esistenza di strade materiali e non di percorsi divini che Ecate protegge.

Nei crocicchi delle strade c'erano delle edicole dedicate a Ecate e in queste edicole veniva lasciato del cibo per i viandanti bisognosi. Veniva chiamato "il pasto di Ecate". La vita degli Esseri della Natura è una strada che porta dalla nascita del corpo fisico alla morte del corpo fisico. Una strada fatta di crocicchi dove, ogni Essere della Natura, ad ogni crocicchio deve scegliere che cosa fare. La sua scelta lo porta ad imboccare una strada verso un futuro possibile piuttosto che un'altra strada.

Per il Tafuri, "Sepolcrale: Selene è padrona anche dei morti a causa del flusso e del mutamento e per questo la chiama sepolcrale."

Ecate non è "padrona dei morti", Ecate tiene aperta la porta verso un futuro possibile alla morte del corpo fisico degli Esseri della Natura. Non è Ecate che determina il passaggio dalla vita fisica ad un diverso stato di vita. Questo è determinato dalle scelte delle persone nella loro quotidianità. Ecate si limita ad aprire la porta cedendo un po' di energia a chi ce la potrebbe fare, ma non ce la fa perché, con le sue scelte, non ne ha accumulato energia emotiva a sufficienza.

Perse è un Titano, figlio di Euribia e Crio, fratello di Astreo e di Pallante che, con Asteria, generò Ecate. Perse è il distruttore di un presente dal quale si genera un diverso presente di cui Ecate è la guardiana nel passaggio fra l'uno e l'altro. Fra un passato che si disgrega in un presente che lo riaggrega per un futuro possibile.

Il Tafuri interpreta la discendenza di Ecate da Perse, figlio di Elio e Perseide fratello di Eete, Circe e Pasifae. Una confusione che si trova anche in qualche autore antico.

Ma qui stiamo parlando di Ecate dai tre volti, figlia di Titani, alla quale Zeus apre le porte dell'Olimpo. Non stiamo parlando di una guerra fra fratelli in cui Medea uccide lo zio per restituire il trono al padre Eete.

Ecate è detta "protettrice dei cani" perché anche nell'oscurità gli Esseri Cani sanno ritrovare la via quando gli uomini l'hanno smarrita. E non solo la via come strada, ma anche la via della vita che l'uomo può percorrere col suo onore.

Ecate ha alcune analogie con Luna. Ecate è giovane, si trasforma in ogni presente e invecchia. E' la vita degli uomini che come altrettante lune, che attraversano il cielo con le sue fasi, attraversano il cielo della loro vita con le loro fasi.

Le analogie della trasformazione legano Ecate a Selene, ma si tratta solo di analogie del mutamento. Selene illumina la nostra via, Ecate è un compagno di viaggio verso l'infinito.

Ecate è detta anche "domatrice di tori" e, mentre il Tafuri lega la questione all'astrologia, dimentica i simboli del toro nelle Antiche religioni Scrive un dizionario dei simboli:

"Nella tradizione greca i tori indomiti simboleggiano lo scatenarsi sfrenato della violenza. Sono animali consacrati a Posidone, "Dio degli oceani e delle tempeste", a Dioniso, Dio della virilità feconda. "Bestia altera" lo dice Esiodo "dall'impeto indomabile" (Teogonia 832). Zeus assume la forma di un toro dal biancore abbagliante per sedurre Europa. Si avvicina lentamente alla giovane e si accoscia ai suoi piedi; ella lo accarezza e si siede sul suo dorso; subito l'animale si slancia perso il cielo portandola seco, attraverso il mare, discende a Creta dove i due si uniscono; e la leggenda aggiunge che ebbero tre figli." Tratto da: Dizionario dei simboli, di Chevalier e Gheerbrant, edizione BUR, 1988, voce "toro".

Domare questo tipo di tori è proprio di Ecate.

Anche l'invocazione dell'Inno a Ecate quale "Signora custode di tutto il mondo" induce il Tafuri ad associare ulteriormente Ecate a Selene mettendo Selene al "stando al servizio delle decisioni delle entità supreme". Entità supreme che appartengono all'educazione ricevuta dal Tafuri, ma che non sono presenti in nessuna parte degli Inni Orfici di cui, Ecate, appare una sorta di "divinità suprema" quale accompagnatrice degli Esseri della Natura verso la morte del corpo fisico.

Ecate viene indicata come "Guida, ninfa e nutrice dei giovani". Un potere che li accompagna nelle trasformazioni della vita. E li accompagna fino alla fine del cammino perché le scelte che faranno i giovani sono le scelte che influiranno sulla qualità della loro vita nel proseguo della loro esistenza.

Tafuri, al contrario, porta queste affermazioni in una dimensione astrologica. Scrive Tafuri:

"Nutrice dei giovani: poiché gli astronomi dicono che i primi quattro tempi dei fanciulli sono sotto l'influsso di Selene per la loro tenera età, ogni tenerezza, infatti, è ricondotta a Selene."

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.111

E, infine: dove abita Ecate?

Nel culmine delle scelte di ogni Essere della Natura.

Le scelte sono "cime dei monti" che ogni Essere scala mediante la propria consapevolezza e la propria conoscenza fino a raggiungere la cima della scelta che deve fare. E dopo la salita, c'è la discesa, irta di conseguenze per la scelta fatta.

Marghera, 18 gennaio 2024

 

 

Indice agli Inni Orfici

 

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