Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.
Tutto ciò che noi possiamo dire degli Inni Orfici è che la sequenza degli Inni, al di là che sia completa o meno, descrivono la visione del mondo e le condizioni della vita come erano intese da chi li ha scritti.
Iniziare gli Inni Orfici con Ecate, significa iniziare a parlare della nascita degli Dèi. E' indifferente sapere in quale natura gli Dèi nascono ed esistono. Per gli orfici sono soggetti che agiscono e che, nella loro azione, garantiscono l'esistenza ad altri soggetti.
Ecate è la nascita degli Dèi, qualunque sia la natura della loro nascita. Sottolineare questo aspetto equivale a comprendere come gli Esseri della Natura stanno costruendo il Dio che cresce dentro ognuno di loro.
Infatti, negli Inni Orfici, la seconda divinità a cui si dedica un inno è Prothyraia che significa "quella dinanzi alla porta": la porta d'ingresso alla vita.
Inno Orfico a Prothyraia
Ascoltami o dea augusta, demone dai molti nomi,
soccorritrice nelle doglie, soave al cospetto dei talami.
Sola salvatrice delle donne, amante dei fanciulli, dall'animo gentile,
che acceleri il parto, che fra i mortali assisti le giovani,
Prothyraia, hai le chiavi, accogli affabilmente,
hai caro l'allevatore, gradevole con tutti,
che abiti le case di tutti e gioisci nei convitti,
assisti le partorienti, invisibile, ma visibile a tutti nelle opere,
partecipi delle doglie e gioisci dei parti felici,
Ilitia che scioglie i travagli nelle terribili necessità;
te sola infatti le puerpere chiamano riposo dell'anima;
poiché in te sono i tormenti che liberano dai dolori dei parti,
Artemide Ilitia e la augusta Prothyraia.
Ascolta Beata, essendo soccorritrice da' discendenza
E salva, come per natura sei sempre salvatrice di tutti.
Da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli
Si tratta di invocazioni legate alla difficoltà del parto, ai dolori e al pericolo di morte sia del bambino che della partoriente. E' l'inizio di ogni percorso religioso dell'uomo nel mondo. Il percorso inizia quando si esce dalla vagina della propria madre.
Uscire dalla vagina della propria madre è il primo atto di violenza divina. Una volta che un soggetto nasce e si presenta al mondo, il mondo non sarà mai più come prima perché la nascita del singolo modifica l'ambiente che prima esisteva senza quella presenza. Nascere significa anche gettare nel mondo i propri bisogni, le proprie necessità e volerle soddisfare anche se qualcuno potrebbe non essere d'accordo o essere danneggiato.
Nascere significa iniziare la sfida della propria esistenza. Prothyraia assiste alla manifestazione della volontà e dei desideri del nuovo nato. Assiste alla nascita di un "nuovo presente" percorso dal nuovo nato.
Viene citata Ilizia, figlia di Era e Zeus. E' l'essenza stessa della nascita. La nascita che si manifesta mentre Prothyraia sta a guardare il venir alla luce il nuovo nato.
E il nuovo nato inizia il suo cammino per diventare un Dio, trasformazione dopo trasformazione mentre, Ecate, lo attende affinché nasca come un Dio.
NOTA: questa divinità è praticamente ignorata. Solo in alcune iscrizioni appare associata ad Artemide, che aiuta Latona a partorire Apollo, e ad Ilizia che è la figlia di Era e Zeus che esprime sé stessa nei parti. Come divinità in sé sembra apparire esclusivamente come uno dei pilastri fondamentali degli Inni Orfici.
Febbraio 2023
Il primo Inno affrontato dal Tafuri è l'Inno a Protirea o Prothyraia, il potere divino della nascita.
La nascita è un atto che esprime uno o più Dèi o la nascita è assistita da uno o più Dèi?
Nella visione cristiana il Dio è esterno all'atto. La nascita è assistita dal Dio che è un oggetto diverso dall'atto del nascere che avviene in quel momento. Il Dio non sta agendo, nascendo, con il soggetto che nasce, ma il Dio è già nato, è al di sopra del soggetto che sta nascendo, e assiste, come fosse una "levatrice divina", alla nascita del soggetto.
L'estraneazione del divino dall'azione divina dei soggetti, che agiscono, è uno degli elementi fondanti la teologia ebraica e cristiana. Tafuri la fa propria proiettandola sull'Inno a Protirea o Prothyraia.
Tafuri inizia il suo commento con una digressione relativa al profumo che gli orfici offrivano a Protirea o Prothyraia, lo storace. Lo storace è una resina profumata, usata in profumeria, e il suo fumo è leggermente assopente. Era molto usato nell'antichità e i primi a farne commercio furono i fenici.
Probabilmente, l'uso di offrire questa sorta di "incenso" a Protirea o Prothyraia era legato alla possibilità di alleviare o lenire i dolori da parto, ma è solo un'ipotesi. Il Tafuri non è interessato al dolore delle donne che partoriscono. La sua educazione cristiana lo porta a soggettivare l'idea secondo cui le donne sono condannate dal suo Dio a "partorire con dolore" e pensa che questo "partorire con dolore" sia la condizione in essere dell'umanità dalla quale non si può prescindere.
Protirea o Prothyraia è una Dea che nelle diverse culture è identificata con Ilizia, il parto, figlia di Hera e Zeus, sorella di Ebe, la giovinezza e di Ares, la contraddizione. A Roma il partorire era identificato con Giunone Lucina. Anche Artemide era considerata un divino che assiste le partorienti come ha assistito la madre Latona quando partorì Apollo. La stessa Ecate è considerata una Dèa del parto perché assiste coloro che, una volta morti, partoriscono il loro corpo luminoso.
Il Tafuri pone fin da subito il classico problema cristiano: venerare la Dèa del parto o venerare il parto come atto divino?
Nel primo caso sei indifferente ai dolori della donna, perché ci pensa il Dio che assiste al parto; nel secondo caso sei attento a ciò che succede durante il parto e metti in atto azioni affinché l'atto divino si esprima nelle migliori condizioni possibili. Nel primo caso, se la donna muore di parto è "volontà del Dio"; nel secondo caso, se la donna muore significa che avresti potuto fare qualcosa per omaggiare quel Dio e non l'hai fatto, ma potresti fare meglio. Nel primo caso si condanna la medicina perché interferisce con la volontà di Dio; nel secondo caso si sviluppa l'arte medica per partecipare al meglio all'espressione del Dio che nasce in quella situazione.
Come si venera Protirea o Prothyraia?
Partendo da queste considerazioni, anche le affermazioni devozionali nei confronti di Protirea o Prothyraia assumono un valore e una connotazione diversa a seconda del punto di vista che la persona assume nel pensare la nascita: come attività divina del venir in essere o come attività del venir in essere posseduti dal divino che assiste?
Protirea o Prothyraia viene chiamata "veneranda" "Fare oggetto di devozione religiosa, adorare." Tradotta anche come "augusta" che è un aggettivo che indica "degno di venerazione, maestoso, nobile, sacro, solenne, venerabile".
Se noi togliamo l'Inno ad Ecate, che conclude il prologo degli Inni Orfici come presentazione di Orfeo a Museo, come conclusione di un discorso e non propriamente il primo Inno, il termine "veneranda" o "augusta" è il primo aggettivo che definisce il primo concetto divino, se volete la prima divinità, degli Inni Orfici.
Il Tafuri, prendendo spunto dall'ideologia cristiana, ci dà un'interpretazione che dice:
"Veneranda: perché è venerata da molti. Dai molti nomi: poiché è invocata con differenti nomi a secondo del tipo di aiuto e delle differenze delle donne."
Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.131
Per il Tafuri, Protirea o Prothyraia non è altro che "un santo del calendario cristiano" da invocare nel momento del bisogno e della sofferenza.
Il cristianesimo non concepisce che gli Dèi nascano. Per i cristiani il loro Dio "è sempre stato e sempre sarà" in una visione creazionista che sottopone la realtà ad un immaginario fantastico di immobile eternità. Ma per gli Antichi, e per i pagani moderni, gli Dèi nascono, crescono e si trasformano trasformando il mondo che abitano.
L'atto della nascita è l'atto della trasformazione della realtà dove la realtà, in cui germina il nuovo nato, di fatto, muore per ricomporsi, rinascere, in una nuova realtà che ha trasformato la realtà precedente in una nuova realtà che comprende anche il nuovo nato.
La nascita non si limita, come nella visione ideologica cristiana, a partorire un animale al servizio di Dio, ma la nascita, ogni nascita, grande o piccola che sia, è la trasformazione di una realtà in essere e quella trasformazione nega la realtà precedente per presentare una nuova e diversa realtà.
Gli Dèi nascono!
E' il concetto più rivoluzionario, del sistema religioso pagano, che possa essere introdotto in un sistema ideologico assolutistico cristiano.
Cosa implica: che gli Dèi nascono?
Implica che tutto ciò che nasce, al di là di come noi lo pensiamo, è un divino, o insieme di divini, in trasformazione e in divenire.
Tutto nasce. Questo ci dicono, fin dall'inizio, gli Inni Orfici. Tutto diviene da una trasformazione di un'esistenza precedente.
Io non sono tenuto a sapere in che cosa consisteva l'esistenza precedente, ma non sono autorizzato ad immaginare qualche cosa al di fuori del presente in cui vivo e tanto meno sono autorizzato a sottomettere il presente in cui vivo ad entità estranee e separate dal presente stesso.
Non sono autorizzato a farneticare di ontologia come giustificazione del diritto di sottomettere i nati a condizioni estranee delle necessità dei nati che, nel nostro caso, sono i nati per e nella Natura.
Tafuri non accoglie questo punto di vista e preferisce accogliere il punto di vista dell'ideologia cristiana secondo cui l'oggetto nato è proprietà delle condizioni che lo hanno generato e, quelle condizioni, sono estranee sia all'azione del nascere che al nuovo nato stesso.
Gli appellativi che seguono descrivono la nascita sia dal punto di vista del soggetto che nasce, sia dal punto di vista dell'ambiente in cui avviene la nascita: Amabile; che acceleri i parti; che hai le chiavi; che gioisci dei conviti; che assisti le partorienti; tu partecipi;
Tafuri non è in grado di vedere il parto in essere in questo. Non può vedere il desiderio di accelerare il parto; non può vedere le chiavi della vita nelle mani del neonato; non può vedere la gioia dell'accesso al mondo del nuovo nato e della donna che si sgrava. Tafuri non può percepire gli infiniti divini che partecipano alla nascita.
Dopo di che il Tafuri si dilunga sulle interpretazioni con cui Protirea o Prothyraia viene associata ad Ilizia e ad Artemide.
Scrive il Tafuri:
9. Ilizia: perché secondo la differenza delle attività è attribuita la proprietà dei nomi e perché secondo gli astronomi questa divinità è lunare.
Selene è signora del movimento.
Nelle gravi; difficili perché le donne quando partoriscono ricevono affanni.
Nelle necessità: perché tutte quante le cose sono sottomesse alla Necessità, soprattutto la donna in quanto è essere vivente imperfetto. E, infatti, l'uomo che è essere libero ha più possibilità di sottrarsi al destino.
12. Artemide Ilizia: poiché sotto Selene molte sono le dee Artemidi, per definire, appunto, la differenza, dice Artemide Ilizia, cioè tu e non un'altra delle tante Artemidi.
Artemide deriva da "irrigare": perché vengono chiamate Artemide quelle fra le divinità lunari che sembrano agire con umidità in questo mondo terrestre.
14. Salva: non perché l'inno e la preghiera si riferiscono ai beni della fortuna o del corpo, ma perché, essendo per le cose dell'animo, in secondo luogo riguardano anche tutti i beni di fortuna e ogni salvezza e buona sorte del corpo.
Salvatrice: perché la natura della divinità riguarda la salvezza e se mai altra cosa accade, questo accade non secondo la disposizione della natura divina, ma secondo il mutamento degli opposti.
Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.133-135
Si è sempre voluto associare la ciclicità delle mestruazioni delle donne ai cicli lunari, si associano le similitudini e si ignorano le diversità. Le mestruazioni seguono il ciclo di tensione accumulo carica e scarica delle necessità di un organismo i cicli lunari sembrano associati al medesimo ciclo.
Ilizia è figlia di Hera e Zeus, cioè dell'Atmosfera e della Natura perché i nati respirano Zeus e alimentano la coscienza e la consapevolezza della Natura. Ilizia è la qualità divina della nascita che si trasforma a seconda delle condizioni. La nascita per scissione è Ilizia. Ma anche tutti gli altri sistemi di nascita sono Ilizia. Tutti quei sistemi riproduttivi inventati dagli organismi per espandersi nel mondo in cui sono venuti in essere, sono Ilizia.
Sono nascite che hanno preceduto i bisessuati. Ilizia è figlia della Natura, Hera, e prima che Zeus e Latona generassero i bisessuati (Artemide e Apollo), Ilizia manifestava sé stessa in altri modi. Come ci dice la scienza moderna (e io mi limito a riprodurre un piccolo elenco), Ilizia si esprimeva come: Gemmazione o paratomia; frammentazione o architomia: ormogoni: sclerozii: propaguli: talee, margotte, bulbilli e gemme avventizie; sporulazione: sporogonia: poliembrionia: amplificazione larvale ecc.
Poi, Zeus e Latona generano i bisessuati nonostante l'opposizione di Hera, la Natura, che vede nei bisessuati nuove condizioni alle quali è costretta ad adattarsi. Artemide, il principio femminile della vita, che è il fondamento della vita stessa (come Natura), aiuta Latona a partorire il principio maschile che, alla quantità della vita, principio femminile, introdurrà la perturbazione di una qualità che costringerà la quantità a modificarsi adattandosi alle nuove qualità che ne perturbano la stabilità degli adattamenti.
Artemide aiuta Latona a partorire Apollo rispondendo alla necessità di trasformazione del presente. Per il cristiano "tutto è sottomesso a necessità" e necessità è volere del suo Dio. Per un Pagano ogni coscienza esistente, qualunque sia la sua natura, esprime la sua "necessità di esistenza e di espansione". Sono due modi di pensare opposti che non consentono nessuna mediazione. Tafuri assume l'idea cristiana, gli Inni Orfici esprimono un'idea religiosa estranea al cristianesimo.
A differenza di ciò che sostiene cristianamente Tafuri, non esiste il destino. Ogni soggetto viene in essere date le condizioni oggettive che gli consentono di venire in essere. Quelle condizioni determinano la qualità della sua vita, ma in quella qualità ogni Essere ha delle possibilità di scelta e, attraverso le scelte fra opzioni diverse, determina il proprio destino: si fa Zeus che fagocita Meti! Può aprire le porte dell'infinito o può chiuderle: sua è la scelta, come risultante della sequenza delle sue scelte nella sua vita.
Anche il significato di salvezza viene dal Tafuri significato nei termini cristiani. Salvezza, in quest'Inno, significa "riuscire a nascere". La mortalità dei bambini, al momento del parto, e le donne morte per parto, erano molti e molte. La salvezza era "salvare l'inizio" dell'esistenza. L'inizio di quel percorso che porta il nato a diventare un Dio.
Marghera, 26 gennaio 2024
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