Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.
Inno Orfico ad Asclepio
Guaritore di tutti, Asclepio, signore Paian,
che lenisci le sofferenze affliggenti delle malattie degli uomini,
dai dolci doni, potente, vieni portando la salute
e facendo cessare le malattie, penose Chere di morte,
tu che fai prosperare, soccorritore, che respingi il male, dal destino felice,
forte germoglio di Febo Apollo che ricevi splendidi onori,
nemico delle malattie, hai come sposa Salute irreprensibile,
vieni, beato, salvatore, concedendo un buon fine di vita.
Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli
La morte è il fine, l'obbiettivo, della vita.
La coscienza può finire o non finire con la morte del corpo fisico, ma la razionalità, che domina la coscienza del corpo fisico, sicuramente finisce con la morte dello stesso.
Che ci sia coscienza o che non ci sia coscienza dopo la morte del corpo fisico, è oggetto del discutere all'interno della filosofia metafisica, sicuramente alla morte del corpo fisico cessa la razionalità che domina la coscienza del corpo fisico.
Quanto l'uomo è attaccato, dipendente e angosciato per la morte della sua razionalità?
Tanto più l'uomo viene reso angosciato e disperato per la morte della sua razionalità, tanto più la sua razionalità è alla ricerca ossessiva di una sopravvivenza. In questa condizione l'uomo diventa preda di chiunque gli offre l'illusione di un'alternativa alla morte del suo corpo fisico che sia in sintonia con le sue aspettative e con la cultura in cui veicola le sue aspettative.
Il Mito di Asclepio si inserisce in questo contesto psicologico determinando l'idea che della morte ne avevano gli Antichi.
"Tu fai resuscitare i morti, e io ti rendo morto così potrai conoscere il dolore di tornare ad essere mortale e puoi capire quanto male hai fatto resuscitando i morti!" Dice Zeus ad Asclepio.
Gli Antichi, con la decisione di Zeus, definiscono, dal punto di vista religioso, l'ordine delle cose. La tua razionalità morta non torna in vita. Ciò che rimane, di ciò che tu eri prima di morire, anche se fu forgiato nella razionalità, non ha più nessun nesso con la razionalità nella quale si è costruito.
Il tornare indietro, il "resuscitare" implica l'uccisione della coscienza che è stata costruita e il ripristino del dominio della razionalità: tu non faresti "resuscitare" una coscienza, ma uccideresti il divenuto di quella coscienza bloccando le sue trasformazioni.
Asclepio, morto, diventa un Dio e si guarda bene da resuscitare.
Questo Mito non soddisfa le aspettative degli uomini quando vengono costretti ad essere angosciati davanti alla possibile morte del loro corpo fisico. Sarà necessario Platone con la sua "immortalità dell'anima", che diventa oggetto di possesso da parte dell'uno pitagorico o dell'Essere Tutto di Parmenide, per impossessarsi dell'angoscia disperata degli uomini e trasformare quest'angosci disperata in uno strumento di controllo sociale.
Platone, Parmenide e Pitagora sono i nemici del Mito perché al Mito che alimenta negli uomini la necessità di una vita "eroica" sostituiscono la necessità dell'obbedienza e della sottomissione per acquistare una sopravvivenza dopo la morte.
Le emozioni che animano un corpo vivente vengono sostituite con il concetto di "anima". Un oggetto estraneo, qualche volta opposto, al concetto di corpo, portatore della coscienza razionale con la caratteristica di essere eterno e di trasferirsi, alla morte del corpo fisico, o in altri corpi, o in altri luoghi, dannato o beato a seconda dell'obbedienza sottomessa messa in atto durante la vita del corpo fisico. Così, per Platone c'è la reincarnazione e i malvagi si reincarnano in donne, in Pitagora in corpi di animali, per i neoplatonici non si ricongiungono all'Uno, ma ritornano nella carne senza la memoria del loro vissuto; per i cristiani quell'anima è destinata all'inferno o al paradiso nella promessa della resurrezione dei corpi e nel ritorno nella carne.
In questo contesto, la disperazione del cristiano è quella di colui che costruisce la distruzione della propria vita, colui che nel tentativo di possedere l'onnipotenza nella fisicità (il verbo!) costruisce la distruzione della sua esistenza attraverso la sottomissione. Da qui si millanta di far resuscitare i morti e davanti a questa millanteria si chiede sottomissione. Tale Quadrato, un apologista cristiano del II° secolo d.c., scriveva lettere all'imperatore Adriano affermando che individui resuscitati dal suo Gesù erano ancora vivi. Nel mito si racconta come gli Esseri della Natura abbiano ognuno la loro opportunità nelle condizioni in cui germinano e, in quelle opportunità, devono costruirsi.
Asclepio è un medico.
Non fa "miracoli" per guarire gli infermi o dare la vista ai ciechi: Asclepio cura le infermità e cura le malattie e le ferite delle persone. Asclepio, dove può guarisce. Dove non riesce a guarire allevia dolori e sofferenze.
Asclepio pratica la medicina e la sua medicina è frutto di studio, di osservazione e di pratica, come gli ha insegnato Chirone.
Tutte le malattie del corpo sono sfide di adattamento della soggettività, propria dell'individuo, e l'oggettività nella quale è nato. Gli assalti che il suo corpo riceve non sono solo quelli di individui della propria specie, ma sono assalti anche degli Esseri Virus e degli Esseri Batteri dai quali si deve difendere. Ci sono assalti di malattie varie. Ogni malattia è una modificazione della struttura fisica e psicologica che alimenta la necessità soggettiva di adattarsi cercando un equilibrio che sia il maggior benessere possibile. Un processo di adattamento soggettivo alle variabili oggettive che gli Individui sono soggettivamente stimolati a mettere in atto. Ricordo, ancora, che al tempio di Esculapio, Asclepio, si affrontavano ferite mortali con l'uso della saliva della vipera di Esculapio. Recentemente si è scoperto che nella saliva del rettile è presente quel FATTORE DI CRESCITA la cui scoperta portò il premio Nobel alla Sig.ra Rita Levi di Montalcini. Un "fattore di crescita" che stimola e accelera la cicatrizzazione di ferite gravi.
Asclepio era un Dio guerriero.
Asclepio era un Essere Umano che combatteva delle battaglie impossibili contro attacchi ai corpi degli uomini che spesso non erano visibili. Le sue strategie erano contro l'imponderabile. La sua conoscenza non era quella dell'uso della spada o dell'arco, ma era quella di unguenti, erbe e medicamenti di vario genere. Esculapio, a buon ragione, viene classificato come un Essere Umano che diventa un Dio. Egli combatte guerre contro nemici potenti, qualche volta deve anticiparli. Non combatte con arco e spada, ma combatte con le armi degli Dèi: la CONOSCENZA!
Zeus pone dei limiti al suo intervento: non esiste ritorno nell'utero; non esiste ritorno nel corpo fisico dopo che l'uomo ha attraversato la soglia della morte del corpo fisico.
C'era quest'occasione, per ogni Essere della Natura, ogni Essere l'ha sfruttata a modo suo, facendo del suo meglio nelle condizioni in cui è nato. La vita è un processo attraverso il qualeil singolo soggetto costruisce il suo corpo luminoso. Può essere che in qualche battaglia si venga feriti; può essere che si rimanga menomati. Questo non significa che si debba rinunciare alla lotta, significa che la lotta si sposta dal mondo esterno alla necessità di riparare sé stessi. Ricostruirsi, ricapitolare il proprio corpo e la propria psiche; ricostruire quanto ci serve per affrontare nuovamente la vita. E' una lotta importante, con i suoi morti e i suoi feriti, ma se l'Essere Umano viene aiutato da Esculapio può riprendere più facilmente la sua lotta nella sua esistenza.
Esculapio è il farsi dio della solidarietà della propria specie: colui che ha la conoscenza per aiutare gli Esseri della propria specie. Colui che usa la sua conoscenza per permettere ad Esseri della propria specie di farsi Dio. Non c'è pietismo in Esculapio. Non c'è commiserazione nelle sue azioni: c'è il dovere del guerriero della vita che obbedisce al suo Intento. Gli individui curati da Esculapio sono pronti per dare, comunque, l'assalto al cielo della Conoscenza e della Consapevolezza: non sono sottomessi da debiti di gratitudine ad Esculapio.
Quando Esculapio tenta di riportare in vita Esseri Umani morti, che hanno sprecato la loro esistenza, Zeus interviene. Non esiste una seconda possibilità per chi ha sprecato la propria vita nella fede e nella sottomissione. Esculapio porta la verga della vita con i serpenti attorcigliati, simbolo della vita stessa, e ancor oggi, su quel simbolo, i medici, formatisi dopo l'uscita dall'orrore cristiano, impegnano il loro onore. Il medico agisce all'interno della vita, non modifica la vita né annienta la morte che è il trionfo della vita.
Dal momento che esiste solo questa possibilità di vita nella quale costruire noi stessi, il nostro corpo luminoso, le antiche popolazioni precristiane tenevano in alta considerazione la medicina. A Roma, prima dell'arrivo dell'orrore cristiano, c'era un ginecologo specializzato ogni cinquemila donne. A Pompei sono stati trovati gli attrezzi del ginecologo che non hanno nulla da invidiare agli attrezzi moderni.
La prima cosa che fecero i cristiani, giunti al potere, fu quello di distruggere la medicina, distruggerne il ricordo. Fu quello di distruggere Asclepio. Che bisogno ne avevano i cristiani della medicina?
Loro non si costruiscono per diventare Dèi; loro aspettano la venuta del loro padrone affinché li faccia risorgere nella carne. I cristiani non si costruiscono nell'infinito; i cristiani anelano a ritornare nell'utero, alla vita fisica:
"Quando resusciteranno dai morti, non vi sarà chi si sposa né chi si marita, ma saranno come gli Angeli nei cieli. Quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosé, nell'episodio del roveto, come dio gli parlò dicendo: "Io sono il dio di Abramo, il dio d'Isacco e il dio di Giacobbe? Non è dio dei morti, ma dei vivi. Voi vi sbagliate e di molto."
Vangelo di Marco 12-24
"Ecco, io vi svelo un mistero: noi non morremo tutti, ma tutti saremo trasformati, in un attimo, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Squillerà, infatti la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. Perché è necessario che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruzione e che il nostro corpo mortale si rivesta di immortalità. Quando questo corpo corruttibile avrà rivestito l'incorruzione e questo corpo mortale avrà rivestito l'immortalità, allora avrà compimento la parola che fu scritta: "La morte è stata assorbita nella vittoria. O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione?". Il pungiglione della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge. Ma sia ringraziato Iddio, che ci dà la vittoria mediante il Signor nostro Gesù Cristo!"
Paolo di Tarso I Corinti 15, 53-57
"Ecco perciò che cosa vi annunziamo sulla parola del Signore: noi, i viventi, i superstiti, alla venuta del Signore, non saremmo separati dai nostri defunti. Poiché il Signore stesso, al segnale dato alla voce dell'Arcangelo e alla tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risorgeranno i morti in Cristo; poi noi, i viventi, i superstiti, assieme ad essi saremo rapiti sulle nubi in cielo verso il Signore. Così saremo sempre con il Signore."
Paolo di Tarso lettera ai Tessalonicesi 4, 15-17
Esculapio venne annientato dall'arrivo dei cristiani. Il loro padrone doveva decidere chi lasciare in vita e chi uccidere!
"L'apologeta Taziano, allievo del santo Giustino, condanna la scienza medica riconducendola all'influsso di "maligni spiriti": "E' con sottile astuzia, infatti, che i demoni distraggono gli uomini dalla venerazione di dio, convincendoli ad aver fiducia in erbe e radici"".
Da Storia Criminale del Cristianesimo, 3° volume Karlheinz Deschner ed. Ariele
Sul grande ospedale dell'Epidauro, che per mille anni vennero curati i malati da tutta la Grecia, i cristiani costruirono una basilica cristiana per appropriarsi di quello che, nella loro ingenuità superstiziosa, pensavano come luogo magico e attribuire le guarigioni, che i cristiani ritenevano miracolose, al lodo Dio.
Poi i cristiani scoprirono come gestire la miseria e la malattia per trarne profitto: ed è ciò che oggi fanno.
Davanti al bastone che dona la Conoscenza, avvinto dai serpenti della vita, consapevoli dell'orrore che abbatté la grande statua di Esculapio in Sicilia facendo sparire dall'isola la speranza di costruirsi nel futuro, anche noi oggi, con gli Orfici, cantiamo evocando al nostro fianco il potere di Esculapio: il Potere di Essere che costruiamo giorno dopo giorno e che i cristiani non furono mai in grado di vedere perché costretti alla sottomissione e all'obbedienza. Mentre riflettiamo sull'esempio divino di Esculapio, ricordiamo il Potere di Essere di tutte quelle donne che aiutarono altre donne a partorire che finirono sui roghi a maggior gloria del Dio dei cristiani.
Marghera, 06 giugno 2024
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