Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico a Morte
 
Inni orfici n. 87

Claudio Simeoni

Indice agli Inni orfici

 

Inno Orfico a Morte

  Inno Orfico a Morte

Ascoltami, tu che reggi il timone di tutti i mortali
concedendo un tempo santo a tutti, da quanti ti tieni lontana;
perché il tuo sonno spezza la vita e la traccia del corpo,
quando sciogli i forti legami della natura
portando ai viventi il lungo sonno eterno,
essendo comune a tutti, ma ingiusta con alcuni,
quando nella rapidità della vita interrompi giovinezza al culmine;
poiché in te sola fra tutti si compie ciò che è stato deciso;
tu sola infatti, né da preghiere né da suppliche ti fai persuadere.
Ma, beata, ti chiedo di avvicinarti con tempi lunghi di vita,
supplicando con sacrifici e preghiere
che la vecchiaia sia un buon privilegio fra gli uomini.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Con l'Inno Orfico a Morte si conclude il percorso descritto dagli Inni Orfici.

Gli Inni Orfici hanno, nell'Inno Orfico ad Hecate, la loro premessa, una sorta di promessa all'iniziato che percorre questo sentiero attraversando Prothyraia, celebrata nell'Inno n. 1, il cui nome significa "quella dinanzi alla porta", il Dio che si esprime nelle doglie della partoriente da cui il nuovo nato inizia il suo cammino da iniziato.

Un cammino che lo porta inevitabilmente alla morte del corpo fisico. Il momento in cui Hekate attende ed accogliere il nuovo Dio.

L'Iniziato si è fatto Dioniso. Ha abitato il ventre della madre, uscito, è stato cucito nella gamba di Zeus, nell'atmosfera, nella quale è rinato. E' cresciuto, ha affrontato le sfide della propria esistenza finché, un giorno, in una qualche situazione, i Titani, di cui è composto, si sono ripresi ognuno la propria parte di lui, smembrando il suo corpo fisico.

Le sue emozioni sono rimaste prive del corpo fisico e, in quel momento, le emozioni sono costrette a camminare da sole: l'Iniziato ha affrontato un numero sufficiente di sfide nella propria esistenza plasmandole e amalgamandole? L'Iniziato ha alimentato il Dioniso dentro di lui? Ha vissuto un numero sufficiente di ebbrezze per superare la soglia e afferrare la mano che Hecate gli tendeva?

Hekate sta alla nascita del corpo luminoso, il corpo emotivo, come Era sta alla nascita del corpo fisico!

Hekate è una Titanide; Era è l'Essere Natura e con Zeus e Rea (Tellus) danno vita agli Esseri della natura come noi siamo e come noi li pensiamo.

Castaneda raccontava che quattro sono i nemici che l'Essere Umano deve affrontare per costruire sé stesso. La paura: e la supera col coraggio attraverso il quale affronta lo sconosciuto in cui è nato, sfida dopo sfida! Vinta la paura, l'Essere Umano è in grado di affrontare ogni sconosciuto, con timore reverenziale, ma con animo ardimentoso.

In quel momento si presenta la lucidità! La lucidità è il secondo nemico che blocca il timore reverenziale e trasforma l'Essere Umano in un individuo tracotante, prepotente, arrogante e presuntuoso. I termini non indicano gli atteggiamenti dell'uomo vuoto attraverso i quali nascondere la propria impotenza, ma sono atteggiamenti di chi non ha più paura di affrontare uno sconosciuto e ha la consapevolezza delle paure e dell'impotenza che attanaglia chi lo circonda.

Se non vince la lucidità, la lucidità lo sottomette! Egli diventa strumento del suo coraggio ed è costretto a rinnovare continuamente la sua rappresentazione con atteggiamenti prepotenti, presuntuosi e arroganti. Se l'individuo non vince la spinta assolutista che gli infonde la lucidità, diventa schiavo dell'arroganza che distrugge sia il mondo in cui l'individuo vive che l'individuo stesso che dall'arroganza è costretto a trarre suo nutrimento emotivo.

Quando l'individuo vince la lucidità mette il suo coraggio al proprio servizio; al servizio dei propri intenti. L'individuo che ha messo la lucidità al proprio servizio, analizza il presente in cui vive, lo reinterpreta, lo ordina, ne individua le cause attraverso le quali si presenta e interpreta gli effetti, le conseguenze, delle azioni che avvengono in esso.

In quel momento si presenta il terzo nemico: il potere.

L'individuo che ha superato la sottomissione alla lucidità e ha messo la lucidità al proprio servizio, è un individuo che manifesta molto potere nei confronti delle persone della società nella quale vive.

Il potere è un nemico che tende a fagocitare chiunque lo pratichi. Sottomettersi al potere o essere sconfitto dal potere significa incanalare le proprie energie psichiche possedendo altre persone. Il potere del dominio rappresenta la sconfitta di ogni percorso di trasformazione intrapreso da un individuo. Comandare, costringere all'obbedienza, per sé stessi e non in funzione di una necessità sociale, è il porto in cui si rifugiano gli incapaci e gli impotenti.

Sconfiggere il potere significa veicolare le proprie energie psichiche e la propria lucidità nel Potere di Essere, nel proprio abitare il mondo. Un Essere Umano, come ogni Essere della Natura, rappresenta sé stesso nel mondo in relazione al potere che ha accumulato attraversando la propria vita. Ogni giorno il potere dela rappresentazione soggettiva è diverso perché diversa è la quantità e la qualità delle esperienze vissute. Diversa è la qualità delle sfide che le persone affrontano e sedimentano nella propria struttura psico-emotiva.

Il potere del possesso si sconfigge con la moderazione e la discrezione; lo si sconfigge col potere di essere, vivendo strategicamente e affrontando le battaglie della vita. Attraverso le battaglie della vita, chi pratica la via del potere di essere, mette sé stesso al servizio degli Esseri Umani. Soggettiva l'oggettività. I problemi del mondo sono i suoi problemi mentre sottrae al mondo i suoi problemi personali.

Il Potere di Avere non si limita a rubare la vita di altre persone per soddisfare sé stesso, ma deve distruggere ogni manifestazione di Potere di Essere che si esprime nell'ambiente sociale in cui quel Potere di Avere esercita il proprio dominio. Il Potere di Avere agisce nei confronti del Potere di Essere delle persone mediante la violenza fisica che va dalla calunnia alla diffamazione di quell'individuo che manifesta Potere di Essere, in un crescendo di violenza con aggressioni fisiche e psicologiche che si concretizzano anche in incarcerazione, torture e roghi.

Il quarto ed ultimo nemico che si presenta all'uomo è la vecchiaia. Il corpo è degenerato, invecchiato, giorno dopo giorno. Chi ha vinto la paura, mettendola al proprio servizio; chi ha vinto la lucidità, mettendola al proprio servizio; chi ha vinto il potere, mettendolo al proprio servizio; ha messo al proprio servizio una ricchezza che ha accumulato nella propria struttura emotiva.

Il corpo invecchia, ma la percezione soggettiva che l'individuo ha di sé stesso è quella di un individuo sempre giovane, attivo, pieno di propositi e di intenzioni anche quando è sul letto nel quale sta morendo. Con la vecchiaia non esiste battaglia, esiste l'accettazione della realtà oggettiva che genera la necessità della morte del corpo fisico.

La morte del corpo fisico vince sulla vecchiaia e viene accolta, desiderata o vissuta con terrore a seconda di come gli individui hanno attraversato la loro vita.

Quanto potere di essere hai accumulato dentro la tua struttura emotiva?

Con quel Potere di Essere affronti il momento della morte del corpo fisico.

Per chi ha accumulato Potere di Essere, la morte è un bisogno irrinunciabile per ogni Essere della Natura. Consapevoli che si nasce solo al fine di morire, l'iniziato ha attraversato la propria vita accumulando potere emotivo.

La morte del corpo fisico è una disperazione per chi si è illuso in una sorta di immortalità e onnipotenza. Costoro cercano di prolungare la vita, la propria vita, fino all'ossessione, perché non hanno il coraggio di affrontare lo sconosciuto; non hanno la Lucidità che li rende consapevoli; non hanno il Potere di Essere che permette loro di affrontare la propria morte del corpo fisico. Hanno paura della fine, la consapevolezza della fine, perché la morte del corpo fisico mette fine alla loro lucidità e al loro potere lasciandoli disarmati e impotenti.

Ma noi siamo arrivati!

I figli di Crono hanno costruito lo spazio e le condizioni perché noi nascessimo (germinassimo noi stessi).

I Titani hanno costruito quello che noi siamo e la nostra specie ha selezionato.

Noi, seguendo la nostra vita di sfide e determinazioni, abbiamo costruito il Dio che cresceva dentro di noi.

Ed eccoli i Titani dilaniarci: ognuno di loro si riprende la propria parte.

Ed ecco scomparire al nostro sentire il mondo costruito dai figli di Crono.

Ed ecco Hekate che accoglie il nuovo nato.

Nel commento agli Inni Orfici si è voluto mettere in luce il percorso di conoscenza. Quel percorso che rende gli Esseri Umani consapevoli di percorrere un cammino che li porta a bussare alle porte dell'Olimpo. Non ho voluto raccontare le "storie degli Dèi", ma ho voluto raccontare una storia di noi stessi in relazione agli Dèi.

Una storia di relazione fra noi stessi e il mondo che ci circonda. Una storia potente che possiamo vivere quotidianamente se sapremo ascoltare le voci del mondo e costruire con esse un cammino di vita comune. Ho voluto parlare degli Dèi che un Essere Umano è in grado di esprimere nello sforzo di costruire quella comunione di intenti fra chi esprime la necessità della propria esistenza e un mondo di consapevolezze che esprimono la necessità della loro esistenza.

Con questo, penso di aver colto il senso antico per il quale un antico iniziato, mentre l'assolutismo stava sommergendo il mondo religioso, ha voluto scrivere questa via iniziatica attraverso gli Dèi che abitavano la sua percezione.

Quell'equilibrio di Dèi, di Poteri di Essere, che è l'essenza stessa del presente che stiamo vivendo. Un presente che non è scaturito né da un immaginario motore immoto, né da un folle progetto, ma che si è delineato per adattamento soggettivo trasformazione dopo trasformazione.

Per questo noi, Pagani Politeisti, siamo figli di molti padri e di molte madri. Siamo figli di tutti gli Dèi che attraverso i loro adattamenti soggettivi alle loro condizioni oggettive hanno costruito l'oggettività nella quale noi ci siamo trasformati.

Noi germiniamo nella pancia di nostra madre e questo mondo incontriamo!

Se questo mondo non fosse come è divenuto, noi non saremmo germinati come siamo germinati; forse un altro noi o altri noi, oppure, nessun noi. Ma noi siamo quello che siamo perché le condizioni del nostro venire in essere sono il frutto di adattamenti soggettivi alle variabili oggettive degli Dèi. Gli Dèi che agirono, gli Dèi che agiscono, gli Dèi che agiranno. La loro volontà d'azione, come risposta alla necessità che li ha posti in essere!

Di questo ho parlato nel commentare gli Inni Orfici.

Ho parlato di un Essere Umano che chiede alle volontà del mondo che lo circonda di camminargli a fianco e, giustamente, quando un individuo fa' questo, viene definito negli Inni Orfici, un Iniziato! Perché è consapevole del potere che lo circonda e ha raggiunto tale consapevolezza sviluppando il proprio il Potere di Essere dentro sé stesso.

Scelta dopo scelta; sfida dopo sfida!

Avrei potuto commentare in maniera diversa gli Dèi, ma cosa avrei ottenuto? Nel momento che ho commentato gli Inni Orfici mi premeva parlare dell'uomo in relazione al mondo in cui vive. Mi premeva mettere in risalto questo aspetto. Questa che ho espresso era, in quel momento, la conoscenza e le necessità che dovevo raccontare. Poi si cambia, si migliora. Migliora la comprensione della realtà in cui si vive e migliorano le capacità di abitare tale realtà. Migliora la lucidità, migliora il coinvolgimento emotivo, migliora la comprensione delle necessità delle coscienze che abitano il mondo in cui agiamo e migliora la comprensione delle azioni messe in atto dalle coscienze nel mondo in cui viviamo.

Siamo arrivati al momento in cui i Titani stanno dilaniando il nostro corpo fisico, le nostre passioni, le nostre tensioni, il nostro sapere. Tutto sta andando in pezzi. Ogni Titano si prende la sua parte dopo essere uscito dal Tartaro del nostro cuore e, mentre questo sta avvenendo, c'è Tifone che distrugge la nostra ragione. Distrugge la descrizione e tutto quello che nella nostra esistenza ritenevamo importante. Una vita fisica finisce.

Ora siamo davanti ad una sorta di porta: abbiamo potere di essere sufficiente per aprirla?

Ecate ci aiuterà ad aprire quella porta? Oppure le nostre emozioni si infrangono su quella porta. Troppo deboli per aprirla.

Emozioni che si disperdono e che costituiscono il cibo per Hera, l'Essere Natura.

Solo parlando in questo modo degli Dèi, gli Dèi acquistano il senso della realtà e l'individuo ne vive il senso della loro presenza in relazione a sé stesso nelle sue azioni, in ogni quotidiano!

Certo, possiamo parlare degli Dèi in un diverso modo e mentre siamo con lo sguardo rivolto all'infinito ricordiamo come qualcuno tentò di uccidere gli Dèi affinché le nostre azioni non potessero esprimerli!

"Allora il diavolo o i suoi ministri, i demoni, che furono cacciati dal cielo, vedendo che gli uomini ignari, abbandonando il loro creatore, andavano errando dietro le creature, cominciarono a manifestarsi a costoro in forme diverse e a parlare con loro e ad esigere che questi offrissero loro sacrifici sugli alti monti e nel fondo delle selve, e adorassero loro al posto di dio, dandosi nomi di uomini scellerati, che trascorsero la vita in ogni sorta di crimini e di scelleratezze; E così uno affermò di essere Giove, mago e incestuoso in sì gravi adulteri da prendersi in moglie sua sorella, che fu chiamata Giunone e arrivare a corrompere le sue figlie Minerva e Venere, e anche a violare turpemente i nipoti e tutta la parentela. Un altro demone si chiamò Marte, che fu istigatore di liti e di discordia. Un altro volle chiamarsi Mercurio, che fu l'artefice di ogni sorta di ruberia e di frode; a costui quale dio dei guadagni, gli uomini pieni di cupidigia, nel passare dai crocicchi, offrono in sacrificio mucchi di pietre gettando sassi. Un altro demone si prese il nome di Saturno, che avezzo ad ogni crudeltà, divorava perfino i suoi figli appena nati. Un altro ancora inventò di essere Venere, che fu una meretrice. Essa ha fatto la prostituta non solo con molti amanti, ma anche con suo padre Giove e col suo fratello Marte. Ecco di che specie erano allora quegli individui scellerati, che uomini ignoranti e rustici onoravano nel modo peggiore con i loro propri espedienti." 

Tratto da "Contro le superstizioni" di Martino di Braga scritto nel 573.

In questo modo si è costruita la disperazione negli Esseri Umani. Si è tentato di cancellare la loro capacità di manifestare gli Dèi allontanandone il ricordo attraverso una interpretazione superstiziosa ad immagine e somiglianza del dio pazzo dei cristiani.

In questo modo, si sono costruiti 1.700 anni di orrore e morte nei quali faticosamente gli Dèi hanno chiamato gli Esseri Umani a riprendersi nelle proprie mani il loro futuro.

Una voce potente chiamava gli Esseri Umani ad uscire dall'orrore: la voce dell'ANTICRISTO!

La voce della vita!

E la vita vince sempre su ogni orrore perché capace di costruire sempre nuovi equilibri, nuove armonie, dopo ogni vissuto che gli uomini chiamano "disastro".

Per questo motivo, nel trattare gli Inni Orfici, abbiamo assunto il punto di vista della vita!

Il nostro punto di vista!

Marghera, 10 settembre 2024

 

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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