Cod. ISBN 9788891185778
Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno
Il Bignami (1984) non accenna al pensiero filosofico-politico di De Tocqueville e, pertanto, devo prendere spunto da un dizionario di filosofia ed. Garzanti.
1) La libertà sociale ha come fondamento la limitazione degli interessi dei gruppi sociali o delle classi;
2) Lo Stato francese non si è edificato partendo dalla base, da comunità libere, ma a partire da una costituzione assoluta che conteneva le condizioni per la dissoluzione dello Stato;
3) La Rivoluzione aveva ricevuto dall’ancien régime uno Stato centralizzato e dispotico;
Il magistrato De Tocqueville è figlio di una famiglia che Robespierre stava portando al patibolo. Professione magistrato, nobile, al servizio del re di Francia. Dal re di Francia riceve privilegi e al re di Francia ha giurato fedeltà.
Il suo problema era la percezione del fallimento della monarchia a immagine e somiglianza di dio, ma allo stesso tempo, la necessità di conservare i propri privilegi senza essere sottoposto a rivolte popolari. Un regime politico e sociale tale da garantire il godimento dei privilegi senza costruire angoscia ai nobili nella società come faceva la monarchia assoluta ad immagine del dio padrone.
De Tocqueville definisce possibile la libertà sociale solo nella limitazione degli interessi dei gruppi sociali o delle classi. Si tratta di un’idea distorta sul ruolo dei gruppi sociali e delle classi all’interno della società civile.
Questo modo di pensare presuppone che gruppi sociali e classi abbiano preceduto la costituzione della società civile. Non presuppone che gruppi sociali o classi siano il prodotto della società civile volta al controllo degli individui.
I gruppi sociali e le classi si sono sviluppate come risposta degli individui alle necessità di gestione della società ad opera dell’assolutismo del dio padrone cristiano. Il ripristino della società assolutista, i cui tentativi di ricostruzione De Tocqueville riscontra, quale eredità dell’Ancien régime, sconfitta dalla Rivoluzione Francese, è formata da lassi, gruppi sociali e da “stati sociali” che si sono fissati, come idee a priori, nelle trasformazioni della società. Quando de Tocqueville afferma di dover limitare interessi e privilegi di quel gruppo sociale o di quella classe, sta facendo il discorso partendo dal fatto che la Rivoluzione Francese ha spazzato via i privilegi dei tre Stati. La rivoluzione Francese ha distrutto la distinzione di classe e di gruppo sociale su cui si reggeva la monarchia assoluta.
Quando limito e determino diritti doveri e privilegi di un gruppo sociale o di una classe, legittimo quella classe con quei privilegi e quei diritti rispetto a tutte le altre. Il gioco dei diritti, dei privilegi e dei doveri, di fatto, appartiene al rapporto di forza che si instaura nella società fra le classi, i gruppi sociali e la gestione dello Stato.
In quel gioco di diritti, doveri e privilegi, ciò che muore è l’individuo.
Il soggetto che deve aderire ad un gruppo sociale o ad una classe per fruire di quei diritti e di quei privilegi ottemperando a quei doveri. Si costruisce, di fatto, un sistema castale in cui chi muore è la libertà del singolo individuo che non ha fratellanza né uguaglianza in uno Stato che lo emargina qualora non appartenga ad una classe fruitrice di doveri, privilegi e diritti.
Questa è una concezione sociale divisa per caste. E’ la concezione propria del liberalismo in campo educazionale cristiano.
Le finalità del pensiero di De Tocqueville è ripristinare, legittimandola dal punto di vista filosofico, la divisione sociale francese nel quattro Stati, modificando la composizione degli Stati non più come censo o nascita, ma come funzione economico-sociale. Il liberalismo certifica i diritti della borghesia, ma non della borghesia come censo, ma della borghesia divisa per funzioni; del proletariato diviso per funzioni; del sottoproletariato diviso per funzioni; delle istituzioni, ma diviso per funzioni. La funzione è l’oggetto del privilegio, dei diritti particolari, delle concessioni governative in cui lo Stato, giocando sul dare o togliere privilegi specifici o mettere in atto azioni di controllo sulla fruizione di privilegi, diritti e doveri, esercita il controllo a seconda della soggettività dei suoi funzionari o dei partiti politici che in quel momento difendono questo o quell’interesse.
Capita poi che il clero, i banchieri, i militari, i politici, i magistrati, la polizia di Stato, mediante i loro privilegi e i loro diritti, travalichino i confini della loro azione e usano i loro diritti per costruire miseria nella società.
L’idea liberale è quella di una società fatta di microsocietà divise per privilegi, diritti e doveri, che si divorano tra loro separando gli individui dall’unità Stato costringendoli a mettere in atto azioni per entrare a far parte delle diverse microsocietà per favorire i loro interessi. Tutti coloro che commerciano hanno quei diritti, quei doveri e quei privilegi. Questo stabilisce lo Stato. All’interno di chi commercia, sfruttando i privilegi e i diritti concessi dallo Stato, si formano associazioni di commercianti che diventano abbastanza forti da condizionare le scelte dello Stato o l’azione di altre congreghe, come i militari, i poliziotti, i magistrati, il clero, ecc. Queste microsocietà che possiamo chiamare logge, associazioni mafiose, gilde, sindacati, albi professionali, ordini professionali, ordini religiosi, sono tanto più avvantaggiate nella fruizione dei loro diritti quanto più, in quel momento, sono vicini a soddisfare le esigenze di controllo sociale dello Stato.
Con questo sistema di divisione sociale, un individuo non fa più parte di quella società, ma fa parte di quella società nella misura in cui viene accolto in un ordine, in un sindacato, in un’associazione mafiosa, in una gilda, ecc.
In quest’ottica, una Costituzione Democratica o, anche, una Costituzione Monarchica (e per conseguenza le leggi di attuazione) non vengono applicate al singolo individuo in quanto il singolo individuo è il fruitore delle leggi in quanto soggetto a cui si riferisce la Costituzione, ma vengono applicate in maniera diversa a seconda dell’associazione, della gilda, dell’ordine professionale, dell’associazione, del centro di potere o di interessi, a cui quell’individuo appartiene.
In una società liberale, sia in una Costituzione Democratica che in una Costituzione Monarchica, il soggetto fruitore dei diritti Costituzionali, non è l’individuo in quanto individuo soggetto di diritto di quello Stato, ma è l’individuo in quanto partecipe a quel sindacato, a quella gilda, a quell’ordine professionale, a quella città, a quella razza, a quel gruppo religioso, ecc. ecc.
Questo modello di società liberale necessita di un’ampia zona di popolazione emarginata, a vario titolo e in vari modi. Questa popolazione emarginata è colei che permette ai sindacati, ordini professionali, centri di potere, gilde, ordini professionali, ecc. di accumulare ricchezza, diritti, privilegi e potere.
Oggi come oggi possiamo dire che l’economia messa in moto da eroinomani e cocainomani è il centro economico delle società occidentali. Il giro di interessi che muove coloro che consumano eroina e cocaina è tale da reggere la distribuzione della ricchezza in uno Stato occidentale. Vedremo in un altro capitolo come l’ideologia liberale ha sostituito la schiavitù, della quale ha chiesto l’abolizione, con l’emarginazione sociale e qual era ed è il calcolo economico che ha fatto l’ideologia liberale per ottenere questo.
Uno Stato ideologicamente liberale, è indifferente alle Istituzioni, alla qualità della Costituzione e dei principi Democratici che vedono nei cittadini il momento centrale del sistema di diritti e di doveri delle stesse Istituzioni. Il regime liberale controlla le persone sottraendo il sistema dei diritti alle singole persone per attribuirlo alle confraternite, alla lobbie, ai gruppi di potere, agli ordini professionali, alle associazioni economiche (industriali, commercianti, artigiani), ai sindacati, alle gilde, ecc. Va da sé che in un sistema in cui i gruppi hanno privilegi di fruizione dei diritti Costituzionali contro i cittadini (recentemente è stato proibito di manifestare contro Ratzinger in quanto la Polizia di Stato ha affermato: offendete Ratzinger!), all’interno dei singoli ordini, associazioni, confraternite, ecc. si costituiscono dei gruppi di potere, più o meno segreti, che da un lato diventano mafiosi, veri e propri, dall’altro lato assumono metodi mafiosi per aumentare i privilegi senza per questo praticare crimini, detti comunemente “di mafia”. Si costituiscono vere e proprie combriccole religiose o affaristiche che, in tempi recenti e attuali, abbiamo conosciuto come “i furbetti del quartiere”, “i nobiluomini di sua santità”, gruppi di malaffare che hanno visto coinvolto don Verzé dell’Ospedale san Raffaele e l’intera struttura di Comunione e liberazione.
E’ la struttura sociale liberale in cui il cittadino non è un soggetto di diritto in quanto soggetto attorno al quale si articola la Costituzione, ma diventa preda di microsocietà privilegiate che fruiscono di privilegi e diritti, nei suoi confronti, come estensione dei principi Costituzionali.
Questa è l’idea del liberalismo sociale di De Tocqueville da opporre alla società, uscita dalla Rivoluzione Francese, in cui l’individuo era “Il Cittadino” quale soggetto che fruiva dei diritti Costituzionali in uno Stato che agiva in funzione del cittadino.
Lo Stato liberale fa credere ai cittadini che tutti possono organizzarsi in sindacati, lobbie, legge, combriccole, ordini, associazioni, partiti, ecc., ma questo è un inganno. Tutti possono intraprendere, ma lo Stato liberale decide chi può e chi non può. Decide a chi mandare la polizia e chi no. Decide chi diffamare mediante l’ordine dei giornalisti (a cui ha concesso privilegi purché obbediscano) e chi no. Decide chi può apparire nei mezzi di comunicazione e chi no. Decide chi diffamare e chi no. Tutti lo possono fare, ma lo Stato liberale decide a chi concedere a chi no. In epoca recente lo Stato Italiano decide che esistono gli anarchici informali che mettono bombe; non ha mai provato che esistono gli anarchici informali, ma ha deciso che devono esistere per mettere le bombe. Lo Stato liberale non risponde ai cittadini e, dunque, i cittadini non possono chiedere allo Stato di dimostrare che esistono gli anarchici informali che mettono bombe: questa è l’idea di De Tocqueville.
Oltre all’idea di uno Stato organizzato in micro società di potere, altri due elementi caratterizzano l’ideologia liberale: la sostituzione della schiavitù con l’emarginazione sociale e la distinzione Stato e chiesa per gestire in modo separato l’emarginazione sociale funzionale all’organizzazione liberale della società.
Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno
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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano. |
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Marghera, 29 luglio 2012 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.