La Teoria della Filosofia Aperta
Chi si interessa di filosofia, leggendo la storia delle idee filosofiche, si accorge che non esiste una storia di idee, ma una storia di rappresentazione delle medesime idee. Le stesse idee filosofiche si presentano in maniera diversa.
I principi ideologici di assolutismo e di dogmatismo espressi oggi, sia dal cristianesimo che dall'ebraismo e dall'islamismo, hanno origine in un ambiente filosofico nei confronti del quale è mancata ogni critica filosofica e ideale.
Sembra quasi che ci sia una sorta di pudore nell'accusare Platone di crimini contro l'umanità. Come se si facesse un "peccato di lesa maestà" nel dire a Platone che afferma oggetti al di fuori dei sensi e della logica esistenziale: "hai intenti criminali"!
Se manipoli le sensazioni delle persone costringendole nell'idea che tali sensazioni dipendono da una qualche forza sopra di loro, generazione dopo generazione, ottieni uomini che non sanno pensare a nulla se non partendo dal presupposto che esiste un potere sopra di loro da cui le loro sensazioni non possono prescindere.
In sostanza, hai costruito degli schiavi che fanno dipendere il loro sentire da un qualche padrone, da una qualche forza, e possono vivere soltanto riproducendo la dipendenza delle sensazioni degli uomini da quella schiavitù.
Che gli ebrei fissarono l'ideologia della schiavitù del loro dio padrone mentre erano a Babilonia, è un dato di fatto. Tuttavia contemporaneamente si mossero forze culturali che, alla necessità di mantenere gli ebrei in stato di schiavitù mediante la sottomissione al dio padrone, sommarono la propria logica culturale con cui legittimare lo stato di schiavitù stesso.
Nacque la cultura dello schiavismo che assunse la dimensione del dogma religioso da cui la struttura emotiva dell'uomo non poteva prescindere.
Lo schema culturale, a grandi linee, lo possiamo individuare in questo ambiente:
Platone nasce nel 428 a.c. e muore nel 347 a.c.
Alessandro Magno nasce nel 356 a.c. e muore nel 323 a.c.
L'accademia di Atene fu fondata nel 387 a.c. e chiusa, con Damascio nel 520 d.c.
Lucio Anneo Seneca 4 a.c. e muore nel 65 d.c.
Gaio Musonio Ruffo 30 a.c. e muore circa nel 100 d.c.
Epitteto 50 d.c. e muore nel 120-130 d.c.
Filone di Alessandria nasce nel 20 a.c. e muore nel 45 d.c.
Ammonio Sacca nasce nel 175 d.c. 242 d.c. Alessandria d'Egitto fonda il neoplatonismo.
Plotino nasce nel 203 d.c. e muore nel 270 d.c.
Giamblico nasce nel 245 d.c.e muore nel 325 d.c.
Proclo nasce nel 412 d.c. e muore nel 485 d.c.
Damascio, ultimo scolarca dell'Accademia di Atene, neoplatonico, muore dopo il 532 d. c.
I frammenti archeologici dei vangeli cristiani che noi abbiamo sono tutti datati attorno al II secolo d.c..
Nessun testo cristiano precede l'ambiente culturale che abbiamo individuato. Lo stesso vale per la bibbia ebraico e cristiana. Non esistono frammenti archeologici che precedano l'ambiente culturale che ho descritto.
Gli ebrei a Babilonia arrivarono nel 587 e solo a Babilonia imparano a leggere e a scrivere. E' impossibile che abbiano scritto qualche cosa prima anche perché l'idea del popolo eletto può avvenire solo durante uno stato di sottomissione.
Per questo motivo, al di à del fatto che alcune idee sociali erano proprie degli ambienti sociali comuni, anche di pastori analfabeti come gli ebrei, non si trova nessuna idea filosofica del dominio dell'uomo sull'uomo, giunta fino a noi, che non abbia origine nell'ambiente culturale compreso da Platone a Damascio.
Questo è l'ambiente culturale da cui nasce l'elaborazione dell'ideologia cristiana che, molto probabilmente, nelle intenzioni dei suoi ideatori doveva permettere di mantenere le spinte messianiche ebraiche entro i limiti della gestione sociale contenendo i massacri ebraici-cristiani del I e del II° secolo d.c.
Dobbiamo tener presente la nascita dell'ideologia dell'impero a Roma. Nata con i saccheggi di Cesare nella Gallia, auspicata da Cicerone, il filosofo stoico assassino di Catilina, portata al trionfo da Cesare Augusto, legittimata da Seneca e fissata nella società civile con vari imperatori filosofi come Marco Aurelio e Adriano.
Oltre a questo, dobbiamo tener presente le spinte della "filosofia dell'autoannientamento" che originatasi dalle idee di Socrate e veicolata dai cinici, distrugge le pulsioni dell'uomo nel vivere sociale e che trae le sue ragioni di essere dal piacere di distruggere le possibilità di trasformazione sociale.
Va inoltre considerata la filosofia "magica", quella che Giamblico eleva a credenze dell'Antico Egitto, che però non ha nulla della religione egiziana.
Se gruppi sociali di ebrei disperati costruiscono la miseria sociale, la miseria sociale necessita di una sua ideologia con cui giustificare il permanere della miseria sociale. La miseria sociale diventa un "ente vivo" che tende a legittimare filosoficamente sé stessa.
Le ragioni del permanere della miseria sociale sono ragioni ideologiche che elevano i miserabili a privilegiati delle attenzioni di un padrone assoluto. I miserabili vivono nella miseria per ottenere la misericordia di un assoluto che immaginano nelle loro relazioni con il mondo. Non si ritengono miserabili costretti nella miseria, ma privilegiati che vivono nella miseria per ottenere l'attenzione di un assoluto che pensa a loro.
La miseria sociale viene solo elevata a modello ideologico da questo contesto culturale filosofico, diventa strumento per formare la ricchezza sociale dei pochi che dominano e oggetto d'uso per fissare il dominio sociale di una classe dominante di uomini che si autolegittimano mediante un'ideologia di dominio.
Anche oggi, l'ideologia esistenzialista che veicola l'assolutismo cristiano, è figlia di questo ambiente culturale e cerca di legittimare questo ambiente culturale.
La miseria sociale non è solo miseria economica, ma è miseria ideologica. In campo filosofico la miseria è la negazione di un possibile futuro, di una possibile trasformazione dell'uomo per adattarsi alle condizioni di vita che incontra.
La miseria dell'ideologia esistenzialista sta proprio nel riconoscimento di una "verità dell'uomo" che non è altro che l'ideologia di Socrate nel "conosci te stesso" che rinchiude l'uomo nell'immobilismo esistenziale.
L'ambiente filosofico che deve essere affrontato è quell'ambiente che nato con i sofisti di Platone arriva immutato fino ai nostri giorni nonostante gli sforzi degli uomini di uscire dall'assolutismo ideologico.
La filosofia antica è sempre attuale. L'ordine di Gesù di scannare chi non si mette in ginocchio è l'ordine che messo in atto dall'Isis, dal califfato, sta insanguinando l'Iraq, la Siria e l'Europa. E' Gesù il mandante degli sgozzamenti e il Gesù è il simbolo con cui si legittimano le ideologie nate da Platone, Socrate e gli ebrei e giunte fino ad oggi.
In quel periodo culturale che va da Platone a Damascio, tutto è attuale. Tutto si manifesta al giorno d'oggi in tutte le scelte sociali e politiche a cui noi assistiamo. Nulla è passato, tutto è attuale. C'è sempre un Gesù che stupra il bambino nudo. Un bambino violentato che sarà costretto ad esaltare Platone perché solo con l'esistenza del padrone Crizia e il suo Demiurgo potrà legittimare lo stupro subito da Gesù. Ci sarà sempre una Polizia di Stato che tortura i cittadini in nome di Gesù e userà il crocifisso per legittimare le torture perché, dal momento che Gesù è stato condannato a morte la Polizia di Stato può torturare e condannare a morte i cittadini in nome di Gesù.
Affrontare il periodo culturale che va da Platone a Damascio significa affrontare la realtà culturale e ideologica nella quale oggi viviamo.
Noi sappiamo che quelle idee nacquero dalle esigenze di dominare gli uomini. Nacquero dalle esigenze dei dominati di legittimare la loro sottomissione. Nacquero dalla necessità dei miserabili di santificare il loro status sociale. Nacquero dall'esigenza dei dominatori di cercare legittimità al loro dominio. Quelle idee hanno ucciso sistematicamente ogni possibile futuro dell'uomo riportando ogni spinta verso il futuro nell'ambito di una verità affermata con una tale violenza da annichilire ogni respiro di libertà. Troppi schiavi che anelavano ad essere padroni hanno legittimato la schiavitù per dimostrare di essere più bravi di chi li voleva tenere in schiavitù. In questo modo nuove teorie interpretative sulla legittimità del potere del padrone, di dio, sull'uomo si sostituivano, di volta in volta, a teorie del dominio che perdevano la capacità di controllare l'uomo. Gli stessi principi filosofici venivano rinnovati, reinterpretati, filosofo dopo filosofo, teoria dopo teoria, scuola filosofica dopo scuola filosofica.
Ma erano sempre gli stessi principi. Lo stesso catechismo che il filosofo apprendeva nell'infanzia e riproduceva nei suoi scritti per rinnovare il suo personale rapporto col suo padrone, il dio padrone, dal quale faceva discendere la sua scienza sociale.
E la schiavitù dell'uomo permaneva come idea nell'economia e nella società, secolo dopo secolo, uguale nella sostanza, ma diversa nella forma filosofica.
Marghera 08 giugno 2017
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Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.