Cod. ISBN 9788891185778
Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno
Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):
1) La compassione non è ancora la completa liberazione dalla volontà di vivere. Questa si ottiene soltanto con l'ascesi.
2) Quando l'uomo giunge a considerare come suoi tutti gli infiniti dolori e tormenti degli altri, allora veramente "vede il tutto, ne comprende l'essenza e ritrova in essa solo un tendere vano e un perenne dolore".
3) Allora non può più affermare la vita con atti di volontà: "la volontà si distacca ormai dalla vita; ha in orrore i godimenti, nei quali riconosce l'affermazione della vita". L'uomo giunge così allo stato della rinuncia volontaria, della rassegnazione della vera calma e della totale negazione della sua volontà (noluntas).
4) L'annullamento della volontà di vivere è l'unica reale libertà. Quando ciò avviene, "nessuna rappresentazione, nessun mondo. Dinanzi a noi non resta in verità che il nulla... la pace che stà più in alto di ogni ragione, la totale quiete dell'animo, simile alla calma del mare, il profondo riposo, imperturbabile sicurezza e serenità... solo la conoscenza è rimasta, la volontà si è dissolta".
La naturale conclusione della filosofia di Schopenhauer diventa l’annientamento dell’uomo e del suo divenuto.
La necessità di liberarsi dalla volontà di vivere c'è soltanto quando si pensa alla volontà come volere, all'interno della relazione fra Comando Sociale e Sistema Sociale, e si subisce tale volere senza nessuna possibilità di reagire veicolando la propria volontà d’esistenza. Si pensa ad un “tipo di volontà, ma si finisce per annientare la volontà a fondamento della vita attraverso una “volontà di rinuncia al coinvolgimento nelle tempeste dell’esistenza. La sottomissione ha nella volontà di rinuncia il sistema per autodistruggere l’individuo. Una volontà che l’individuo non rivolge verso l’esterno di sé stesso per affrontare le contraddizioni dell’esistenza, ma la volge contro sé stesso per annientare la propria volontà d’esistenza. All'interno della relazione fra noi, in quanto Esseri Viventi, e il mondo in cui viviamo è necessario esercitare la propria volontà in ogni momento dell'esistenza perché, se così non è, altre volontà e altri voleri si impongono su di noi. Tutto questo può essere pesante quando il fine del volere della ragione non è lo sviluppo della volontà per coltivare la libertà. Allora l'Essere Umano si chiama fuori dal gioco. Egli si ritira, coltiva l'ascesi. Ma l'ascesi coltivata non sviluppa l'individuo, lo chiude su sé stesso. L'individuo ha cercato di liberarsi dalle costrizioni del volere all'interno della relazione Sistema Sociale e Comando Sociale, ma ne è stato travolto: si è arreso.
Annienta sé stesso suicidando la propria vita.
Egli non considera tutti i dolori dell'esistente, al contrario, proietta sull'esistente il proprio dolore, l'angoscia della propria sconfitta.
Chi pratica empatia e percepisce il “dolore” del mondo, mette in atto azioni in cui veicola la propria volontà per modificare le condizioni e alleviare quel “dolore” percepito.
C'è un momento in cui chi percorre un sentiero per lo sviluppo della Coscienza di Sé percepisce le tensioni dell'esistente e le fa proprie. Quando, sviluppando la propria volontà, l’individuo si immerge nelle volontà dell'esistente. Il mondo del mutamento, in cui gli oggetti sono le azioni e solo l’agire è un dato di realtà, è regolato solo da volontà che ogni soggetto è presente con le sue azioni come atti di volontà d’esistenza. Allora egli percepisce la tensione verso il divenire dell'esistente, la sua gioia quando costringe la fonte del dolore a ritirarsi, ma non c'è dolore nell’individuo che agisce, c'è tristezza, gioia e euforia.
Chi prova veramente dolore difficilmente è in grado di manifestare la sua volontà per immettere le proprie determinazioni nel mondo in cui vive e, attraverso questo, percepire le pulsioni che attraversano il mondo. Per vivere di felicità è necessario non ritirarsi dal mondo, ma chiamare le cose del mondo circostante col loro vero nome, è chiedersi il perché del perché delle cose, è il forzare continuo dei limiti della ragione, è espandere i propri sensi in tutte le direzioni affrontando le contraddizioni poste dall'oggettività. La felicità è data dalla possibilità e dalla capacità dell’uomo di trasformarsi nel mondo in cui vive. Per farlo deve poter esercitare la propria volontà d’esistenza: deve vivere, voler vivere, cogliere il piacere di vivere.
L'intera vita è volontà. Pur tenendo presente il mondo della ragione in cui l'Essere Umano vive, egli è volontà. Egli è l'oggettività, in quanto, con la sua azione, aggiunge e determina la direzione in cui l'oggettività si muove trasformandosi. Agendo, l’uomo non trova un tendere vano, ma un percorso verso la libertà attraverso la rimozione ostacolo dopo ostacolo. Agendo, l’uomo non trova il dolore, ma la determinazione della trasformazione. L'ascesi è la fuga dell’uomo dalla vita anche quando il singolo individuo non si trasforma in Comando Sociale, ma si chiude in casa; si isola nel deserto: si apparta su una montagna. Anche se lui si separa dal mondo negando sé stesso, tutto continua. L'asceta si è chiamato fuori dal gioco. Ma il gioco continua.
L'Essere Umano giunge a rinunciare alla vita soltanto quando è sconfitto all'interno del mondo della ragione e la sua struttura psichica non accetta di essere fagocitata dalla ragione. La calma che subentra è solo attesa della fine. Di ogni fine, di ogni tormento. Perché non essendo stato capace di trasformare l'esistenza in sfida, attraverso lo sviluppo della sua volontà, e rinunciando ad occupare una posizione all'interno del Potere di Avere, attende che la morte, intesa come fine della vita fisica, metta fine al fallimento per non aver agito e costruito il proprio Corpo Luminoso. L'opposto dell’attesa è il suicidio violento dell'individuo che, rendendosi conto di essere sconfitto, raccoglie le sue ultime forze e, incapace di scatenare la furia che giace in lui verso il mondo esterno, le rivolge contro sé stesso nella speranza che il grado di Coscienza e Consapevolezza che ha raggiunto nelle trasformazioni fino a quel momento gli consenta di mantenere compatto il corpo luminoso, oltre la morte del corpo fisico, per continuare in un altro modo lo sviluppo della sua Coscienza di Sé.
La rassegnazione è il sintomo della sconfitta. Soltanto individui perfetti possono mostrare rassegnazione mentre agiscono coltivando il futuro. Allora la rassegnazione e l'adattamento è solo esteriorità, estetica. In realtà essi agiscono per modificare il presente occultando la loro azione al presente. Sono rassegnati, sottomessi: sconfitti. Esattamente come piace al Comando Sociale. Oppure sono propositivi e consigliano spingendo le scelte di altri Esseri Umani lungo direttrici di cambiamento. Ma questo genere di Esseri Umani non possono essere considerati in quanto non rappresentano la generalità dell'Umanità, ma singoli individui dei quali il divenire umano, comunque, non ne può far senza. Essi obbediscono a passioni, a predilezioni, che pur legate alla volontà mediano questa col mondo della ragione. Sono Esseri Umani che seminano il futuro facendosi carico del presente.
L'annullamento della volontà di vivere è l'unica possibilità di sottrarsi al volere imposto dal Comando Sociale. Il Comando Sociale si nutre di individui che percorrono i suoi sentieri onde migliorare la propria personale capacità di controllo sugli altri Esseri Umani. Attraverso questo agire il Comando Sociale si nutre dei sottomessi e si adatta preservando sé stesso. L'unico modo per sottrarsi alla logica della sottomissione è il rifiuto a scalare i gradini del Comando Sociale. Annullare il volere come determinazione della ragione. Ma se l'annullamento del volere all'interno della ragione non è legato allo sviluppo della volontà, l'Essere Umano aspetta soltanto la fine della propria esistenza e trasformazioni.
La volontà si è dissolta e con essa l'Essere Umano mettendo fine alle trasformazioni. Qualche altra coscienza raccoglierà i frammenti dell'Energia Vitale dispersa, qualche verme pasteggerà con i resti del corpo sotto la terra. Svanito il ricordo della presenza dell'individuo fra coloro che lo conobbero, il ricordo svanisce anche dal flusso della vita. Per la Natura è un esperimento fallito, un aborto. L'unica consolazione è che costui si è rifiutato di diventare Comando Sociale rubando il pane ad altre mani; l'unico pericolo è che il Comando Sociale lo indichi come esempio da seguire da parte di tutti quelli che intendono "annullare la volontà" convogliando la loro azione sociale su una prassi autodistruttiva. In questo modo il Comando Sociale si mantiene immune dalle sollecitazioni di cambiamento che coloro che agiscono per sviluppare la loro Coscienza e la loro Consapevolezza gli inviano.
Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno
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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano. |
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Marghera, 09 luglio 2012 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.