Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)

La volontà è la cosa in sé (7^ parte)

Riflessioni sulle idee di Schopenhauer.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Perciò la volontà "costituisce l'elemento immediato della nostra coscienza", e questa è "la chiave per la conoscenza dell'intima essenza dell'intera natura".

2) La volontà "è la cosa più esattamente conosciuta e non può pertanto essere spiegata con nessun'altra cosa, in quanto, al contrario, è proprio essa che spiega tutte le altre cose. La volontà è dunque la cosa in sé, nella misura in cui può essere colta dalla Conoscenza".

3) Questa volontà è "volontà inconscia, cieco e irresistibile impeto", forza vitale, impulso e bisogno tendente alla conservazione della vita, che, in gradi diversi, si oggettivizza in tutta la natura minerale, vegetale e animale, di cui costituisce l'antica essenza.

4) Essa diventa cosciente solo nell'uomo.

L’elemento immediato della nostra coscienza è l’emozione.

Una coscienza è tale perché è in grado di emozionarsi: destrutturarsi e ristrutturarsi con l’acquisizione di un guadagno emotivo che chiamiamo trasformazione. La chiave della conoscenza intima della Natura è l’emozione che quando incontra le emozioni dei soggetti del mondo costruisce relazioni con reciproche interferenze e manipolazioni.

L’emozione è la struttura della coscienza. Il suo corpo. La sua materia vibrante. Negli esseri della Natura, l’emozione non agisce. Si manifesta e, nel manifestarsi, perturba l’ambiente e viene perturbata da altre emozioni.

Che cos’è la volontà?

E’ il potere espresso dal soggetto nel momento in cui sorge il desiderio (la necessità) e la decisione d’agire per soddisfare il desiderio. Ciò che mette in moto l’azione è la volontà del soggetto come espressione della sua più generale “volontà d’esistenza”.

La volontà non si può definire nell’ambito del descritto della ragione perché è uno stimolo pulsionale proprio della Coscienza dell’uomo. Uno stimolo che spinge ad agire ed è legato al mondo dell’azione, del tempo, come trasformazione soggettiva in un presente vissuto come statico, e non appartiene alla descrizione della ragione. La coscienza diviene e si trasforma come atto di volontà. Senza volontà non c'è manifestazione della Coscienza di Sé. La Coscienza di Sé appare quando la volontà entra in gioco modificando la Coscienza stessa mediante il coinvolgimento della struttura emotiva nell’ambiente. La volontà è lo strumento attraverso il quale la Coscienza riafferma sé stessa e il proprio diritto all'espansione. Volontà e Coscienza sono un tutt'uno nel momento stesso in cui la coscienza si presenta nel mondo. L'uno soggetto, che manifesta coscienza, e l'altro soggetto che, manifestando coscienza, riconosce la coscienza che agisce. Senza volontà d’espansione la Coscienza dell’Essere della Natura non esiste. Noi identifichiamo i soggetti del mondo solo perché agiscono. Dalla loro azione e dalla direzione che la loro azione indica, noi deduciamo sia la loro coscienza che la loro intelligenza. Solo la volontà manifesta la presenza del soggetto. Senza la volontà non c'è manifestazione del soggetto, non c'è espansione, non c'è divenire.

La volontà si manifesta nel mondo della ragione come volere. Il volere è per la ragione quanto la volontà è per l'Essere della Natura in sé.

Da questo punto di vista, e solo da questo punto di vista, possiamo affermare che la volontà è elemento immediato della nostra conoscenza. Il volere indica l’oggetto che la ragione descrive come fine dell’attività dell’individuo che la ragione riesce a pensare. Non esiste soddisfazione nel volere della ragione. Gli oggetti del volere non soddisfano il desiderio che spinge ad esistere, ma lo rinnovano sostituendo l’oggetto del desiderio con un altro oggetto del desiderio in un percorso desiderante dove il volere della ragione attenua la volontà d’esistenza profonda dell’individuo. Noi conosciamo perché in noi si esprime la volontà d’espansione come metodo per abitare il mondo; noi conosciamo perché noi esercitiamo la volontà; noi ci relazioniamo in quanto esercitiamo la nostra volontà nelle relazioni e subiamo la volontà dell'oggetto e dell'oggettività con cui ci relazioniamo. Noi conosciamo perché agiamo.

Noi non conosciamo la volontà. Conosciamo il bisogno e gli oggetti che soddisfano il bisogno; conosciamo il desiderio e l’oggetto che soddisfa il desiderio; conosciamo il coraggio con cui il nostro desiderare cerca la soddisfazione; conosciamo l’intelligenza con la quale cerchiamo di soddisfare in maniera appropriata il nostro desiderio. Però non conosciamo la volontà come capacità di mettere in modo una decisione che appare estranea alla nostra ragione: che bisogno c’è di agire se già sono perfetta?

La volontà la esercitiamo come spinta soggettiva ad agire nel mondo. Una pulsione che diventa strumento con cui riaffermare il diritto alla vita: come la Falce Dentata che Cronos impugna per rivendicare i propri diritti nei confronti di Urano Stellato. La volontà non può essere spiegata perché la volontà non appartiene all’ambito della ragione, ma a quella del tempo, del mutamento. Attraverso la volontà noi penetriamo lo sconosciuto che ci circonda. Agiamo nel mondo perché noi siamo figli del tempo, del mutamento, della trasformazione. L’accumulo della nostra Coscienza e della nostra Conoscenza avvengono mediante l’azione che noi mettiamo in atto nel mondo e l’azione che noi facciamo è effetto dell’azione della nostra volontà.

La volontà non è la cosa in sé, ma è lo strumento mediante il quale le specie della Natura si trasformano fin da quando erano nel brodo primordiale. Della volontà non possiamo parlarne. La volontà la possiamo solo esprimere nelle nostre azioni.

La Conoscenza non coglie la volontà perché la volontà è l’azione dalla quale emerge la conoscenza. La conoscenza, nella nostra coscienza, appare come verità e come tale viene manifestata dalla nostra ragione. La volontà è libertà che ha la capacità di modificare continuamente la verità manifestata dalla nostra coscienza: in questo modo si svolse il processo di diversificazione delle specie fin da quando eravamo nel brodo primordiale per costruire questo presente.

Schopenhauer antepone la coscienza razionale alla coscienza dell’uomo. Antepone la ragione all’uomo. In questi termini, effettivamente, la volontà appartiene allo sconosciuto della ragione. La volontà risponde alla coscienza profonda dell’uomo. Quella coscienza che in tempi relativamente recenti produsse anche quella che noi chiamiamo ragione umana. La coscienza dell’uomo è cosa diversa dalla coscienza razionale. La coscienza razionale è una sovrastruttura comune alla specie. Una sovrastruttura che nasce come necessità d’esistenza, ma che non ha nulla di cieco e di irresistibile impeto. La volontà non è una forza che conserva la vita, semmai è una forza che espande la vita nell’ambiente in cui la vita è germinata. Ed è proprio della COSCIENZA dell’individuo, dalla quale la coscienza razionale si è separata limitando la quantà e la qualità di fenomeni sui quali formare la propria descrizione del mondo, manifestare la volontà come capacità di agire nel mondo per adattarsi alle sollecitazioni dei soggetti del mondo. La COSCIENZA dell’individuo, di ogni individuo della Natura come di ogni Essere Umano, non si esprime mediante le parole, ma solo mediante le azioni: mediante la volontà. La COSCIENZA dell’individuo, di ogni individuo della Natura come di ogni Essere Umano, non comunica mediante le parole, ma mediante le emozioni al di là della qualità del linguaggio con cui la singola specie supporta la comunicazione emotiva.

Per la qualità del suo divenuto, l’Essere Umano non ha coscienza della sua volontà. L’Essere Umano ha consapevolezza soltanto della violenza dell’annientamento manifesto dall’onnipotenza della sua ragione. Questo desiderio di annientamento, o di modificazione dell’ambiente per adattarlo a sé stesso in contrapposizione alla volontà d’esistenza che porta il soggetto a modificare sé stesso per adattarsi all’ambiente, porta alla distruzione dell’uomo dopo averlo separato dalla Natura nella quale è divenuto manifestando la volontà d’esistenza per centinaia di milioni di anni.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

vai indice del sito

Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

Vai all'indice della Filosofia Aperta

Marghera, 28 giugno 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.