Benito Mussolini (1883 - 1945)

Lo Stato fascista e la religione cattolica

Quarta parte

di Claudio Simeoni

 

Indice Teoria della Filosofia Aperta

 

Benito Mussolini e la filosofia fascista - quarta parte

 

Ho già potuto osservare, sia leggendo le dichiarazioni di Giovanni Gentile che di Benito Mussolini, che il fascismo nasce come fede religiosa esattamente come il leghismo di Bossi nell'ultimo decennio. Il fascismo non ha un'ideologia sociale in sé e per sé, ma prende a prestito l'ideologia sociale della chiesa cattolica modificandone alcuni caratteri teologici in caratteri di politica sociale.

Il fascismo non si sostituisce alla chiesa cattolica, ma con la chiesa cattolica costruisce un'alleanza preservando i caratteri coercitivi con cui la chiesa cattolica si impone sull'infanzia producendo negli individui quella fede che il fascismo intende usare e gestire sul piano politico-sociale.

Scrive Benito Mussolini:

12. Lo Stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso in genere e a quella particolare religione positiva che è il cattolicismo italiano. Lo Stato non ha una teologia, ma ha una morale. Nello Stato fascista la religione viene considerata come una delle manifestazioni più profonde dello spirito; non viene, quindi, soltanto rispettata, ma difesa e protetta. Lo Stato fascista non crea un suo ĞDioğ così come volle fare a un certo momento, nei delirii estremi della Convenzione, Robespierre; né cerca vanamente di cancellarlo dagli animi come fa il bolscevismo; il fascismo rispetta il Dio degli asceti, dei santi, degli eroi e anche il Dio così come visto e pregato dal cuore ingenuo e primitivo del popolo.

Tratto da: Benito Mussolini, La dottrina del fascismo, dodicesimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Il fascismo, dice Mussolini, non è indifferente al cattolicesimo che, in quanto religione positiva, ne fa propria la morale. Infatti, da dove proviene la morale fascista se non dal cattolicesimo?

Non è vero che lo Stato fascista non ha una teologia, la teologia dello Stato fascista è l'elevazione dello Stato a feticcio del quale Mussolini si fa padrone e garante come un novello Gesù che si fa padrone e garante del feticcio chiamato dai cristiani "Dio".

Nello Stato fascista la religione, l'unica religione, è quella cattolica elevata a religione di Stato venendo considerata " una delle manifestazioni più profonde dello spirito" per la quale si uccidono chi ne contesta i principi dottrinali " non viene, quindi, soltanto rispettata, ma difesa e protetta". Il fascismo stermina in nome del cattolicesimo e il cattolicesimo stermina in nome del fascismo.

Lo Stato fascista, che chiede di essere seguito per fede, è il Dio dei cristiani spostato in campo politico-sociale.

Diverso è il discorso per Robespierre. Robespierre si rese conto, in un certo momento, che la rivoluzione francese non poteva realizzare la Democrazia se non fosse stata in grado di estirpare la sottomissione degli uomini come imposta dalla chiesa cattolica. Per questo motivo Robespierre fondò la "religione della Ragione". Ma Mussolini non vuole costruire una democrazia, Mussolini sta costruendo una dittatura assolutista e per farlo deve allearsi con tutti gli assolutisti. Primi fra tutti i cattolici che non solo sono assolutisti, ma sono il motore che produce l'assolutismo attraverso un ferreo controllo sull'infanzia.

Lo stesso valse per i bolscevichi che non colsero mai il nemico nell'ideologia religiosa cristiana (ortodossa in quel caso), ma nella chiesa vedevano soltanto un nemico politico la cui attività andava circoscritta nella fede, ma sottratta dal coinvolgimento economico-sociale. Caddero nell'errore di non capire che la chiesa ortodossa continuava a manipolare le coscienze dell'infanzia impedendo, una volta diventati individui adulti, di acquisire capacità critica costringendo quegli adulti a rimanere inchiodati nella fede e rimanendo dipendenti dall'idea di Dio, Gesù e il Pope. Dall'idea di un padrone che dicesse loro che cosa fare.

Il fascismo, essendo un'ideologia che si impone mediante la fede, si allea con ogni altra forma di fede perché le numerose fedi dimostrano la realtà della fede fascista. Il fascismo si inginocchia davanti a Dio, alla fede cattolica, ai santi cattolici che hanno ucciso per la gloria di Dio esattamente come i fascisti affermeranno di uccidere per la gloria dello Stato fascista. Scrive Mussolini:

13. Lo Stato fascista è una volontà di potenza e d'imperio. La tradizione romana è qui un'idea di forza. Nella dottrina del fascismo l'impero non è soltanto un'espressione territoriale o militare o mercantile, ma spirituale o morale. Si può pensare a un impero, cioè a una nazione che direttamente o indirettamente guida altre nazioni, senza bisogno di conquistare un solo chilometro quadrato di territorio. Per il fascismo la tendenza all'impero, cioè all'espansione delle nazioni, è una manifestazione di vitalità; il suo contrario, o il piede di casa, è un segno di decadenza: popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti, popoli che muoiono sono rinunciatarii. Il fascismo è la dottrina più adeguata a rappresentare le tendenze, gli stati d'animo di un popolo come l'italiano che risorge dopo molti secoli di abbandono o di servitù straniera. Ma l'impero chiede disciplina, coordinazione degli sforzi, dovere e sacrificio; questo spiega molti aspetti dell'azione pratica del regime e l'indirizzo di molte forze dello Stato e la severità necessaria contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell'Italia nel secolo XX, e opporsi agitando le ideologie superate del secolo XIX, ripudiate dovunque si siano osati grandi esperimenti di trasformazioni politiche e sociali: non mai come in questo momento i popoli hanno avuto sete di autorità, di direttive, di ordine. Se ogni secolo ha una sua dottrina, da mille indizii appare che quella del secolo attuale è il fascismo. Che sia una dottrina di vita, lo mostra il fatto che ha suscitato una fede: che la fede abbia conquistato le anime, lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri. Il fascismo ha oramai nel mondo l'universalità di tutte le dottrine che, realizzandosi, rappresentano un momento nella storia dello spirito umano.

Tratto da: Benito Mussolini, La dottrina del fascismo, tredicesimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Lo Stato fascista, dice Mussolini, è una volontà di dominio. Una volontà volta a possedere mediante conquista e sottomissione degli uomini. Quando Mussolini si riferisce alla tradizione di Roma Antica non si riferisce ai valori di Roma, ma solo alla pratica di conquista, dominio e sottomissione come Mussolini, da cristiano, immagina che questo sia avvenuto. Mussolini non fa riferimento a Roma, ma proietta la sua ideologia di dominio e di conquista attribuendone l'origine alla tradizione di Roma. Un'azione assolutamente arbitraria e antistorica che chiama "tradizione". Questa manipolazione fascista della storia ha dato origine all'odierna associazione "Movimento tradizionalista romano" che non è altro che un'associazione fascista che si nasconde dietro al paravento di una "tradizione" che sta solo nella loro immaginazione.

L'ideologia dell'impero fascista coincide con l'ideologia del possesso propria del cristianesimo là dove Mussolini afferma che " l'impero non è soltanto un'espressione territoriale o militare o mercantile, ma spirituale o morale". In sostanza, l'impero deve dominare gli uomini nel loro cuore e nella loro anima. Non si tratta solo di uno Stato che commercia o che conquista, ma è uno Stato che deve possedere i sudditi nella loro totalità.

Mussolini ha l'idea che possa esistere una condizione di Stato che direttamente o indirettamente è alla guida ideale di altre nazioni senza possederle e senza conquistarle militarmente. Ma Mussolini allontana immediatamente quest'idea in quanto " Per il fascismo la tendenza all'impero, cioè all'espansione delle nazioni, è una manifestazione di vitalità; il suo contrario, o il piede di casa, è un segno di decadenza: popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti, popoli che muoiono sono rinunciatarii.". Per il fascismo macellare altri popoli è un segno di vitalità mentre, rinunciare ad ammazzare altri popoli è un segno di debolezza e di decadenza.

La pratica della violenza e del genocidio è insita nell'ideologia fascista e viene elevata a prassi sociale con la pratica del genocidio del popolo albanese, dei popoli slavi, del genocidio del popolo etiopico, del popolo eritreo e del popolo libico. Per conseguenza, l'ideologia del fascismo porta al genocidio del popolo italiano.

Per il fascismo, gli italiani sono stati servi ed ora vogliono essere padroni. Quali italiani sono stati servi? Quali italiani dominavano altri italiani? Quali italiani vogliono ora essere padroni? Gli italiani, con il fascismo, non sono cittadini, ma bestiame di un gregge che Mussolini vuole portare al macello della vita perché fin dall'inizio il fascismo non ha un progetto di società, ma ha solo la tendenza a conquistare lo Stato mediante promesse illusorie al suo gregge. Un gregge che deve essere disciplinato e deve imparare a sacrificarsi per il fascismo (come i cristiani si sacrificano per Dio). Un gregge a cui viene imposto il dovere e il sacrificio mediante atti di violenza che il popolo fascista deve subire dagli squadristi stessi tanto che Mussolini dice " questo spiega molti aspetti dell'azione pratica del regime e l'indirizzo di molte forze dello Stato e la severità necessaria contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell'Italia nel secolo XX, e opporsi agitando le ideologie superate del secolo XIX, ripudiate dovunque si siano osati grandi esperimenti di trasformazioni politiche e sociali: non mai come in questo momento i popoli hanno avuto sete di autorità, di direttive, di ordine." E qui siamo al delirio di Benito Mussolini.

Il fascista, come ho potuto constatare di persona, non cerca il dovere e il sacrificio in funzione di un ideale, ma impone alle persone dovere e sacrifici in funzione del proprio tornaconto personale. Il fascista si pone come il padrone delle persone. Sono le persone che devono morire per lui in guerra. Sono le persone che devono lavorare per il fascista. Il fascista non combatte in prima persona la guerra. Il fascista non costruisce qualche cosa nella società. Lui comanda, lui domina perché chiamato dal destino a comandare e dominare.

Il fascista ha fede in Dio perché lui si sente il Dio dominatore e questa tendenza la troviamo in Matteo Salvini e in Matteo Renzi. La troviamo in Silvio Berlusconi, come ieri la trovavamo in Aldo Moro o in Andreotti, Rumor, Craxi, Fanfani e molti, molti, altri. Sono individui che possiedono le persone e le persone devono credere in loro per fede. Il fascismo, dice Mussolini, ha suscitato una "fede" perché non ha ragioni sufficienti con le quali convincere gli uomini della necessità di un regime che ha deciso di portarli in guerra contro il mondo per la sua sete di dominio.

Il fascismo, come il cristianesimo, ha proceduto a macellare gli uomini facendo degli uomini dei martiri per la gloria del fascismo. Uomini che avevano ben altro da fare che non combattere e uccidere per la gloria di un regime che non sapeva che farsene della conquista.

Dobbiamo dirlo chiaramente, l'ideologia fascista ha posto un marchio d'infamia su tutti gli Italiani. Li ha marchiati come vigliacchi e assassini perché, come dice la nostra Corte di Cassazione, i delitti contro l'umanità non cadono mai in prescrizione e ogni italiano continua ad essere responsabile del delirio di onnipotenza che l'ideologia fascista ha imposto al mondo.

25 agosto 2020

Marghera, 25 agosto 2020

 

 

La citazione di Mussolini è stata tratta da:

https://www.polyarchy.org/basta/documenti/fascismo.1932.html

 

 

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.