Ludwig Büchner (1824 - 1899)

Dio in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 16: Dio

 

Stabilire se l'idea di dio, del Dio padrone cristiano, sia un'idea come oggetto in sé o non sia il prodotto di una patologia psichica indotta mediante la violenza messa in atto sulla prima infanzia a cui sono stati negati i diritti e le protezioni di futuri cittadini responsabili. Questa questione sta alla base di ogni ragionamento filosofico sia quando il ragionamento vuole affermare che l'idea del Dio padrone sia un'idea innata, sia quando si vuole affermare che l'idea del Dio padrone è un'idea indotta mediante l'educazione nella struttura emotiva dell'individuo.

La domanda a cui nessuno ha mai voluto rispondere è questa:

Che cos'è l'idea di dio?

Che cos'è l'idea del Dio padrone dei cristiani?

Quali sono gli elementi che la concretizzano e ne dimostrano la sostanza?

E' un oggetto in quanto tale o è il frutto dell'immaginazione del mio interlocutore?

Alla base di ogni ragionamento di natura filosofica deve stare l'uomo. Come l'uomo vive e abita il mondo e la qualità delle relazioni che l'uomo intrattiene con e nel mondo in cui vive.

L'idea del Dio padrone è un'idea che noi possiamo verificare esser presente in molte persone della nostra società. Il cristianesimo ci spinge a pensare tale idea come se fosse un'idea di un presente privato di passato e di futuro. Un'idea che viene manifestata da un oggetto privato di passato e di futuro. Un oggetto, soggetto umano, che non ha vissuto e costruito o subito delle relazioni, ma che appare all'immaginazione del cristiano come un prodotto finito.

Alla base di ogni ragionamento su Dio si parte dal presupposto che chiunque sappia che cosa sia, in che cosa consista e qual è la sostanza che caratterizza l'idea di dio.

Se io ho l'idea del tavolo, indico un tavolo del quale ne descrivo la sostanza. Perché, dunque, i cristiani o coloro che hanno l'idea di Dio non sono tenuti a descriverne la sostanza?

Da questo fraintendimento, attentamente voluto, nascono le obiezioni di Büchner e dei materialisti meccanicisti nei confronti all'idea di Dio dei cristiani.

Tutti i popoli hanno l'idea di dio?

Büchner tenta di rispondere a questo, ma ignora che tutti gli uomini hanno emozioni che li legano alle emozioni degli oggetti del mondo e dal momento che non esistono definizioni dei legami emotivi fra sé e il mondo, i cristiani giocano al fraintendimento spacciando questi legami emotivi della vita con l'idea di Dio degli uomini a cui hanno piegato con la violenza le loro emozioni.

Ora che vi abbiamo violentati, dicono i cristiani, vedete, state esprimendo l'idea di Dio. E' un'idea naturale, dicono i cristiani, nasce proprio da voi. Invece, l'idea del Dio padrone dei cristiani, nasce dalla violenza che le persone hanno subito per la quale è stato frustrato il senso di giustizia e di rivalsa del violentato contro il violentatore.

Dal momento che Büchner non dà la risposta alla domanda in che cosa consista l'idea di dio, ne segue che tutto ciò di cui si parla appartiene all'immaginario cristiano. Tutto è circoscritto nell'immaginario cristiano. Sia l'ipotesi dell'esistenza dell'idea di Dio o della negazione dell'idea di dio, è circoscritta al cristianesimo e Büchner non è in grado di superarne i confini per determinare un diverso orizzonte umano.

Scrive Büchner citando ad inizio capitolo sull'idea di dio:

"Dio è un quadro vuoto nel quale non si trova nessun'altra iscrizione, al di fuori di quella che tu stesso vi metti."

Lutero

"L'uomo si dipinge nei suoi Dèi"

Schiller

"Dio è uguale al nulla: né qua né colà tu lo trovi e pi vorresti afferrarlo, più ti sfugge."

Angelo Silesio (1624-77)

Questi sono i riferimenti citati da Büchner che guidano le sue riflessioni.

Scrive Buchne:

S'è vero che non v'hanno idee innate, gli è ugualmente manifesto che 1'idea di Dio o di un essere supremo personale che ha creato il mondo, che lo governa e lo conserva non può essere innata, e che coloro i quali sostengono che questa idea è necessaria e connaturale all'uomo e quindi irrepugnabile, sono egualmente nell'errore. I partigiani di questa dottrina allegano che non v'ha alcun popolo od individuo, per quanto sia selvaggio o poco civilizzato, presso cui non si trovi l'idea di Dio o la credenza ad un essere superiore ed individuale. Tuttavia, una conoscenza esatta ed una osservazione imparziale tanto degli individui che dei popoli che giacciono nello stato di natura, dimostrano appunto il contrario. E invero i soli prevenuti possono riconoscere nel culto che gli antichi ed i moderni hanno reso agli animali alcun che d'analogo alla credenza propriamente detta in un Dio. Quando noi vediamo gli uomini tributare una particolare adorazione agli animali che sono giovevoli o nocivi, e così l'egiziano adorare la vacca e il cocodrillo, l'indiano il serpente a sonagli e l'africano il serpente del Congo, non possiamo ragionevolmente credere che questo culto risponda all'idea che noi abbiamo di Dio. Una pietra, un ceppo, un albero, un fiume, un alligatore, un cencio, un serpente sono gli ideali dei negri della Guinea. Un tale culto menomamente corrisponde all'idea di un essere onnipossente e perfetto, rettore e della natura, e degli uomini dell'universo; piuttosto esso mostra una cieca tema delle forze fisiche che paion terribili o sovranaturali all'uomo ignorante, perciocché egli non trovasi in grado di comprendere l'intima e natural connessione delle cose. Se, in effetto, una celeste saggezza avesse incancellabilmente impresso all'umana natura l'idea di un essere supremo e personale, sarebbe impossibile che essa si manifestasse in modo tanto oscuro, e si grossolanamente imperfetta e snaturata quanto la è nel culto degli animali. L'animale è, nella natura, inferiore e non superiore all'uomo; ed un Dio sotto la forma animale non è Dio ma una chimera.

Pag. 253 – 254

La domanda che bisogna porsi è: che cos'è, qual è la qualità, qual è il senso, di avere un'idea di dio? Perché si pensa ad un dio?

I cristiani affermano che non c'è uomo che non abbia l'idea di Dio. A questo Büchner e i materialisti meccanicisti non rispondono affermando che: non c'è un uomo che non abbia un apparato emotivo da cui è emersa la sua intelligenza, la sua ragione e i modi con cui si relaziona col mondo. Pertanto, Büchner non vede l'emersione dell'idea di Dio nell'uomo come effetto della costrizione emotiva e della violenza emotiva a cui l'uomo è stato sottoposto.

I cristiani affermano che non c'è uomo che non abbia l'idea di Dio. A questo Büchner e i materialisti meccanicisti non rispondono affermando che: non c'è oggetto della materia che non abbia una struttura emotiva con cui comunicare sé stesso ad ogni soggetto del mondo al di là di come il soggetto lo rappresenta entrando in relazione con quella comunicazione.

Büchner afferma che quando vede degli uomini tributare una particolare venerazione agli animali, utili o nocivi, o l'egiziano adorare il coccodrillo o il serpente a sonagli o il serpente del Congo, non può ragionevolmente credere che questo culto corrisponda all'idea di Dio che ne hanno i cristiani. Eppure veicola le emozioni di quei popoli.

Ciò che non riesco a comprendere, è come fa Büchner ad affermare che la percezione dell'egiziano, dell'africano o dell'indiano dell'animale che Büchner afferma che adorano, sia la stessa che Büchner immagina di quell'animale. Io capisco che il cristiano, in quanto idolatra, trovi Gesù nel crocifisso, ma l'egiziano, l'indiano o l'africano non trovano l'animale nella forma razionale che rappresentano, ma la forma simbolica di condizioni che indicano loro i metodi di relazione fra sé e il mondo in cui vivono. La pochezza intellettiva del cristiano lo porta a violentare tutto il mondo per ridurlo alla forma e alle pratiche che egli mette in atto, ma questo dipende dalla sua mancanza di capacità di interagire col mondo e dalle sue intenzioni criminali e violente nei confronti degli uomini che deve ridurre alla sua dimensione strappando loro la ricchezza della loro cultura.

L'idea di Dio dei cristiani è un'idea patologica frutto del delirio di onnipotenza; l'idea che hanno i popoli del "divino", che cristiani non riescono ad interpretare, è quella degli strumenti con cui servirsi per abitare il mondo. Queste due concezioni sono destinate a non incontrarsi mai perché il cristiano non uscirà mai dal suo delirio di onnipotenza con cui si identifica nel suo Dio padrone, piuttosto ammazzerà tutti nel delirio di "crepi Sansone con tutti i Filistei".

Il cristiano, come risolve il simbolismo dei non cristiani? Afferma che adorano forze che temono, dalle quali sono terrorizzati perché sono ignoranti e non comprendono l'intima connessione fra le cose. Si tratta esattamente del contrario. La rappresentazione del divino in forma animale, in forma di luogo, in forma di pianta, in forma di "malattia" significa aver compreso la relazione intima fra gli oggetti con cui viviamo nella quotidianità: noi abitiamo il mondo e le forze dell'abitare il mondo le incontriamo dentro di noi e nelle relazioni con i soggetti del mondo in cui viviamo. Queste relazioni sono sacre. Sono sacre tutte le relazioni che la materia cosciente di sé intrattiene nel mondo con ogni altra materia cosciente di sé stessa. Queste relazioni assumono la categoria del sacro perché il sacro è quello che devo trasmettere affinché mio figlio, e tutti gli altri, pratichino quelle relazioni in funzione dell'espansione della propria esistenza. Il simbolismo è un linguaggio che può essere compreso solo in presenza delle assonanze emotive, di un vivere comune, in un luogo comune che esprime tensioni che vengono percepite come comuni o collettive dal gruppo di uomini.

Si può tranquillamente non chiamare col termine "dio" quella rappresentazione sacra delle forme mediante il simbolismo. Ma sorge un problema: perché chiamare Dio il Dio dei cristiani se il Dio dei cristiani è il frutto della patologia psichiatrica di individui deliranti e non una rappresentazione simbolica di forze nel mondo?

Sia fra chi rappresenta il Dio mediante un animale o mediante una pietra, sia fra chi rappresenta il Dio personale come creatore dell'universo, nella rappresentazione riversa la sua struttura emotiva con la differenza che chi rappresenta le relazioni emotive mediante un animale, un luogo o una pietra (o belle forme nelle statue) rappresenta elementi del proprio abitare il mondo, mentre, chi rappresenta un Dio personale creatore dell'universo rappresenta la sua paura nel terrore, il suo delirio come nel diluvio universale o nel massacro di Sodoma e Gomorra e in quella rappresentazione manifesta la sua patologia delirante.

Per questo motivo il problema consiste nel: CHE COS'E' UN DIO!

Perché, dal momento che il Dio è il delirio farneticante del cristiano che si pensa onnipotente, il delirio, come malattia mentale rappresentata, non lo troverete in nessun popolo che non siano ebrei, cristiani, islamici o buddhisti.

Il fatto che Büchner ritenga che l'animale, rappresentato nelle veicolazioni della struttura emotiva dell'uomo che rappresenta le sue relazioni col mondo, sia nella natura inferiore all'uomo, dimostra di aver soggettivato il delirio di onnipotenza, come superiorità di razza o di specie, propria dei cristiani. Büchner non abita il mondo, ma, cristianamente, si ritiene padrone del mondo.

Scrive Büchner a proposito dei popoli e delle loro credenze:

Alcuni viaggiatori inglesi nell'America del nord (i) raccontano che le idee religiose degli Indiani nel territorio dell'Oregon sono limitatissime, ed è molto dubbio ch' essi abbiano l'idea di Dio. Dapprima si tentò di tradur loro la parola Dio, ma né i missionari, né i più abili, interpreti poterono trovare un vocabolo ad essa similare in tutti i dialetti dell'Oregon. La loro principale divinità si chiama lupo, e pare secondo la lor propria descrizione, una specie d'essere partecipante alla divinità ed all'animalità. I Caloches, tribù indiana, non hanno culto esterno, e si rappresentano l'essere supremo sotto l'immagine di un corvo. Il luogotènente inglese Hooper, parlando dei Tuschi, tribù naturalmente dolcissima della razza dei Mongoli, siti all' estremità nord-est del continente asiatico, dice: "Non v'ha mezzo alcuno per verificare se essi abbiano il presentimento di una potenza divina, un raggio dell' idea d'un governo superiore dell'universo, e se adorano i geni buoni od i demoni." Burmeister ci fa conoscere che i Corrados, antichi abitanti della provincia di Rio Janeiro, non sembrano provare il più piccolo bisogno religioso. Furtivamente essi passano davanti alle porte delle chiese senza volger la testa o togliersi il cappello. Il selvaggio o l'autoctono dell'America del sud non prova alcun sentimento religioso; si sottomette alla cerimonia del battesimo senza però conoscerne il significato. Gli indigeni dell'Oceania, come narra Hasskarl, "non hanno alcuna idea di un creatore o di un essere morale rettore del mondo, sicchè tutt'i tentativi fatti per istruirli, finirono sempre in proposizioni sensa senso, o, per dir meglio, in mere conversazioni. I Bechuani o Betfjiuani, una fra le tribù più intelligenti dell'interno dell'Africa meridionale; non conoscono l'essere supremo, e la loro lingua non ha parola che possa esprimere l'idea di un creatore. Il missionario Moffat , parlando di questo popolo, soggiunge: "Molto desiderai di trovare qualche cosa che toccasse il cuore di questi indigeni; cercai di scoprire presso di loro un altare innalzato ad una divinità sconosciuta, qualche traccia della credenza dei loro antenati, l'immortalità dell'anima od altra qualsiasi idea religiosa; ma mi convinsi ch' essi giammai pensarono a tali cose. Quando m'intratteneva coi principali fra essi e lor parlava di un creatore che governa il cielo e la terra - della caduta dell' uomo e della redenzione del mondo - della risurrezione dei morti e della vita eterna - pareva ad essi di sentire le cose più favolose, più insensate e ridicole delle stesse loro esagerazioni dei leoni, delle iene e dei chacal, Quando diceva loro ch'era d'uopo conoscere e credere questi precetti della religione, gettavano delle forti esclamazioni di sorpresa, come se ciò fossa per essi cosa troppo madornale." Opperman dice che i Caffri, razza assai ben costrutta ed intelligentissima, non hanno alcuna idea d'un essere supremo – il loro capo è il loro Dio. L'inoffensivo popolo degli Ottentotti riconosce un principio buono e cattivo, ma non ha nè tempio, nè culto, se si eccettuano le danze solenni fatte in onore della luna piena e del piccolo e lucente scarabeo; i Boschimani poi, tagliati sul metro dei nani, non hanno culto di sorta! Quando rumoreggia il tuono, essi credono intendere la voce dei cattivi geni e vi rispondono con maledizioni ed imprecazioni. Gli Indiani Schinuk, secondo la descrizione che ne fa Paolo Kane, sembrano privi d'ogni sentimento religioso, come la , maggior parte delle altre tribù dalla pelle rossa. Essi fanno riferire ogni cosa al Grande Spirito, il quale, secondo le loro idee, à un essere molto vago e senza alcun volto. Randall narrava degli indigeni delle isole Kingsmill (Micronesia meridionale) "che essi non hanno nè templi, nè idoli, nè vera religione. Adorano gli spiriti, ma, dacchè furono decimati da una spaventevole epidemia, non hanno più in essi alcuna confidenza." Un orrispondente della Revue des deux mondes, a proposito degli Indiani, scrive: "Sembra ch' essi non conoscano altra religione che l'amore della libertà, nè mai mi fu possibile sapere se essi credessero sinceramente al Grande Spirito ed all'immortalità dell'anima. Soltanto quando rumoreggia il tuono essi lanciano dei tizzoni infiammati intorno a loro, gettando grandi grida, come se volessero rendere rumore per rumore, lampo per lampo." Secondo i rapporti di un ufficiale inglese, i Karens, nel regno di Pegu (India), non credono in Dio, e riconoscono soltanto l'influenza di due cattivi geni. Gli abitanti di Pasummah Labar, nell'isola di Sumatra, non adorano nè idoli, nè altri oggetti esterni, e totalmente mancano dell' idea di un essere creatore del tutto. Ladislao Magyar non ha potuto trovare alcuna traccia di religione fra i negri dell' Oucanyama, una delle numerose stazioni dell'Africa meridionale; sembra ch'essi rendano un culto divino al loro re e procurino di renderselo favorevole con numerosi sacrifici d'uomini e di animali. Gli insulari Fidsci si rappresentano il loro Dio supremo (Ndengei), come un essere che è soggetto a nessuna sensazione, eccettochè alla fame; egli vive in una isolata caverna col suo compagno Uto; mangia, beve e risponde alle domande che i preti gli indirizzano. E tutte le descrizioni di viaggi contengono simili od analoghi fatti sui diversi popoli che vivono allo stato di natura. La religione primitiva di Buddha non insegna nè l'esistenza di Dio, nè l'immortalità dell'anima. I due sistemi religiosi dei Cinesi sono tanto atei quanto il buddismo; talchè, secondo Schopenhauer, la lingua cinese non ha parola che esprima Dio e Creare. Lo stesso autore poi afferma che le idee di un Dio personale e della rivelazione, non derivano che da un sol popolo, l'ebreo, da cui si propagarono nel cristianesimo e nell'islamismo, due religioni che sursero da quel primo stipite. S'accordano tutti i viaggiatori nell'ammettere l'eccellenza della morale e di molti costumi e politiche instituzioni dei Giapponesi. Cionondimeno essi non credono nè a Dio, nè all'immortalità; e, secondo l'espressione del viaggiatore americano Burrows, che visitò la loro necropoli, essi "sono una nazione di atei;" locchè non tolse però che l'altro viaggiatore inglese Alcook sostenesse che, ad eccezione forse dei soli Cinesi, siavi fra essi la maggiore istruzione popolare. La società nostra offre gli stessi esempi ed annovera certi individui la cui educazione ed istruzione furono tanto trascurate, da non aver alcuna idea di un essere supremo. Gli annali della polizia correzionale delle grandi città, come Parigi e Londra, registrano frequentemente uomini che non hanno nè l'idea di Dio, nè dell'immortalità dell'anima, nè della religione. L'ultimo censimento in Inghilterra ha rivelato che v' hanno in quel paese sei milioni d'uomini che non oltrepassarono mai la soglia di una chiesa, e che ignorano perfino a quale confessione o setta religiosa appartengano.

Pag. 254 – 259

Le idee di Büchner sui popoli e le loro credenze non sono un'analisi delle idee religiose dei popoli, ma sono un elenco di come la chiesa cattolica e i cristiani interpretano le credenze religiose o non religiose dei popoli.

Avere l'idea di un padrone ed elevare un padrone a modello del proprio credere fino a descriverlo come Dio onnipotente, non è un dato di intelligenza, ma è la rappresentazione della schiavitù personale interiorizzata ed elevata a modello con cui affrontare la propria esistenza.

Prendiamo per buono quanto detto da Büchner nei riguardi dei vari popoli.

Quali sono le "idee religiose" che nei popoli "primitivi" o "diversi" che un cristiano è in grado di riconoscere come tali? Soltanto quelle che riproducono la sottomissione come viene fatta dal suo stesso Dio padrone. Un'idea religiosa che comportasse un'etica e una morale di uguaglianza fra uomini e Dèi, non sarebbe riconosciuta dal cristiano come un'idea religiosa.

L'idea religiosa è l'idea nella quale gli uomini riversano e organizzano la loro struttura emotiva. Solo i cristiani (platonismo, neoplatonismo, ebraismo, islamismo e buddhismo, sempre cristiani) hanno al centro delle loro idee religiose la distruzione dell'uomo per sottometterlo ad un Dio o ad un processo (karmico buddista) che comporta la distruzione dell'uomo e impone regole morali e dogmi ai suoi comportamenti nel mondo e nella vita.

L'idea religiosa non è un insieme di norme, regole o riti, ma è un modo per imprigionare la struttura emotiva in regole, dogmi e riti che, in caso delle religioni di libertà (religioni del Mito pre-Platonico e pre-ebrei) veicolano la struttura emotiva dell'uomo liberandolo dagli impedimenti. Una religione può essere una religione di libertà o una religione di schiavitù. La religione di schiavitù è caratterizzata dall'esser una religione di verità perché la verità rende schiavi (Gesù è la verità che schiavizza gli uomini).

Quando parliamo di religione o di idee religiose, parliamo del modo con cui veicolare la struttura emotiva dell'uomo.

Gli indiani dei territori dell'Oregon non hanno idee religiose riconducibili al cristianesimo. Domanda: il cristianesimo ha idee religiose riconducibili agli indiani dell'Oregon?

La divinità principale è identificata col lupo e i padri insegnano ai loro figli ad essere lupi nel mondo. Poi, arrivarono i cristiani e come hanno sterminato i lupi in Europa, sterminarono anche gli indiani dell'Oregon.

I Caloches non hanno un Dio padrone e si rappresentano come un Dio il Corvo: probabilmente conoscono l'arte del sognare. Solo il sognatore sa librarsi in volo come un corvo o come una donna su una scopa. Bisogna essere intolleranti ad ogni sottomissione per poter volare nel sogno, altrimenti il sogno si trasforma in incubo.

I Tuschi, dice il luogotenente Hooper, sembra non avere nessuna divinità superiore o un qualche governo del mondo da parte di un qualche Dio padrone.

I Corrados di Rio Janeiro non hanno religione e quando gliel'hanno imposta ne vivono l'imposizione con disprezzo. Subiscono la violenza del battesimo, ma rimangono indifferenti.

Gli indigeni dell'Oceania non hanno nessuna idea di un Dio creatore (i cristiani imporranno i culti del cargo, violenza dopo violenza).

I Bechuani non conoscono il Dio supremo e la loro lingua non ha un vocabolo per definirlo.

I Boscimani non hanno culto di sorta. E quando sentono il tuono rispondono parlando.

Credere nel paradiso, nell'inferno, nella creazione, in un Dio padrone, per molti popoli era un insulto, una fesseria e un crimine che veniva loro imposto.

Gli Ottentotti riconoscono un principio buono e uno cattivo, ma non hanno un culto in merito.

Il problema dei cristiani e di Büchner è che non riconoscono nessun tipo di religione che non comporti un Dio padrone davanti al quale mettere in ginocchio le persone. Tutti i popoli di cui parla Büchner sono stati sistematicamente sterminati e colonizzati. I loro bambini violentati per imporre loro un Dio padrone dal quale far dipendere la loro struttura psico-emotiva.

Le religioni di libertà che consentono all'uomo di veicolare le sue emozioni in relazioni al mondo senza la pretesa di un padrone, un dio-vampiro come quello ebreo e cristiano che si nutre di odio che manifesta mediante una morale di possesso, sottomissione e morte, sono sconosciute a Büchner e ai cristiani.

Il fatto che io considero un monte un Dio e io non mi metto in ginocchio davanti al monte, ma lo percorro, lo coltivo, ci costruisco le case, per Büchner quello non è un Dio perché non è il mio padrone e io, secondo lui e la visione cristiana, non lo considero come tale. Per i cristiani il Dio è quell'ente che crea dolore fra gli uomini, non ciò che gli uomini esprimono nelle relazioni col mondo.

Büchner nel suo delirio di onnipotenza si dimentica di scrivere che cosa quei popoli pensano della sua religione rispetto alla loro. Riporta solo le impressioni del missionario Moffat che si sente un idiota esprimendo i propri deliri cristiani ai Bechuani. Ho potuto sperimentare io stesso [io Claudio Simeoni] il medesimo imbarazzo nei cattolici quando mi esprimono le idee del loro Dio padrone nel tentativo di intimidirmi con farneticazioni di tipo psichiatrico: loro volevano dirmi cosa pensa il loro Dio padrone! Büchner non riporta, come del resto gli antropologi cristiani, le religioni dei popoli che studiano partendo dal punto di vista di quei popoli, né il giudizio che quei popoli, che studiano, danno sulla religione cristiana. Poi, i cristiani macelleranno quei popoli. I cristiani, con le guerre colonialiste li costringeranno alla sottomissione, uccideranno le loro relazioni col mondo, distruggeranno la loro cultura costringendo quei popoli a guerre continue e violenteranno i loro bambini (beato chi sbatterà le teste di quei bambini sopra le pietre; dice il Dio padrone cristiano) per costringerli alla fede nel loro Dio padrone.

Da questa violenza dei cristiani, per quei popoli, inizia una storia religiosa diversa: violentatela quanto volete, ma la struttura emotiva dell'uomo deve trovare il modo con cui relazionarsi con le strutture emotive del mondo, altrimenti l'uomo muore e lo schiavista perde lo schiavo.

Scrive Büchner riflettendo sul concetto di dio:

Siffatte idee sono dunque il risultato dell'istruzione e della nostra od altrui riflessione, idee che saranno tradizionali ed astratte quanto si voglia, ma innate non mai. Niuno ha, meglio di Feuerbach, spiegata e dimostrata l'origine affatto umana dell' idea di Dio, che egli appella antropomortismo, ossia un concetto produtto dalla imaginazione umana portante l'impronta della sua individualità. Causa dell' antropomorfismo egli dice essere il sentimento della, dipendenza e della schiavitù che si trova nell'uomo e il Dio obiettivo e sovranaturale, soggiunge a questo proposito, non è altro che l'io sovranaturale, l'essere subiettivo dell' uomo uscito dai propri limiti e posto al di sopra del suo essere obiettivo. E invero, la storia di tutte le religioni è continua conferma a questa asserzione. E come potrebb'essere altrimenti? Senza la conoscenza o l'idea dell'assoluto, senza una rivelazione immediata, senza le prove per attestarla, tutte le idee sopra Dio, da qualsiasi religione derivino, non possono essere che idee umane; e posciachè l'uomo nella natura animata non conosce alcun essere intellettuale che gli sia superiore, viene da sè che le idee ch'esso si fa dell' essere supremo, non debbano portare altra impronta di quella della sua propria persona, e non possano uscire dai limiti ideali della sua individualità. Ed è per tal modo che lo stato, i desiderii, le speranze e lo stesso sviluppo intellettuale d'ogni popolo, fedelmente ed in un modo caratteristico si riflettono sulle sue idee religiose; ed è perciò che noi usiamo dedurre dal culto 1'individualità intellettuale e la civilizzazione del popolo che lo professa. Che si pensi al cielo poetico dei Greci, ove le figure ideali e gli Dei eternamente giovani e belli, godono, s'allegrano, combattono, e, come gli uomini, intrigano per mischiarsi ne' nostri affari - cielo che ha inspirato a Schìller il suo bel poema: gli Dei della Grecia;- che si pensi al cupo ed irascibile Jehovah degli Ebrei, che punisce gli uomini fino alla terza ed alla quarta generazione; al cielo dei cristiani, ove Dio condivide la sua onnipotenza col figlio, ed in cui i beati sono stabiliti con ordine gerarchico affatto conforme alle umane idee; al cielo dei cattolici, in cui la Vergine presso il Salvatore colla sua tenera e femminile eloquenza implora mercè pei colpevoli; al cielo degli Orientali, che promette ai fedeli numerose houris di beltà imperitura .e un clima perpetuamente fresco e sollazzato da zampillanti cascate, congiunto all'eterno godimento dei sensi; al cielo dei Groenlandesi, che promette, siccome massimo de' beni, gran copia di veleno e d'olio di balena; al cielo del cacciatore indiano, che ricompensa il beato con eterne ed inesauribili cacciagioni; o a quello dei Germani che alletta i credenti coll' immane promessa che potran dissetarsi con valhalla ed idromele sorbito nel cranio dei nemici - e si vedrà come le idee che abbiamo sull'altra vita, non rappresentano altro che le idee nostre e le nostre speranze in questa, Fin nel culto esterno, Feuerbach mostra l'idea tutta umana di Dio. Quando si considera che i Greci sacrificavano a Dio carne e vino; che il negro offre ai suoi idoli i cibi masticati che lor sputa in volto; che l'Ostiaco li imbratta di sangue e di grasso, e riempisce il lor naso di tabacco; e il cristiano ed il maomettano offrono al loro Dio preci e incensi, non tarderemo a convincersi che il culto parte dalla debolezza e dalle passioni umane, e compendia i non meno umani desideri e godimenti! Tutti i popoli e tutte le religioni costumano deificare e santificare gli uomini straordinari che vissero fra loro; prova evidente che l'idea di Dio deriva dalla natura umana! Giusta e profonda è l'osservazione di Feuerbach, che l'uomo civilizzato è un essere infinitamente superiore al Dio dei selvaggi, le di cui spirituali e corporee qualità si trovano in relazione col grado di coltura dei suoi abitanti e lo stesso Lutero deve aver sentita la intima relazione che corre fra l'umano e il divino, e la dipendenza di questo da quello, allorchè scrisse: "Se Dio fosse assiso solo nel cielo come un re travicello, non sarebbe Dio." E fin dai tempi dell'antica Grecia, Senofane (572 av. G. C.) combatteva la superstizione dei suoi compatriotti in questi termini: "I mortali sembrano credere che gli Dei hanno la lor forma, i loro vestiti e la lor favella. I negri adorano degli Dei neri col naso schiacciato, ed i Traci gli Dei dagli occhi bleu e dalla rossa capigliatura. Se i buoi ed i leoni avessero mani per fare imagini certo creerebbero forme divine eguali alla loro specie." Se il semplice buon senso dell'uomo non fu in grado di farsi un'idea pura ed astratta dell'assoluto, l'intelligenza dei filosofi fu ancor più sfortunata ne' suoi tentativi. Quando alcuno volesse assumere l'ingrata fatica di riunire tutte le filosofiche definizioni che si son fatte di Dio, dell'assoluto o di ciò che i filosofi della natura, appellano anima del mondo, si avrebbe un ben singolar pasticcio, che dall'origine dei tempi storici, e malgrado i pretesi progressi delle scienze filosofiche, nulla offrirebbe d'essenzialmente nuovo e di ragionevole. Certo, non mancherebbero quelle gravi parole e quelle frasi ampollose che vanamente si tentano di sostituire al vuoto e all'assoluta mancanza della verità intrinseca; ma, dice Czolbe, ammettendo, come oggi ancora si ammette, la nozione del sovranaturale, qual progresso si sarebbe fatto sulle cognizioni d'altri tempi, se non che quello di un vano aggruppamento di parole? - D'onde risulta, aggiunge Virchow, che "l'uomo nulla può concepire di ciò che è al di fuori di lui, e che tutto quanto sta fuori di lui entra nella sfera trascendentale." Ecco, per esempio, in qual modo il filosofo naturalista Fechner, non è molto, si esprimeva nel Zend-Avesta: "Dio, come l'insieme dell'esperienza e dell' attività, non ha fuori di sé alcun mondo esterno; egli è solo ed unico; tutti gli spiriti si muovono nel mondo interno del suo spirito, tutti i corpi nel mondo interno del suo corpo; egli si muove puramente in sè stesso, e non dal di fuori; ma in sé solo si determina, siccome contenente i motivi della determinazione di tutte le esistenze." Qual uomo sensato é capace di afferrare una tale definizione? Chi può comprendere l'idea di questo Dio corporale e spirituale insieme, nel cui interno debbono muoversi tutti gli spiriti e tutti i corpi; che si muove in sé stesso e non ha limiti di fuori! Se tutti gli spiriti si muovono nello spirito di Dio e tutti i corpi nel suo corpo, fuori di lui non può più esservi un mondo esterno; ed in tal caso, come potrebb'egli essere un Dio personale ed individuale, come Fechner stesso altrove lo designa? Ma oggimai quel riassunto d'ogni corporale e spirituale esistenza, quel tutto che esiste e che al filosofo piacque rappresentarci sotto l'idea d'un Dio personificato, più non regge colla dimostrata varietà e molteplicità infinita del mondo, ch'è, la più palmare negazione d'ogni personificazione. La idea di una divinità diffusa in tutto l'universo, e manifestantesi immediatamente per i suoi atti, fu il panteismo, produtto di que' tempi in cui nemmen si supponeva il progresso delle scienze naturali dei nostri giorni. Sembra che i moderni filosofi, in mancanza di meglio, sotto nomi nuovi amino riscaldare de' vecchi cibi per imbandirneli come l'ultimo produtto della cucina filosofica.

Pag. 260 – 264

Feuerbach può affermare che l'immagine del Dio cristiano è imposta mediante l'imposizione della sottomissione come fissazione dell'idea di dipendenza (previdenza divina) e della schiavitù della struttura emotiva dell'uomo. Tuttavia Büchner non parla dell'interpretazione del Dio come libertà né individua la religione dei popoli di cui ha parlato proprio perché in quei popoli ha cercato i caratteri della religione cristiana, della schiavitù, e non i caratteri della libertà manifestati in un contesto sociale in cui mancava il concetto di sottomissione, schiavitù e possesso dell'uomo sull'uomo. Quei caratteri del dio, Büchner non li poteva vedere allo stesso modo che gli antropologi cristiani non li potevano nemmeno immaginare.

Non è vero quanto afferma Büchner. Affermare che la storia di tutte le religioni è l'essere soggettivo dell'uomo uscito dai propri limiti e posto al di sopra della sua oggettività, significa voler ridurre la storia delle religioni, intesa come legame emotivo dell'uomo con i soggetti del mondo, alla sola storia religiosa del terrore imposto da ebrei, cristiani, buddisti, islamici, Platone, gli stoici e i neoplatonici. Come se la storia religiosa dell'uomo cominciasse a Babilonia seicento anni prima del cristo cristiano e non quando l'Essere Umano era un Essere unicellulare in un ipotetico brodo primordiale prima che le specie della Natura nascessero.

Büchner riproduce il delirio cristiano che, considerandosi la vera religione, fa della storia delle religioni solo ciò che viene ricondotto al cristianesimo o attorno ad esso.

Ed è Büchner stesso che dimostra che Büchner ha torto. Quando Büchner va alla ricerca delle relazioni di antropologi che gli dicono che i popoli da loro studiati non hanno i principi religiosi cristiani ma, dal momento che hanno una struttura emotiva, perché non cercano altri e diversi principi religiosi? Büchner ha smentito Büchner: le religioni sono altra cosa da ciò che Büchner immagina.

Per il cristiano Büchner non c'è un essere più intelligente dell'uomo creato ad immagine e somiglianza del Dio padrone e il Dio padrone altro non è che una proiezione dell'uomo creato a sua immagine e somiglianza. Büchner vuole ignorare qualunque altra sostanza di Dio anche se presentata da popoli che usa per contrastare l'idea cristiana di dio.

Ogni uomo ha una sua religione in quanto ha un suo modo di veicolare le sue emozioni in sé stesso e nel mondo. Un gruppo di uomini costruisce delle modalità comuni con cui veicolare le proprie emozioni nel mondo. Questo gruppo di uomini costruisce dei caratteri comuni.

Il problema nasce quando il cristiano Büchner guarda i greci e infila le idee dei greci nel delirio cristiano; come ha fatto Platone che ha stuprato il Mito in funzione dell'idea demiurgica.

Le idee di Dèi eternamente giovani dei Greci non è l'eternità agognata dal cristiano fallito nell'esistenza. E' il persistere della vita che con tutte le sue condizioni e contraddizioni che alimentano la consapevolezza di ogni nato che per vivere è necessario partecipare alla battaglia di Ilio alla cui partecipazione gli Dèi chiamano gli uomini. A differenza del Dio degli ebrei, Jehovah, che, anziché alimentare la libertà dell'uomo, impone la sottomissione e la schiavitù terrorizzando, uccidendo e macellando uomini, donne e bambini; un Dio che si compiace nello sbattere la testa dei bambini contro le pietre e che macella dei ragazzini perché hanno preso in giro un suo rappresentante. O la schiavitù della Maria vergine dei cristiani che proclama la beatitudine di essere schiava del suo Dio padrone che dispone di lei come vuole e si compiace della sua condizione di schiava legittimando la schiavitù sulla donna. O il sanguinario Gesù che sparge dolore fra gli uomini imponendo la sottomissione nel dolore e ordinando di scannare chiunque non si metta in ginocchio davanti a lui.

Le religioni che indicano la libertà emotiva dell'uomo sono sempre esistite finché gli ebrei non hanno costruito una religione della schiavitù che esaltasse il loro essere schiavi e nella schiavitù potessero considerarsi gli schiavi eletti di un padrone che li eleva "schiavi fra schiavi". Le religioni che indicano la libertà dell'uomo sono sempre esistite finché Platone non ha pensato di elevarsi a padrone degli uomini e ha usato Socrate per indicare il padrone davanti al quale gli uomini si devono inginocchiare e sottomettere.

Rimane sempre la domanda iniziale: che cosa è dio? O, come dice il Brucaliffo nella versione italiana del film Alice nel Paese delle Meraviglie: cosa esser tu?

Büchner è talmente preso a contestare l'idea di Dio che non ferma la sua attenzione sulla sostanza che supporta l'idea astratta di Dio. Dall'idea di Dio passa alle promesse della "vita eterna" fatte dal Dio padrone per confermare la propria autorità e il proprio dominio sugli uomini.

E' vero che i cristiani deificano dei modelli di uomini, li chiamano santi, in quanto, per quanti crimini, delitti e vigliaccate hanno commesso contro gli uomini attraverso la menzogna e l'inganno, lo hanno fatto per la gloria del loro Dio padrone. Hanno ucciso, violentato, mentito agli uomini e calunniato come metodo di vita, ma dal momento che tutti questi crimini hanno portato vantaggi di dominio sull'uomo da parte del loro Dio padrone e, per conseguenza, della struttura gerarchica religiosa cui appartenevano, vengono elevati agli altari e all'adorazione dei cristiani affinché altri cristiani continuino ad uccidere, torturare, violentare, calunniare come metodo di vita per la gloria del loro Dio padrone.

Trovo ridicolo che Büchner e Feuerbach immaginano che gli antichi elevassero agli altari uomini straordinari mentre loro, nella loro società, lo stanno facendo e tale attività non viene indicata a disprezzo: non dimentichiamo che quando fu scritto Forza e Materia, la schiavitù era massicciamente praticata dai cristiani attraverso il colonialismo. Che poi la pratica della schiavitù dei cristiani venga definita da Büchner e Feuerbach tale da qualificare "... Giusta e profonda è l'osservazione di Feuerbach, che l'uomo civilizzato è un essere infinitamente superiore al Dio dei selvaggi le cui spirituali e corporee qualità si trovano in relazione col grado di coltura dei suoi abitanti.". Sono affermazioni gratuitamente ingiuriose di chi ha messo il disprezzo per l'uomo, proprio del Dio padrone cristiano, a fondamento del suo pensiero.

Senofane, su Esiodo ed Omero aveva torto. Mentre gli Dèi combattevano la battaglia della vita chiamando gli uomini a vivere con passione, Senofane si dipingeva come il padrone degli uomini descrivendo il loro Dio padrone come:

"...la natura di Dio è sferica e che non ha nulla di simile all'uomo; che tutto intiero vede e tutto intiero ode, però non respira; che è tutto mente e sapienza e che è eterno.".

Citazione da I Presocratici di Diels Kranz

Non essendo capace di afferrare i simboli della vita in Esiodo ed Omero perché incapace di vivere, esprime il suo delirio assoluto nel quale si identifica diventando il profeta del tutto sopra il tutto. E' la malattia mentale che da Platone agli ebrei schiavi a Babilonia distruggerà la struttura emotiva dell'uomo rendendolo schiavo nei modelli imposti da ebrei e cristiani.

Se nulla posso concepire di ciò che è al di fuori di me, come dice Büchner, perché non devo concepire la vita come una battaglia di Ilio o come il viaggio di Odisseo che affronta le contraddizioni della propria esistenza? E che cosa sono le relazioni che incontro in quel viaggio se non relazioni divine la cui soluzione mi trasforma relazione dopo relazione? E come posso io, umano, non ridurre alla dimensione umana tutte le emozioni del mondo che incontro descrivendo relazioni fra uomini anche quando l'oggetto con cui mi relazioni non è un uomo?

L'illogicità di Büchner non è solo sconcertante, ma suona come ingiuriosa nel suo tentativo di imporre la visione cristiana, e con essa la negazione di aspetti cristiani, che riconduce ad una forma di ateismo, a quella superiorità di razza, di specie e di religione, con la quale si identifica.

E mentre Büchner insegue i deliri di chi tenta di definire un assoluto con cui si identifica come Gustav Theodor Fechner e il suo Zend-Avesta (1851) pensando che i deliri di chi trasforma fantasie da onnipotenza siano "più elevati", "più intelligenti", "superiori" e per i quali vale la pena di spendere parole per negarli, dimentica gli Dèi sotto le mura di Ilio!

Dimentica la vita, le pulsioni emotive, le relazioni con le emozioni del mondo e tutto ciò che agisce trasformando un presente che lui vuole statico, immobile sottoposto ad una scienza descrittiva. La scienza descrittiva di Büchner è come il Dio padrone dei cristiani: priva di vita toglie la vita ai popoli. Büchner vede il colonialismo e si compiace della superiorità della razza bianca e guarda con disprezzo questi selvaggi ignorando il loro pensiero e la loro vita che può distruggere a piacimento perché lui appartiene alla civiltà superiore: come il Dio dei cristiani con cui, di fatto, si identifica!

27 agosto 2014

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo quindicesimo "L'idea di dio" da pag. 253 a pag. 264.

Ottenuto dal servizio Google

http://books.google.it/books/about/Forza_e_materia_studi_popolari_di_filoso.html?

Marghera, 27 agosto 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 27 agosto 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.