La Teoria della Filosofia Aperta
Si tratta di riflessioni e di considerazioni nate leggendo "Immagini del Nulla" di Giuseppe Cantarano edizione Bruno Mondadori 1998.
I filosofi non sanno discutere partecipando emotivamente alle tensioni del mondo. Per loro, far del male alle persone è del tutto normale. Il loro far del male, secondo loro, non deve produrre rabbia nelle persone. Per questo, poverini, non comprendono la rabbia che suscitano nelle persone con i loro concetti "razionalmente" esposti. Non ci vuole rabbia emotiva per girare i rubinetti delle camere a gas, torturare le persone, violentare bambini. Se ne può discutere da "persone civili" che civilmente alimentano le camere a gas, torturano le persone o violentano i bambini. Come se i violentati e i torturati non dovessero essere rabbiosi nei loro confronti.
Il pensiero moderno e contemporaneo tende a rimuovere l'ideologia nazista come concetto di dipendenza e sottomissione del soggetto ad una "realtà" determinata da una volontà fuori da esso.
Anche la volontà e la determinazione con la quale si persegue l'imposizione di una condizione psicologica per la quale l'individuo viene svuotato della propria volontà, viene costretto allo stato psichico di kenosis, svuotamento di desiderio e determinazione esistenziale, per costringerlo supplice ad attendere la provvidenza divina o a sventolare bandiere a Bergoglio, è sempre sfuggita agli analisti sia in campo filosofico che in campo religioso. La condizione dell'uomo che viene ucciso in una costruzione di svuotamento psicologico, a quanto ne so, non è mai stata presa in considerazione nella storia della filosofia. Come se il Dio cristiano avesse diritto di stuprare l'uomo e l'uomo non avesse diritto di chiedere giustizia nei suoi confronti. Eppure, tutta la filosofia esistenzialista ha un solo scopo, privare l'uomo, ogni singolo individuo, della sua volontà e delle sue possibilità attraverso le quali abitare il mondo.
Da Kierkegaard a Paci, da Heidegger a Sartre, da Jaspers a Gadamer, da Habermas a Nietzsche, da Jung a Barth, ai mistici indiani, il progetto di distruzione dell'uomo ha sviluppato e attualizzato le strategie messe in atto dal cristianesimo, dall'ebraismo, dall'islamismo e dal buddismo. Distruggere l'uomo è il progetto della filosofia costruito da Platone, attribuito a Socrate e perfezionato in 2000 anni di sviluppo del pensiero con cui legittimare il dominio e il possesso dell'uomo sull'uomo.
Il concetto di dipendenza del soggetto da una realtà altra, altro non è che la dipendenza del soggetto dal concetto di "Dio" proprio dei cristiani, degli ebrei, di Platone, al di là di come la realtà altra è coniugata.
Uno dei modelli ideologici degli esistenzialisti è il Giobbe della bibbia. Il modello psicologico dello stuprato dal Dio ebreo e cristiano che, reso impotente dallo stupro subito, esalta le capacità del suo stupratore. Esalta l'attività che Dio ha fatto nei suoi confronti rendendolo impotente davanti alla vita.
Il bambino costretto con la violenza a frequentare il catechismo cristiano interiorizza quella realtà, risponde a quella realtà concettuale che gli viene imposta e adatta la sua struttura psico-emotiva per adattarla a quella realtà. Il bambino, una volta adulto, come Cacciari, anziché liberarsi dalla sottomissione che ne ingabbia il pensiero e che produrrebbe in lui molto dolore, preferisce riformulare la propria dipendenza da una realtà altra riproducendo, di fatto, nella società l'ideologia nazista che sta a fondamento del cristianesimo, dell'ebraismo e del platonismo.
In filosofia non esiste nessuna idea più ferocemente inumana e più drammaticamente devastante per la vita dell'uomo del concetto di "padre" e di "madre".
Sono concetti che non stanno ad indicare la "generazione" di un presente, ma sono concetti che stanno ad indicare il possesso del presente da parte del "padre" e della "madre" che esercitano il loro dominio sui figli. In quanto "padri" e "madri", si arrogano il diritto di distruggere quel presente, rappresentato dai "figli", ipotecando, secondo le loro necessità, ogni futuro possibile. E' la legittimazione del diritto di Abramo di scannare suo figlio in funzione del dio padrone perché il figlio, in quanto figlio, non ha diritti nei confronti del "padre". E' la bestia che il padre può gratuitamente macellare per conto e per diletto del suo dio padrone. Concetto ripreso dal cristianesimo in cui si giustifica il dolore imposto agli uomini col diritto di soddisfare i capricci del dio padrone che si diletta a macellare suo figlio indicando come la macellazione dei figli sia il principio fondante del cristianesimo. Concetto di possesso che viene rifiutato da Numa nelle relazioni con Giove.
Il bambino Cacciari, costretto a subire la violenza del catechismo cristiano, rielabora una nuova giustificazione del diritto di possesso del dio padrone cristiano per poter trovare l'equilibrio fra la sua psiche, incapace di abitare il mondo per sé stessa, e la necessità di riaffermare il diritto del dio padrone di violentare gli uomini.
Questa violenza, questo stupro della struttura emotiva dell'uomo, che costringe l'uomo a dipendere dall'idea di una volontà altra, quella del dio padrone, dalla quale non è in grado di sganciarsi per veicolare le proprie emozioni per sé stesso diventa "immaginazione del concetto", cioè manifestazione patologica della rivalsa dell'individuo stuprato che anziché chiedere giustizia per lo stupro subito fa dello stupro fondamento per la costruzione della propria visione ideologica dell'esistenza.
E in questo modo si genera l'idea dell'inizio.
Dove per inizio non si intende un momento particolare delle trasformazioni dell'esistente dal quale scaturisce un percorso particolare di ulteriori trasformazioni che vengono considerate all'interno di un discorso logico che cerca continuità fra quel momento iniziale e le trasformazioni a cui assiste, ma un'ossessiva ricerca di una volontà assoluta dalla quale far legittimare il delirio di onnipotenza dell'individuo stuprato durante le sedute del catechismo cristiano.
L'inizio, per il cristiano, è l'inizio del suo mondo. Un inizio che ha come fine il cristiano stesso. Non esiste un oltre al cristiano, ma esiste un inizio che ha prodotto il cristiano. Lui è il fine dell'inizio che pensa.
Il concetto di "krisis" applicato al divenire dell'universo è un concetto senza senso perché nega al presente la trasformazione della necessità.
La necessità, manifestata dal presente, modifica il presente affinché esprima la necessità.
Non esiste "krisis" della necessità. Esiste accumulo di tensioni che reclamano oggetti diversi capaci di esprimere necessità. La necessità non vive una "crisi" di sé stessa o in sé stessa. Semmai sono gli oggetti che vivono una "crisi" per l'accumulo di tensioni che richiedono una diversa organizzazione soggettiva per esprimere la necessità.
Il dio dei cristiani è in crisi. Le tecniche con cui manifestava la necessità di sottomettere gli uomini e renderli suoi schiavi, sono state ideologicamente superate. E' necessaria una nuova descrizione per permettergli di veicolare la necessità di sottomettere e distruggere il divenire dell'uomo. Quella descrizione del dio padrone cristiano è entrata in crisi. La visione ontologica del dio padrone cristiano è fallita. Serve un'altra visione capace di rinnovare la necessità di sottomettere l'uomo. Kant ha detto che non si può affermare l'esistenza del dio padrone che manifesta la necessità di sottomettere l'uomo. Ma la realtà non è data dall'esistenza o meno del dio padrone, la realtà è data dalla necessità di sottomettere l'uomo. E se il dio padrone, biblicamente descritto, non è in grado di soddisfare questa necessità, ecco allora che lo stuprato, anziché opporsi all'immagine che lo ha stuprato, immagina una diversa realtà del suo stupratore e il dio padrone della bibbia diventa: "L'esperienza, pertanto, risulterà essere l'immaginazione del concetto, perché quest'ultimo si produce intuitivamente e la realtà che si dà nell'intuizione è la stessa immaginazione del concetto.".
L'esperienza di chi è stuprato dal dio padrone risulterà essere immaginazione dello stuprare perché l'esecutore dello stupro viene ridotto intuitivamente all'atto e la realtà dello stupro diventa l'azione legittimata dallo stuprato e riprodotta come realtà oggettiva. Il dio padrone che stupra il soggetto viene descritto dal soggetto nell'immaginazione e diventa legittimazione del suo desiderio di stuprare.
Scrive Giuseppe Cantarano in "Immagini del nulla" ed. Bruno Mondadori 1998 a pag. 339 - 340:
Ed è proprio su questa nostalgia per l'invisibile istante dell'inno dell'Angelo Nuovo che Cacciari ritorna in Dell'Inizio. L'inaudità inattualità di questo libro deriva dal fatto che in esso si tenta di restaurare-recuperare al discorso filosofico il "suo proprio" e che il pensiero moderno e contemporaneo tende da sempre a rimuovere: la questione dell'inizio. Ma l'esito della ricerca di Cacciari era già tutto inscritto in Krisis. Non mi pare di registrare "svolte" nella sua ricerca, come in molti hanno creduto, ma una logica estenuazione dei problemi via via affrontati. Anche per Kant, nella Critica del 1871, l'inizio si dava solo come forza produttiva dell'intelletto. Anche Kant, dunque, avrebbe ostacolato il pensiero nella ricerca filosofica dell'inizio dichiarando l'impossibilità di avviare qualsiasi indagine su di esso. Se nessun dato può manifestarsi al di là dei limiti della percezione e se quest'ultima può esplicarsi solo entro i confini della facoltà sintetica dell'immaginazione, l'immediato come autentico incondizionato non potrà manifestarsi mai. Cosicché, il fenomeno, nella sua struttura interna, sarà immagine e la stessa percezione immaginazione. Il concetto può considerarsi reale soltanto se viene costruito sensibilmente ed intuitivamente, cioè se può darsi come immagine all'interno di una immagine: «La pura possibilità logica, la pura non contraddittorietà del pensiero, non solo nulla dice sulla effettiva esistenza dell' oggetto stesso, ma, in quanto tale, permane senza senso»: L'esperienza, pertanto, risulterà essere l'immaginazione del concetto, perché quest'ultimo si produce intuitivamente e la realtà che si dà nell'intuizione è la stessa immaginazione del concetto. Il processo conoscitivo è strettamente connesso a quello figurativo, anzi, conoscere equivale a immaginare, in quanto si può avere vera comprensione solo ed esclusivamente delle immagini. La nostra conoscenza è definita dagli oggetti: ciò vuol dire che la nostra esperienza ha inizio dalle immagini degli oggetti così come in esse ha fine.
I soggetti viventi, costretti ad adattarsi alle condizioni dell'esistenza, anziché agire per migliorare le proprie capacità d'azione in quelle condizioni, sognano un incondizionato che, privo dei loro problemi, possa spaziare in orizzonti in cui loro riversano i loro desideri.
Cacciari non può pensare l'inizio dell'universo in termini di "archè" perché significherebbe che il presente contiene tratti modificati di quell'archè e quell'archè non sarebbe più l'inizio dell'universo, ma il presente che da esso si è modificato.
Se l'inizio dell'universo è fuoco, il fuoco presente è manifestazione e trasformazione dell'inizio dell'universo in quanto il presente è trasformazione di quel fuoco. Ma come può la patologia onnipotente di Cacciari trovare il proprio "archè" all'inizio dell'universo? Semmai è il contrario, è la patologia malata da onnipotenza l'arché attraverso il quale Cacciari immagina l'inizio. L'archè non sta nell'oggettività, ma nel soggetto che tenta di descrivere l'oggettività.
Che poi è il percorso fatto da Plotino là dove afferma:
"Ed ecco come: c'è nell'Anima
Plotino Enneadi II 2,3
Affermare un oggetto non determina la realtà dell'oggetto, ma solo la realtà dell'affermazione.
Affermare l'esistenza di dio, affermare una visione mistica di una realtà, significa derubare la realtà materiale del suo aspetto vivente.
Noi viviamo l'esperienza del dio padrone cristiano che nella storia si impossessa dell'uomo, lo stupra e lo riduce alla sua dimensione. Il dio padrone cristiano nega all'uomo in particolare, alla vita in generale, il suo essere vita, la volontà del suo divenuto per ridurlo a mero oggetto di sua proprietà.
Di questa riduzione dell'uomo a mero oggetto di proprietà del dio padrone cristiano, Cacciari si fa agente e attore sostituendo all'intuizione e alla percezione dell'uomo le allucinazioni e le illusioni di un corpo desiderante al quale è stato negato il diritto di veicolare i suoi desideri, in quanto tali, per essere costretto a veicolare, attraverso di esso, i desideri del dio padrone.
Ne segue che l'inizio per Cacciari, sono i desideri del dio padrone che egli riproduce come necessità della sua esistenza.
La malattia mentale indotta mediante lo stupro non si potrà né dimostrare, né determinare, si può solo prendere atto che l'attività di stupro della struttura psico-emotiva dei bambini produce necessità di dipendenza che vengono giustificate in vari modi e in varie strategie ideologiche a seconda delle condizioni in cui si esprime il vissuto degli stuprati.
Scrive Giuseppe Cantarano in "Immagini del nulla" ed. Bruno Mondadori 1998 a pag. 340:
Il ritorno al Parmenide platonico per Cacciari - più in generale, al neoplatonismo di Plotino, Proclo, Damascio - a questo punto è inevitabile. Si fa espressamente ancora più obbligante laddove Cacciari ribadisce l'impossibilità di pensare l'inizio in termini di arché. Da Schelling Cacciari assume la tesi secondo cui la filosofia prende le mosse dall'incondizionato, da quel principio-presupposto che non potrà mai essere dimostrato discorsivamente. Il "presupposto", pertanto, non si potrà dimostrare (beweisen), né determinare (bestimmen). Non potrà avere nessuna giustificazione logica nel senso hegeliano. Anzi, all'inizio logico di Hegel Cacciari contrappone "l'abisso paterno della gnosi". L'inizio non coincide neanche con la rivelazione. Ha a che fare, piuttosto, con il silenzio. Con un silenzio che non è concepito nuovamente come un nuovo assoluto ma, sull'insegnamento di Schelling, come "indifferenza", poiché «solo la filosofia positiva può scardinare il Kreislauf dialettico, che, nel suo sostanziale nihilismo, sussume in sé da sempre ogni "pensiero negativo?»." Ecco, allora, che nelle riflessioni di Cacciari torna nuovamente il "mistico", questa volta, però, arricchito dalla filosofia positiva di Schelling .
Per questo motivo l'inizio per Cacciari ha a che fare col silenzio. Il silenzio del suo dio padrone che viene riempito solo dalla voce dello stuprato che crea l'oggetto dal quale dipendere e dal quale trarre giustificazione per la sua azione.
L'abisso del padre-padrone si riduce al silenzio.
Il silenzio assoluto del nulla ideologico in cui la violenza dello stupro si esercita modificando la struttura psico-emotiva dell'individuo stuprato. Oppure, detto alla Schelling, l'indifferenza dello stupratore per il soggetto stuprato che deve sviluppare la pratica dello stupro a sua volta diventando indifferente nei confronti dei soggetti che stupra.
Ed ecco che nelle riflessioni di Cacciari, dice Cantarano, torna il mistico che, arricchito dalla filosofia positiva di Schelling nello stuprare le persone cerca di rinnovare l'incontro col dio padrone nella storia dell'uomo
Scrive Giuseppe Cantarano in "Immagini del nulla" ed. Bruno Mondadori 1998 a pag. 341:
Dunque, il rapporto con la filosofia positiva schellinghiana deve intendersi all'interno di questo nuovo orizzonte "critico", che poi però verrà definitivamente abbandonato, in quanto non sarà altro che una versione complementare della deduzione hegeliana dell'''età del Figlio". Si chiede infatti Cacciari: «Se separo i distinti e se uno soltanto realmente muore, per quanto "scandalosamente" sovrumana sia la forza della libertà che si glorifica nel suo morire, questo movimento non apparirà perfettamente comprensibile, almeno per una forma della sophia? L . .] se nessun "salto" esiste tra Inizio, in quanto Deus-Trinitas, e l'estremo della Kenosi, se tutto il movimento kenotico è sussunto in principio nell'essenza manifestativa dell'Inizio, come può apparire la Croce se non destinata, necessitata? Come può il sacrificio "liberarsi" dalla sua facies pagana, ed essere per sempre abolito attraverso quel sacrificio di sé perfettamente libero che il Figlio compì?» Il non-essere inizio di Dio non allude solo alla "morte di Dio", ma alla estrema possibilità, compresa nell'inizio stesso, che il possibile non sia. Che il possibile della vita intradivina sia impossibile. Solo in questa prospettiva Cacciari potrà pensare l'indifferenza come inizio oltre la nostalgia del fondamento: «Si è cercato finora la "libertà" dalla philosophia enfatizzandone la facies negativa - ciò che incessantemente ha riportato alla ragione del sistema, a dar ragione alla forza del sistema. Si è totalmente frainteso il senso della positività, intendendolo come equivalente al potere della conciliazione dialettica. Ma se la "positività" della conciliazione dialettica è la radicale negazione dell'Inizio incondizionato-indifferente, forse proprio il resistere del pensare al problema dell'Inizio appare il "fondamento" di una possibile libertà dal sistema».
I problemi manifestati dallo stupratore stuprato sono complessi sia come necessità di legittimare il proprio atto nel ruolo di stupratore, sia nelle necessità di ricerca di comprensione da parte dello stupratore nel proprio ruolo di stuprato.
Proviamo ad analizzare le frase di Cacciari citata da Cantarano per comprenderne il senso materiale:
Si chiede infatti Cacciari: «Se separo i distinti e se uno soltanto realmente muore, per quanto "scandalosamente" sovrumana sia la forza della libertà che si glorifica nel suo morire, questo movimento non apparirà perfettamente comprensibile, almeno per una forma della sophia? L . .] se nessun "salto" esiste tra Inizio, in quanto Deus-Trinitas, e l'estremo della Kenosi, se tutto il movimento kenotico è sussunto in principio nell'essenza manifestativa dell'Inizio, come può apparire la Croce se non destinata, necessitata? Come può il sacrificio "liberarsi" dalla sua facies pagana, ed essere per sempre abolito attraverso quel sacrificio di sé perfettamente libero che il Figlio compì?»
"Se separo i distinti". I distinti sono i soggetti che formano la trinità cristiana che tradotto in soldoni sociali sono il padrone stupratore, lo stuprato e il diritto dello stupratore di stuprare lo stuprato (lo spirito santo, se preferite).
Chi muore dei tre distinti separati?
Non muore lo stupratore che rimane sé stesso pronto per nuovi stupri.
Non muore il diritto dello stupratore di stuprare lo stuprato in quanto la società rinnova il diritto del più forte di stuprare i più deboli.
Muore lo stuprato. Lo stuprato, una volta stuprato, non sarà mai più ciò che era prima. La sua struttura psico-emotiva è morta, sottomesso al suo stupratore, incapace e impossibilitato a chiedere giustizia, non ha altra via se non quella di trasformarsi a sua volta in stupratore.
Lo stuprato viene ridotto allo stato di kenosis. Svuotato della sua volontà, succube dello stupratore e supplice nei confronti del suo stupratore che su di lui ha esercitato la sua necessità di possesso. Lo stato di kenosis viene riempito. Lo stuprato si rivolge al suo stupratore e dice: "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore". E lo stupratore dice allo stuprato: "va nel mondo e stupra gli uomini in mio nome!". E questo stuprare è la libertà dello stuprato di stuprare a sua volta imponendo la croce della sofferenza ad ogni uomo affinché venga a sua volta svuotato mediante lo stupro emotivo.
Mi sembra che Cacciari abbia fatto la stessa cosa con la sua alleanza con don Verzé.
Andare e stuprare a propria volta altro non è che la "…"scandalosamente" sovrumana […] forza della libertà che si glorifica nel suo morire". Lo stuprato è morto e rivive come stupratore ad imitazione di Dio.
E' proprio del cristiano la pretesa della libertà di stuprare i bambini. Poi, qualcuno lo fa anche fisicamente, ma questo è un discorso di polizia.
Cacciari si chiede come sia possibile che il sacrificio della crocifissione possa liberarsi dal sospetto di essere inteso come "pagano"? La domanda in sé è la domanda che si pone il fondamentalista cristiano che portando orrore nella vita degli uomini giustifica l'orrore portato con orrori immaginati di uomini antichi che stanno solo nel suo desiderio alimentato dalla sete di dominio. Stuprare i propri figli immaginando un dio padrone benevolo che stupri i propri figli, è proprio dell'ebreo, del cristiano e del platonismo, non dei Pagani.
L'uccisione del figlio è proprio dell'ebreo e del cristiano perché l'ebreo e il cristiano vivono nella verità data e non nella ricerca di libertà che presuppone verità che superi la verità precedente in un individuo proiettato in una diversa e nuova verità.
Gli uomini hanno certato la libertà dalla filosofia che rinnovare la schiavitù imposta dal dio padrone anche in considerazione di un Schelling che considera filosofia positiva l'incontro dell'uomo con dio nella storia. Mentre Schelling esalta la schiavitù, la filosofia della libertà ha tentato di uscire dal ghetto in cui Platone l'ha rinchiusa. La filosofia ha contribuito a trasformare l'uomo in un oggetto di possesso del proprio dio padrone affermando il dominio del dio padrone sull'uomo mediante l'imposizione di una visione ontologica della realtà vissuta.
Rimane il problema dell'Inizio come problema umano. L'Inizio, da cui deriva l'odio del dio padrone per l'uomo, che viene giustificato da Cacciari come conciliazione dialettica "incondizionato-indifferente" del dio padrone quando, la volontà di macellare il proprio figlio, denota la volontà progettuale della macellazione dell'umanità come fondamento teologico-filosofico-religioso. Volontà di macellazione dell'umanità che si realizza col diluvio universale e che nega ogni "incondizionato-indifferente". Una volontà di possedere e controllare il divenuto dell'universo al quale il dio padrone è interessato ma è estraneo al suo venir in essere e alle sue trasformazioni.
L'inizio lo scegliamo. Noi scegliamo l'Inizio. L'Inizio che scegliamo appartiene al divenuto delle condizioni che viviamo. Quando l'Inizio che si sceglie è quello del dio creatore, del padre, allora si sceglie l'Inizio dell'odio perché il "padre" cristiano non è Cronos che divora i suoi figli per conservarli nel tempo, ma è il macellaio, il cannibale che si nutre della macellazione dei suoi "figli" che diffama chiamandoli "peccatori".
Non è possibile che ci sia una separazione fra Inizio ed iniziante in quanto l'iniziante è misura dell'inizio che non esisterebbe senza ciò che inizia. Così la mia uscita dalla vagina di mia madre è un inizio. Come è un inizio la scopata di mio padre con mia madre. Ogni gesto, ogni azione, nell'esistente è allo stesso tempo punto di arrivo e inizio di qualche cosa. Le azioni sono modificazioni di un presente e queste modificazioni sono il fondamento e il preludio per altre modificazioni. E' il modificato che determina l'inizio del processo di modifica sia che voglia o non voglia ignorare le modifiche e i processi di modificazione che hanno preceduto quell'Inizio.
Scrive Giuseppe Cantarano in "Immagini del nulla" ed. Bruno Mondadori 1998 a pag. 341 – 142:
Più di qualcuno ha visto, in tutto questo, un rapporto con il neoplatonismo: ed è vero. Questo rapporto, però, deve intendersi in maniera critica. La continuità con il neoplatonismo, al di là di ogni equivoco, è continuità solo del problema. Infatti, l'asse portante di Dell'Inizio è costituito dalla assoluta distinzione - che è l'opposto di separatezza - tra inizio e iniziante. L'indifferenza è tutto tranne che indeterminatezza schellinghiana o coincidentia oppositorum dell'Unum plotiniano. L'inizio non è né indeterminato, né determinato: l'indifferenza dell'inizio rende invece possibili i contrari senza risolverli nella conciliazione. è per questo che la contraddizione deve esser pensata non tra l'uno e i molti, bensì tra l'uno e se stesso. La contraddizione va platonicamente pensata, secondo l'ipotesi del Parmenide platonico, come immanente all'uno stesso. Ciò rende impossibile pensare l'inizio come «non-inizio trascendente il processo», in quanto l'inizio non può essere concepito in maniera astratta, separato dall'ente, poiché è assolutamente altro dall' ente. Che vuol dire: altro dall'altro stesso. è proprio perché non-altro che l'altro non sarà altro da nulla, «non mancherà, cioè, di nulla, sarà in tutto, in ogni cosa, ma simul, in quanto Non-altro dall'Altro, sarà di nuovo anche perfettamente Altro (non-altro dall'essere Altro)».
Cantarano ci dice che Cacciari distingue fra inizio e ciò che spinge ad iniziare. L'inizio di qualche cosa è distinto da colui che genera l'inizio e Cantarano ci dice che questo è diverso dal neoplatonismo che, al contrario, fa coincidere l'uno con l'altro. Ma non è nemmeno un'ipotesi riconducibile all'ipotesi del Parmenide in quanto ciò che inizia, "gli Altri" sono cosa diversa dall'Uno in quanto quando "gli Altri" sono, l'Uno non è. E nemmeno è riconducibile al Parmenide l'idea dell'immanenza dell'Uno in quanto, essendo l'Uno il Tutto, nulla può essere immanente al Tutto in quanto Tutto è parte del Tutto altrimenti, come dice il Parmenide, l'Uno non sarebbe il Tutto, ma una parte del Tutto che potrebbe comprendere un secondo Uno. Ma dal momento che l'Uno è il tutto nulla può essere distinto dal Tutto. Il Tutto può persistere in presenza degli "Altri", ma il Tutto l'Uno-non-è.
Nel Parmenide c'è la distinzione dell'Uno e gli Altri, ma, a differenza della creazione cristiana, non è l'Uno che dà inizio agli Altri, ma sono gli Altri che danno inizio alla costruzione dell'Uno. Non importa la forma dl Tutto, importa se il Tutto-è o il Tutto-non-è; se è essere o non-essere.
Riportando questo alla visione fondamentalista della creazione cristiana, non è il "padre" che crea l'Inizio, ma è l'Inizio che "inizia" la costruzione della "coscienza universale" che nasce dalle trasformazioni di quell'Inizio senza che una volontà generi, produca o crei quell'Inizio.
Non esiste indifferenza dell'iniziante. Semplicemente l'iniziante non è. Perché, come riporta il Parmenide, se l'iniziante fosse, l'inizio non sarebbe.
L'Inizio può essere concepito solo come "inizio delle trasformazioni che portano ad un presente dato". Dove, il presente dato, altro non è che il presente vissuto da chi pensa che le trasformazioni che conducono a quel presente abbiano avuto un inizio.
Pertanto, la contraddizione può essere pensata solo fra ciò che io sono e ciò che io immagino sia l'inizio che mi ha portato ad essere. L'Ente sono Io! Sono Io che penso l'inizio perché io sono l'unico soggetto che posso pensare come Ente. L'Altro è da me immaginato, non è vissuto.
Per questo Cacciari, come ogni altro cristiano, immagina sé stesso come il dio creatore del mondo. Egli si immagina l'Ente iniziante il mondo. Alla fine del delirio, rimane solo il macellaio di Sodoma e Gomorra. Rimane solo l'assassino che ha macellato l'umanità col diluvio universale. Rimane solo lo stupratore che ha stuprato suo figlio per trasformare l'umanità in stupratori per distruggere l'essere nel mondo degli uomini.
Alla fine dell'Inizio rimane solo un assassino che si picca di essere il padrone degli uomini in quanto iniziatore del mondo.
Alla fine rimane il dittatore politico.
Questo perché in una Democrazia non è permesso l'esistenza di individui stuprati perché lo stupro mina la coscienza e la consapevolezza degli uomini di essere dei cittadini. Lo stupro svuota le persone, le porta nello stato di kenosis, quello svuotamento dell'individuo desiderante nel quale si è uccisa la volontà di essere nel mondo.
E' il progetto della croce cristiana. Distruggere gli uomini perché in quella distruzione il dio dei cristiani può distruggere gli uomini. Li svuota per cibarsene.
Il dio dei cristiani non è Cronos che divora i suoi figli per proteggere nel tempo il loro divenire e non è nemmeno la lupa che prende fra le fauci i suoi cuccioli per portarli al sicuro. Il dio dei cristiani è il sanguinario dio divoratore di uomini la cui vigliaccheria si esprime nel libro di Giobbe in cui, vantandosi con Giobbe del suo potere con cui ha creato il mondo, si abbassa a deridere Giobbe perché Giobbe non ha lo stesso suo potere.
Il dio degli ebrei stupra Giobbe:
Un giorno, mentre i figli e le figlie di Giobbe banchettavano a casa del fratello maggiore, un uomo venne a dire a Giobbe: 'I predoni sabei sono piombati addosso a me e agli altri tuoi servitori; hanno rubato i buoi che aravano e le asine che pascolavano là vicino. Hanno ucciso tutti. Solo io sono riuscito a salvarmi, per venirtelo a dire'. Mentre quest'uomo stava ancora parlando, un altro servo venne a dire a Giobbe: 'è caduto un fulmine che ha ucciso il tuo gregge e i tuoi pastori. Solo io sono riuscito a salvarmi per venirtelo a dire'. Quest'uomo non aveva finito di parlare quando un altro venne a dire a Giobbe: 'Tre bande di predoni babilonesi si sono gettate sui tuoi cammelli, li hanno presi e hanno ucciso i tuoi uomini. Solo io sono riuscito a salvarmi, per venirtelo a dire'. Quest'uomo stava ancora parlando con Giobbe quando un altro venne a dirgli: 'I tuoi figli e le tue figlie banchettavano a casa del fratello maggiore e, d'un tratto, un vento fortissimo, che soffiava dal deserto, ha fatto crollare la casa. Sono morti tutti. Solo io sono riuscito a salvarmi, per venirtelo a dire'. Udito questo, Giobbe si alzò, stracciò il suo mantello e si rase i capelli in segno di lutto. Poi gettatosi a terra pregò così: 'Nudo sono venuto al mondo e nudo ne uscirò; il Signore dà, il Signore toglie, il Signore sia benedetto'.
Il libro di Giobbe 1, 13 – 22
Appare evidente che Giobbe non ha mai lavorato. Non ha arato e non ha pascolato le sue greggi. Un giorno alla sua porta arriva il dio degli ebrei e gli ha dato servi, buoi, figli e figlie. Un giorno si presenta alla porta uno e dice: "Ciao Giobbe, sono il tuo Dio, tieniti questi uomini, questi animali, questi figli, poi, se un giorno passo di qua, me li riprendo!" Giobbe dice che tutto gli è stato dato dal padrone e il padrone ha diritto di riprendersi tutto. Lo stuprato approva l'azione del suo stupratore.
Non è così che è andata.
E' andata che uno stupratore, il dio padrone cristiano, per divertirsi con "satana", ha pensato di macellare decine di uomini, i figli di Giobbe, distruggere le sue proprietà. E quando Giobbe si lamenta per lo stupro subito dalla sua vita, il dio padrone dice che Giobbe è solo un non-uomo. Un oggetto di possesso, un servo che deve obbedire al suo padrone.
Dice il dio padrone a Giobbe dopo averlo violentato:
Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde». Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all'aurora, perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. E' sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell'ombra funerea? Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo!
Giobbe 38, 1 – 18
Questo è il senso dell'Inizio trattato da esistenzialisti e fondamentalisti cristiani nel tentativo di distruggere gli uomini della società civile.
O i filosofi iniziano a trattare lo stupro dei bambini come un'infamia umana, oppure tutta la loro filosofia altro non è che rielaborazione del catechismo che hanno appreso nell'infanzia, violenza dopo violenza, e che riproducono al solo fine di riprodurre la violenza.
Marghera, 22 maggio 2017
NOTA: Le citazioni di "Immagini del nulla" di Giuseppe Cantarano sono state pubblicate da Bruno Mondadori nel 1998.
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La Religione Paganariflette sulpensiero filosofico checostruisce schiavitù o libertàQuinto volume dellaTeoria della Filosofia Aperta |
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.