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Che cos'è uno sciamano. In che cosa consiste lo sciamanesimo. Come percepisce la realtà lo sciamano.

Catechismo, regole e mondi, in cui vive e opera lo sciamano

di Claudio Simeoni

 

Può esistere un catechismo sciamanico?

Lo sciamanesimo è un modo di essere e di affrontare la vita quotidiana dell’uomo nel mondo. Quando si parla di sciamanesimo si pensa allo sciamano come a colui che “ha dei poteri” rispetto a persone senza quei “poteri”.

Questo modo di pensare è proprio di chi è educato nelle religioni monoteiste che pensa l’uomo come creato da un dio e distingue gli effetti delle scelte del suo dio creatore nelle persone. Distingue le perone con “poteri” dalle persone che “non hanno poteri” in base al proprio criterio di “potere” che esercita nel mondo in cui vive e il suo desiderio di potere che immagina. Cosa significa aver potere? Significa, in sostanza, aver la capacità di modificare il proprio presente o il presente della comunità nella quale si vive, in base ad un progetto, ad una visione, a degli intenti, a delle possibilità. Il “potere” è l’azione che viene messa in pratica per realizzare un progetto, una visione, degli intenti o delle possibilità.

 

Covare la vita

La differenza fra lo sciamano e l’uomo della comunità è costituita dal CORAGGIO. Lo sciamano ha il coraggio con cui riempie la sua visione, il suo progetto, i suoi intenti e le sue possibilità di azioni pragmatiche. L’individuo qualunque, a differenza dello sciamano, può avere le stesse idee o le stesse visioni, ma davanti alla realizzazione pratica o alla loro traduzione nella sua quotidianità si ritrae e si rifugia nell’opinione corrente o nei comportamenti tradizionali approvati dalla comunità. L’uomo qualunque si omologa alla società, lo sciamano può alimentare l’omologazione di scelte pragmatiche o può modificare l’omologazione rompendo con la tradizione e costruendo tradizioni diverse.

I mondi in cui si muove lo sciamano sono “descrizioni diverse della realtà in cui vive”. I mondi dello sciamano non sono mondi paralleli o mondi irraggiungibili, ma è lo stesso mondo della quotidianità percepito in maniera diversa. L’uomo occidentale cerca gli sciamani in Siberia o nella foresta amazzonica, ma non si chiede perché esistano gli sciamani in Siberia o nella foresta amazzonica e non in Italia o a Parigi, o a Mosca o a Berlino. Li si immagina fra il verde o le “grandi praterie”, ma non li si coglie fra le ciminiere delle fabbriche o nei grandi magazzini. Quando qualcuno li cerca nelle città, trova personaggi che si spacciano per sciamani che parlano di foreste, erbe, pianure e mondi di spiriti che troppo spesso hanno casa nelle patologie psichiatriche di persone malate di vivere. Persona malate che possono indifferentemente invitare a mettersi in ginocchio davanti alla madonna, al Buddha, a Maometto, a Gesù, a Mosé, o agli spiriti, e altre fantasie di desideri trasformati in allucinazioni e illusioni. Quel “io credo”, che è il fondamento di ogni patologia psichiatrica. Quel “io credo” in cui l’individuo malato, proprio perché crede, costringe e veicola le sue emozioni desideranti di un presente diverso da quello che sta vivendo.

Nel corso della storia sono stati scritti centinaia di catechismi dello sciamanesimo. Abituati come siamo al catechismo cristiano, specialmente in Italia, non siamo abituati a pensare che centinaia di altri catechismi siano stati scritti anche perché, spesso, quegli “antichi catechismi” sono giunti a noi sotto forma di testi filosofici di tarde elaborazioni della realtà religiosa percepita o sono spariti rimanendo tuttavia il fondamento di credenze di religioni antiche. Gli studiosi interpretano quei frammenti, ma l’interpretazione è sempre legata al proprio divenuto, a ciò che essi sono e pensano nella società in cui sono stati costruiti sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista culturale.

Lo sciamano è sempre pensato come un singolo individuo che vive in una comunità. Si fissa questa immagine come se fosse un presente statico, creato. Ci si dimentica che questa comunità ha una storia che inizia fin dal brodo primordiale e ci si dimentica che non è necessario scrivere o tradurre in maniera verbale una storia umana affinché questa esista, ma l’intera storia del nostro vissuto di specie è dentro di noi. Quella storia viene selezionata dalla comunità fin da quando l’individuo è nella pancia della madre e lo predispone per l’imprinting emotivo in cui veicolerà le sue emozioni una volta nato. La madre, in base all’ambiente natura-società in cui vive, predispone il neonato affinché sia attrezzato in maniera adeguata all’ambiente in cui nascerà.

Nella società in cui viviamo si è consapevoli che le persone sono attraversate da patologie psichiatriche. Queste vengono trattate medicalmente quando rendono l’individuo inabile e impossibilitato a vivere coerentemente la sua vita quotidiana. Però la società tende a separare sé stessa dalle patologie proponendo e insistendo su un modello di individuo che abbia quello e solo quel comportamento. Tollera differenze comportamentali purché queste stiano all’interno di una banda di comportamento razionale che sia giustificabile dal punto di vista della logica sociale: tu fai questo perché; e quel perché deve poter essere razionalmente determinato. Se non è razionalmente determinato può essere accettato se non mette in discussione la struttura razionale della società; perché è sufficientemente debole per essere trasferito nella società; è un comportamento occasionale; perché viene circoscritto in un comportamento personale che non è in grado di incidere sul modello razionalmente proposto e facilmente criminalizzabile dal comando sociale.

Col termine patologia psichiatrica vengono indicate una serie di modi di essere e di forme di “malattia” spesso in contraddizione fra loro. Atteggiamenti come quelli apatici o iperattivi possono essere entrambi fonte di disagio sociale per l’individuo, pur tuttavia rappresentano due modi di porsi dell’individuo davanti alla quotidianità. Inoltre, tali espressioni patologiche hanno vari gradi di manifestazione che spesso non cadono nelle condizioni patologiche, ma vengono circoscritti in situazioni caratteriali proprie del soggetto stesso. Molto spesso si tende ad ignorare che i meccanismi psico-fisici-emotivi che producono le patologie debilitanti, sono meccanismi che la specie ha costruito nel corso dell’evoluzione per proteggere l’individuo e predisporlo per vivere al meglio davanti a sollecitazioni ambientali che ne potevano minare la sopravvivenza. I meccanismi si ritorcono contro l’individuo quando l’ambiente mette in atto delle strategie per condizionare l’individuo e l’individuo non ha gli strumenti psico-fisici-intellettuali per rispondere alle sollecitazioni ambientali in modo adeguato. L’individuo finisce per cortocircuitare i suoi meccanismi di sopravvivenza psico-fisica-emotiva al punto tale da mettere in atto delle difese nei confronti dell’ambiente che, scelta dopo scelta, lo separano dall’ambiente stesso rinchiudendolo in forme interiori.

Ogni società ha le sue strategie per far fronte ai problemi che si presentano. Uno sciamano non si sostituisce mai alle strategie sociali per far fronte a malattie o incidenti.

Quei meccanismi psico-fisici-emotivi sono gli stessi meccanismi che usa lo sciamano. Lo sciamano usa quei suoi meccanismi psico-fisici-emotivi all’interno della società in cui vive. Allora perché lo sciamano non è patologicamente malato? Innanzi tutto l’ambiente sociale non ha agito nei confronti della sua sensibilità psico-emotiva per piegarla all’omologazione a tutti i costi. In secondo luogo perché lo sciamano è un individuo coraggioso nel senso che, pur percependo la realtà in cui vive in maniera diversa dall’omologazione sociale, ha sempre trovato dei meccanismi per spiegare la sua percezione in modo che la società in cui viveva finisse per accettare la diversità e a non vivere la sua diversità come un pericolo per la stabilità sociale. In terzo luogo lo sciamano costruisce una propria descrizione del mondo che comprende anche le sue percezioni e quella descrizione del mondo la trasforma in un catechismo il cui scopo è quello di descrivere sinteticamente una logica razionale della realtà non razionale (non nella razionalità omologata) che lui vive e abita.

Pensare allo sciamano come ad un individuo circoscritto alla Siberia o all’Amazzonia significa non voler pensare che esistono sciamani attorno a noi e, soprattutto, non voler pensare che esista una realtà che impedisce alle persone di percepire il mondo in maniera diversa da quell’omologazione che la società richiede e che la psichiatria tratta come “malattia”.

Quando parliamo di sciamanesimo non possiamo mai parlare di una “verità dello sciamano”, ma dobbiamo parlare di una percezione soggettiva della realtà percepita dal singolo individuo e che il singolo individuo riesce a riversare nella società sotto forma di una diversa ragione da quella comunemente accettata nella società in cui quell’individuo agisce.

Che cosa serve per diventare uno sciamano?

Innanzi tutto il coraggio di gettare sé stessi e la propria struttura psico-emotiva nella società in confronti-scontri con la realtà sociale. Uno sciamano, fuori dalla società in cui è nato e vive, è solo un povero idiota almeno fintanto che non si è integrato nei meccanismi della nuova società in cui è arrivato.

Non esiste uno sciamano che non sperimenti sé stesso scontrandosi continuamente nella società in cui vive.

Nessun sciamano può insegnare il coraggio alle persone: solo la vita quotidiana e l’impegno delle persone può costruire il coraggio e la sicurezza nelle persone stesse.

Qual è la verità dello sciamano?

Non esiste una verità in quanto ogni percezione del mondo è sempre una percezione soggettiva. Anche se una persona dovesse percepire il mondo come uno schizofrenico o come un paranoico, il mondo non è diverso. Diverso è l’atteggiamento che quella persona costruisce col mondo. Diverse sono le soluzioni che quella persona mette in atto nei confronti del mondo. Lo sciamano non è diverso. E’ uno che legge il mondo in maniera differente dalla lettura omologata che ne da la società e che propone nella società letture diverse della medesima realtà. Quando lo sciamano parla di un mondo di spiriti, parla di una sua lettura della realtà oggettiva e non pretende che altri credano in quella realtà oggettiva che, comunque, lui trasferisce nella realtà razionale, collettiva, attraverso le soluzioni a problemi che elabora nella sua realtà soggettiva (avviene per tutte le persone, ma nello sciamano questo è più evidente). Pertanto, nessuno può insegnare la verità dello sciamanesimo.

Come opera uno sciamano? Lo sciamano è caratterizzato dalla passione e dal desiderio di vivere in partecipazione collettiva nella società in cui vive. Lo sciamano è un individuo sociale e in quella società riversa le sue predilezioni che si acuiscono mediante la ricerca, quasi ossessiva, della “verità”, ultima e prima, della realtà degli oggetti e dei meccanismi della vita.

Di che cosa possiamo parlare quando parliamo di sciamanesimo e non del singolo sciamano?

Dal momento che tutta la realtà sciamanica è una realtà soggettiva ed appartiene al singolo individuo, al singolo sciamano, che noi possiamo verificare solo quando lo sciamano la espone o propone delle soluzioni nella società distinguendo fra lo sciamano e il malato mentale, non resta che la realtà oggettiva nella quale noi viviamo. Quella realtà che inviando stimoli sollecita l’adesione e modifica gli adattamenti di ogni soggetto che la compone.

La realtà oggettiva, religiosa e sociale, è quella realtà che manifesta i fenomeni nei confronti delle persone e che le sollecita ad adeguarsi alle categorie omologate nella società. La società divide le persone fra persone adeguate a vivere nella società e persone inadeguate partendo da idee apriori sulla vita, la società e la religione, che la società impone sulle persone. Queste idee apriori possono facilitare la società ad acquisire nuovi e diversi modi di leggere la realtà o possono impedire, alimentando le patologie psichiatriche, che individui potenzialmente preziosi ed attivi possano introdurre delle variabili per modificare le idee apriori della società.

In altre parole, possiamo solo muoverci da sciamani. Lo sciamano è sempre colui che cura la società in cui vive arricchendola, ma il modo di curare la società, il prendersi cura della propria società, non risponde ad omologazioni o a schemi predefiniti, ma a valutazioni e predisposizioni del singolo sciamano il quale, per farlo, deve:

1) avere il coraggio di esporre sé stesso attraverso la sua intelligenza e le strategie con cui veicolare i propri desideri e le proprie passioni nella società;

2) avere la consapevolezza che la sua percezione del mondo è una sua verità soggettiva che deve armare di argomentazioni e di soluzioni per esporla nella società;

3) avere autodisciplina per distinguere la realtà soggettiva che vive con la realtà omologata della società in cui vive e la creazione di un conflitto sufficientemente limitato e circoscritto tale da introdurre delle variabili nella società senza, con questo, mettere in pericolo la stabilità complessiva del divenuto della società stessa.

Detto questo, l’unica cosa di cui possiamo parlare è della realtà del mondo come la vive uno sciamano solo che, per farlo, dobbiamo parlare della realtà del mondo come vissute da altri sciamani e costruire tutti quei principi sull’essere nel mondo che costituiscono regola e supporto per ogni trasformazione soggettiva e per organizzare l’espressione della percezione soggettiva nell’oggettività sociale in cui lo sciamano vive.

Innanzi tutto, precisiamo per i cristiani, che lo sciamano non cura cancri o malattie degenerative per il semplice fatto che la vita va sempre verso la morte e non c’è nessun ritorno dell’utero. Né ci sono deliri di onnipotenza e di immortalità. Lo sciamano abita il mondo. Conosce la realtà che lo circonda in relazione alle sue predilezioni e non sempre la cura della società consiste in dosi di digitalina o estratti di sedano.

Voglio proporre la lettura del mondo di uno sciamano. La lettura del mondo e della realtà del mondo comune a molti sciamani. La cura, in questo caso è la conservazione della via che porta a diventare sciamani in un testo “tradizionale” il cui significato è stato dimenticato anche da chi conserva il testo. Questo testo è un testo rituale descritto nel libro “I mondi degli sciamani” di una ricercatrice russa Marjorie Mandelstam Balzer. Il testo è stato raccolto da Anokhin e l’autrice del libro, nel presentarlo, scrive: “molte righe del Chymyr furono pubblicate dal giornale “Altaidyng cholmony” il 17 marzo 1990 ed in una registrazione di P. P. Alaganchakova.” Inoltre, afferma, che la sua registrazione come quella di Alaganchakova non sono delle buone registrazioni. Tuttavia il testo, di cui nemmeno i possessori della tradizione sciamanica conoscevano il significato, non è nato da una situazione curativa di impiego tradizionale dell’attività in cui si pensa lo sciamano. La stessa trascrizione del testo è avvenuta dopo quattro anni dalla registrazione quando anche la ricercatrice Porosenkova era morta. Il testo, comunque, contiene l’essenza stessa della pratica dello sciamanesimo. Il testo è TUTTO LO SCIAMANESIMO. Riporto la parte italiana:

Il mondo dello sciamano è il mondo in cui lo sciamano vive. Lo sciamano percepisce il mondo in maniera diversa, ma non si illude che il mondo sia diverso.

[La malattia proviene] da un malvagio iiziit o da un nero iek?

Hai camminato lungo le strade?

Ti sei avviato verso un appuntamento?

Hai girato su te stesso come un ciclone?

Hai sibilato come il vento?

Hai corso di fronte ad un cavallo?

Hai provato a raggiungerlo da dietro?

Hai provato ad andargli sotto i piedi?

Ti sei attaccato ai polmoni e al cuore?

Ti mancò il cibo da mangiare?

Ti mancò l’acqua da bere?

Se per mancanza di cibo sei venuto a mangiare,

Alla fine del mestolo c’è pane in cenere,

Sorridendo, afferralo!

Se sei venuto per il cibo di cui nutrirti,

Dalla terra sotto la luna del riposo pacifico

Afferralo qui,

Che l’acqua lunare sia condivisa!

Se per mancanza d’acqua sei venuto a bere,

Alla fine del mestolo c’è del pane in cenere.

Sorridendo afferralo!

Che il petto sodo sia condiviso!

Hai girato su te stesso come un ciclone?

Sei venuto sibilando come il vento?

Hai corso di fronte ad un cavallo?

Hai tentato di raggiungerlo da dietro?

Senza guardarti indietro va’!

Non dardeggiare con gli occhi, senza voltarti, va’!

Se [tu sei] un aina, [ti] scaccerò!

Se [tu sei un iek, [ti] espellerò!

Il mio cane morde!

La mia vacca incorna!

Non confondere la via dalla quale sei venuto!

Non confondere i fiumi attraverso i quali hai nuotato!

Vai in quella terra dove tutto è stato abbattuto.

L’albero intagliato [per la tua misura]!

Se ti volti non ti mostrerò,

Se strizzi gli occhi, non mi volterò!

[Scegliendo] trai cibi, ti nutrirò!

Il riposo pacifico è arrivato nella terra sotto la luna!

Prendi!

Sia condiviso il petto lunare!

Se per mancanza d’acqua hai voluto bere,

Pane tostato della terra del Sole, sorridendo, afferralo!

Sia condiviso il forte petto!

Hai attraversato un’alta montagna?

Avendo nuotato attraverso acque correnti, sei giunto?

Girando su te stesso come un ciclone, sei giunto?

Sibilando come il vento, sei giunto?

Se ti guardi indietro, non ti mostrerò,

Se strizzi gli occhi, non mi volterò!

Se [tu sei] un aina, [ti] scaccerò!

Se [tu sei un iek, [ti] espellerò!

Nella mia bocca è il vento!

La realtà che descrive lo sciamano è una realtà che non ha forma. La sua disciplina gli consente di trasferire la percezione della non forma del mondo reale, alla realtà quotidiana in cui descrive mediante la forma.

Queste immagini tratte dal riflesso del padiglione espositivo della Macedonia alla 53esima biennale d'arte di Venezia 2009 dell'artista Sunshine Nikola Uzunovski danno l'idea del rapporto fra forma oggettiva della realtà e percezione della forma che ne ha lo sciamano.

Il palmo della mia mano è un atu [portatore di fuoco]!

Se ti guardi indietro, non ti mostrerò,

Se strizzi gli occhi non mi volterò!

Non confondere la via dalla quale sei venuto!

Non confondere i fiumi attraverso cui hai nuotato!

Vai in quella terra dove tutto è stato abbattuto,

L’albero misurato [per la tua taglia]!

[vai nel luogo dove] la tua nera terra è stata scavata,

[Dove] il tuo duro albero è stato faticosamente intagliato!

Il mio cane morde!

La mia vacca, incorna!

Se [tu sei] un aina, [ti] scaccerò!

Se [tu sei un iek, [ti] espellerò!

Senza guardarti indietro, senza voltarti, va’!

Girando su te stesso come un ciclone, sei giunto?

Sibilando come il vento, sei giunto?

Hai attraversato una montagna invalicabile?

Avendo nuotato attraverso acque correnti, sei giunto?

Ti sei attaccato sotto i piedi?

Ti sei attaccato ai polmoni e al cuore?

Pensando che [tu sia] un aina, [ti] scaccerò!

Pensando che [tusia] uno iek, [ti] espellerò!

Senza guardarti indietro, senza voltarti, va’!

Strizza gli occhi, non guardare, [ma] va’!

Non confondere la via dalla quale sei venuto!

Non confondere i fiumi attraverso i quali hai nuotato!

Se [tu sei] un aina, [ti] scaccerò!

Se [tu sei] uno iek, [ti] espellerò!

Il palmo della mia mano è un atu,

Nella mia bocca è il vento!

Se [tu sei] un aina, [ti] scaccerò!

Se [tu sei] uno iek, [ti] espellerò!

Se ti guardi indietro, non ti mostrerò,

Se strizzi gli occhi, non mi volterò!

Questo testo, è tutto lo sciamanesimo.

Lo sciamanesimo è tutto qui dentro. Mentre i ricercatori vanno alla ricerca di monoteisti nello sciamanesimo e usano lo sciamanesimo per scimmiottare il “cieco guarisci” o “lebbra svanisci”, gli sciamani erano dei curatori della loro società. Il testo non lo voglio spiegare, non ora. Eppure, comprendere questo testo, significa già essere degli sciamani!

Lo sciamano si muove come nella pittura di Alessandro Verdi presentata alla 53esima biennale d'arte di Venezia in cui il presente incuba un indistinto futuro rappresentato dalla forma che faticosamente tenta di emergere dall'indistinto. Un presente indistinto e privo di forma in cui lo sciamano agisce, ma che non può condividere perché appartiene in toto alla sua soggettività.

Marghera, 21 ottobre 2010

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 – Marghera Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

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NOTA IMPORTANTE

Sciamanesimo, Stregoneria, Paganesimo, Paganesimo Politeista, sono tutte forme diverse con cui chiamare il proprio abitare il mondo in una dimensione temporale ed emotiva sconosciuta dalla forma razionale che ha nella parola e nella quantità i propri limiti di conoscenza della realtà vissuta.