Cod. ISBN 9788827811764
La Teoria della Filosofia Aperta: sesto volume
Filosofia Aperta - seconda parte
In che cosa consiste e perché è stato scritto il testo sulle età dell'uomo di Esiodo in "Le opere e i giorni"?
Le età dell'uomo in "Le opere e i giorni" di Esiodo è uno schema di immaginarie epoche storiche caratterizzate da uomini che le abitavano. Gli uomini che abitavano queste età hanno delle caratteristiche di vita che qualificano quell'età e le età sono chiamate col nome di metalli, eccetto l'età degli eroi, che forniscono al lettore delle immagini.
Sembra quasi che Esiodo abbia scritto una storia evolutiva (o involutiva) dell'uomo seguendo un percorso di età:
Età dell'oro
Età dell'argento
Età del bronzo
Età degli eroi
Età del ferro
Al di là delle intenzioni di Esiodo, questo schema è stato spesso usato da esoteristi e cultori dell'occulto per sostenere idee sulla "caduta" dell'uomo che passerebbe da una condizione divina, quella nell'età dell'oro, ad una condizione puramente materiale e costretto alla fatica del lavoro, nell'età del ferro.
E' difficile pensare che Esiodo parli dell'uomo e certamente non parla di una storia del divenuto dell'uomo o delle sue trasformazioni. L'uomo di ogni età non ha nulla a che vedere con l'uomo di un'altra età. L'uomo dell'età dell'oro non si riversa nell'uomo dell'età dell'argento. Ogni età è separata e sembra quasi che vivendo nell'età del ferro, Esiodo si aspetti la totale distruzione del suo presente ad opera di Zeus.
Un po' come se il ferro fosse la scoperta che distrugge l'umanità. Come se oggi pensassimo di essere nell'età dell'atomica in una perenne attesa della terza guerra mondiale.
Nell'età dell'oro non c'era la donna. Non c'erano i bisessuati.
C'erano solo uomini mortali che crearono gli Immortali che abitarono le case dell'Olimpo ai tempi di Crono.
Scrive Esiodo in "Le Opere e i Giorni":
Il mito delle età: l'età dell'oro (vv. 106-126)
Se lo desideri, coronerò il mio discorso con un altro racconto esposto bene e acconciamente; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli dèi. Dapprima un'aurea generazione di uomini mortali crearono gli Immortali, abitatori delle case d'Olirnpo: s'era ai tempi di Crono, quando egli regnava sul cielo. Gli uomini vivevano come dèi, avendo il cuore tranquillo, liberi da fatiche e da sventure; né incombeva la miseranda vecchiaia, ma sempre, fiorenti di forza nelle mani e nei piedi, si rallegravano nei conviti, lungi da tutti i malanni: e morivano come presi dal sonno. Tutti i beni eran per loro, la fertile terra dava spontaneamente molti e copiosi frutti ed essi tranquilli e contenti si godevano i loro beni, tra molte gioie. Ma dopoché la terra ebbe nascosto i loro corpi, essi divennero spiriti venerabili sopra la terra, buoni, protettori dai mali, custodi degli uomini mortali; e sorvegliano le sentenze e le opere malvagie: vestiti d'aria, si aggirano su tutta la terra, datori di ricchezze: essi ebbero questo onore regale.
Questi uomini mortali vivevano senza lavorare, non trasformavano le merci in prodotti, non si facevano travolgere dalle emozioni ed erano liberi da fatiche, da sventure e su di loro non incombeva la vecchiaia.
Tutti i beni della terra erano a loro disposizione senza che loro dovessero tribolare.
In quest'epoca gli uomini erano sempre giovani e la morte li prendeva nel sonno. Non soffrivano nemmeno nel morire.
In sostanza, Esiodo, nell'Età dell'oro, ha messo tutte le condizioni che lo angustiano nella sua vita. Sogna un'età in cui è eliminato il dolore dalla vita degli uomini e le cause del dolore come la malattia, la fatica e la vecchiaia (poi ci si potrebbe chiedere da dove i buddisti hanno preso l'idea delle "Quattro nobili verità".
Quando quegli uomini morivano, essi si trasformavano in "spiriti" che si muovevano sulla terra, esseri buoni, generosi, protettori dai mali e custodi degli uomini mortali.
La grande perplessità sta nel fatto che la donna non era e, allora, non si capisce bene da dove venivano questi uomini mortali dell'età dell'oro. Uomini che non erano nati e che non generavano perché la donna non era: è Pandora che genera la stirpe delle donne e che porterà i mali agli uomini.
Inoltre, questi uomini mortali non vanno confusi con gli Immortali dal momento che Esiodo, in "Le Opere e i Giorni" ci dice che sono gli uomini mortali che "creano gli Immortali".
Questi uomini dell'età dell'oro si consumano uno dopo l'altro. Creano gli Immortali, ma non generano altri mortali. Si trasformano in "spiriti" (corpi luminosi?) che girano sulla terra continuando ad occuparsi di faccende umane anche se non ci sono più uomini.
L'Età dell'Oro di Esiodo si esaurisce per consumazione degli uomini che vivono nell'età dell'Oro. Però, a questo punto, dopo che gli uomini mortali hanno creato gli Immortali, gli Immortali creano a loro volta l'uomo dell'età dell'argento.
C'è un taglio netto fra l'età dell'oro e l'età dell'argento. Dal momento che gli uomini nell'età dell'oro si sono trasformati in "spiriti venerabili sopra la terra", gli uomini dell'età dell'argento non potrebbero più essere chiamati uomini perché alla loro morte si trasformano in "demoni inferiori" (Nota: sia chiaro che in questo lavoro sto accettando per buona la traduzione di Lodovico Magugliani e i termini che lui ha usato per tradurre dal greco Le Opere e i Giorni di Esiodo pubblicato dalla BUR nel 2004).
Oggi come oggi che disponiamo di alcune osservazioni scientifiche riconosciamo che ci sono fasi nello sviluppo fetale in cui i mammiferi delle varie specie sono molto simili. La forma del feto del maiale in molte fasi di sviluppo non è distinguibile dalla forma del feto dell'uomo. Solo che uno nasce maiale e l'altro nasce uomo. Esiodo non aveva gli strumenti per saperlo, ma poggiare l'attenzione su una forma anziché sul divenire e sulla trasformazione per decidere una definizione, è una scelta di Esiodo che prescinde dalla sua conoscenza scientifica e sottolinea i suoi intendimenti sociali.
L'uomo che Esiodo definisce nell'età dell'oro non è l'uomo che definisce nell'età dell'argento. Non hanno nessuna relazione. L'uomo nell'età dell'oro crea gli immortali; l'uomo nell'età dell'argento è un bambino che attende la sua morte. L'uomo nell'età dell'oro crea gli Immortali; l'uomo nell'età dell'argento è creato dagli Immortali.
Scrive Esiodo in "Le Opere e i Giorni":
Il mito delle età: l'età dell'argento (vv. 127 – 142)
Una seconda generazione, argentea, fu poi creata da quelli che abitano le dimore d'Olimpo, molto peggiore e per nulla simile, sia nell'aspetto che nell'animo, a quella dell'oro. Per cento anni il fanciullo viveva presso la saggia madre, pargoleggiando, molto stolto, nella sua casa. Quando poi cresceva, e perveniva al fiore della giovinezza, poco tempo essi vivevano ancora, soffrendo affanni per la loro stoltezza, né s'astenevano, l'un con l'altro, dall'orgogliosa protervia. Gli uomini non veneravano gli dei, né volevano compiere presso le are consacrate quei sacrifici che, secondo a costume, sono dovuti dagli uomini. In seguito Cronide Zeus, sdegnato, li fece sparire, perché essi non onoravano gli dèi beati, abitatori dell'Olimpo. Ma come la terra nascose anche questi, essi sono chiamati inferi beati mortali, demoni inferiori; ma comunque anche a loro un onore si accompagna.
Gli abitatori dell'Olimpo creano gli uomini dell'età dell'argento; gli Dèi dell'Olimpo distruggono gli uomini dell'età dell'argento.
Nell'età dell'argento ci sono le donne. E' nell'età dell'argento che Zeus ha ordinato ad Efesto di creare Pandora dando origine alla stirpe delle donne? E poi sorge un'altra domanda: sono le madri che rendono stolti i loro figli o è la creazione di Zeus che avendo imposto quelle condizioni ha imposto che quei "figli" fossero stolti?
Mentre gli uomini mortali nell'età dell'oro hanno creato gli Immortali; gli Immortali nell'età dell'argento hanno creato uomini affinché siano stolti.
Nella logica che ci espone Esiodo in "Le Opere e i Giorni", appare evidente che Zeus non è adirato contro gli uomini, ma è adirato contro sé stesso per aver fatto una creazione che abortiva. E' come se Esiodo dicesse che gli Immortali hanno tentato di imitare gli uomini mortali dell'età dell'oro, ma hanno creato una porcheria che si sono affrettati a nascondere dall'orizzonte della storia adducendo come motivazione che questi stolti non li veneravano né volevano compiere dei sacrifici.
Gli uomini dell'età dell'oro erano caratterizzati da una vita di ozio e priva di affanni; gli uomini dell'età dell'argento sono caratterizzati dalla stupidità. Una stoltezza che è associata alla madre. Perché, anche qui, dobbiamo decidere se è la madre che favorisce la stoltezza o se la madre è costretta ad agire in questo modo data la stoltezza con cui Zeus ha creato l'uomo.
Nell'età dell'argento possiamo ipotizzare che, data la presenza delle madri (e non dei padri) e dei figli, l'uomo si riproduca. Una condizione considerata da Esiodo che, a differenza dell'età dell'oro in cui i corpi degli uomini, una volta morti, sono nascosti dalla terra, gli uomini dell'età dell'argento vengono fatti sparire da Zeus.
Tutta la creazione degli uomini da parte degli Immortali viene semplicemente cancellata. Gli uomini cessano di esistere per volontà di Zeus.
Gli uomini dell'età dell'argento si trasformano in demoni inferiori. La stoltezza, creata da Zeus, diventa "demone inferiore".
Per questo motivo possiamo dire che ciò che Esiodo chiama uomini nell'età dell'oro è qualche cosa di diverso e con nessuna relazione con ciò che Esiodo chiama uomo nell'età dell'argento.
Pensando con la testa di oggi, 2017 d.c., se Esiodo avesse detto che gli uomini dell'età dell'oro fossero stati dei dinosauri e gli uomini dell'età dell'argento dei mammiferi, il meccanismo delle età avrebbe un senso. Ma dal momento che in questo scritto sto ragionando sulle età dell'uomo descritte da Esiodo e usate nello scritto di Julius Evola in "Idea dello Stato" e non su una visione cosmologica dell'esistenza, il ragionamento sulle età dell'uomo va circoscritto (o andrebbe circoscritto) all'idea con cui Evola lo usa nella sua idea di Stato. Per questo motivo, io, come Pagano, riconosco che tutti gli Esseri presenti nella Natura altro non sono che differenti strategie attraverso le quali costruire il loro corpo luminoso. In campo religioso io posso tranquillamente dire che "tutti gli Esseri che formano la Natura sono uomini" perché il minimo comune denominatore che scelgo per definire l'uguaglianza è la possibilità di ogni Essere della Natura di manipolare la propria energia vitale, mediante la propria struttura emotiva, e la veicola nel mondo attraverso le sue strategie d'esistenza Con questo costruisce il suo corpo luminoso da partorire al momento della morte del corpo fisico. In questa ottica potrei dire che l'età dell'oro fu quella dei dinosauri (o qualche precedente) e da qui iniziare lo sviluppo di un'idea sociale che, però, non ha nulla a che fare con quella che forma l'idea di Stato in Evola.
All'interno di questa logica e usando la moderna ricerca scientifica, io posso arrivare a descrivere le diverse età dell'uomo perché con il termine uomo intendo ogni Essere della Natura.
Sta di fatto che l'età dell'argento di Esiodo è caratterizzata dalla stoltezza e dalla dipendenza dei figli dalla madre. L'età dell'argento è caratterizzata dalla creazione dell'uomo, di quell'età da parte degli Immortali. L'età dell'argento è caratterizzata dalla violenza con cui gli Dèi Immortali fanno sparire l'uomo facendo finire l'età dell'argento. Gli Dèi immortali si sono vergognati del loro fallimento.
A questo punto, secondo Esiodo, Zeus crea una seconda generazioni di uomini che vengono ad abitare l'età del bronzo.
Scrive Esiodo in "Le Opere e i Giorni":
11 mito delle età: l'età del bronzo (vv. 143 – 155)
Il padre Zeus creò la terza età, del bronzo, di uomini mortali, dissimile da quella argentea: violenta e terribile, la cavò fuori dai frassini. A questi umani stavano a cuore le opere luttuose e le violenze di Ares, né mangiavano pane bensì avevano il cuore di ferro e senza paura. Erano orrendi: immane vigore e invincibili braccia nascevano dalle spalle sopra i corpi possenti. Di bronzo eran le armi, di bronzo le case, e lavoravan col bronzo, né v'era ancora il nero ferro. Domati dalle stesse loro mani, scesero nelle squallide dimore del gelido Ade, senza nome la nera morte li colse, sebbene tremendi, ed essi lasciarono la splendida luce del sole.
La seconda creazione di Zeus non è dissimile dalla prima. Se la prima creazione, quella dell'età dell'argento, era caratterizzata dalla stoltezza, nella seconda creazione degli uomini da parte degli Immortali gli uomini risultano distruttivi e violenti. Esiodo ci dice che l'unica cosa che sapevano fare questi uomini era distruggere.
Esiodo ci lascia il dubbio: come uomini violenti e distruttori, che cosa distruggevano se nessuno aveva costruito? Praticavano violenza a sé stessi.
Questi uomini dell'età del bronzo avevano case di bronzo, lavoravano il bronzo e di bronzo erano le loro armi.
Era un'età senza dolori? Questi uomini avevano dei figli? Oppure la donna, Pandora, che dette stirpe a tutte le donne, ancora non era?
A questi uomini stavano a cuore le opere luttuose e le violenze di Ares. Ma contro chi si volgevano queste opere luttuose? Gli uomini dell'età del bronzo si ammazzavano fra loro? Per qual motivo? Tanto per ammazzarsi?
Sta di fatto che gli uomini dell'età del bronzo non vengono distrutti da Zeus, ma si distruggono da soli. Si distruggono con le loro stesse mani. Gli uomini dell'età del bronzo entrano nell'Ade dove la morte li accolse senza dare loro un nome lasciando per sempre la luce del sole.
Le creazioni fatte da Zeus, fino ad ora, sono solo due. Gli uomini stolti dell'età dell'argento e gli uomini violenti dell'età del bronzo. Gli uomini dell'età dell'oro non solo non sono creati da Zeus, ma sono loro che creano gli immortali dell'Olimpo e lo stesso Zeus.
Scrive Esiodo in "Le Opere e i Giorni":
Il mito delle età: l'età degli eroi (vv. 156 – 173)
Ma quando la terra ebbe nascosto anche questa generazione, il Cronide Zeus, sulla terra nutrice di molti, ne creò ancora una quarta, più giusta e migliore, stirpe celeste di uomini-eroi, chiamati semidei, che venne immediatamente prima della nostra sull'interminabile terra. Ma la guerra malvagia e la terribile mischia ne distrusse alcuni mentre combattevano sotto Tebe dai sette portali, nella terra Cadmea, per i greggi di Edipo, altri ancora ne distrusse conducendoli, entro le navi, al di là dei grandi abissi del mare, a Troia, per Elena dalla chioma fluente. E là la morte finale alcuni avvolse ed altri il padre Zeus, figlio di Crono, stabilì lontano dagli uomini, fornendo loro mezzi e luoghi di vita, ai confini del mondo. Ed essi abitano, nelle Isole dei Beati, presso l'Oceano dai gorghi profondi, avendo il cuore senz'affanni, eroi felici, ai quali tre volte l'anno la terra feconda porta frutti fiorenti, dolci di miele.
Zeus fa la sua terza creazione creando la quarta generazione di uomini, quella dell'età degli eroi.
Questa età dell'uomo non è diversa dall'età precedente. I creati da Zeus vivono per combattere, muoiono combattendo e la gloria si conquista solo con il combattere.
Molti muoiono sotto le mura di Tebe, altri durante la guerra di Troia, altri muoiono in mare.
Le creazioni di Zeus, per Esiodo in "Le Opere e i Giorni" si concludono con grandi spargimenti di sangue, con eroismi che si conquistano spargendo sangue mentre, se in tali età ci sono dei costruttori di qualche cosa, questi spariscono. In "Le Opere e i Giorni" le età che precedono l'età del ferro sono caratterizzate da genocidio per il genocidio. Solo l'età dell'oro, l'età in cui gli Dèi dell'Olimpo non erano, quegli uomini vivevano beati senza affanni e senza problemi. Uomini mortali che si sono creati i problemi creando la stirpe degli Immortali abitatori dell'Olimpo.
Tutti gli eroi spariscono. Molti muoiono combattendo, altri muoiono di morte naturale mentre per i sopravvissuti Zeus li stabilisce oltre i confini del mondo, nelle isole dei beati presso l'Oceano dai grandi gorghi. Li rende senza affanni, felici e tre volte l'anno quella terra feconda consegna loro frutta e miele.
Loro, i sopravvissuti di tante battaglie imprigionati in una desolante prigione emotiva che li separa dalle contraddizioni esistenziali, dalle sfide, che ne hanno caratterizzato l'intera esistenza. Loro che vivevano combattendo, sono condannati a vivere nell'immobilità.
Un appunto sull'analisi delle età dell'uomo in "Le Opere e i Giorni" di Esiodo, il lavoro che sto facendo ora: gli Dèi della filosofia non sono gli Dèi della poesia epica. Walter Otto mise in evidenza come un conto è parlare degli Dèi della Teogonia e un altro conto è come i nomi degli Dèi vengono usati dai filosofi, in questo caso in "Le Opere e i Giorni", o per questioni di dominio sociale. Anche Platone usa i nomi di Poseidone, Efesto e Atena, ma significano cose assolutamente diverse da quello che quei nomi significano nel culto e nei riti.
L'età dell'eroe, la quarta età dell'uomo in Esiodo, è l'età del prigioniero. Condannato a non essere ciò che è stato pur essendo ancora ciò che era. Fissato nella forma, nutrito come una gallina in gabbia senza un futuro cui attendere. Gli uomini dell'età degli eroi vegetano in un nulla emotivo dove la beatitudine dell'ebete li separa dalla vita. Gli uomini dell'età del bronzo sono morti e per loro non è più come prima. Gli uomini dell'età dell'argento si sono trasformati in demoni inferiori e vivono una diversa esistenza. Gli uomini dell'età dell'oro si sono trasformati in "spiriti" che vivono sulla terra in una diversa esistenza. Solo gli uomini dell'età degli eroi hanno perso la loro vita sospesi in un'ebete beatitudine e nutriti, come tanti prigionieri, tre volte l'anno, con frutti e miele che la terra dona loro.
Gli eroi vivono ai confini del mondo. Oltre l'esistenza che li ha visti essere gli eroi. Eroi che si sono scordati di essere uomini perché creati da Zeus affinché combattessero battaglie senza ideali, senza intenti, senza scopi.
Ed infine Esiodo ci parla dell'età maledetta nella quale egli stesso afferma di vivere. La quinta stirpe. L'età del ferro.
Esiodo non dice che questa stirpe è stata creata da Zeus. Esiodo dice che gli uomini dell'età del ferro, l'età che sta vivendo, verranno distrutti da Zeus. Ma la distruzione di questi uomini da parte di Zeus appare più un desiderio di Esiodo che non una deduzione tratta da condizioni in essere.
Scrive Esiodo in "Le Opere e i Giorni":
Il mito delle età: l'età del ferro (vv. 174 - 201)
Mai io avrei voluto trovarmi con la quinta stirpe di uomini: ma o prima morire o nascere dopo. Ora, infatti, è la stirpe di ferro: né mai di giorno cesseranno di distruggersi per la fatica e per la pena, né mai di notte: e gli dei daranno pensieri luttuosi, tuttavia anche per essi i beni saranno mescolati ai malanni, e Zeus distruggerà anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie. Il padre non sarà simile ai figli, né a lui i figli; né l'ospite all'ospite o il compagno al compagno né il fratello sarà caro così come prima lo era. Non verranno onorati i genitori appena invecchiati, che saranno, al contrario, rimproverati con dure parole. Sciagurati! ché degli dei non hanno timore. Questa stirpe non vorrà ricambiare gli alimenti ai vecchi genitori; il diritto per loro sarà nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le città. Non onoreranno più il giusto, l'uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all'apportatore di male e al violento; la giustizia risiederà nella forza delle mani; non vi sarà più pudore: il malvagio, con perfidi detti, danneggerà l'uomo migliore e v'aggiungerà il giuramento. La Gelosia malvagia, maledica e dallo sguardo sinistro, s'accompagnerà con tutti i miseri umani. Allora dalla terra dalle larghe contrade, in bianchi veli, nascondendo il bel corpo e lasciando i mortali, la Coscienza e la Nemesi andranno verso l'Olimpo, al popolo degli Immortali; ma gli affanni luttuosi resteranno ai mortali, né vi sarà difesa contro il male.
Cosa caratterizza la quinta età degli uomini?
Innanzi tutto Esiodo non ci dice che è stata creata da Zeus.
Perché dirci che gli uomini dell'età dell'argento sono stati creati da Zeus come quelli dell'età del bronzo e dell'età degli eroi e non dirci che gli uomini dell'età del ferro, la stirpe alla quale Esiodo stesso appartiene, non è stata creata da Zeus?
Non è un elemento da poco.
Gli uomini dell'età dell'oro hanno creato gli Immortali.
Gli Immortali hanno creato tre tipi di uomini in tre età diverse e, dunque, è logico supporre che gli Immortali non hanno creato gli uomini dell'età del ferro.
Quali sono le caratteristiche degli uomini dell'età del ferro secondo Esiodo?
Gli uomini dell'età del ferro, a differenza degli uomini che li hanno preceduti nelle varie età, lavorano e si preoccupano di costruire un futuro. Gli uomini dell'età del ferro trasformano il loro presente e per questo si "distruggono per la fatica e per la pena". Sono talmente invisi a Zeus che anziché aiutarli, gli Dèi "daranno pensieri luttuosi" e "i beni saranno mescolati ai malanni".
Esiodo prevede che Zeus distruggerà gli uomini dell'età del ferro quando diventeranno vecchi.
A differenza di tutte le altre età "Il padre non sarà simile ai figli, né a lui i figli". Come interpretare questa frase? Non troviamo nulla di simile nelle altre età dell'uomo.
Come potevano i figli essere uguali ai padri?
Come poteva esserci un futuro nelle altre età dell'uomo se i figli, eventuali figli, fossero stati uguali ai padri? Ci fu un futuro degli uomini nell'età dell'argento quando la madri curavano figli stolti uguali ai padri stolti?
Perché una società possa avere un futuro oltre la vita del singolo uomo è necessario che i figli siano diversi dal padre, intraprendano strade diverse e guardino il mondo e la vita con occhi diversi. E' necessario che i figli siano sé stessi oltre gli intendimenti dei padri e delle madri.
In questa ottica i miei ospiti sono diversi da me perché qualche cosa di diverso deve generare la conversazione e mio fratello segua le sue predilezioni e io seguirò le mie senza vincoli o obblighi di parentela.
Esiodo afferma che nell'età del ferro, in cui egli sta vivendo, i genitori non saranno onorati. Ed è giusto in quanto si pongono davanti ai figli come genitori e non come persone che percorrono la medesima strada verso la costruzione di un futuro comune. I genitori hanno doveri nei confronti dei figli mentre non ne hanno i figli nei confronti dei genitori perché, a loro volta, hanno doveri verso i loro figli.
Gli uomini dell'età del ferro non hanno timore degli Dèi. Gli Dèi non hanno creato gli uomini dell'età del ferro e, dunque, gli Dèi non sono né padroni né decidono il destino degli uomini dell'età del ferro.
Perché si dovrebbe aver timore degli Dèi?
Se io penso agli Dèi come oggettività nella quale vivo: perché dovrei aver paura del mondo in cui vivo? E' compito del "genitore" far crescere suo figlio consapevole e cosciente dei meccanismi della vita per vivere in essi.
Il figlio non è il "bastone della vecchiaia" dei genitori, il figlio è colui che conduce suo figlio ad affrontare la vita consapevole dei meccanismi che nella vita si esprimono.
Perché io, che non ho chiesto di nascere, devo ricambiare il pane che mio padre mi ha dato? Io ricambio onore a mio padre nel momento stesso in cui agisco risolvendo i problemi della mia vita con gli strumenti che mi ha fornito per farlo e do a mio figlio gli strumenti con cui affrontare la vita che dovrà affrontare.
E' vera la considerazione che dice Esiodo: il diritto sta nella forza. Se il diritto, la legge che garantisce i diritti dei cittadini, non è supportata dalla forza, quella legge viene disattesa. I cittadini cessano di aver diritti. Cessano di guardare con fiducia al proprio futuro.
La forza che distrugge, priva di ogni norma giuridica, di ogni diritto, caratterizza sia l'età del bronzo, sia l'età degli eroi. Nella loro attività non esiste diritto, non esiste giustizia e la forza della distruzione è solo fine a sé stessa.
La stessa distruzione operata da Zeus contro gli uomini dell'età dell'argento, è una violenza priva di scopo e priva di diritto ad essere esercitata.
Quando Esiodo dice, parlando degli uomini dell'età del ferro "…essi si distruggeranno a vicenda le città", sembra più un desiderio che una profezia.
La malvagità che Esiodo indica consiste nella mancanza di sottomissione e di paura dell'uomo nei confronti degli Dèi. Per questo motivo la Coscienza e la Nemesi sarebbero andate verso l'Olimpo, ma "gli affanni luttuosi resteranno ai mortali".
Per gli uomini dell'età del ferro, secondo Esiodo, non ci sarà futuro e "Zeus distruggerà anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie".
Conclusione
Queste sono le età dell'uomo come pensate da Esiodo.
Dall'analisi risultano età assolutamente diverse l'una dall'altra e assolutamente incoerenti dove l'unico comune denominatore sarebbe o la distruzione o il desiderio di distruggere di un Zeus che diventa il padrone del destino di quelli che Esiodo chiama "uomini".
Fra le età dell'uomo non esiste una relazione. Ogni età si conclude con un cataclisma, una distruzione, in cui la nuova età non ha relazione con l'età precedente.
Se vogliamo seguire il ragionamento di Esiodo, gli uomini che vivono oggi non hanno nessun relazione con gli uomini vissuti nell'età dell'oro. Gli uomini che vivono oggi non hanno nessuna relazione con gli uomini vissuti nell'età dell'argento come gli uomini vissuti nell'età dell'argento non hanno nessuna relazione con gli uomini vissuti nell'età dell'oro. Gli uomini che vivono nell'età del Bronzo non hanno nessuna relazione con gli uomini che vivono nell'età del ferro come non hanno nessuna relazione con gli uomini vissuti nell'età dell'argento e dell'oro. Gli uomini che sono vissuti nell'età degli eroi non hanno nessuna relazione con gli uomini che sono vissuti nell'età del bronzo, dell'argento e dell'oro come non hanno nessuna relazione con gli uomini vissuti nell'età del ferro.
L'epoca di Esiodo è l'epoca in cui si afferma il ferro come "metallo potente" ed è probabile che Esiodo pensi alla distruzione che questo metallo porterà nelle guerre fra gli uomini. Cosa avrebbe detto se fosse vissuto nell'età dell'atomo?
Le età di Esiodo non sono una che produce l'altra, ma ognuna è indipendente da ogni altra.
Evola, come altri autori, pensano alle età di Esiodo come ad una sorta di caduta dell'umanità da una condizione spirituale ad una condizione materiale. Nella mentalità di Esiodo il ferro è l'elemento più potente. E' la materia capace di distruggere ogni materia. E' il culmine raggiunto dall'umanità che Esiodo interpreta come la possibile ribellione degli uomini contro gli Dèi.
La ribellione è possibile perché gli uomini, ora, hanno il ferro e col ferro hanno il fuoco della conoscenza che Prometeo ha rubato a Zeus. E Zeus reagisce, secondo Esiodo, inviando Pandora che apre il vaso mandando i mali nel mondo. E Zeus reagisce affiancando all'uomo la donna. La donna che combatte con armi sconosciute e che raggiunge scopi senza bisogno di usare i muscoli, ma solo con le lusinghe.
Da qui inizio per capire il pensiero di Julius Evola e la sua idea di Stato.
Marghera, 19 giugno 2017
Nota: le citazioni di Esiodo sono tratte da "Le opere e i giorni" tradotte da Lodovico Magugliani edizione BUR undicesima edizione 2004
La Teoria della Filosofia Aperta: sesto volume
Filosofia Aperta - seconda parte (del volume)
vai indice del sito |
Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito. |
Vai all'indice della Filosofia Aperta |
Marghera, 19 giugno 2017 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.