La filosofia e il pensiero filosofico
nelle biografie dei suoi protagonisti
volume 3
di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9791220328142

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Scheda libro:

Titolo: La filosofia e il pensiero filosofico nelle biografie dei suoi protagonisti - volume 3

Autore: Claudio Simeoni

Data di uscita:2020

Pagine: 297

Formato: 21x29,7

Copertina: morbida

Editore: Youcanprint

ISBN: 9791220328142

Quarta di copertina

Il Terzo volume de "La filosofia e il pensiero filosofico nelle biografie dei suoi protagonisti" comprende il periodo filosofico che va da Karl Marx (1818 - 1883) ai giorni nostri con Jean-Paul Sartre (1905 - 1980). E' il periodo storico della guerra degli uomini alla filosofia ontologica per il diritto alla quotidianità e la guerra della filosofia ontologica contro il diritto degli uomini alla loro quotidianità. L'idea fondamentale della filosofia, propria di Platone, secondo cui l'uomo è creato da Dio e di conseguenza obbedisce a Dio e, per estensione, all'autorità (allo Stato nel fascismo e nel nazismo che nel platonismo diventa tripartizione sociale) viene esautorata dall'uomo che chiede gli stessi diritti e lo stesso rispetto che l'autorità deve a Dio. Dio sottoposto alla stessa legge a cui è sottoposto l'uomo e, per estensione, lo Stato e le Istituzioni sottomesse agli stessi doveri di ogni singolo uomo. Si fa strada la filosofia secondo cui è lo Stato, con le sue Istituzioni, che deve essere al servizio dei cittadini e dei loro bisogni. In questo periodo filosofico l'autorità cessa di essere la padrona dei cittadini in nome di Dio per diventare uno strumento di cui si servono i cittadini per abitare il mondo in cui vivono. Dopo il 1968 prende il via una diversa storia filosofica i cui contorni non sono ancora ben delineati, ma che vede i bisogni dell'uomo contrapporsi ai bisogni del Dio cristiano.

Introduzione a La filosofia e il pensiero filosofico
nelle biografie dei suoi protagonisti.
Vol. 3

Il terzo volume mette in evidenza la "filosofia dell'azione".

Come ho già anticipato nelle premesse dei volumi precedenti, tutta la filosofia è "filosofia dell'azione", solo che per quanto noi pensiamo come filosofia, negli oltre due millenni precedenti l'azione consisteva nel ridurre gli uomini alla sottomissione, costringere gli uomini ad essere schiavi di una morale o di comportamenti predeterminati per controllare le condizioni di schivitù economica e sociale nella società civile.

Il periodo filosofico preso in esame dal terzo volume di questa storia critica del pensiero filosofico va dalla nascita di Marx nel 1818 alla morte di Sartre nel 1980.

Il tempo della storia non è il tempo della filosofia. La filosofia è fuori dal tempo, tende a riprodurre continuamente sé stessa, uguale anche quando i medesimi principi vengono veicolati in modi diversi per esigenze diverse che si presentano nel tempo storico.

Noi troviamo continuamente filosofi che riproducono le idee di Platone o filosofi che riproducono le stesse idee espresse dalla bibbia o dai vangeli. Idee fuori dal loro tempo storico e che vivono di proprie dinamiche nel tempo della filosofia.

Gli stessi filosofi sono il prodotto della manipolazione culturale che hanno subito nella loro infanzia. Un'infanzia segnata spesso dalla violenza e che ha alimentato nel filosofo il desiderio di essere l'artefice della violenza e non più la vittima.

Noi non ci chiediamo come il filosofo reagisce alla violenza subita nell'infanzia. Noi ci chiediamo quale ruolo nella società il filosofo intende coprire come reazione alla violenza subita nell'infanzia. Ci sono filosofi che si identificano nei loro aguzzini e che vorrebbero prendere il loro posto. Ci sono filosofi che continuano a pensarsi come vittime e rinnovano la relazione fra sé, sottomessi, e un'autorità alla quale riconoscono il diritto di sottometterli. Ci sono filosofi che cercano la propria liberazione personale, cercando di raggiungere una condizione sociale ed economica soddisfacente. Infine, ci sono filosofi che fanno della propria ricerca di libertà personale uno stimolo per alimentare la libertà collettiva nella società in cui vivono.

Tutti questi comportamenti dei filosofi sono risposte soggettive al dolore subito nell'infanzia, ma vengono veicolate da sensibilità diverse. La sensibilità nei confronti dell'oggettività spinge il filosofo a veicolare in maniera diversa il bisogno di rivendicazione come risposta al dolore subito.

Nel tempo filosofico attuale, l'ideologia cristiana è stata delegittimata. Tutte le affermazioni di verità su cui si reggeva la filosofia cristiana sono state smentite sia dalla ricerca scientifica sia dalle rivendicazioni sociali delle persone. Nessuno ora usa più i principi con cui la scolastica legittimava il diritto di Dio sugli uomini. Tommaso d'Aquino è stato smentito. L'uso della tortura, anche se ancora ampiamente praticato, è visto con orrore. La discriminazione razziale promossa dalla chiesa cattolica ha sempre più nemici. Le società hanno bisogno di sviluppare l'alfabetizzazione per debellare la piaga dell'analfabetismo. E' necessario garantire salari sufficienti per consentire la circolazione del denaro nelle società.

Più i cristiani serrano i pugni imprigionando gli uomini, più gli uomini sfuggono dalle loro mani.

E' nel 1800 che la chiesa cattolica mette a punto la sua arma ideologica di distruzione di massa: le apparizioni mariane. Loro, dice la chiesa cattolica, dicono che Dio non esiste e noi non abbiamo argomenti per dimostrarne l'esistenza, ma ecco che appare la madonna che dice che Dio sta soffrendo per le negazioni messe in atto dagli atei. Dunque, Dio esiste e ha creato il mondo nonostante le prove scientifiche affermino che il mondo non è mai stato creato.

I termini della battaglia filosofica si sono spostati. La chiesa cattolica e i cristiani in generale sono costretti a rinunciare alla filosofia. Per questo motivo, mentre i non cristiani continuano a discutere della filosofia e tentano di individuare i principi filosofici che stanno alla base della vita dell'uomo, i cristiani si ritirano dalla filosofia e si limitano a gestire la manipolazione mentale che hanno imposto alle persone nell'infanzia, trasformando tale manipolazione mentale in forza politica di eversione sociale.

Il cristiano malato che vive le allucinazioni in cui formalizza la manipolazione mentale religiosa subita è convinto di sapere che cos'è la realtà religiosa e non ammette nessuna affermazione contraria. Lui appartiene al gregge che segue il buon pastore e il buon pastore non è solo la chiesa cristiana, ma ogni politico che promette il trionfo di Cristo nella società.

Nessuna discussione razionale ha il potere di smuovere il cristiano dalla manipolazione mentale subita. Questa agisce come uno schiacciasassi che travolge ogni ragionevolezza sociale. Il cristiano si fa massa, si fa gregge seguendo il politico cristiano ed è pronto a prendere le armi affinché Cristo trionfi contro i miscredenti.

La fine della filosofia schiavista non determinò la fine del cristianesimo. Il cristianesimo non è una religione che si basa su principi razionali suscettibili di critica. Il cristianesimo è manipolazione mentale dell'infanzia che costringe il manipolato ad elaborare un sistema di pensiero tale da giustificare la manipolazione mentale subita.

Se oggi i principi di uguaglianza e i diritti sociali sono assunti a valori in occidente, questo avvenne solo grazie a coloro che hanno combattuto il cristianesimo non solo sul piano religioso, ma nella rappresentazione dei suoi principi sociali. L'abrogazione del lavoro minorile non la fecero i cristiani, lo fecero i comunisti. La parità tra uomo e donna non la fecero i cristiani, ma i comunisti. La scuola obbligatoria non l'istituirono i cristiani, ma i comunisti. L'uguaglianza sociale non fu fatta dai cristiani, ma dai comunisti. Il diritto di voto alle donne non fu fatto dai cristiani, ma dai comunisti. Il diritto alla difesa nei processi non fu istituito dai cristiani, ma dai comunisti. E anche un infinito altro numero di diritti che oggi noi pensiamo come "naturali" dell'uomo.

Dicendo "lo hanno voluto i comunisti" io ho ovviamente semplificato solo per mettere in luce che le lotte sociali, volte a migliorare la condizione di cittadini, hanno avuto come nemico sempre il cristianesimo e solo chi era nemico del cristianesimo (che nel XX secolo identifichiamo generalmente come "i comunisti") ha permesso quel progresso sociale che oggi identifichiamo nelle Costituzioni nazionali o nella Carta per i diritti dell'uomo.

La storia delle idee filosofiche porta esattamente a questo. Le idee filosofiche non sono semplici enunciati, sono mezzi e metodi per raggiungere un fine che sempre, volenti o nolenti, ha lo scopo di modificare la società e le relazioni fra gli uomini.

L'assolutismo in filosofia ha preceduto l'abbattimento delle democrazie. Platone era contro la democrazia e favorevole ad un'oligarchia di padroni che dominavano gli uomini in virtù della loro saggezza. La stessa Repubblica Romana ebbe feroci nemici quali Catone il Censore e Cicerone, che invocavano l'assolutismo sociale privando i cittadini del loro diritto di rappresentanza.

Allo stesso modo, la necessità di ripristinare la democrazia ha preceduto la caduta dell'assolutismo sociale e religioso di almeno due secoli.

Le idee filosofiche di uguaglianza faticano ad imporsi nella società. Il motivo è semplice: chi pratica le idee di uguaglianza non è in grado di trarre beneficio dalla diffusione delle idee di uguaglianza, mentre chi predica il razzismo e la supremazia raccoglie greggi di uomini che sperano di appropriarsi di una parte della società. Chi predica le idee di uguaglianza non diventa padrone di uomini, mentre chi predica la disuguaglianza aspira a diventare un padrone di uomini o, come dice la propaganda politica di questi anni, "padrone in casa sua".

Inoltre, le idee di discriminazione e razziste non si presentano come discriminatorie e razziste, ma si presentano come "una necessità utile agli uomini". Un po' come il Dio dei cristiani che non viene presentato come l'assassino che macella l'umanità col diluvio universale, ma come il "Dio buono", una sorta di Giove Soccorritore.

Nel terzo volume tratto i filosofi:

Karl Marx, 1818-1883

Friedrich Engels, 1820-1895

Marco Ezechia Lombroso detto Cesare, 1835-1909

Antonio Labriola, 1843-1904

Friedrich Nietzsche, 1844-1900

Sigmund Freud, 1856-1939

Emile Durkheim, 1858-1917

Henri Bergson, 1859-1941

Vladimir Ilyich Ulyanov detto Lenin, 1870-1924

Bertrand Arthur William Russell, 1872-1970

Giovanni Gentile, 1875-1944

Josif Stalin, 1878-1953

Karl Theodor Jaspers, 1883-1969

Martin Heidegger, 1889-1975

Mao Zedong (Mao Tse Tung), 1893-1976

Hans-Georg Gadamer, 1900-2002

Jean-Paul-Charles-Aymard Sartre, 1905-1980

Il problema che la filosofia affronta è come uscire dall'assolutismo cristiano. Il cristianesimo riassume interessi economici immensi. Tutta l'economia mondiale è controllata dal cristianesimo. Il colonialismo è espressione del cristianesimo. La schiavitù che ancora imperversa nel mondo (solo nel 1860 gli USA cessarono di importare schiavi) era imposta dall'ideologia filosofica cristiana. La manipolazione mentale dell'infanzia e lo stupro dei bambini era la pratica più diffusa nel cristianesimo per imporre la fede cristiana. Il cristianesimo controllava la politica degli Stati. Il re d'Inghilterra era il rappresentante di Dio in terra e lo stesso era per lo Zar di Russia e per i monarchi d'Europa.

A uomini che spingevano per la nascita delle libertà sociali si opponevano eserciti e masse cristiane che volevano imporre il regno di Dio e di quel Dio si facevano paladine contro la libertà dell'uomo. Gli stessi filosofi che spingevano per la libertà dell'uomo erano il prodotto della manipolazione mentale che avevano subito ad opera dei cristiani nella loro infanzia. Per questo motivo la visione della libertà era una visione sempre parziale, condizionata dalla relazione che il Dio cristiano aveva con quel filosofo.

L'unica possibilità di uscire dall'assolutismo cristiano era quella di imporre una situazione di benessere sociale in cui lo stesso benessere sociale sollecitasse le persone a procurarsi un ulteriore benessere sociale.

Per uscire dall'assolutismo cristiano era necessario che una classe sociale fosse abbastanza compatta e motivata per chiedere migliori condizioni di vita e, nello stesso tempo, che le classi sociali dominanti sviluppassero il bisogno di una maggiore circolazione del denaro per poter accumulare ricchezze.

Questa situazione in cui si formò una sorta di contrapposizione funzionale fra proletariato e imprenditoria ebbe l'effetto di circoscrivere e isolare i valori assoluti di schiavitù imposti dal cristianesimo. Questo avvenne fra guerre e distruzioni. Guerre e distruzioni che ebbero a loro fondamento precise ideologie filosofiche.

Claudio Simeoni 2019

 

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Marghera, 23 settembre 2020

 

 

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