Friedrich Schelling (1775-1854)

L'assoluto e l'arte (10^ parte)

Riflessioni sulle idee di Schelling.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) ...fra natura e spirito dimostra come nesuno dei due possa trovarsi l’assoluto. L’assoluto non può nemmeno essere costituito dalal loro somma, ma soltanto dall’identità indifferenziata di spirito e natura, di soggettivo e di oggettivo, di conscio e di inconscio, di ideale e di reale (filosofia dell’identità).

2) La natura e la storia rivelano l’assoluto nella sua identità, ma solo l’arte può penetrarne l’intima vita. “l’opera d’arte ci riflette l’identità dell’attività cosciente e dell’attività inconscia. Ma l’antitesi fra queste due attività è infinita, e viene abolita senza alcun intervento della libertà”.

3) “Il carattere fondamentale dell’opera d’arte è dunque un’infinità inconscia: sintesi di natura e libertà”. Tale è l’opera del genio creatore.

4) “L’artista sembra aver rappresentato istintivamente nella sua opera, oltre a quanto vi ha messo con palese intenzione, quasi un’infinità, che nessun intelletto è capace di sviluppare interamente”.

L'assoluto non esiste in sé. E' stupido affermare che l'assoluto non esiste né nella natura né nello spirito: l'assoluto non esiste e basta. Non solo non può essere costituito dalla loro somma ma non è nemmeno l'origine di quell'esistenza. L'unico aspetto di assoluto che si può ipotizzare è il divenire, la sequenza dei mutamenti atta a trasmettere la Coscienza dell'essere oltre lo stato attuale di esistenza del corpo fisico. Ma se leggiamo l'esistente attraverso lo stato fisico attuale tutto diventa relativo, immediato, futile.

L'opera d’arte non è in grado di penetrare un bel niente. E' solo un oggetto che può esprimere lo spirito dell'Essere Umano che l'ha eseguita, i simboli con cui interpreta una realtà emotiva, ma nient'altro. Il suo sentimento, il suo respiro, il suo anelito verso un possibile che quell’Essere Umano immagina al di là che quel possibile sia patologicamente immaginato e desiderato, o che sia che sia una trasformazione del presente che l’artista vive.

Ciò che può portare l'Essere Umano oltre l'attuale è il suo agire attraverso il quale costruisce la propria libertà e il proprio Potere di Essere. L' idea dell'assoluto è data dal lavoro delle mani dell'Essere Umano, lavoro attraverso il quale l'Essere Umano costruisce (o distrugge dalla fatica) se stesso e, attraverso i mutamenti, si trasforma nel tentativo di diventare eterno. L'opera d’arte, quando la sua rappresentazione è separata dal bisogno degli Esseri Umani, è l'attività dello sfaccendato. E' ammirata dal filosofo dalle mani paralizzate. L'opera d’arte è oggetto dell'artista il quale, attraverso la ripetizione dei gesti produce un lavoro e si trasforma. Al filosofo non interessa mettere in luce la trasformazione dell'artista e tantomeno quella dell'operaio. Se il loro agire li trasforma in esseri eterni, il filosofo può guardare la fine del suo corpo fisico e le speranze nell'eternità sciogliersi come neve al sole. Per questo il filosofo deve mettere un oggetto superiore all’agire, sono in questo modo giustifica la sua attività. Deve mettere un oggetto superiore alla libertà che sostituisce, nella sua psiche, il Potere di Essere mediante il quale diventare eterni. Ecco la sua elaborazione dello spirito teoretico che appare sempre più come giustificazione al suo non agire, non partecipare e come giustificazione della sua sconfitta esistenziale.

L'arte in sé è nulla. L'artista è un operaio e diventa genio soltanto quando, alterando la propria percezione attraverso la ripetitività del gesto, riporta nel mondo della ragione quanto ha percepito e riesce a trasmetterla ad altri esseri.

Affermando che “L'artista sembra aver rappresentato istintivamente nella sua opera, oltre a quanto vi ha messo con palese intenzione, quasi un'infinità, che nessun intelletto finito è capace di sviluppare interamente" Schelling sente di aver perduto un'occasione di eternità. Egli in quell'opera d’arte vede il mondo della percezione che gli è sfuggito e che non può più recuperare. Vede la sua sconfitta, il nulla del suo divenire. Davanti all'opera d’arte si commuove; davanti all'infinito dei mutamenti nasconde il viso; davanti alla schiavitù del processo storico finge di non vedere, eppure porta scarpe costruite da operai, vestiti tessuti da operai, abita una casa costruita da operai, mangia cibo prodotto dai contadini e in tutto questo non scorge l'infinito!

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 28 aprile 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.