Cod. ISBN 9788891185785
Indice Teoria della Filosofia Aperta
Le idee filosofiche non appartengono ad un "tempo storico".
Le idee filosofiche appartengono ad un "tempo emotivo".
Un tempo emotivo che si agita al di fuori della storia e al di fuori di una sequenza logica che la ragione vorrebbe misurare.
Le idee filosofiche abitano due spazi: lo spazio della schiavitù e lo spazio della ribellione e della rivendicazione degli individui contro la schiavitù.
Le idee filosofiche di schiavitù nascono con Platone. Platone, l'aristocratico che inventa la tripartizione della società in cui egli occupa il posto del saggio e del filosofo (mantenuto dagli schiavi) è la grande idea della filosofia. Schiavi per mantenere i filosofi, un esercito per dominare gli schiavi e filosofi-aristocratici per comandare e dominare la società.
Le idee di schiavitù nascono con gli ebrei a Babilonia.
Le idee di schiavitù vengono perfezionate dai cristiani per la maggior gloria del loro dio padrone.
Platone con gli ebrei sono i grandi inventori della schiavitù. Non tanto della schiavitù come rapporto di lavoro, come componente dell'organizzazione economica di una comunità, che si immagina esistesse prima di Platone e degli ebrei, ma di quell'idea che noi abbiamo di schiavitù che viene elevata ad idea filosofica (religiosa e teologica) di organizzazione sociale e attribuita alla volontà del dio che legittima la schiavitù. Il dio degli ebrei, il dio dei cristiani e il dio di Socrate sono i modelli di schiavismo che ha insanguinato la storia. Una schiavitù che nell'ideologia degli ebrei è "con tutto il cuore e con tutta l'anima"; in Platone voluta dal dio (è il dio che investe di saggezza assoluta Socrate che con tale investitura offende ed ingiuria i cittadini di Atene) e trasformata in un modello sociale classista assoluto. Il cristianesimo fa proprio il modello di schiavitù degli ebrei e la santifica in nome di Gesù e del suo dio padrone. Nelle sue lettere Paolo di Tarso e Pietro esortano gli schiavi alla sottomissione e all'obbedienza ai loro padroni. Questo perché lo ha voluto dio.
Le idee di schiavitù vengono trasformate in ideali. Ideali di povertà. Ideali di castità. Ideali di astinenza. Ideali di dolore. Ideali di abnegazione. Ideali di sacrificio. Ideali di fedeltà. Ideali di obbedienza. Ideali di sottomissione. Dove i modelli di Socrate, Gesù e Abramo sono i portatori di ideali di schiavitù e di sottomissione all'assoluta autorità. Socrate, criminale condannato, che beve la cicuta; Gesù criminale pederasta che viene appeso in croce per gravi delitti sociali; Abramo pronto a macellare suo figlio all'autorità, al padrone.
Quando parliamo di criminali in filosofia parliamo di criminali nell'ambito della filosofia.
Sappiamo che Gesù non è mai esistito come persona, ma la descrizione dei vangeli è quella di un criminale che incita alla devastazione delle società civili in nome del proprio dominio in quanto figlio del dio padrone.
Sappiamo che il Buddha non è mai esistito come persona, ma la descrizione è quella di un individuo separato dalla vita e terrorizzato dal dover affrontare la vita (per lui la vita è solo dolore). Un individuo impaurito che spinge a fuggire dalla vita e ad usare gli schiavi per non dover sottostare alle responsabilità che la vita impone nel quotidiano.
Sappiamo che Abramo non è mai esistito come persona, ma la descrizione è quella di un criminale pronto a macellare suo figlio per far piacere al suo padrone.
Sappiamo che Socrate non ha mai scritto, ma ciò che di Socrate scrive Platone è la figura di un esaltato che si picca di essere il più sapiente degli uomini, perché lo ha detto il dio di Delfi, e provoca e offende chiunque perché non si mettono in ginocchio davanti alla sua sapienza.
Si tratta di modelli filosofici che legittimano lo schiavismo, il genocidio, il razzismo, il disprezzo per la donna e il disprezzo per l'infanzia.
Quanti leggendo i vangeli si sono sentiti offesi per le ingiurie di Gesù contro i Farisei?
Quanti leggendo la bibbia ebrea e cristiana si sono identificati con i sacerdoti e i fedeli di Baal sterminati da Jeu in II Re 10, 1-26 (e gli altri stermini in nome del dio padrone)?
Quanti leggendo la tripartizione nella Repubblica di Platone si sono identificati con gli scarriolanti o con gli zappa terra?
Quanti leggendo le gesta del Buddha nell'Asvaghosa si sono identificati col vecchio che ha vissuto e hanno provato disprezzo per questo criminale che è vissuto inconsapevole di chi lavorava per lui?
E' Platone che eleva la schiavitù a modello sociale con la tripartizione i cui padroni sono identificati col modello sociale di Socrate, i filosofi. Una società schiavista in cui si pratica l'eugenetica come selezione degli individui in funzione degli obbiettivi del padrone.
E' Gesù che incita al razzismo e all'odio contro i Farisei solo perché i Farisei erano di una diversa religione.
E' Abramo e l'ideologia ebraica che inventa il genocidio di coloro che non si convertono all'ebraismo. Fondano l'ideologia del genocidio per imporre il loro dio. Ideologia fatta propria dai cristiani e legittimata dai filosofi che giustificano il colonialismo, la schiavitù, il razzismo, nelle diverse condizioni storiche. Marchiano la schiavitù degli uomini con la circoncisione.
Il dio padrone è il modello a cui viene piegato il pensiero filosofico dell'umanità da Platone, dagli ebrei, dai cristiani e dai buddhisti. Gli eretici vengono bruciati, gli infedeli macellati, le culture diverse distrutte e i popoli che vivono per sé stessi vengono colonizzati; i loro bambini macellati e ridotti in schiavitù; viene distrutta la loro cultura e vengono spinti a farsi guerra l'uno contro l'altro come i cristiani belgi fanno col Ruanda spingendoli al razzismo e al genocidio. Veniamo a conoscere il genocidio dei bambini aborigeni, i milioni di ammazzati nel nord-america, i bambini stuprati e violentati nelle scuole cristiane canadesi, le deportazioni di bambini dall'Inghilterra, le devastazioni delle popolazioni Africane con i duecento milioni di persone ridotte in schiavitù dai cristiani e deportati, quelli che sopravvivevano, in America.
I filosofi sono coloro che giustificano tutto questo. Non è Gassendi, Leibniz, Hobbes, Pascal, Spinoza a trafficare in schiavi e a depredare le americhe e l'Africa. Ma sono coloro che assecondano culturalmente il genocidio ignorando l'orrore che il genocidio ha nel divenire degli Esseri Umani. Sono coloro che giustificano il dio padrone. Sono coloro il cui pensiero si fa servo del padrone al di là di come immaginano il padrone. Loro hanno la "complicità dello schiavo"; si preoccupano di dimostrare al dio padrone che loro sono più bravi ad analizzare il ruolo del dio padrone nel mondo che non gli attuali servi padroni che lo rappresentano nella società.
Dal punto di vista filosofico: il sangue del genocidio ricade sulle loro mani!
Quanti di questi filosofi, leggendo la storia del diluvio universale sulla bibbia, si sono schierati con l'umanità macellata dal dio padrone? Tutti si sono identificati col dio padrone, col macellaio, dimettendosi dal consesso umano e legittimando, con queste dimissioni, i genocidi pratici che erano in atto nei loro tempi. Ne hanno legittimato i mandanti negando all'uomo il diritto all'autodeterminazione.
Il principio filosofico della sottomissione e del dominio, elaborato da ebrei, cristiani, da Platone e Socrate, dai buddhisti, è sempre la stessa idea filosofica veicolata in migliaia di modi diversi, ma sempre allo stesso scopo: legittimare la schiavitù al di là di come la schiavitù dell'uomo si presenta nelle diverse culture.
Le loro non sono idee che hanno giustificato il genocidio nel loro tempo: sono idee che hanno giustificato il genocidio in ogni tempo. Anche nel nostro tempo.
I filosofi non sono uomini al di fuori della vita, sono uomini che hanno vissuto la loro vita legittimando la schiavitù.
E' da qui che dobbiamo partire per discutere di filosofia. Solo se noi partiamo dalla considerazione che i filosofi hanno partecipato all'orrore del genocidio possiamo mettere in discussione la nostra stessa azione e osservare le azioni eroiche che alcuni di loro hanno messo in atto per uscire dall'orrore del loro presente, ma se non partiamo da questo punto di vista per discutere di filosofia, finiremo sempre per legittimare il genocidio.
Pensare il filosofo al di fuori delle vicende della società e della vita, significa pensare al filosofo allo stesso modo del criminale Platone che si ergeva al di sopra e al di fuori della vita. Il filosofo è un uomo della società e ha responsabilità prime nei delitti e nel disprezzo per l'uomo che quella società mette in atto: ha un ruolo nella banda di assassini al di là di come egli interpreta il suo ruolo.
Oggi, vedo alcuni di questi filosofi frequentare i salotti televisivi e giustificare genocidi e stragi con assoluta indifferenza, come un esercizio culturale estraneo alla vita. Li vedo giustificare i peggiori delitti e, se mai qualcuno li accusa per nome e cognome di essere dei delinquenti, ci sono subito poliziotti che torturano, magistrati che imputano reati partoriti dalla loro fantasia criminale e galere che si aprono. Come ai tempi dell'inquisizione cristiana. Sono cambiati i modi, ma non i metodi con cui legittimare la schiavitù nella società.
Questi filosofi, come Platone auspicava l'aristocrazia contro la democrazia, essi auspicano l'ideologia nazista e il trionfo dell'odio del macellaio di Sodoma e Gomorra contro il diritto dei cittadini di essere dei soggetti di diritto Costituzionale.
Ed io non posso tollerare che il sangue di cui sono responsabili i filosofi del mio tempo ricada anche sulle mie mani!
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Marghera, 21 aprile 2014 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.