Settimo volume:
cristianesimo, nazi-fascismo, identitarismo e sovranismo
la genesi dell'assolutismo
capitoli del settimo volume della Teoria della filosofia aperta
Fare la biografia di Cesare Lombroso, significa fare la biografia di un criminale che ha devastato la società civile in nome dell'ideologia creazionista mediante la quale interpretava la realtà nella quale viveva.
Per Cesare Lombroso è Dio che ha creato il criminale. Si leggono le tracce della creazione di Dio nella sua fisionomia. Il criminale è criminale per volontà di Dio. Come il re è re per volontà di Dio e il povero è povero per volontà di Dio.
Questa idea è l'idea che ha condotto Cesare Lombroso per tutta la sua vita. Ha generato il suo disprezzo per l'uomo, l'odio per chi non si mette in ginocchio davanti al re o al padrone. Un individuo vissuto per odio rubando la dignità all'uomo, i suoi sentimenti, i suoi desideri e le sue possibilità di costruire un proprio futuro.
L'uomo creato dal suo Dio doveva sottomettersi, doveva prostrarsi all'autorità costituita che era autorità per volontà di Dio e padrona della sua vita.
Cesare Lombroso non cerca le cause degli avvenimenti nel mondo, ma squarta l'uomo perché le cause sono nella creazione che esprime la volontà di Dio nei confronti di ogni singolo uomo determinando il suo destino sociale.
Lombroso esprime quanto c'è di più squallido, cattivo, perverso, sadico compiacendosi di violentare l'uomo. L'uomo è delinquente perché Dio lo ha voluto così e Lombroso si erge a giudice della volontà di Dio.
Come quando nel suo libro, "L'uomo delinquente", Lombroso vuole dimostrare che il comportamento criminale c'è fin dalla nascita e che anche i bambini sono criminali. Un'idea che è ancora fatta propria da molti sistemi giuridici, come quello USA.
Scrive Cesare Lombroso:
Anche a noi accorsero dei casi veramente genuini di criminalità in età precocissima.
7. - A 13 anni, un B. A., brachicefalo, indice 87, oxicefalo, con occhi obliqui, zigomi sporgenti, mandibole voluminosissime, orecchi ad ansa, gozzuto, ferì a morte, con un coltello nel cuore, un compagno che gli negava i denari vinti al giuoco. A 12 anni fu già nei postriboli. Sei volte fu condannato per furto. Ebbe un fratello ladro, una sorella meretrice e la madre criminale. Era religioso, frequentava, almeno, le chiese; però nulla disse al confessore del delitto commesso.
8. - Mainero, un ragazzo di fisionomia precoce e sviluppo scarso, sicchè a 12 anni ne mostrava 6; alto 1,24, capacità cran. 1390 c. c., indice 80, orecchie ad ansa, zigomi sporgenti, occhi vivaci; a 8 anni cominciò a rubare; nipote di un assassino, si vantava di averlo seguìto nelle sue imprese e avere organizzato bande per derubare le elemosine delle chiese ed i pollai, e di essersi appropriato spesso la parte che spettava ai suoi piccoli complici, il che fu causa che essi lo denunciassero.
9. - L. B., di Genova, cranio ampio, fronte stretta, tatuato nel braccio col motto: Morte ai vili, e viva l'alleanza! rubò fin da 8 anni, borsaiolo, ha 7 fratelli, di cui 3 sono in carcere.
10. - Un certo G., di famiglia onesta, prognato-oricefalo; a 7 anni cominciò a rubare in iscuola, spogliando persino i maestri. Giunse a simulare presso la Questura mali trattamenti per far incarcerate i suoi genitori; ha anche una sorella che è sospetta di furto e litigiosa.
11. - Un ragazzo, L. P., che a 19 anni si mostrò truffatore abilissimo, ladro, con tentativo di omicidio, perfetta apatia morale, statura alta, testa piccola, allungata, senza barba, naso sproporzionato e ricurvo: figlio ad alcoolista e madre lasciva, con nonno materno suicida; in età di 3 anni, andando coi servi al mercato, cominciò a rubare dalle ceste denari, pesci, frutti; seguitò a rubare in casa, poi nella scuola.
12. - Il brigante antropofago F. Salvatore, di Catania, che tre volte simulò la pazzia, mi lasciò in una memoria manoscritta come già fin dai 6 anni egli rubasse ai genitori cibi che regalava ai compagni, e più tardi, ai 9 anni, rubava all'osteria delle pezze intiere di formaggi; e in una lite per giuoco con un amico, gli strappò un pezzo d'orecchio, e ciò malgrado il padre fosse onestissimo e lo bastonasse di santa ragione per correggerlo. A 14 anni ferì con un coltello gravemente un compagno di giuoco. Con false chiavi rubò i denari del padre. Ai 19 uccise un uomo.
13. - Da madre isterica di grande ingegno e da padre di grande ingegno, ma bizzarro e abusatore del lavoro; due zii, uno di grande ingegno ed uno alienato, derivarono quattro figliuoli: uno onestissimo; uno eccessivamente lascivo, suicida dopo omicidio commesso per passione; uno bravissimo negli affari commerciali, da giovinetto ladro e renitente a qualunque studio; un altro, rachitico, con fronte sfuggente, fu ladro così tenace, tanto da rubare perfino gli orologi e gli oggetti che trovava in casa dei parenti, ad onta di castighi severissimi; a 16 anni si fece onesto, forse per la grande cura della madre; divenne poi abilissimo negli affari.
14. - Un ragazzino, che a 3 anni aveva già abitudini onanistiche e piacere a veder sgozzare le bestie, a 5 anni era astutissimo nel fare il male. Quando vide il fratellino perdere sangue dal naso, ne trasse tosto profitto e lo fece precipitare dalla sedia col viso a terra, immergendovi con piacere le mani ed esclamando: "Voglio uccidere quel piccino, voglio vedere il sangue, solo questo mi dà piacere". Chiesto se avrebbe uccisa la madre, rispose: "Sicuro, e come amerei lei, se non amo me! voglio ucciderla, e se non posso ora, aspetterò quando sarò grande" (Encephale, 1883).
15. - Verga (Rendiconto Istituto Lombardo, 1883) racconta di un fanciullo di oltre 11 anni, colle tempia sporgenti, intelligente ed istruito, per contadino che era, che per odio aveva prima ferito e minacciato della vita un compagno, e per ultimo, uccisolo per questione di poca erba con replicati colpi di falcetta, non arrestandosi che per la difficoltà che incontrava ad estrarre dal cranio la punta ricurva del suo strumento; lo gittò poi in un fosso, dove si lavò, ed inventò che ambidue erano stati assaliti da un camparo, e per fuggire avevano dovuto gittarsi nell'acqua; confessò solo quando seppe che, grazie all'età, non sarebbe stato molto punito.
16. - G ... B ... di M ... , d'anni 12. Peso kg. 37,4; statura m. 1,39. E' figlio naturale di due vedovi; il padre, oste, d'indole pessima, ha commesso molteplici sevizie contro la moglie, e, per citarne una, si buccina che un giorno le abbia strappato tutti i peli delle pudende ~ la madre è donna di mala vita; non nutre affetto alcuno per il figlio, il quale, appena venuto alla luce, fu posto in un brefotrofio, da cui fu poi tolto dal padre nel secondo anno di vita. G ... B ... nell'infanzia è caduto in un pozzo, da cui fu immediatamente estratto, e per questo accidente stette in letto una settimana. Sofferse malattie convulsive ne' suoi primi anni, poi un trauma al capo, a 7 anni. Cominciò a bere liquori molto presto: a 6 anni conduceva già una vita vagabonda, fuggendo spesso di casa, mancando alla scuola e andando volentieri a commettere furti campestri; anche in casa sottraeva denaro dal banco del negozio. Quando vedeva i ragazzi suoi compagni che giocavano e si divertivano, li percuoteva, perchè, esso confessa, ha la rabbia di vederli contenti ed allegri. L'anno scorso ha ferito al capo un suo coetaneo con una bottiglia, dopo d'averlo aspettato in agguato; si è appunto per questo reato che si trova in carcere. E' un attaccabrighe; non passava giorno che non si azzuffasse con qualcuno: fu, perciò, ammonito parecchie volte dal Pretore.
Esame antropologico. - Capo: forma trococefalica, presenta una spiccata platicefalia posteriore, suture coronaria e sagittale completamente saldate, angolo orbitale del fronte molto pronunciato, il sinistro più depresso del destro, peluria alla fronte, orecchie ad ansa, spostato il lobulo del Darwin a destra, multiplo a sinistra: indice cefalico, 80; capacità complessiva 1477 c. c. L'orecchio sinistro misura in altezza rom. 60, e in larghezza mm. 32; il destro, 58 in lunghezza e 30 in larghezza; a destra ha una acuità acustica normale, a sinistra 2 cm. meno che a destra. Lo zigoma sinistro è più voluminoso del destro; questo fa sì che la parte sinistra della faccia appaia più sviluppata. Naso camuso e deforme, sguardo feroce; si osserva un particolare movimento della palpebra quando fissa un oggetto, oppure viene irritato.
Tratto da: Cesare Lombroso, L'uomo delinquente, Bompiani, 2013, p. 148 - 152
L'idea di Lombroso è che le persone sono oggetti creati delinquenti dal suo Dio padrone. Non è l'idea di quell'epoca, è il terrorismo ebreo e cristiano veicolato nel positivismo che cercava la dimensione della creazione nelle forme per spiegare il "male" voluto dal Dio di ebrei e cristiani. Il Dio padrone Lombroso, era al di fuori della vita, al di fuori delle condizioni e delle contraddizioni dell'esistenza e gli altri, quelli che non si sottomettevano alle sue farneticazioni, erano i "pazzi", i "delinquenti" mentre, il solo delinquente definibile in base alle sue stesse affermazioni, è Cesare Lombroso.
Oggi come oggi, questi delitti attribuiti ai ragazzi sono imputabili solo alla violenza con cui gli adulti hanno agito sui ragazzi. Sono imputabili ai cristiani e alla chiesa cattolica che ha violentato sistematicamente l'infanzia.
Ne abbiamo a centinaia di delitti simili, ma sono tutti riconducibili all'ambiente in cui i bambini sono stati vittime di abusi e di violenze. Quelle stesse violenze di cui si compiace Cesare Lombroso. Come se la violenza avesse una qualche funzione educativa, mentre ha solo una funzione di addomesticamento che stimola nella struttura emotiva una necessità di ribellione per soddisfare la pulsione fondamentale dell'autoaffermazione di sé nell'esistenza. Pensa, dice Lombroso quando parla di uno di questi ragazzi è diventato un criminale "e ciò malgrado il padre fosse onestissimo e lo bastonasse di santa ragione per correggerlo". Più il padre lo bastonava e più stimolava nel ragazzo la necessità di ribellione da quelle condizioni. Cesare Lombroso è un vigliacco! Un miserabile! Un individuo senza dignità morale se non quella dell'omicidio e del genocidio. Come la strage a cui ha partecipato macellando quelli che lui chiamava "briganti" e che diffamava indicandoli come "sottouomini".
La biografia di Cesare Lombroso che sto scrivendo è la trentesima biografia sui sessanta filosofi che partecipano alla partita di calcio mondiale della filosofia.
Perché è importante nella storia del pensiero Lombroso? Perché fa parte di quella corrente filosofica detta "positivista" che, iniziata con Comte, si spacciava per materialista e, al contrario, era una corrente religiosa cristiana integralista che al Dio cristiano sostituiva una pretesa di onnipotenza scientifica e metteva in atto azioni di devastazione sociale fra i quali la nascita della sociologia come uno strumento di controllo e coercizione sugli uomini e il nazional socialismo con i suoi campi di sterminio. Dalle cliniche per la lobotomia ai manicomi in cui internare generazioni di uomini sofferenti. Una corrente filosofica che ancora oggi, trasformando le persone in oggetti di possesso o oggetti d'uso, pretende che funzionino per i suoi scopi.
Lombroso è collocato nella squadra di calcio degli "esistenzialisti" coloro che cercando una risposta all'esistenza dell'uomo sulla terra vogliono confermare che l'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio contro ogni verifica e contro ogni analisi della realtà.
Tutte le biografie dei 60 filosofi che partecipano alla partita mondiale di calcio filosofica hanno lo scopo di collocare il filosofo nell'esatta dimensione della realtà vissuta per comprendere almeno alcuni meccanismi psico-emotivi dai quali sono scaturite le sue idee.
Marghera, 23 novembre 2018
capitoli del settimo volume della Teoria della filosofia aperta
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 07 ottobre 2021
Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.