Cod. ISBN 9788891185785
Teoria della Filosofia Aperta - Volume due
Jakob Moleschott è un fisiologo e filosofo danese nato a Boscoducale nel 1822 e morto a Roma nel 1893. Moleschott fu docente di fisiologia e antropologia all’università di Heidelberg. Per l’ostilità dell’ambiente accademico dovette lasciare il paese ed andare in Svizzera. Le sue teorie materialiste, legate al positivismo materialista, lo costrinsero a rifugiarsi a Zurigo dove conobbe Francesco De Sanctis, anche lui rifugiatosi a Zurigo. Quando De Sanctis divenne ministro delle Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, chiamò Jakob Moleschott a ricoprire la cattedra di fisiologia di Torino. Moleschott, diventato Senatore del Regno d’Italia nel 1876, insegnò a Roma dal 1879.
Moleschott è uno scienziato e appartiene a tutto quel movimento di rinascita della scienza dopo l’oscurantismo cristiano che ha seguito l’illusione positivista. Fra vivisezione, lavori anatomici, sviluppo della fisica e della chimica, il XIX secolo è un secolo di sviluppo industriale. Nascono e si sviluppano le ferrovie, le industrie e alle Compagnie vengono date concessioni grandi come Stati Africani. La borghesia trionfa e nel suo trionfo abbisogna di scienziati che analizzino la materia e la trasformino in, merce commercializzabile.
Alcuni di questi scienziati cercano di elaborare anche delle teorie filosofiche con cui supportare le loro ricerche e spiegare oggettivamente il contesto delle loro scoperte.
Questi individui sono individui educati nel cristianesimo; applicano l’ideologia cristiana nella loro ricerca scientifica e modificano di poco le loro idee religiose per non compromettere la loro stessa ricerca scientifica.
Il positivismo, che sostituisce la scienza al dio cristiano, non procede nella critica all’ideologia religiosa cristiana, non mette sotto processo Gesù per i suoi delitti o per la sua pretesa di essere il padrone degli uomini, non mette sotto processo la morale cristiana né i principi politici dell’assolutismo cristiano. Il positivismo squartando cadaveri e manipolando la materia cerca di trovare il senso del dio padrone cristiano, del Gesù criminale, della morale cristiana in elementi della materia. Tenta, in altre parole, di scoprire l’oggettività di una soggettività oggettivizzata. Anziché distruggere l’oggettivazione del dio padrone cristiano e di ridurlo ad una dimensione soggettiva del singolo individuo, mette in atto azioni di ricerca scientifica per cercarne la causa nella materia.
Questa osservazione assume un valore particolare se fatta nei confronti di Jakob Moleschott. Questo scienziato, come altri nel suo tempo, è artefice di numerose scoperte e numerosi lavori che contribuiscono allo sviluppo della medicina nel suo tempo.
Moleschott mette in atto studi importanti sui meccanismi della respirazione, scopre la funzione della luce sullo sviluppo dell’organismo, ecc.
Moleschott sta alla filosofia esattamente come Galileo. La filosofia non è l’oggetto di trattazione di Moleschott, come non lo era per Galilei, ma è uno strumento con cui giustificare la propria attività di ricerca scientifica.
Come Galileo non è Francesco Bacone, così Moleschott non è Feuerbach.
Non perché l’uno è più bravo dell’altro, ma perché uno è scienziato che giustifica filosoficamente la sua attività quando viene attaccato dai teologi mentre, l’altro, è un filosofo pronto ad affrontare, sia pur nelle varie specificità, i teologi sulle loro pretese di descrivere la realtà che trascende l’ambito dei sensi.
Tuttavia la filosofia di Moleschott contiene aspetti che devono indurci a riflettere.
Scrive Giorgio Cosmacini in “Il medico Materialista – Vita e pensiero di Jacob Moleschott” ed. Laterza 2005 p. 81
La materia è dunque, per Moleschott, scientificamente conosciuta nella sua essenza: essa è eterna e dotata di forze. Queste forze sono presenti a livello fisico (movimento, attrazione, calore, elettricità, magnetismo), a livello chimico (affinità elettiva) e a livello biologico (vitalità). La cosiddetta forza vitale non è immateriale, non è una forza dello spirito, ma è una proprietà della materia, un prodotto di conversione di altre forze materiali. Tale conversione e riconversione delle forze materiali, tale trasformazione dinamica intrinseca alla materia è la vita. Essa è in continua, perenne circolazione. Tra vita e non-vita non c'è alcuna cesura: quella stessa forza che nel vivente è irritabilità, movimento, sensazione, psichicità, nel non-vivente è fisicità e chimismo. Mondo organico e mondo inorganico sono parti continue dello stesso mondo materiale: mentre la materia strutturalmente più complessa si semplifica progressivamente nei processi di riduzione, la materia strutturalmente più semplice si complica progressivamente nei processi di sviluppo. Così in natura organismi in decomposizione fecondano il terreno e questo a sua volta produce e nutre nuovi organismi.
Moleschott trova la vita nella materia. La vita emanazione psichica dei corpi. Lo “spirito” come emanazione del corpo materiale. Moleschott non sa quali siano le leggi per le quali un corpo manifesta vita differenziandosi da un corpo che non manifesta vita o dall’ambiente che lo contiene. Tuttavia è quel corpo il soggetto agente nel mondo e non l’“anima” o un oggetto diverso dal corpo, come sostenevano gli idealisti, i cristiani e i cattolici in particolare. Nella materia, osservava Moleschott troviamo i meccanismi che giustificano la vita e che giustificano i comportamenti e quella morale.
Si trattava di cercare e di trovare quei meccanismi capaci di trasformare un corpo “inanimato” in un corpo animato e anche se la scienza tecnica ha fatto grandi progressi da Moleschott ad oggi, conoscendo tutta una serie di elementi ignoti e inconoscibili per Moleschott, sappiamo che il meccanismo per il quale la materia inanimata si trasforma in materia animata è oggi abbastanza individuato.
I teologi erano sconvolti all’idea che i meccanismi della vita fossero nella materia stessa. Oggi che sappiamo che materia ed energia sono la stessa cosa anche se organizzate o percepite in maniera diversa, è più facile concepire la materia datrice di vita. Strappare al dio padrone dei cristiani la proprietà della vita è la più grande rivoluzione del pensiero umano da duemila anni a questa parte.
Proprio perché è uno scienziato e non un filosofo, Moleschott parte dal presupposto che ciò che appare come vita, sia sul piano fisico che sul piano psichico, deve avere dei riferimenti fisiologici, dei meccanismi materiali, che li producono senza mettere in discussione “il ciò che appare della vita”. Se una persona è sessualmente molto attiva, sicuramente devono esistere dei caratteri fisici materiali che determinano la sua propensione ad una marcata attività sessuale. Se dunque individuiamo quei caratteri, possiamo, cercando quei caratteri, individuare le persone che hanno propensioni per una spiccata vita sessuale.
L’educazione cristiana porta Moleschott a trasferire l’attività di dio dei cristiani nell’attività della Natura e a cercare le attività, i marchi, della Natura nella struttura fisica dell’uomo.
Scrive Giorgio Cosmacini in “Il medico Materialista – Vita e pensiero di Jacob Moleschott” ed. Laterza 2005 p. 82
La materia è in perenne metamorfosi: questa sua incessante trasformazione è comprensiva non solo dei movimenti governati dalle leggi della cinematica, della dinamica, dell' elettricità del magnetismo, della chimica, ma anche di altri più complessi, dovuti all' azione di una particolare coppia di processi, la coppia nascita-morte. Nel pensiero di Moleschott il ricambio organico consiste appunto in un vai e vieni bilanciato tra nascita e morte, tra vita e non-vita. Vita e morte sono due modi d'essere materiali, in continuo, reciproco scambio: la vita si rigenera attraverso la morte, che è garanzia della vita. Il discorso moleschottiano, dal piano dell'asserita formulazione scientifica dei dati d'esperienza, si sposta sul piano della celebrazione della natura. Tale celebrazione assume talora, o sovente, intonazioni romantiche. La natura è il luogo della materia e della vita: entrambe vi circolano, animandola. La loro eterna circolazione è l'anima del mondo. Questa circolarità materiale, che unisce in un perpetuum mobile gli opposti poli della vita e della non-vita, è motivo che attinge largamente al patrimonio speculativo della Naturphilosophie.
Moleschott, nel segno dell’ideologia religiosa e filosofica positivista, sacralizza la Natura. Ma non per quello che la Natura è e nella quale vive, ma la natura che viviseziona alla ricerca dei meccanismi fisiologici in un antispiritismo condannato in funzione della materia come corpo vivente.
Da Moleschott , Liebig (quello del brodo) cerca di tenere le distanze. Da un lato viene criticato perché ritenuto ingenuo dall’altro lato Liebig prende le distanze dalle implicazioni del pensiero religioso e politico di Moleschott e altri positivisti.
Il materialismo di Moleschott è un materialismo ingenuo, un materialismo meccanicista, che cerca la risposta dei meccanismi psichici nei meccanismi della materia applicando, di fatto, i principi della magia simpatica. Se hai una certa caratteristica, dice Lombroso, sei un criminale e dunque, se hai quella caratteristica andresti imprigionato perché sicuramente commetterai dei crimini.
Secondo i positivisti di Moleschott la materia, al vertice della sua organizzazione, produce automaticamente lo spirito umano senza l’intervento dei processi storici e sociali. Ne deriva che tutto è materia che produce anche la ricchezza e la povertà che non dipendono da processi sociali, ma da strutture organizzate della materia.
Come tutti i cristiani hanno bisogno di dio, così Moleschott presuppone che i concetti della scienza manifestino l’essenza della realtà. Come gli idealisti incontrano l’essenza della realtà nella creazione di dio o gli spiritualisti che incontrano l’essenza della realtà nello spirito divino. Un padrone, un padrone, comunque lo si chiami, che esprimi la realtà in cui viviamo. Per un cristiano è sufficiente non dire che la realtà è espressione di sé stessa, per sé stessa e in sé stessa.
L’utopia di Moleschott consiste nella fede in un progresso della scienza, una vera e propria trasformazione organica. Dall’organismo scientifico nascerebbe il sapere filosofico. Una filosofia che nasce dalla scienza e non una filosofia che guida lo sviluppo della ricerca scientifica. Per questo motivo Moleschott non sviluppa né una critica alla scienza, né una critica alla teologia cristiana. Moleschott non si rende conto che la ricerca scientifica che sta mettendo in atto non è altro che il trasferimento nella scienza o nella natura di tutti i principi teologici cristiani.
Quella di Moleschott non è una vera e propria filosofia. Non si sviluppa come un sistema di pensiero, ma è piuttosto una giustificazione del suo operare come tecnico fisiologico. Un tecnico che cerca i meccanismi psico-emotivi nell’organizzazione della materia alla stessa stregua con cui Lombroso cercherà le spiegazioni del carattere e le tendenze psichiatriche nella fisiognomica.
La deriva positivista della scienza farà molti danni eppure sarebbe bastato applicare, per quanto sia inadeguato, le utopie del “progresso” positivista rispondendo alla domanda: gli Esseri della Natura, secondo i cristiani, sono creati dal loro dio padrone e il dio padrone determina etica, morale e dogmi in cui le sue creature si muovono; dal momento che gli Esseri Umani emergono dalla Natura qual è l’etica, la morale, le strategie di vita, i dogmi che potrebbero praticare?
Come gli idealisti e gli spiritualisti avevano il dio padrone in cui conchiudere il loro futuro, i filosofi positivisti avevano la scienza, come manifesta in quel momento, in cui conchiudere la realtà vissuta. Non cambiava la vita degli uomini perché ogni scienza era il prodotto del bambino, ora adulto, la cui psiche e i cui occhi erano stati manipolati dai cristiani in funzione del loro dio padrone.
NOTA: riferimenti, guida e citazioni tratte da “Il medico materialista – Vita e pensiero di Jakob Moleschott di Giorgio Cosmacini e. Laterza 2005
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Marghera, 30 dicembre 2013 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.