Platone contro Orfeo: le origini del mondo
Prima parte

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Orfici e Platonici

In tutti i frammenti orfici che sono giunti fino a noi non c'è una sola traccia di azioni demiurgiche o di un soggetto che costruisce il mondo al di fuori del mondo stesso.

Nei frammenti orfici, la figura che maggiormente balza agli occhi e che rappresenta una sorta di inizio è Nera Notte o Madre Notte.

Nera Notte rappresenta la condizione dello spazio. All'inizio del tempo, dicono gli orfici, c'era lo spazio in tutte le sue forme: Erebo e Tartaro. Quello spazio era caratterizzato dall'assenza di luce: dall'assenza di coscienza. Era uno spazio vuoto. In esso non brillava nessuna consapevolezza e, al veggente, appare come un Caos infinito in cui la sua ragione si perde. In questo spazio vuoto non esisteva la terra, né l'aria, né il cielo. Dentro a Nera Notte, quando il tempo non era, tutto era nero e tutto era silenzio.

Degli Orfici, scrive Aristofane:

Affinché, ascoltata correttamente da noi ogni cosa circa le realtà celesti,
la natura degli uccelli e l'origine degli dei, dei fiumi, dell'Erebo e del Caos,
sapendola in modo retto, diciate quindi a Prodico da parte mia di piangere.
In principio c'erano il Caos e la Notte e il nero Erebo e il vasto Tartaro;
non esistevano né la terra, né l'aria, né il cielo; nel grembo illimitato di Erebo
prima di tutto la Notte dalle ali nere genera un uovo pieno di vento,
dal quale, nel volgere delle stagioni, nacque Eros il desiderabile,
dal dorso rifulgente di ali d'oro, simile a rapidi turbini di vento.
Costui, unendosi di notte con il Caos alato nel vasto Tartaro,
fece schiudere la nostra specie e la condusse per prima alla luce.
La stirpe degli immortali non esisteva prima che Eros non avesse mescolato insieme ogni cosa.
Congiuntesi le cose le une alle altre, nacquero il cielo; l'oceano,
la terra e la stirpe immortale di tutti gli dei beati.

Da Otto Kern, Orfici, testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 193

Che piaccia o meno, Aristofane (445/450 a.c. - 385 a.c.) se avesse raccontato delle stupidaggini sugli Orfici, sarebbe stato contestato in quanto, le sue commedie, erano manifestazioni pubbliche a differenza dei testi di Platone che circolavano in ambiente privato e circoscritto.

Questa visione, da cui gli Orfici partono per sviluppare il loro discorso cosmologico, si trova in contrasto con la visione cosmologica di Platone.

Nel Timeo Platone scrive:

"E ciò che è generato, abbiamo detto che è necessario che sia generato da una causa. Ma il Fattore e il Padre di questo universo è molti difficile trovarlo e, trovatolo, è impossibile parlarne ad altri.
E questo si deve indagare dell'universo: guardando a quale degli esemplari chi ha fabbricato l'universo lo abbia realizzato, se all'esemplare che è sempre nello stesso modo e identico o a quello che è generato.
Ma se questo mondo è bello e l'Artefice è buono, è evidente che Egli ha guardato all'esemplare eterno; e se, invece, l'Artefice non è tale, ciò che non è neppure permesso a qualcuno di dire, ha guardato all'esemplare generato. Ma è evidente a tutti che egli guardò all'esemplare eterno: infatti l'universo è la più bella delle cose che sono state generate, e l'Artefice è la migliore delle cause.
Se, pertanto, l’Universo è stato generato così, fu realizzato dall’Artefice guardando a ciò che si comprende con la ragione e con l’intelligenza e che è sempre allo stesso modo.
Stando così le cose, è assolutamente necessario che questo cosmo sia immagine di qualche cosa."

Platone, Timeo, in "Platone, tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1361-1362

Il punto di partenza dal quale iniziare ad analizzare la realtà del presente vissuto in Platone è diametralmente opposta al punto di partenza dal quale gli orfici fanno iniziare il loro discorso cosmologico che porta al presente vissuto.

Platone mette al centro del suo pensiero sé stesso come Artefice; Orfeo mette al centro del suo pensiero il mondo in cui vive. Mentre Platone è estraneo al mondo in cui vive, Orfeo partecipa alla vita del mondo. Come estraneo al mondo, Platone identifica il mondo come una costruzione dell'Artefice. Orfeo identifica il mondo con le condizioni dell'esistenza (divine in sé) e le trasformazioni dell'esistenza nell'esistenza.

Platone dice che è l'artefice che ha guardato all'esempio eterno. Un esempio al quale guardare e da usare come modello per fabbricare l'universo attuale che, considerato bello, manifesta l'essere bello dell'artefice.

In Platone si manifesta un gioco retorico che parte dal presupposto che nessuna cosa può esistere se qualcuno non l'ha costruita seguendo un modello e l'esistenza della cosa manifesta la realtà oggettiva del suo costruttore. Si tratta di un gioco retorico proprio dei sofisti dal momento che, dice Platone:

Dunque, o Socrate, se dopo molte cose dette da molti intorno agli dèi e all’origine dell’universo, non riusciamo a presentare dei ragionamenti in tutto e per tutto concordi con se medesimi e precisi, non ti meravigliare. Ma se presenteremo ragionamenti verosimili non meno di alcun altro, allora dobbiamo accontentarci, ricordandoci che io che parlo [D] e voi che giudicate abbiamo una natura umana: cosicché, accettando intorno a queste cose la narrazione probabile, conviene che non ricerchiamo più in là.

Platone, Timeo, in "Platone, tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1362

Platone fa dire a Timeo che effettivamente quanto Timeo afferma è irragionevole "conviene che non ricerchiamo più in là." quando Platone non si fa riguardo ad accusare i filosofi che gli sono contrari di non essere esaustivi.

Un costruttore che è "molto difficile trovarlo ed è impossibile parlarne ad altri". Si tratta, in sostanza, di un oggetto, l'artefice, immaginato da Platone partendo dal presupposto che l'universo sia opera sua. Platone non può pensare l'universo se non come l'opera di un artefice.

Platone si guarda bene di chiedersi chi abbia costruito l'artefice.

Se nulla può esistere se non ciò che è modellato da un artefice; com'è possibile che possa esistere un artefice che non è modellato da un altro artefice?

Quando Platone afferma che non è permesso ad alcuno dire che l'Artefice si è ispirato ad un modello di universo generato, significa che pone degli aut-aut alla sua indagine che dipende tutta dall'accettazione dell'esistenza dell'artefice al cui concetto, il suo interlocutore, si deve adeguare.

Nella Nera Notte, dicono gli Orfici, appare un uovo pieno di vento. Gli Orfici non si chiedono "Chi ha messo l'uovo!". Gli Orfici dicono che in Nera Notte loro scorgono un uovo. L'uovo appare come "generato" da Nera Notte. Divenuto in essa. Non dicono "Nera Notte ha costruito un uovo", ma dicono:

Nel seno sconfinato di Erebo
la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento.

La "guerra" fra i teologi Orfici e Platone, si sviluppa partendo da queste due condizioni che entrambi pongono a fondamento dello sviluppo della loro diversa ideologia per definire le condizioni del divenuto della realtà nella quale vivono.

Secondo Platone l'Artefice che costruisce il mondo seguendo un modello, ha un'intelligenza, un progetto, uno scopo, una volontà, ecc. Non è attribuita dagli Orfici, al contrario di Platone, intelligenza, scopo, volontà a Nera Notte: lei genera, non costruisce.

Partendo dal punto di vista della scienza del 2000 si può affermare che la ricerca scientifica conferma la visione degli Orfici, un unico oggetto "rotondo" nel buio dello spazio dà il via alle trasformazioni che generano il presente. Al contrario, la ricerca scientifica nega le farneticazioni deliranti di Platone che vede il mondo creato da un Artefice. Il big-bang corrisponde alla visione degli Orfici, mentre, non fornisce nessun elemento a sostegno delle tesi di Platone.

Chi fu ad inventarsi l'idea di un "Dio creatore"?

Quando io vado alla ricerca nella storia della filosofia, a seconda degli interessi personali del momento, attribuisco quest'idea a vari soggetti ideologici perché, quest'idea assolutistica, è stata elaborata in vari modi durante gli ultimi due millenni. Se per esempio ho degli interessi politici, sociali, immediati, quest'idea assolutista la imputo ai cristiani. Ma è una questione di necessità contingente, non una verità storica. Se scrivo della relazione fra la filosofia delle antiche religioni prefilosofiche e la filosofia, come oggi la pensiamo, la attribuisco a Platone perché Platone è il padre della filosofia assolutista. Se, nella ricerca, vado indietro nel tempo, l'idea assolutista la attribuisco a Pitagora che, pretendendo di imporre leggi alle città, elaborò l'idea dell'Uno creatore e padrone del mondo. E ancora, trovo quest'idea assolutista in Parmenide che elabora l'idea del Tutto, dell'Essere, ed è considerato il padre dell'ontologia (la filosofia della farneticazione, della malattia psichiatrica).

Un aspetto si deve tener presente per continuare nella ricerca storica. L'ideologia assolutista, da Platone, i Neoplatonici, i peripatetici, gli stoici fino ai cristiani, è un'ideologia del potere, dei dominatori degli Esseri Umani che identificano il loro potere con l'assoluto creatore del mondo di cui loro sono i rappresentanti in terra. Anche quando cristiani e neoplatonici coinvolgono "masse di persone" non siamo davanti ad una partecipazione religiosa della massa, ma siamo davanti ad un uso, fatto dalla religione, delle masse in funzione di questo o quel potere sociale.

Le antiche religioni che possiamo far derivare da Esiodo ed Omero io le riassumo chiamandole orfiche, anche se molte tradizioni si discostavano, e spesso di molto, dalla visione orfica o dionisiaca. Erano manifestazione delle persone, della gente. Sono le persone, la gente, che subisce le aggressioni di neoplatonici, cristiani ed ebrei, nella loro guerra contro le antiche religioni.

Claudio Simeoni

Marghera, 06 gennaio 2012 [revisionata nei contenuti 9 novembre 2024]

 

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Immagini della scuola di Atene di Raffaello

Tratte dalla riproduzione di un artista di strada

 

Particolare scuola di Atene

 

Platone e Aristotele

 

Scuola di Atene

 

Scuola di Atene

 

Vigili manganellatori propri dell'ideologia religiosa di Platone e cristiana

 

Fortificazione di Mestre: cristianesimo e Platonismo

 

Toro uno dei simboli dell'Orfismo

 

Cerimonia dionisiaca Palazzo musica Bologna

 

Orfeo e Platone

Si tratta di due modi diversi ed inconciliabili mediante i quali pensare e vivere il mondo in cui si nasce. Mentre Platone si fa artefice e demiurgo del mondo, Orfeo si fa cantore e viaggiatore del mondo in cui è nato. Mentre Platone, attraverso Socrate, pretende di imporre le leggi e le regole della società e dell'universo, Orfeo costruisce le relazioni con la vita e con la Natura. Platone, con Socrate, pretende di essere il padrone degli uomini, Orfeo un uomo che vive.

 

 

 

 

 

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Ultima formattazione 28 gennaio 2022

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