Robert Owen (1771 - 1858)

I fanciulli in fabbrica.
Lavoratori, padroni, servi e schiavi

Riflessioni sulle idee di Owen.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Owen, sostiene che, "finché gli uomini sono divisi in caste di datori di lavoro e lavoratori, di padroni e di servi", "prevalgono nel mondo l'ignoranza, la povertà e la disunione"

2) Così Poiché il giusto prezzo di un prodotto è quello di costo, Owen sostiene l'abolizione del profitto. Sostiene anche l'abolizione della ricchezza e del denaro, sostituito quest'ultimo da buoni del lavoro indicanti le ore di lavoro di un prodotto.

Il pensiero di Owen si forma nell'esperienza delle relazioni che egli ha col mondo in cui vive. Relazioni empatiche. Relazioni che mettono al centro della relazione la relazione con l'altro e non il desiderio di possesso e di dominio come nell'ideologia cristiana. Owen si pone come l'individuo che abita il mondo in cui vive e non come colui che, ad imitazione del dio padrone dei cristiani, pretende di possederlo.

In Scozia Owen diresse lo stabilimento tessile di New Lanark che faceva lavorare bambini piccolissimi, 5-6 anni e la situazione sociale della fabbrica era caratterizzata da disperazione, angoscia, alcolismo per le paghe da fame, ignoranza e trascuratezza dovute a mancanza di una prospettiva futura.

Nelle fabbriche spesso lavoravano vagabondi provenienti dalle galere e costretti a turni estenuanti, bambini provenienti dagli orfanotrofi, dai brefotrofi o sequestrati ai genitori. Non solo lavoravano per paghe irrisorie, ma parte delle loro paghe venivano loro date in buoni da spendere presso lo spaccio della fabbrica che vendeva a prezzi esorbitanti merci scadenti.

Owen, nella gestione della fabbrica, spostò l'accento dalla necessità della produzione al fattore umano che si occupava della produzione.

La sua idea era assolutamente eversiva nei confronti dell'ideologia sociale cristiana. Mentre il cristianesimo usava i bambini piccolissimi per il lavoro pesante, egli pensava che il lavoro pesante, imposto all'infanzia, fosse deleterio per il carattere e per la crescita dei futuri uomini e donne. Mentre i cristiani pensavano che donne e uomini erano ciò che dio aveva creato, Owen pensava che donne e uomini sarebbero diventati in base alle condizioni che la società presentava loro.

Owen riteneva che il carattere di una persona si forgiasse in base all'ambiente in cui viveva. Tale carattere si forgiava nella prima infanzia e l'infanzia fu una delle attenzioni di Owen. Riteneva che gli uomini fossero naturalmente degli individui sociali, ma che la loro asocialità era indotta da una società violenta nei loro confronti. In sostanza, Owen invertiva le idee cristiane in quanto sosteneva che se il dio padrone dei cristiani fosse stato "buono" gli uomini non sarebbero stati "cattivi" o "asociali", ma dal momento che il dio dei cristiani era malvagio e crudele (come i suoi esecutori che lo rappresentavano) le condizioni sociali che costruivano, rendevano gli uomini ribelli, asociali e a loro volta crudeli.

Owen fu un oppositore alle pene fisiche specie nei confronti dei ragazzi nelle scuole e nelle fabbriche in cui venivano impartite. Solo attorno al 2000 le pene fisiche nelle scuole furono vietate definitivamente in Inghilterra (ancor oggi i cristiani spingono per ripristinarle). Il cristianesimo, sfruttando l'ordine del loro dio padrone nei Proverbi, ha praticato le pene fisiche nei confronti dei ragazzi come risposta ad ogni loro necessità soggettiva.

Owen, proprio partendo dalle sue idee, era un assertore della necessità della scuola. Come imprenditore sapeva di aver bisogno non solo di braccia, ma anche di intelligenza e dipendenti con forti conoscenze tecniche. Aveva migliorato la produzione al punto che le sue fabbriche erano le migliori dell'Inghilterra.

Owen elabora una tensione empatica col mondo che lo circonda e attua tutta una serie di soluzioni, data la sua collocazione sociale come proprietario delle fabbriche, che cambiano le condizioni di vita delle persone. L'istruzione scolastica, la diminuzione delle ore di lavoro dei ragazzi, la scuola, le case che costruisce e gli asili, fanno diminuire l'alcolismo, la disperazione degli operai e aumentano la produzione nelle sue fabbriche.

Owen, per diffondere i suoi progetti di industriale si incontrò con i rappresentanti del governo e col Primo Ministro, con membri reali in Europa, compreso il futuro Zar Nicola. I bambini vivevano liberi, ben educati e intraprendente. La salute a New Lanark era migliore che nelle altre parti industriali d'Inghilterra. Il numero di alcolisti ridotti al minimo, gli operai erano eccellenti, la fabbrica funzionava con fluidità e continuità e l'impresa industriale era di grande successo.

Dapprima fu appoggiato da altri industriali. Questi vedevano nei suoi esperimenti sociali l'azione di un illuso. Quando gli industriali si accorsero che le sue soluzioni sociali funzionavano, venne osteggiato in maniera violenta dai cristiani e dagli industriali che vedono, nel miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone, un pericolo per la loro capacità di controllo del bestiame umano.

Dopo questi esperimenti Owen tenterà di costruire delle comuni separate dalla società. Queste falliscono. Non si può costruire qualche cosa di esterno alla società, una società va migliorata o cambiata nel suo insieme. Per questo, smessi i panni del capitalista inizia a costruire uno dei primi sindacati di lavoratori inglesi per rivendicare delle migliori condizioni di vita.

Con Owen la questione sociale inizia ad essere dibattuta e la discussione diretta sulle condizioni di vita nella quotidianità delle persone diventa argomento centrale nel dibattito politico.

Marx definiva il "socialismo" di Owen un socialismo utopistico, ma Owen uscì dall'utopismo del comunitarismo e si dedicò al sindacalismo partecipativo.

Proprio in omaggio a Owen vale la pena riportare alcuni passi del Capitale di Marx in cui si delinea la situazione dei lavoratori nelle fabbriche in quel secolo.

Pag. 294 del Capitale di Karl Marx Editori Riuniti 1994 Primo Volume.

In un laminatoio, dove la giornata lavorativa normale durava dalle sei del mattino fino alle cinque e mezza di sera, un ragazzo lavorò quattro notti alla settimana, prolungando il lavoro fino per lo meno alle otto e mezza pomeridiane del giorno seguente... e questo per sei mesi", "Un altro, a nove anni, aveva lavorato a più riprese per tre turni di lavoro di dodici ore l'uno, di seguito, e a dieci anni, due giorni e due notti di seguito", "Un terzo, che ora ha dieci anni, per tre notti aveva lavorato dalle sei di mattina a mezzanotte e le altre notti fino alle nove di sera", "Un quarto, che ora ha tredici anni, ha lavorato dalle sei pomeridiane fino al mezzogiorno del giorno seguente per tutta una settimana e, spesso, ha fatto tre turni di seguito, p. es. dalla mattina del lunedì a martedì notte". "Un quinto, che ora ha dodici anni, ha lavorato in una fonderia a Stavely dalle sei di mattina alla mezzanotte per quattordici giorni di fila, e ora non può più continuare". George Allinsworth, di nove anni: "Sono venuto qui venerdì scorso; la mattina dopo dovevamo cominciare alle tre di mattina, così rimasi qui tutta la notte. Vivo a cinque miglia di qui. Ho dormito sul pavimento, con un grembiule di cuoio sotto e una giacchetta addosso. Gli altri due giorni ero qui alle sei di mattina. Eh! Fa caldo davvero qui! Prima di venir qui fui allo stesso lavoro, in un alto forno in campagna, quasi per un anno intero. Anche là si cominciava alle tre di mattina il sabato, sempre, ma almeno potevo andare a dormire a casa, perché ero vicino. Gli altri giorni cominciavo la mattina alle sei e finivo alle sei o alle sette di sera»

Pag. 295 – 296 del Capitale di Karl Marx Editori Riuniti 1994 Primo Volume.

I signori Naylor e Vickers, padroni di acciaierie, che impiegano dalle seicento alle settecento persone, solo il dieci per cento delle quali al di sotto dei diciotto anni, e di questi impiegano ancora solo venti ragazzi come personale notturno, si esprimono come segue: "I ragazzi non soffrono affatto per il calore. La temperatura è probabilmente di 86-90°... Nelle fucine e nei laminatoi le braccia lavorano giorno e notte a turni, però tutto l'altro lavoro è lavoro diurno, dalle sei di mattina alle sei di sera. Nella fucina le ore lavorative vanno dalle dodici alle dodici. Alcune braccia lavorano sempre di notte senza avvicendamento di lavoro diurno e lavoro notturno ... Non troviamo che il lavoro notturno e il lavoro diurno facciano differenza quanto alla salute (la salute dei signori Naylor e Vickers ?), e verosimilmente la gente dorme meglio se ha sempre le stesse ore di riposo, invece di alternarle... Circa venti ragazzi al di sotto dei diciotto anni lavorano col turno di notte ... Non potremmo farcela (not well do) senza il lavoro notturno di ragazzi sotto i diciotto anni... La nostra obiezione sarebbe: l'aumento dei costi di produzione. è difficile ottenere operai specializzati e capi reparto, ma ragazzi se ne possono ottenere quanti se ne vuole ... Naturalmente, data la piccola proporzione di ragazzi che impieghiamo: limitazioni del lavoro notturno sarebbe di scarsa importanza o di scarso interesse per noi»

pag. 296 del Capitale di Karl Marx Editori Riuniti 1994 Primo Volume.

Il signor J. Ellis, della ditta dei signori John Brown & c; ferriere e acciaierie, che impiegano tremila fra uomini e ragazzi, e precisamente "giorno e notte a turni" per una parte del lavoro pesante al ferro e all'acciaio, dichiara che nel lavoro pesante all'acciaio ci sono uno o due ragazzi ogni due uomini. L'impresa del Brown & Co. conta cinquecento ragazzi al di sotto dei diciotto anni e, di questi, un terzo circa, cioè cento settanta, al di sotto dei tredici anni. Riguardo alla modificazione della legge che veniva proposta, il signor Ellis opina: "Non credo che sarebbe cosa molto riprovevole (very objectumable) non far lavorare nessuna persona al di sotto di diciotto anni oltre le dodici ore su ventiquattro. Ma non credo che, al di sopra dei dodici anni, si possa fissare una qualsiasi linea oltre la quale i ragazzi possano essere dispensati dal lavoro notturno. Noi preferiremmo addirittura che fosse proibito di impiegare, in genere, ragazzi sotto i tredici anni o anche sotto i quattordici, piuttosto d'una proibizione di usare durante la notte i ragazzi che ormai abbiamo. I ragazzi del turno di giorno debbono avvicendarsi al lavoro anche nei turni di notte, perché gli uomini non possono lavorare continuamente di notte: rovinerebbe la loro salute. Noi crediamo tuttavia che il lavoro notturno non sia nocivo, se fatto a settimane alterne".

Pag. 297 del Capitale di Karl Marx Editori Riuniti 1994 Primo Volume.

Le "Ferriere e acciaierie Ciclope", dei signori Cammei & Co., sono esercite sulla stessa grande scala di quelle del summenzionato John Brown & Co. Il direttore e amministratore aveva consegnato per iscritto la sua deposizione testimoniale al commissario governativo White, ma poi trovò più conveniente sopprimere il manoscritto che gli era stato riconsegnato per la revisione. Ma il signor White ha memoria tenace. Ricorda con estrema precisione che per quei signori ciclopi la proibizione del lavoro notturno di bambini e adolescenti era "impossibile; sarebbe lo stesso che chiudere le loro officine": eppure la loro impresa conta poco più del sei per cento di ragazzi al disotto dei diciotto anni e soltanto l'un per cento al disotto dei tredici anni.

Pag. 297 del Capitale di Karl Marx Editori Riuniti 1994 Primo Volume.

Sullo stesso argomento il signor E. F. Sanderson, della ditta Sanderson, Bros. & Co., acciaio fucinato e laminato, di Attercliffe, dichiara: "Dalla proibizione di far lavorare di notte adolescenti al disotto dei diciotto anni deriverebbero grandi difficoltà. La difficoltà maggiore deriverebbe dall'aumento dei costi, che accompagnerebbe di necessità una sostituzione del lavoro di fanciulli col lavoro di uomini. Non posso dire a quanto ammonterebbe, ma probabilmente non sarebbe tanto da permettere al fabbricante di alzare il prezzo dell'acciaio e, di conseguenza, la perdita ricadrebbe su di lui, poiché gli uomini" (che gente stravagante!) "rifiuterebbero naturalmente di sopportarla", Il signor Sanderson non sa quanto paga i fanciulli, ma "forse la somma ammonta a quattro o cinque scellini a testa alla settimana ... Il lavoro dei ragazzi è di un tipo pel quale, in generale" ("generally", naturalmente non sempre "in ispecie") "la forza dei ragazzi è per l'appunto sufficiente e, di conseguenza, non deriverebbe dalla maggior forza degli uomini nessun guadagno per compensare la perdita, oppure soltanto nei pochi casi in cui il metallo è pesantissimo. Né gli uomini vedrebbero volentieri di non avere sotto di sé dei ragazzi, poiché gli uomini sono meno ubbidienti dei ragazzi. E poi, i ragazzi devono cominciare da bambini per imparare il mestiere. Limitando i ragazzi al solo lavoro diurno, non si raggiungerebbe questo scopo". E perché no? Perché i ragazzi non possono imparare il mestiere di giorno? Che ragione si porta? "Perché, a questo modo, gli uomini che lavorano a turni settimanali avvicendando lavoro notturno e lavoro diurno verrebbero separati dai ragazzi del loro turno durante metà del tempo e perderebbero metà del profitto che traggono dai ragazzi stessi. L'avviamento che viene dato dagli uomini ai ragazzi viene infatti calcolato come parte del salario lavorativo di questi ragazzi stessi, quindi mette gli uomini in grado di avere più a buon mercato il lavoro dei ragazzi. Ogni uomo perderebbe metà del suo profitto (In altre parole, i signori Sanderson dovrebbero pagare di tasca propria, invece che col lavoro notturno dei ragazzi, una parte del salario degli adulti. Il profitto dei signori Sanderson scenderebbe un po', in questa occasione, ed è questa la buona ragione sandersoniana per la quale i ragazzi non possono imparare di giorno il loro mestiere). Inoltre, questo getterebbe sugli adulti, che ora vengono rimpiazzati dai fanciulli, il peso d'un continuo lavoro notturno, ch'essi non sopporterebbero. Insomma: le difficoltà sarebbero così grandi, da condurre probabilmente alla soppressione completa del lavoro notturno.

Questa schiavitù, prima dell'arrivo del cristianesimo, non è mai esistita. Questa schiavitù è il prodotto dell'ideologia religiosa ebrea e cristiana e molti provvedimenti dell'attuale governo in Italia fatti da Mario Monti, Clini, Ornaghi, Riccardi, Fornero, Passera, Cancellieri, Severino e altri, portano il mercato del lavoro della società civile in questa direzione.

Questi pochi brani tratti dal Capitale di Karl Marx ci dicono in che situazione Owen ha agito per migliorare le condizioni di lavoro dell'infanzia contro le norme del cristianesimo, della bibbia, dei vangeli e delle varie chiese dalla cattolica all'anglicana o la protestante. Il cristianesimo, attraverso Gesù, impone all'uomo di essere merce, bestiame di un gregge. Un insieme di non persone il cui unico diritto che possono rivendicare è quello di essere delle non-persone al servizio del padrone, come Gesù.

E' in questo periodo che la filosofia cambia l'elemento centrale dell'oggetto della sua attenzione. L'oggetto della filosofia non è più solo dio come realtà o padrone che impone una morale, ma l'oggetto della filosofia diventa l'uomo che abita il mondo. La sua vita, le sue condizioni e le relazioni che l'uomo ha col mondo in cui vive.

Vedremo in seguito come i materialisti dialettici metteranno al centro del loro discorso l'economia come attività della vita umana. Nell'economia il ruolo centrale lo ha colui che trasforma merci in prodotti e che usa quei prodotti per alimentare la propria vita.

Con Owen la filosofia non è il volo aulico del possidente o del benestante più o meno annoiato che si distacca dalla vita, ma è l'uomo che fatica davanti ai problemi dell'esistenza e che, davanti a quei problemi, guarda ad un futuro possibile.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Marghera, 25 settembre 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.