Cod. ISBN 9788891185785
Teoria della Filosofia Aperta - Volume due
Quando noi parliamo di "teorie ottocentesche" non facciamo altro che spostare l'attenzione dall'idea al tempo dell'idea. Ciò che rileviamo come sbagliato nell'idea lo giustifichiamo per la collocazione temporale dell'idea come se ci fosse una storia lineare dello sviluppo delle idee. Esiste una storia lineare delle idee, ma non del loro sviluppo o del loro divenire: esiste una storia del controllo sociale mediante le idee.
Il tempo di Carlo Cattaneo è il tempo del cattolicesimo integralista alla Ratzinger al quale risponde l'integralismo scientista che pretende di determinare l'uomo attraverso la descrizione dell'uomo. La guerra in corso fra superstizione fanatica cattolica e pretesa razionale di definire scientificamente l'uomo e la sua vita, hanno come oggetto di conquista il controllo comportamentale dell'uomo.
Quando Carlo Cattaneo parla di psicologia delle menti associate non conosce i neuroni specchio e il loro ruolo nell'omologazione comportamentale imposto dalla società.
Carlo Cattaneo non conosce la plasticità cerebrale né come questa plasticità sia plasmata nella prima infanzia dalle sollecitazioni ambientali in particolare dall'azione dell'ideologia cristiana sui genitori che la impongono, mediante la violenza, ai figli.
Carlo Cattaneo propone idee organicistiche, proprie della filosofia positivista, trasformandole per supportare le sue teorie di dominio nella società.
Per fare un esempio di queste idee:
Alfred Espinas (1844- 1922) alimenta le idee sulla società come un organismo. Insegnante a Bordeaux quando Emile Durkheim, l'uomo che si fa dio padrone e giudice davanti ai fatti sociali, era membro del corpo insegnante. Alfred Espinas pubblicò Des sociétés animales in cui nega l'individualismo e il socialismo. Per Espinas la società è un corpo vivente e le sue parti si autoregolano mediante leggi naturali che per Espinas sono cooperazione, divisione del lavoro, delega delle funzioni. Un corpo che non tollera individualismi o scelte soggettive né organizzazione sociale che non si sottometta all'organismo. E' l'organismo che regola le sue funzioni, non le parti dell'organismo che scelgono di modificare il proprio ruolo.
E anche:
Un altro personaggio che ragionava in termini di società come organismo fu A . .J. E. Fouillé (1838-1912). Affermava che le "idee" sono le forze che tengono uniti i membri della società. Sosteneva che lo stadio finale dell'evoluzione era l'unione completa dell'individualità nella società nella forma di un contratto sociale.
E ancora:
Joseph-Arthur de Gobineau (1816-1882) scrisse un'opera in quattro volumi: Essai sur l'inégalité des races umaines (1853-1855), un libro che era anti-democratico in teoria e filo-tedesco in realtà. La razza superiore. Il dio è con noi. L'ineguaglianza era il frutto dell'evoluzione che dimostrava in alcuni intelligenza e in altri "primitivismo". Il suo punto di vista alimenta la necessità della purezza della razza e l'uso del culto egli antenati per separare quella razza da tutte le altre. Joseph-Arthur de Gobineau influenza Houston Stewart Chamberlain (1855-1927) secondo cui la razza germanica era predestinata dal dio padrone a governare l'Europa. Il delirio assolutista di Houston Stewart Chamberlain fu contagioso e, insieme ad altri deliri, formò una vera e propria miscela esplosiva che portò alle camere di sterminio.
Alcune razze possono "progredire", mentre altre non sono in grado, secondo Joseph-Arthur de Gobineau di raggiungere la civiltà: ma quale civiltà? Quella idealizzata da Joseph-Arthur de Gobineau. Secondo Joseph-Arthur de Gobineau le società primitive sono arretrate perché, secondo lo schema di Joseph-Arthur de Gobineau, non hanno fatto nessun progresso tant'è che sono state colonizzate molto facilmente.
Questo è tratto dalla pagina web:
http://www.stregoneriapagana.it/positivismo_evoluzionismo_organicismo_razzismo.html
Carlo Cattaneo, con l'ideologia delle menti associate, non fa altro che trasferire l'idea organicistica del positivismo nella filosofia italiana.
Il concetto di superiorità della razza è molto forte in Carlo Cattaneo tanto che la sua "Psicologia delle menti associate" inizia con un'esaltazione della superiorità della sua razza contro i selvaggi intesi come razze inferiori.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
Le poche sensazioni del selvaggio sono sterili all'intelligenza, perché vaghe, incerte, incommensurabilì. Il selvaggio non può paragonare il calore di due estati, il gelo di due inverni. Noi sì, col mezzo delli strumenti, precisiamo quanto varia il freddo da neve a neve, quanto varia l'ardore da fornace a fornace. Noi sappiamo a quale calore precisamente si liquefà il piombo, a quale il ferro, quante calorie devonsi accumulare in una stagione per addurre a maturanza un grappolo d'uva. L'apparato di Melloni accusa l'aggìunta ìnfinitesima di calore che ci apporta una persona che si affaccia all'opposta estremità d'una camera. Fin qui vediamo moltiplicarsi sotto la mano della scienza i fenomeni della sensazione; ma tuttavia ciascuno di essi rimane oggetto d'una percezione individuale. Or bene, vi sono fenomeni che un individuo solo non potrebbe mai percepire nella loro pienezza, nemmeno col ministerio delli strumenti, se non vi si associano i sensi di molti. Li uomini che videro il ritorno della cometa, di Halley non sono più quelli che ne osservarono, settantacinque anni prima, l'altro arrivo. Per determinare lo spazio su cui vibra un terremoto, bisogna che più uomini si avvertano fra loro d'averne percepito la scossa ai limiti estremi. Li osservatori che sparsi in diverse stazioni esplorano la tensione magnetica del globo sono come le parti di un commune sensorio delle nazioni pensanti. Signori, lo splendido imperio della sensazione non è nei sensi dei selvaggi; esso è nella scienza. esperìmentale, cinta di tutti i suoi mirabili strumenti, accampata, sulle mobili cupole delli osservatori.
Tratto da: Carlo Cattaneo Psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 420
Quanto fanno schifo i selvaggi a Carlo Cattaneo. Bestie da conquistare, dominare, sterminare in nome della scienza o, come direbbero i Gesuiti, in nome del dio padrone.
Non all'uomo appartiene la percezione del mondo. Le sensazioni non appartengono all'uomo, lui è un selvaggio, l'impero delle sensazioni è nella scienza sperimentale. Il padrone della scienza, le menti associate, sono padrone dell'uomo.
Non c'è differenza fra le tesi di Joseph-Arthur de Gobineau influenza Houston Stewart Chamberlain (1855-1927) e quelle di Carlo Cattaneo. L'esaltazione della scienza padrona porta Carlo Cattaneo al disprezzo di "tutti gli inferiori".
Non ha importanza se le tesi di Carlo Cattaneo nascono nel 1800. Non è l'epoca, ma la struttura emotiva di Carlo Cattaneo che si erge in un delirio di supremazia di razza nell'ossessiva ricerca di derelitti da indicare a disprezzo.
Carlo Cattaneo sa a che temperatura fonde il piombo e questa conoscenza lo fa sentire superiore a colui che sa distinguere una bacca di belladonna da una bacca di mirtillo.
Carlo Cattaneo asserisce che gli uomini che hanno visto il passaggio della cometa di Halley ora sono morti e pertanto, secondo lui, il fatto di trasmettere il ricordo è necessaria l'associazione di più generazioni come è necessario che più uomini comunichino per conoscere lo spazio su cui si avverte un terremoto.
L'impero delle sensazioni, dice Carlo Cattaneo, non sta nei selvaggi, ma sta nella scienza. Avrebbe potuto dire che l'imperio delle sensazioni non sta negli uomini, ma nella scienza. Invece distingue l'uomo che usa la scienza dal selvaggio che non usando LA SUA SCIENZA deve essere pensato privo di sensazioni in quanto queste sono proprie di tutti i "mirabili" strumenti scientifici accampati sulle cupole degli osservatori.
Le sensazioni del selvaggio, dice Carlo Cattaneo, sono sterili all'intelligenza perché il selvaggio non può paragonare il calore di due estati o il gelo di due inverni.
Carlo Cattaneo riprende le teorie positiviste sul progresso dell'uomo, l'evoluzione dell'uomo dalla creazione del dio padrone. Certe razze non hanno progredito, altre razze comandano e sono potenti o perché hanno la scienza della distruzione, o perché hanno il dio padrone. La potenza, la superiorità di razza, di Carlo Cattaneo è scienza del distruggere. Scienza dell'annientamento alla quale gli individui si devono adeguare per manifestare la loro superiorità di razza sopra i selvaggi.
Tutta la psicologia delle menti associate non è altro che la riproposizione del diritto al possesso di uomini ridotti allo stato di "selvaggi" dalle congreghe delle menti associate in quanto queste dominano e sono più forti rendendo il resto della società composta da schiavi (con qualunque eufemismo li si voglia chiamare). Noi, dice Carlo Cattaneo, abbiamo la scienza, abbiamo i cannoni, abbiamo le armi da fuoco e i selvaggi come temevano i conquistatori spagnoli perché avevano i cavalli, temono noi che abbiamo la scienza con cui distruggerli.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
E dove rinviene il selvaggio l'idea-principio intorno alla quale unificare tutte le altre? Il selvaggio, flagellato assiduamente dalle necessità della vita, non si cura se non di ciò ch'è necessario alla vita. Tutto ciò che non è cibo e bevanda, tutto ciò che non è caccia o battaglia, tutto ciò che non può nuocere al suo nemico, né giovare a quel gruppo di viventi col quale egli è immedesimato, è nulla per esso; esso non lo vede e non l'ode. Tutti i viaggiatori hanno notato codesta incuria del selvaggio per tutto ciò che non entra nel rigido circolo de' suoi pensieri. La fame, la sete, la stanchezza, come lo spavento, l'amore, la vendetta lo richiamano sempre a sé e a' suoi. V'è una voce che suona unica e assidua nella sua coscienza, la voce dell'egoismo, ciò che la scienza chiama l'io; intorno al qual io si avvolge la famiglia e insieme ad essa ed alla tribù amica, si avviticchia come fascio di spine la tribù nemica. La passione predomina all'intelletto; l'idea non germina se non in quanto la passione la cova. Il primo sistema, nel punto medesimo in cui scaturisce dall'io, è già un sistema sociale. Con questo principio, di sentimento e non di ragione, di mera associazione d'idee e non di lavoro riflessivo, l'uomo spiega a sé stesso tutti i fenomeni dei quali si cura e dei quali si accorge; tutti li altri restano ripulsi dal suo sistema. Io lo chiamo un sistema, chiuso. Un sistema, non turbato da estrania influenza, potrebbe restar chiuso in eterno. E vaglia il vero, dopo migliaia d'anni dacché cominciò sul globo l'epoca dell'uomo, vi sono ancora oggidì tribù dell'Australia e dell'America equinoziale, che non hanno ancora trovato i numeri per contar le dita d'una mano. Molti popoli sono periti senza uscire dalla prima barbarie. Questa filosofia del selvaggio interpreta la natura per mezzo della, volontà; perché la volontà è un principio affine all'istinto e del quale anche la vita selvaggia è conscia a sé. Ogni cosa che si move appar cosa viva; l'animale, la pianta stessa appaiono trasformazioni dell'uomo. Nella morale d'Esopo li animali sentono e pensano come li uomini. E dove la favola d'Esopo può valer di morale, la metempsicosi può divenire la teologia.
Tratto da: Carlo Cattaneo Psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 424-425
Il selvaggio, per Carlo Cattaneo, non ha l'idea principio attorno alla quale organizzare tutte le altre idee. Non proietta sé stesso come un padrone assoluto attorno al quale organizzare tutte le altre persone come schiave.
La visione di Carlo Cattaneo del "selvaggio" è la stessa idea che sulla storia aveva Onorio. Ai tempi di Carlo Cattaneo le donne dell'Europa, per svolgere le loro mansioni, dovevano impiegare 16 ore di lavoro al giorno; le donne aborigene australiane ne impiegavano due ore e mezzo, il resto era tempo libero. Le donne europee non avevano più vantaggi delle donne aborigene australiane perché morivano mediamente molto giovani, distrutte dalla fatica e dalle malattie. Non godevano del loro tempo di vita.
La superiorità ventilata da Carlo Cattaneo sul "selvaggio" è solo una superiorità dei mezzi di distruzione. Ha mai provato Cattaneo a discutere di filosofia con un selvaggio? Ha mai provato Carlo Cattaneo ad ascoltare il mondo col suo cervello dello stomaco liberato dalla coercizione cristiana che impedisce ai segnali di giungere alla sua coscienza? Ha mai provato Carlo Cattaneo ad usare l'empatia fra sé e il mondo, fra sé e la società in cui vive? Carlo Cattaneo si è sempre sottratto ad ogni responsabilità fuggendo in Svizzera anche quando era stato eletto parlamentare.
Carlo Cattaneo insulta, deride e diffama i "selvaggi" affermando nella sua "Psicologia delle menti associate" che costoro sono così stupidi e ignoranti da pensare che:
Questa filosofia del selvaggio interpreta la natura per mezzo della, volontà; perché la volontà è un principio affine all'istinto e del quale anche la vita selvaggia è conscia a sé. Ogni cosa che si move appar cosa viva; l'animale, la pianta stessa appaiono trasformazioni dell'uomo. Nella morale d'Esopo li animali sentono e pensano come li uomini. E dove la favola d'Esopo può valer di morale, la metempsicosi può divenire la teologia.
Tratto da: Carlo Cattaneo Psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 425
Oggi, per chi non tratta con animali direttamente e sa che questi parlano, Lorenz ha detto che i "selvaggi" avevano ragione mentre Carlo Cattaneo era "cieco davanti all'ovvietà". Oggi sappiamo che i gatti miagolano per parlare all'uomo. Solo da poco iniziamo a comprendere il linguaggio non verbale e il linguaggio emotivo degli animali, specialmente quelli che ci vivono vicino.
Il razzismo e il disprezzo per la vita di Carlo Cattaneo è un insulto a tutte le persone che hanno un po' d'amore per la vita e per il mondo in cui vivono.
Il fatto è che la scienza di Carlo Cattaneo non è un mezzo di analisi e descrizione del mondo, ma è intesa come un'arma con cui conquistare la supremazia sul mondo distruggendo tutto. La scienza, pensata da Carlo Cattaneo, è come il dio padrone dei cristiani: il potere di distruggere tutto e tutti.
Attribuendo un sentire istintuale all'individuo, che Carlo Cattaneo indica come un "selvaggio", lo equipara a non persona, a una sorta di bestiame. Soggetto da sottomettere e massacrare all'occorrenza.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
Vico ed Hegel intrapresero I'istoria delle idee nei popoli, intrapresero l'Ideologia della società. Ma non risalirono a descrivere i nuovi modi d'azione in cui la società poneva le facoltà dell'individuo; lasciarono intatta la Psicologia della società. Rimase ad indagarsi per quali altri modi, oltre al linguaggio, le menti associate nelle famiglie, nelle classi, nei popoli, nel genere umano, potessero collaborare alla commune intelligenza, ovvero contrariarla; e come venissero ad operare con metodi ed effetti che sarebbero impossibili alle menti solitarie. Questa Psicologia delle menti associate è un necessario anello tra, l'Ideologia dell'individuo e l'Ideologia della società. A questa nuova carriera di ricerche, a questa scienza negletta, che può fornire nuovi sussidi alla cultura delle nazioni, io invito li studiosi. E anticipo intanto altra porzione del mio tributo. Ed ora, dall'argomento generale venendo ad uno dei suoi capitoli, traccerò in breve la reciproca azione che hanno più menti, poste fra loro in antitesi, attuate cioè da contrarie idee. Fichte vide l'antitesi nell'individuo, quando, raccogliendosi nell'intimo della coscienza, viene a discernere l'io dal non io. Ma nel suo punto di mira, non ebbe a rilevare che in quel non io stavano confuse la bruta natura e la società umana; non osservò che in quel non io poteva opporsi al pensiero nostro il pensiero altrui. Ciò ch'egli chiamò antitesi, era solamente la distinzione: era un atto di analisi nella coscienza; era solamente la presenza, non era l'opposizione. E siccome la prima intuizione era una, l'antitesi, scoperta in essa per forza d'analisi, poteva congiungersi di nuovo alla: tesi; e riuscire con questa, ad una sintesi: cioè, ad una, seconda intuizione, nella quale la coscienza del complesso abbracciasse anche la coscienza delle parti. Antitesi delle menti associate è, a mente mia, quell'atto col quale uno o più individui, nello sforzarsi a negare un'idea, vengono a percepire una nuova idea; ovvero quell'atto col quale uno o più individui, nel percepire una nuova idea, vengono, anche inconsciamente, a negare un'altra idea. Nel primo caso, ciò che distingue la nuova idea si è ch'ella nasce dal conflitto di più menti, e che fra le menti concordi, o in una mente solitaria, non sarebbe nata.
Tratto da: Carlo Cattaneo Psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 436-437
La tesi, antitesi e sintesi di Fichte, è descritta nei processi della coscienza.
http://www.stregoneriapagana.it/johann_gottlieb_fichte_sviluppo_io.html
Ciò che nello schema fictiano, ripreso da Hegel, Carlo Cattaneo non tollera è la materialità della trasformazione. Che Fichte veda l'antitesi nell'individuo è un'idea di Carlo Cattaneo. Carlo Cattaneo vede l'antitesi di Fichte nell'individuo come idea di distinzione dell'Io che produce una seconda intuizione soggettiva. In questa ottica, Carlo Cattaneo vuole interpretare il concetto di antitesi come confronto di tesi soggettive all'interno della società. Un confronto scontro di tesi soggettive che, secondo lui, farebbero nascere idee sociali nuove attraverso la negazione della validità dell'idea dell'altro.
Mi sembra che questo sia più vicino alla dialettica aristotelica che non al meccanismo di Fichte.
L'idea di fondo di Carlo Cattaneo è l'idea del "pastore di greggi" che modifica e fa nascere nuove idee mediante le relazioni con altri "pastori di greggi". Una sorta di "capi bastone mafiosi" che dal confronto fanno nascere nuove idee su cui gestire i propri mandamenti.
Quello che oggi noi definiamo come mafia è quello che Carlo Cattaneo definiva come federalismo in contrapposizione all'unità d'Italia. Mentre l'unità d'Italia implicava una visione "cristiana-cattolica" in cui il "savoia" si sostituiva al papa cattolico che, a sua volta si era sostituito al dio padrone, Carlo Cattaneo proponeva una società federale fatta da "capi bastone" ognuno dei quali gestiva il proprio gregge sottomesso alimentando gli interessi comuni di tutti i "capi bastone".
Questa è idea fondante le tesi della psicologia delle menti associate. Le menti sono i capi bastone e gli altri sono i "bruti", i "selvaggi".
L'idea di Carlo Cattaneo è quella di usare il metodo dialettico hegeliano, trasformalo e facendolo diventare uno strumento con cui dominare la società. Negando come tu gestisci il "tuo gregge di pecore", nego le idee che applichi (non il diritto di gestire le persone trasformate in pecore del gregge) nella tua gestione del "gregge" e, negando le idee che applichi, faccio nascere nuove idee attraverso le quali "gestire il gregge di pecore". Le menti associate nel dominare gli Esseri Umani trasformati in "greggi di pecore".
E ora riprendiamo la domanda che Carlo Cattaneo si è posto a pag. 424:
E dove rinviene il selvaggio l'idea-principio intorno alla quale unificare tutte le altre?
Come la chiesa cattolica risponde "dal dio padrone o da satana", così Carlo Cattaneo risponde dalla scienza mediante le menti associate di "pastori di greggi".
E il "selvaggio", che cosa risponde?
Nel suo disprezzo per l'altro, Carlo Cattaneo si è dimenticato di chiederglielo. Ma se glielo avesse chiesto avrebbe implicitamente riconosciuto che l'altro, il "selvaggio", era un possibile portatore di unità razionale con cui affrontare il mondo e questo, per chi ha intenzioni, sia pur nell'ipotesi, di trasformare il "selvaggio" in schiavo, oggetto da colonizzare o materiale da campo di sterminio, non se lo può permettere.
E, allora, al posto del "selvaggio" io mi faccio selvaggio e rispondo a Carlo Cattaneo: l'idea principio attorno alla quale unifico tutte le altre. SONO IO!
Io riconosco me stesso non come "pecora del gregge" che le menti associate di padroni portano al macello della vita, ma come soggetto che abitando il mondo trasforma l'azione nel mondo, attraverso quella tanto disprezzata volontà d'agire nel mondo, in idea astratta con cui affrontare e risolvere i problemi della vita. I mezzi che la mia scienza costruirà saranno i mezzi di cui necessito per risolvere i problemi della mia vita. Certamente tu, Carlo Cattaneo, con i tuoi fucili in mano a masse obbedienti, di problemi me ne crei più velocemente di quanto io possa affrontare e risolvere. Anche un vulcano farebbe lo stesso. Solo che io non do del criminale al vulcano, ma a Carlo Cattaneo sì!
Il selvaggio, l'individuo, è il soggetto agente nel mondo. Soggetto che rappresenta nel mondo la propria TESI esistenziale. La mia ANTITESI, con cui mi confronto, è il mondo in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue rappresentazioni antitetiche o concordanti la mia tesi su tutti i livelli in cui avvengono le relazioni umane e non: che possono essere conflittuali, con i "padroni di gregge" quando intendono trasformarmi in una pecora del loro gregge, e possono essere dialettiche (dialettica aristotelica), quando la sintesi avviene considerando bisogni comuni.
Nulla avviene "solo" nella mia testa, tutto avviene nelle relazioni che ho col mondo e le relazioni sono tanto più violente quanto maggiore è la violenza di chi tenta di trasformarmi in bestiame del gregge. La stessa coscienza dell'individuo non può analizzare sé stessa in quanto sé stessa, ma può analizzare sé stessa nelle relazioni con il mondo: è la vita che determina le trasformazioni di un soggetto. Le trasformazioni sono sintesi delle relazioni vissute e ad ogni trasformazione soggettiva del soggetto, costui afferma: "IO SONO QUESTO!". Quel "IO SONO QUESTO!" è un dato di rappresentazione che non contraddice il "IO SONO QUESTO!" del prima della trasformazione in quanto la "verità" non sta nell' "IO SONO QUESTO!", ma nella percezione soggettiva del "ciò che si è ORA" che non può tener memoria della trasformazione in quanto la ragione non aveva accesso alla trasformazione, ma solo al prima e al dopo. Anche quando la ragione è coinvolta nelle tappe della trasformazione, la formazione della sua rappresentazione della trasformazione nella ragione avviene per un susseguirsi di presenti nei quali la ragione, di volta in volta, ha fotografato le fasi della trasformazione fissandoli in un momento statico.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
Le citazioni di Carlo Cattaneo Psicologia sono tratte da La psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 446-450
Quando analizziamo l'aspetto della formazione della sensazione di Carlo Cattaneo, dobbiamo mettere molta attenzione su ciò che Carlo Cattaneo intende col termine "selvaggio". Per carlo Cattaneo il "selvaggio" è altro da sé. E' altro dall'insieme di "menti superiori" demandate al governo del mondo il cui potere deriva dalla scienza capace di dominarli e distruggerli.
In questo senso Carlo Cattaneo elabora soggettivamente il concetto preso da Giandomenico Romagnosi in cui i filosofi avrebbero dovuto guidare la società. Un concetto preso dalla tripartizione Platonica in cui si immagina un gruppo di saggi, di filosofi o di teologi (a seconda dell'estrazione ideologica dell'immaginazione dei proponenti), che governano un mondo di uomini bruti, imbecilli, cretini e incapaci di gestire la loro vita.
Il "selvaggio", in Carlo Cattaneo, viene indicato il contadino, l'individuo senza istruzione delle classi sociali inferiori. Non si tratta del semplice "abitatore delle selve" dalle vedute ristrette, ma del soggetto che, mediante la coercizione culturale, Carlo Cattaneo vuole privare della conoscenza scientifica per poterlo meglio dominare.
Le menti associate, in Carlo Cattaneo non è un insieme di individui che si elevano da un insieme ed agiscono per elevare l'insieme di cui sono espressione. Non è il Carneade che va a Roma per perorare la causa di Atene in quanto emissario di Atene. Le menti associate in Carlo Cattaneo sono una sétta di individui che dominano la società mediante il possesso della scienza che è vista, al pari di Comte, come uno strumento di dominio sociale.
In questo senso va letto il "federalismo" di Carlo Cattaneo che non sarebbe altro che le "menti associate" di dominatori di greggi riunite per dominare meglio il gregge: sono le "menti associate" che progrediscono, non i cittadini trasformati in gregge.
Dalla formazione della sensazione fino alla formazione delle menti associate viene definita da Carlo Cattaneo in undici tappe o undici riflessioni, che vale la pena di commentare una ad una, nel capitolo "Della sensazione nelle menti associate":
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
1 - Tutte le scole che contemplano la sensazione nell'individuo solitario, fanno un atto d'analisi. Esse prescindono dal tatto integrale; ripetono nell'individuo, e pel complesso delle sue sensazioni, uno studio non meno astratto e non meno ipotetico di quello che venne tentato pei singoli sensi nella statua di Condillac.
Tutte le scuole sono CREAZIONISTE! Il dio padrone ha creato l'uomo dal fango e l'uno ha iniziato a sviluppare le sue sensazioni. Se oggi possiamo deridere questo apriori antiscientifico (antiscientifico anche nella sua epoca) dobbiamo mettere attenzione su quante morti, stragi, genocidio grondino le mani di chi, incurante dell'uomo, ha considerato la vita solo in funzione del proprio dio padrone.
La stessa idea della statua di Condillac è un'idea creazionista. Risolve l'uomo costruito dal fango dal dio padrone che diventa cosciente, poco a poco, mediante i sensi, del mondo in cui è stato creato. Tolta l'idea del dio creatore, alla base dei presupposti "filosofici" di Condillac, e tutti i suoi ragionamenti naufragano in un infantilismo fastidioso e criminale.
Lo stesso vale per Carlo Cattaneo. Anche se rifiuta l'idea del venir in essere della sensazione nell'esempio della statua, non lo rifiuta attraverso l'idea dell'"individuo solitario" l'Adamo creato dal dio padrone. Che Condillac inizi il suo discorso dalla forma del fango o che Carlo Cattaneo inizi il suo discorso dal fango che ha ricevuto lo sputo del dio padrone, non cambia nulla nello sviluppo conseguente delle idee sociali che ne derivano.
Per riuscire a comprendere come è venuta in essere la sensazione dobbiamo parlare della vita in sé. Quando i primi Esseri Unicellulari hanno detto "IO SONO!" in quell'ipotetico brodo primordiale manifestando la necessità di espandere sé stessi nel mondo che hanno cominciato a percepire. Un venir in essere senza i sensi come noi li consideriamo. Però percepivano, agivano, veicolavano libido e sceglievano in base al loro venir in essere... Io non so se gli studi di neurologia potranno comprendere il meccanismo della conoscenza di quegli Esseri, magari i bioni, che furono padri ed artefici della vita, so, comunque, che quel meccanismo della percezione del mondo è non solo dentro di noi, ma costituisce la base su cui, nel corso di miliardi di anni è venuto ad articolarsi e a costruirsi tutti i modi con cui noi percepiamo il mondo. Sia noi, come Esseri Umani, che noi, come tutti gli Esseri Animali di tutte le Specie, sia noi, come tutti gli Esseri di ogni Specie del mondo vegetale.
Quel meccanismo di percezione del mondo e della vita è il padre di ogni forma di percezione di quelli che i creazionisti chiamano "animali superiori".
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
2 - Per fatto di natura, l'uomo nascente vien raccolto al seno d'una madre. Già nei primi albori della vita, l'istinto materno s'associa agli istinti dell'infante; s'insinua fra quella confusa agitazione di tutti i sensi, la quale non può divenire d'un sol tratto una sensazione chiara e distinta, perché questa ne suppone altre da cui debba distinguersi, Fra queste deve a grado a grado farsi chiara e distinta primamente quella che più assiduamente ritorna, Fra gli insoliti contatti dell'aria e dei corpi, la presenza materna è forse l'unica sensazione che non sia molesta; e forse per questa opposizione costante a tutte le sensazioni moleste, è la prima che fra tutte le altre chiaramente si discerna e si affermi.
Il salto di miliardi di trasformazione dei viventi viene fatto da Carlo Cattaneo con una leggerezza che lascia sgomenti. Non sta parlando della sensazione dell'uomo, ma sta parlando della sensazione dell'uomo di oggi. Dell'uomo che nasce dalla vagina della propria madre nella sua epoca come se fosse creato dal dio padrone. Non concepisce la sedimentazione nella struttura fisica di capacità di percezione del mondo al di fuori dei cinque sensi come li usa la ragione.
Sta parlando dell'uomo che elabora la propria sensazione del mondo dopo aver elaborato la propria sensazione e averle dato un imprinting nella pancia della propria madre, dopo che la percezione della propria madre è passata, come possibilità per favorire l'esistenza nel mondo, al nuovo nato.
Questo nuovo nato è il prodotto di miliardi di anni di trasformazioni soggettive. Non è creato dal dio padrone come Carlo Cattaneo lo immagina.
Il neonato deve selezionare i fenomeni del mondo. Spegnere la percezione dei fenomeni e discriminare nella percezione della qualità degli stessi che non gli sono opportuni o funzionali: costruire la sua visione soggettiva del mondo entro la quale mettere in atto le proprie strategie di vita che, nella realtà vissuta da Carlo Cattaneo, sono possibilità di sopravvivenza nell'orrore cristiano.
Nella visione creazionista di Carlo Cattaneo, tutto è statico: il nuovo nato deve districarsi fra i fenomeni del mondo. Questi fenomeni comprendono la violenza impositiva che incide sulla sua struttura psico-emotiva, ma a Cattaneo questo non interessa. Tale violenza non può modificare la creazione del dio padrone e dunque, non viene presa in considerazione da Carlo Cattaneo nella sua idea di formazione della percezione e della sensibilità umana.
Non si tratta di un'epoca o di idee di un'epoca. Si tratta della cecità di Carlo Cattaneo di fronte agli uomini e alla vita. La necessità del benessere delle madri e di un comportamento sociale che favorisca l'infanzia contro l'orrore cristiano, erano stati dimostrati da Owen e rivendicati dai materialisti nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engel. Al contrario, Carlo Cattaneo rende l'orrore cristiano oggettività voluta dal suo dio padrone in cui si manifesta il creato dal dio padrone.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
3 - Né le altre sensazioni sono del tutto fortuite, quando vi è già un intelletto e un amore che veglia a sviare le più dolorose e raccogliere le più gradevoli. Il complesso delle sensazioni d'un infante decide già de' suoi conforti e de' suoi dolori, sovente della sua vita e della sua morte. La statistica e la medicina dicono quanto sia maggiore nei parti della madre selvaggia e della madre indigente la probabilità del dolore, del pianto e della morte.
Per il creazionista Carlo Cattaneo, le sensazioni sono del tutto fortuite in quanto è stato creato con un intelletto capace di discernere e un "amore" che veglia sviando le sensazioni sgradevoli e raccogliendo le più gradevoli.
La psicologia delle menti associate di Carlo Cattaneo non contemplano né le pecore del gregge, né i selvaggi ridotti in schiavitù dal colonialismo. Ai suoi tempi i brefotrofi e gli orfanotrofi erano pieni. La stessa compagna, tanto per fare riferimento ad un nome famoso, dell'ultima parte di vita di Giuseppe Verdi, abbandonò, su volontà del musicista, tutti i suoi figli. E Giuseppe Verdi visse all'epoca di Carlo Cattaneo. Ciò dimostra come fra i cattolici fosse una prassi comune abbandonare i figli.
La storia dell'infanzia è una storia di orrore. E' la storia dell'orrore dell'occidente. E' il cristianesimo che impone il dolore e la sofferenza alla partoriente. E' il cristianesimo colonialista che impone sofferenza e dolore alle donne "selvagge".
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
4 - Il complesso delle prime sensazioni è già l'opera di più esseri associati. Oltre agli istinti dell'infante e della madre, v'entrano le affezioni e consuetudini della famiglia, e pertanto le istituzioni della società. V'entra sopratutto la voce umana la quale accompagnando assiduamente le singole sensazioni, le associa ad un suono che diviene un segno indelebilmente distintivo, ultimo compimento della chiara e distinta percezione. La sensazione nell'essere umano non è dunque un nudo scontro del soggetto cogli oggetti; non è un fatto puro; fin da' suoi primordi è un fatto sociale. Nel cieco-nato che legge la parola colle dita, nel sordomuto che legge la parola sui moti delle labbra, una sensazione artificiale, ch'è già una tarda invenzione della società, supplisce all'incompleta sensazione naturale. Anche la statua di Condillac si suppone ricca d'una sensazione, sociale.
Il complesso delle prime sensazioni del nascituro sono le sensazioni del nascituro in relazione al mondo in cui vive. Quando interviene la famiglia nella formazione delle sensazioni dell'individuo? Quando mio nonno era un piccolo rettile, quali erano le strategie d'esistenza della mia specie? Usava la strategia che oggi incontriamo nel serpente giarrettiera, o quella dello scarafaggio? Era la strategia d'esistenza della rana o quella che oggi incontriamo nella specie zanzara?
Noi siamo individui sociali. Oggi, in questi tempi. Ma la sensazione che noi forgiamo la forgiamo nella relazione fra noi, come soggetti, e il mondo come un insieme di oggetti che se sono muti sul piano della ragione, sono comunicativi sul piano delle emozioni. Le parole, i suoni, attivano la percezione nel neonato soltanto se attivano la sua struttura emotiva. Così le mucche nelle stalle a cui viene attivata la struttura emotiva mediante la musica sono più felici articolando la relazione col mondo e lo stesso è per le piante.
La selezione della percezione, l'attivazione delle sensazioni, è un fatto individuale, un fatto personale che seleziona le possibilità specifiche e personali dei singoli individui. L'attivazione e la direzione in cui la percezione viene organizzata dipendono dalle sollecitazioni del mondo. Tuttavia la capacità di percepire è una caratteristica del vivente. Come organizzare la percezione e il giudizio sul mondo, dipendono dagli adattamenti del soggetto fra il suo divenuto e la qualità delle sollecitazioni del mondo a cui si adatta. Nella società in cui viviamo la violenza della famiglia e la violenza della società cristiana stuprano il nuovo nato per imporre al nuovo nato le loro categorie in cui far muovere la sua percezione. Potenzialmente il nuovo nato ha la capacità di percepire infiniti che l'adulto, adattatosi alle sollecitazioni del mondo, non è più in grado di immaginare. Potenzialmente il nuovo nato è capace di percepire le relazioni emotive che si muovono nel mondo attraverso l'empatia costruendo un giudizio sul mondo che non è pensato o pensabile da chi impone le categorie di pensiero cristiano.
Carlo Cattaneo prende atto che la madre violenta il figlio per adattarne le scelte entro le categorie sociali. Trasforma questa violenza in "naturale" adattamento del nuovo nato. Questa non è né sensazione, né percezione del nuovo nato, ma è espressione del nuovo nato alle aspettative del mondo. Un mondo pronto ad usare la violenza (che va dalla violenza psichica, verbale, emotiva, fisica, al ricatto economico, alla violenza del rifiuto sociale, ecc.) affinché il nuovo nato percepisca ciò che egli vuole percepire. Dovremo aspettare Piaget per modificare questo modo di vedere la formazione della sensazione nel nuovo nato che è un modo di vedere della filosofia positivista all'interno dell'ideologia creativista cristiana.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
5 - Sovente l'individuo non vede né ascolta ciò che un altro individuo nel medesimo luogo ascolta e vede. L'età, il sesso, gli istinti, le attitudini, le abitudini sono i coefficienti senza i quali la sola, presenza degli oggetti non compie la sensazione. E se questa precede all'idea, l'idea acquisita determina poi nuovi ordini di sensazioni.
Ogni individuo seleziona le sue sensazioni, le sue percezioni e la qualità delle sue risposte alle sollecitazioni del mondo adattandosi alle condizioni che ha trovato nascendo. Non si tratta di sesso, abitudini, istinti e quant'altro afferma Cattaneo dal punto di vista creazionista. Si tratta dell'attività dell'infante di selezionare le sue percezioni e le sue risposte per evitare la violenza che persone come Cattaneo gli fanno al fine di costringerlo sottomesso al suo stesso dio padrone e creatore.
La selezione dei fenomeni percepiti è diversa da individuo ad individuo perché diverse sono le sollecitazioni ambientali che il singolo individuo riceve: diversi sono i genitori, in date e momenti della vita diversi. Diverse sono le risposte dei genitori alle sollecitazioni ambientali, diverse sono le necessità dell'individuo di mettere in atto le sue azioni di sopravvivenza.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
6 - Supponiamo che un selvaggio pervenisse ad avere una distinta percezione di tutti gli oggetti che lo circondano. Sempre le sue sensazioni sarebbero limitate dall'orizzonte del suo paese nativo: poche specie di piante alimentari, o medicinali, o venefiche; pochi animali; una riva di fiume o di solitario mare; i tuguri che ricettano la nuda tribù. Quando pensiamo alle parti più remote della terra la nostra imaginazione affolla, quasi in un orto botanico e zoologico, tutto ciò ch'è straniero e insolito per noi. Ma ogni regione ha un aspetto suo proprio: l'una ha un clima arido; l'altra ha un clima piovoso; ha le basse paludi o le alpi nevose; poche famiglie di piante coprono centinaia di miglia con aspetto mirabile a, chi primamente vi arriva, uniforme e tedioso a chi vi rimane. Nella regione in cui viviamo, la quale è pure una delle più amene e adorne, un buon quinto delle piante fiorifere, più di cinquecento specie, appartengono alle due sole famiglie delle composite e delle graminacee; molte di esse si possono appena con attento studio discernere fra loro. Ben quaranta specie di trifoglio daranno al botanico quaranta sensazioni distinte; ma per l'ignaro figlio della natura, tutto ciò lascia appena un'unica sensazione. Innanzi al figlio della società civile s'aprono tutte le terre e tutti i mari, i deserti, i vulcani, i ghiacciai. Gli animali degli opposti emisferi stanno disegnati e coloriti ne' suoi libri, conservati ne' suoi musei, viventi e semoventi ne' suoi serragli. Questo tesoro di sensazioni è un dono che la natura ci porge per mano della società.
E' importante capire che Carlo Cattaneo per sensazione non intende le "sensazioni soggettive", ma i fenomeni oggettivi che attivano le sensazioni soggettive. Per Carlo Cattaneo i fenomeni sono le sensazioni. Le sensazioni non sono ciò che i fenomeni provocano nell'individuo. La sensazione non è dell'individuo, ma del mondo, della scienza, della società. Per Carlo Cattaneo l'individuo è privato della sua capacità di discernimento in quanto, dato un fenomeno, quella è la sensazione dell'individuo.
E' ingiurioso quanto afferma Carlo Cattaneo. Le sue affermazioni sono gratuite e possono essere fatte soltanto perché legittima il colonialismo, lo schiavismo, la strage e il genocidio.
Il suo razzismo è ingiurioso.
La comprensione del mondo di un africano, di un indios, di un asiatico è infinitamente superiore a quella che ha Carlo Cattaneo che vive in un mondo ristretto, statico, al punto tale di non riuscire a sentire le voci del mondo che gli sta attorno.
Cattaneo immagina che il "selvaggio" non abbia intelligenza; io immagino che "Cattaneo" non abbia intelligenza. Le affermazioni fatte da Cattaneo non si possono discutere perché, dal momento che Cattaneo ritiene che gli asini volino o che il mondo è stato creato dal dio padrone, che ci discuti a fare? Carlo Cattaneo ritiene che il selvaggio sia limitato, io ritengo che Carlo Cattaneo, in quanto educato dal cristianesimo, sia limitato: dove sono i parametri su cui discutere? In questo modo i colonialisti cristiani distrussero centinaia di culture perché erano ciechi davanti alle culture degli altri popoli. Nella Terra del Fuoco hanno massacrato tutti gli abitanti imponendo condizioni morali distruttive rispetto alla conoscenza che questi abitanti avevano del loro ambiente. E' l'ignoranza del cristiano, condita col delirio di onnipotenza del suo dio padrone che a Gesù avrebbe dato il sapere. Con questo delirio i cristiani distruggono la scienza dei popoli solo perché loro non sanno capire quella scienza e chiamano quei popoli "selvaggi".
Carlo Cattaneo dimostra di essere un "un povero imbecille". Se non vi piace il termine "imbecille" attribuite a Cattaneo tutto ciò che Cattaneo scrive del "selvaggio" e vedrete che la parola "imbecille" è infinitamente più gentile. Ciò che Cattaneo immagina del "selvaggio" è ciò che Cattaneo è, incapace di vedere oltre il suo naso. Oltre la sua miseria morale. Oltre il confine dell'assoluto dio padrone in cui si identifica quando offende ed aggredisce gli uomini chiamandoli, vigliaccamente, "selvaggi".
Che cosa millanta Cattaneo di possedere che non possiede l'uomo delle selve? Un lungo elenco di cose. Una serie di oggetti che non sono altro che il bastone o il sasso articolato in maniera diversa (diventa clava, fucile, cannone, ma è sempre un bastone più potente, come il sasso che diventa martello, spada, ma è sempre un sasso più efficiente). Un elenco di oggetti che non userà mai. Che se ne fa delle "quaranta specie di trifoglio" se non è in grado di distinguere il commestibile dal non commestibile nel momento in cui ha fame? E' un elenco. Un elenco che qualcuno ha compilato abitando e classificando il mondo in cui vive: la stessa cosa non l'ha forse fatta anche l'uomo delle selve? O Cattaneo pensa che l'uomo delle selve non abbia classificato le piante del mondo che lo circonda? Come qualcuno ha elencato le piante che ha incontrato, qualcun altro ha costruito la polvere da sparo con cui Cattaneo può sparare all'uomo delle selve, fondare il colonialismo, alzare il filo spinato, trasformare popoli liberi in schiavi miserabili da comperare e vendere.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
7 - E la società, non solo vede le cose, ma essa le fa. Essa estrae dalle terre i metalli, colora le lane e le sete, prepara il pane e il vino; crea colle sue cure innumerevoli varietà di fiori, di frutti, di animali domestici; muta le selve in campi, erge sublimi architetture. E fra gli strumenti musicali e le infinite combinazioni dei suoni e dei tempi e le forti e soavi emozioni, il genio della società, può ben superbire al paragone delle rare e povere armonie della selvaggia natura.
La ragione espande sé stessa mediante strumenti che descrivono con sempre maggior precisione il mondo in cui viviamo: ma che ne è dell'uomo che abita il mondo? Cattaneo non dice: "Prima provavo piacere ad esporre il mio corpo al sole, ora so che i raggi del sole aiutano il mio corpo a sintetizzare la vitamina d che rende forti le mie ossa!".
I cristiani per costringere le persone a negare la loro sessualità diffusero l'idea superstiziosa che esporsi al sole danneggiava il corpo. Diffusero un'idea di bellezza basata sul pallore. La superstizione impediva la percezione della realtà e quella realtà è stata rivendicata dagli uomini prima che la scienza scoprisse l'effetto sulle ossa dei raggi solari.
Noi percepiamo; Carlo Cattaneo disprezza la percezione umana e vuole limitarla nell'idea che questa sia prodotta dall'oggetto che si presenta alla ragione dell'uomo: come se l'effetto dei raggi del sole fossero un oggetto che si presenta alla ragione e non una percezione soggettiva che ha travalicato la ragione per centinaia di milioni di anni fin dall'origine della vita nell'ipotetico brodo primordiale. Secondo Cattaneo dovrei aspettare che la scienza mi parli degli effetti dei raggi del sole per dilettarmi ad espormi al sole. Dal momento che Carlo Cattaneo non conosce il piacere di esporsi al sole, Carlo Cattaneo deve aspettare la scienza: ma gli uomini non sono ciechi come Carlo Cattaneo.
La scienza non è lo strumento che permette a Cattaneo di comprendere i meccanismi di un mondo che abita, ma è uno strumento di dominio e di controllo sull'uomo: uno strumento militare. Sia quando questo strumento militare è rivolto contro i popoli, sia quando è rivolto contro una Natura che Cattaneo percepisce come ostile.
Che schifo che fa il "selvaggio" a Cattaneo che, padrone del suo tempo, non perde tempo per dominare e violentare il mondo in quanto abita il mondo e non desidera essere il padrone del mondo. Con quanta facilità i colonialisti e i cristiani hanno macellato questi popoli che non avevano mire di dominio e di conquista.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
8. V'è un mondo invisibile rivelato a, noi dal telescopio e dal microscopio. Tutta la chimica è una rivelazione di fenomeni invisibili. Nessuno avrebbe imaginato che dall'aqua si potesse trarne una sostanza invisibile che abbrucia il ferro e il diamante. Gli apparati elettrici sono per noi come nuovi sensi, coi quali possiamo percepire sensazioni inaccessibili all'uomo con quegli apparati che ci diede la natura. è ben lecito ìmagìnare che come da natura abbiamo un senso che avverte le vibrazioni della luce, e un senso che avverte le oscillazioni sonore, così avremmo potuto nascere muniti d'altro apparato che indicasse, come fa la bussola, le influenze magnetiche. Quella società che ci diede a scorta l'ago calamitato nella vastità dei mari e nei labirinti delle miniere, e che conversa col telegrafo, ci diede l'equivalente di nuovi sensi.
No! Non avremmo potuto nascere con sensi diversi, ma un mondo diverso avrebbe sviluppato dentro di noi ciò che la superstizione cristiana uccide. Avremmo potuto usare meglio in cervello nello stomaco o la plasticità cerebrale, ma l'idea creazionista impedisce all'uomo tutti quei processi soggettivi attraverso cui può sviluppare le sue capacità. L'individuo malato di superstizione, che ha bloccato la propria plasticità cerebrale rinchiudendosi nella preghiera cristiana, può desiderare di elevarsi nell'alto dei cieli con capacità di levitazione. Si tratta di superstizione che sorge nell'individuo dalla sensazione del fallimento esistenziale, come i nuovi sensi probabili di Carlo Cattaneo. Carlo Cattaneo non è in grado di immaginarsi che cosa ha perso e che lo costringe a immaginare Gesù che arriva con grande potenza dalle nubi sotto forma di scienza che gli rivela i mezzi con cui costruire il proprio potere e il proprio dominio.
La nave greca, prima dell'avvento del cristianesimo, della scienza, aveva a bordo un vero e proprio calcolatore stellare capace di calcolare le rotte delle navi: ma questo Cattaneo non lo sapeva.
La scienza del suo tempo era una scienza che estende quanto i sensi già percepivano: gli occhi guardano le stelle, il telescopio ne guarda un numero maggiore.
Ci possiamo munire di strumenti, questi amplificano i sensi, ma non modificano l'uomo, semmai aumentano il suo potere di annientamento. Anche oggi che la scienza ha scoperto la plasticità cerebrale: si continua a violentare bambini per costringerli in ginocchio davanti ad un crocifisso. Lo stesso vale per la scienza ai tempi di Cattaneo: in quegli anni era uscita l'opera di Darwin che cambiava il modo di guardare al mondo. Dov'era carlo Cattaneo?
Non era il progresso dell'uomo che interessava a Carlo Cattaneo. A Carlo Cattaneo interessavano gli strumenti di morte. Interessava la tecnica con cui diventare "padroni del mondo" mediante la conquista. Questa era la scienza che interessava a Carlo Cattaneo.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
9. Le poche sensazioni del selvaggio sono vaghe, incerte, incommensurabili. Solo col mezzo degli istrumenti possiamo paragonare il calore di due estati, il freddo di .due inverni; determinare a quale ardore precisamente si liquefà il piombo, a quale il ferro; quante calorie devonsi accumulare nel corso d'una stagione per addurre a maturanza un grappolo d'uva.
Oggi sappiamo che la cultura che serve per lavorare la pietra scheggiata è uguale se non superiore alla cultura che serve per la lavorazione dei metalli. Il successo del metallo è dovuto alla maggiore semplicità della cultura necessaria alla sua lavorazione. Il "primitivo" di Carlo Cattaneo aveva una cultura superiore a quella di Carlo Cattaneo anche se quella cultura gli serviva per vivere e non per ammazzare le persone.
Dal momento che Carlo Cattaneo quando guarda al passato vede solo il buco nero del vuoto e dell'ignoto della sua coscienza, immagina che tutto e tutti vedano solo buchi neri di vuoto e di ignoto in cui proiettare la propria immaginazione delirante di superiorità.
Con gli strumenti puoi misurare il calore di due estati, ma è col corpo che ti adatti a due estati diverse. Puoi bruciare viva una persona e misurare il calore a cui la stai bruciando, ma la civiltà non si misura sul calore con cui bruci una persona, ma si misura sul fatto che la stai bruciando. Puoi misurare la temperatura del piombo fuso che versi nella bocca delle persone, ma io ti accuso di aberrazione non perché tu conosci il grado di fusione del piombo, ma per l'uso che ne fai di quella fusione.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
10. Fin qui ognuno di questi fenomeni può essere ancora, oggetto d'una percezione individuale. Ma vi sono fenomeni che un individuo solo non potrebbe mai percepire nella loro pienezza, nemmeno col ministero degli strumenti, ma è duopo associare i sensi di molti. Gli osservatori che sparsi in diverse stazioni esplorano il corso dei venti e delle piogge, la varietà delle temperature, la tensione magnetica, del globo, i fenomeni dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche, sono come le parti d'un commune sensorio delle genti incivilite.
Sono tutte percezioni individuali. Le percezioni del mondo sono sempre personali, individuali, soggettive. Percepire un fenomeno e considerare razionalmente un fenomeno, sono due cose diverse. Io percepisco i fenomeni, li interpreto soggettivamente e rispondo ai fenomeni. Diversa è la posizione del dominatore, del padrone, dell'assassino che pratica il genocidio.
Quando i cristiani parlano del loro dio padrone, il suo assoluto, nel giudizio e nell'azione, è sottratto alla loro critica. Il dio padrone è l'assoluto che macella tutti col diluvio universale. I cristiani dicono: "Ha fatto bene il dio padrone a macellare tutti gli uomini." che è come dire "Ha fatto bene Hitler a macellare tutti gli ebrei!".
Quando Cattaneo deve parlare dell'assoluto da macellaio dello "stato padrone" che legge nella "scienza padrona" si vede costretto a precisare come si forma tale onnipotenza. Mentre l'onnipotenza del dio padrone cristiano è data educazionalmente per scontata da tutti gli interlocutori, è più difficile per Carlo Cattaneo spostare questo concetto di "onnipotenza del dio padrone cristiano" al concetto di onnipotenza della scienza.
"Gli osservatori che sparsi in diverse stazioni esplorano...". Perché non dire: "I cittadini che segnalano al servizio centrale le condizioni...?". Perché, in quel caso, sarebbe stata una NAZIONE fatta di CITTADINI e non una "SETTA padrona" o una "struttura padrona di bestiame umano" che per il suo dominio si serve della scienza.
Perché l'ordine dell'universo non è "delle persone", ma dei "padroni di persone".
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
11. Così dalla vaga, incerta, spesso contradittoria sensazione individuale, sorge a poco a poco la sensazione sociale e scientifica che rappresenta l'ordine dell'universo.
Carlo Cattaneo insiste sul fatto che non è sufficiente un "padrone solo", un dio unico, ma sono necessarie menti associate per dominare il mondo. Un mondo fatto di selvaggi limitati e circoscritti e ai quali il padrone può fare del bene ogni volta che ne ha voglia o, alternativamente, macellare ogni volta che ne ha voglia.
Schema e fini delle "menti associate". Chi legge Carlo Cattaneo, sicuramente si immedesima in colui che ha i mezzi della scienza con cui veicolare il proprio potere. Difficilmente si rende conto che Carlo Cattaneo lo considera solo un "selvaggio" oggetto di possesso e possibile soggetto da votare all'anatema o all'omicidio.
Eppure, questo è l'atteggiamento di Carlo Cattaneo che, anche se eletto più volte in Parlamento, ha preferito scappare perché nel Parlamento non avrebbe potuto delirare di "menti associate" padrone degli uomini.
Francis Bacon elaborò una teoria secondo cui nella ricerca del vero l'uomo non può dedurre la realtà dall'idea, ma doveva formulare l'idea in base alla realtà che doveva esplorare. Il metodo induttivo, introdotto da Bacon, presupponeva che l'uomo potesse alienarsi da sé stesso, dalla propria storia e dal proprio divenuto, liberare la mente da ogni concetto che aveva formulato nel corso del tempo e con la mente nuova e sgombra iniziasse ad analizzare i dati della realtà in cui viveva. Da questa analisi doveva dedurre le sue idee sulla realtà. Si chiama metodo induttivo, contrapposto al metodo deduttivo che presuppone delle idee a monte della ricerca.
Carlo Cattaneo vuole usare il metodo di analisi della realtà in cui vive e vuole estendere il metodo dell'analisi della realtà a molte persone in modo da mettere assieme più cervelli estendendole possibilità di della realtà.
Carlo Cattaneo non prescinde da idee preconcette. Ad esempio, il "selvaggio" non è l'oggetto che lui ha analizzato, ma è l'oggetto che lui immagina. Il concetto di "selvaggio", che attribuisce agli uomini che disprezza, non è il frutto di un'analisi, ma è il frutto di idee preconcette che ha fissato a fondamento della propria analisi. Per cui, per Carlo Cattaneo, il mondo è fatto di "uomini inferiori", "selvaggi", che si devono "evolvere" in individui superiori e se non lo hanno fatto è proprio perché la loro mente non lo può fare. Se la loro mente avesse potuto farlo, anche loro sarebbero come gli europei.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
Per analisi delle menti associate, intendo dire quelle grandi analisi le quali si vennero continuando per collaborazione, talora mutuamente ignota, di più pensatori, in diversi luoghi e tempi e modi e con diversi fini e diverse condizioni e preparazioni. Valga un esempio. Fin da' selvaggi suoi primordi, l'uomo non poteva non avvedersi del sole, della luna, delle stelle. Egli aveva dunque fatto per inconscia necessità di natura un primo passo nell'osservazione del cielo. Un altro facil passo era quello d'avvertire le continue variazioni dell'astro ch'era notturna sua guida. Ebbene, ancora oggidì, fra li orgogli della civiltà e le assidue scoperto della scienza, l'individuo, pelo sua propria forza d'analisi, ben poco oltrepassa nell'osservazione del cielo quei primi rudimenti. Egli vive e muore, senza curarsi di saper oltre; e se ode parlare dell'immensità dell'universo, ammira; e più sovente sorride, quasi udisse d'una favola; e in breve oblìa . Tali sono i termini dell'attività mentale nell'individuo, poco importa se civile o selvaggio. Or quando nei libri d'astronomia vediamo pervenuta oggi la scienza fino a distinguere in una romita stella uno stuolo di fulgidi soli, dobbiamo tuttavia riconoscere che chi verifica col telescopio siffatta meraviglia, compie un semplice atto d'analisi come quando colla pupilla nuda li mirava confusi in un'unica luce.
Le citazioni di Carlo Cattaneo Psicologia sono tratte da La psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 451
I primordi del selvaggio! Quali sono questi primordi? Secondo il creazionista Carlo Cattaneo i primordi sono quelli che seguono la creazione del suo dio padrone. Secondo altri è l'Essere Unicellulare che si muoveva nell'ipotetico brodo primordiale. Facciamo una via di mezzo e diciamo che sia il progenitore che si è staccato dal medesimo ramo evolutivo dello scimpanzé e del gorilla.
Oggi ci sono due navi spaziali in viaggio: quella dell'India verso Marte e quella della Cina verso la Luna.
Fra i due estremi che abbiamo fissato ci sono i singoli individui che nascono, vivono e muoiono.
La capacità di analisi del singolo soggetto è la capacità di analisi del proprio quotidiano che è possibile soltanto se il singolo soggetto supera le idee aprioristiche che gli sono state imposte. Io posso guardare il cielo, ma ciò che i miei occhi percepiscono è ciò che sono abituato a percepire mentre cucino un minestrone, osservo le piante che crescono, costruisco delle relazioni amorose. Ciò che io vedo nel mondo è ciò che io ho bisogno di vedere nel mondo per risolvere i miei problemi esistenziali.
La precisione con cui osservo il mondo che mi sta attorno determina la precisione di quello che osservo alzando lo sguardo. Quando una nazione risolve i miei problemi esistenziali, gli stessi per i quali io praticavo l'analisi del presente, tale metodo può essere usato in altri ambiti: come guardare il cielo.
Oppure, posso lanciare una nave spaziale verso Marte o verso la Luna. Il metodo che ho usato è lo stesso nel mio quotidiano, i bisogni che ho coinvolto sono diversi: nel primo caso vivevo la situazione di servo, nel secondo caso vivevo la situazione di cittadino di una nazione.
Nella condizione di servo ascolto le parole con cui descrivi le stelle e mentre tu ti compiaci del tuo sapere, io ti pongo davanti al viso la pasta e fagioli che IO SAPEVO CUCINARE; dei fagioli che IO SAPEVO SEMINARE. Se io non avessi seminato e raccolto, provveduto alla tua fame, tu non avresti guardato il cielo. Ma il punto è: se tu non sai cucinare, non sai coltivare, non sai raccogliere né conservare; cosa vedono i tuoi occhi quando guardi il cielo? Ciò che vedeva Epicuro, quando alzava gli occhi al cielo, non era ciò che vedeva Zenone quando, a sua volta, alzava gli occhi al cielo.
E tu che mangi questa pasta e fagioli che io, come servo, ti ho preparato, non associ la tua mente alla mia, ma svilisci la mia conoscenza in funzione di una scienza che parla del cielo, ma che è incapace di preparare il cibo o di coltivarlo: a te interessa solo la scienza dell'omicidio, non quella della vita che io ti ho portato!
L'analisi deve coinvolgere il quotidiano e solo dopo aver coinvolto il quotidiano ha cambiato il modo di guardare del singolo individuo consentendogli di alzare lo sguardo verso il cielo. Ma chi è educato nel cristianesimo divide le cose fra alte e basse e mentre disprezza tutto ciò che appartiene alla quotidianità, esalta ciò che è in alto per appropriarsi, dopo averne svilito il valore, di tutto ciò che appartiene alla quotidianità delle persone.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
La natura aveva già stabilito fra una gente e l'altra una disparità di condizioni, secondo la disparità delle cose utili o nocive e dei luoghi e dei climi. Le singole genti nelle singole loro patrie non potevano avvedersi se non di ciò ch'ella vi avesse posto. La presenza di certi frutti ovviamente alimentari e di certi animali o più mansueti o più feroci, il complesso d'una terra e d'un clima, d'una flora e d'una fauna, dettavano adunque alli aborigeni una serie d'atti di attenzione, coordinata alla serie delle più immediate necessità; e tanto quivi inevitabile quanto impossibile altrove, E così li aborigeni dovevano costituire nelle singole regioni native le singole parti d'una superficiale analisi, dispersa a frammenti su tutta la terra abitata. La rimanente natura giacque inosservata e indistinta. Era pel genere umano come s'ella non fosse. Quanto alla società, comunque isolata e misera, questi singoli frammenti cl 'osservazione dovevano nel suo seno sopra vivere all'individuo. Ciò che l'infante, per necessità di convivenza e per cieca imitazione, apprendeva, dovevagli apparire come l'ordine necessario ed unico possibile, della vita. Così nasceva la tradizione involontaria, spontanea, irriflessiva , ma imperiosa fin da allora com'essa è tuttavia per noi. L'analisi non era libera.
Le citazioni di Carlo Cattaneo Psicologia sono tratte da La psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 459-460
Per Carlo Cattaneo la Natura è come il dio padrone cristiano: la natura ha già stabilito!
Quale idiozia. Allora come oggi!
Quanto è più odioso nel dio padrone cristiano, Cattaneo, per i propri interessi morali, lo trasferisce di sana pianta su un altro soggetto. Cambiare il nome di "chi stabilisce" non modifica il fatto che un ente esterno stabilisce cose che appartengono alle scelte e alla volontà dei soggetti. In quest'ottica i soggetti cessano di essere gli artefici della loro esistenza per diventare oggetti stabiliti da un ente padrone, esterno.
Qual è il criterio per determinare ciò che è utile o ciò che è nocivo? Il delirio di possesso e di potere di Carlo Cattaneo lo pone al centro di un universo in cui decide ciò che a lui è utile e ciò che a lui è nocivo. Ciò che è per lui, lo è per l'universo. L'utile e il nocivo non vivono per sé stessi adattandosi al mondo, ma sono tali in base alle necessità di Carlo Cattaneo.
Va da sé che una simile struttura di pensiero porta Carlo Cattaneo a fare come il dio padrone: dividere il grano dall'olio, a tenersi il grano e a bruciare nei forni crematori dei campi di sterminio quanto considera sia olio.
Ogni nuovo nato osserva il mondo come nuovo e come necessario, unico per la sua vita. Ogni nuovo nato rinnova da zero la sua conoscenza. Quel "rinnova da zero" è riferito solo alla struttura razionale, alla costruzione di pistole, armi e oggetti per distruggere, non è riferito alla conoscenza del mondo in cui il nuovo nato vive. Milioni di generazioni che lo hanno preceduto hanno costruito la sua tradizione che oggi noi individuiamo nel suo patrimonio genetico. Il neonato cerca il cibo, ed è un sapere e non un istinto. Il neonato dilata sé stesso nel mondo e non è un istinto è un sapere. Il sapere dell'individuo che vive in necessità e non nella descrizione del mondo.
La madre uccide nel neonato il suo vivere in necessità per trasformarlo in vivere per descrizione. La madre è costretta a farlo perché lei stessa non sa che cosa significhi vivere in necessità. Sa solo cosa significhi vivere in descrizione e nella descrizione spesso aggredisce il neonato dicendogli "non capisci nulla", come se la ragione del neonato fosse creata da un dio padrone o naturalmente innata; come direbbe Carlo Cattaneo. Le forze della nascita e dell'espansione sono uguali alle forze che spinsero il primo Essere, o i primi Esseri, nel brodo primordiale; la possibilità di conoscere il mondo sono alimentate dalla stessa forza emotiva, ma la madre ha smesso di ascoltare le voci della necessità. Ha smesso di interpretarla e pertanto non capisce il figlio che comunque comunica e parla nella necessità. Per questo motivo la madre deve uccidere la vita del figlio nella necessità. Non può tollerare nemmeno i ponti di mediazione fra il vivere nella necessità, la sua intelligenza, col vivere nella ragione e la sua stupidità irrazionale e onnipotente.
In questa uccisione che fa la madre nel figlio si innesca il cristianesimo che alimenta la violenza della madre sul figlio affinché costui si sottometta a lei e al dio padrone, o alla natura padrona, o alla scienza padrona come piace a Carlo Cattaneo.
Ogni individuo non era più costretto a cominciar da sé tutta la serie di quelle scoperte. Ma ogni mente entrava nella carriera del pensiero già improntata dal pensiero altrui. L'analisi, nata serva della natura, crebbe serva della società. La tradizione era un filo tenace che associava le menti non da gente a gente, ma da generazione a generazione. Era la società perpetua dei posteri colli antenati. Anche nell'intimo l'eccesso delle menti, ogni generazione era figlia non solo della sua terra, ma de' suoi padri. Era un indirizzo dato, e un vincolo imposto, all'intelletto dei nascituri, in distanza di secoli. Erano già determinate nelle viscere della famiglia selvaggia certe nozioni che dovevano sopravivere in seno ad una tarda civiltà. Molte osservanze e molte avversioni nei cibi e in altri usi della famiglia, che durano tuttavia qua e là fra i popoli, sono tradizioni di tempo immemorabile; forse furono in origine mere ammissioni od omissioni dì quelle analisi primitive. I Latini, per chiarire i fatti delle istorie, solevano risalire a ciò ch'essi chiamavano le origini, benché allora intessute già di poetiche fantasie. E parimenti solo dalle origini si possono spiegare alcuni fatti del mondo moderno.
Le citazioni di Carlo Cattaneo Psicologia sono tratte da La psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 460-461
Il gruppo, mediante la violenza, spersonalizza il nuovo nato e lo adegua alle categorie del gruppo. Lo separa da altri gruppi. Non vivendo nella necessità che accomuna gli uomini verso un unico cammino, è facile per la comunità far delirare la sua ragione. Lui è il modello della razza perfetta. Lui e solo lui è il predestinato del padrone, del dio padrone. Lui e solo lui possiede la scienza. Lui e solo lui è destinato a dominare il mondo.
Giambattista Vico scrisse dell'Antichissima sapienza degli Italici e si prefiggeva di conoscere le loro idee analizzando l'etimologia delle parole che considerava ultimo retaggio di un'antica sapienza. Vico finì per proiettare sugli antichi le sue idee sul mondo ribadendo che solo dio, il dio padrone dei cristiani, il macellaio di Sodoma e Gomorra, ha conoscenza diretta della realtà.
La stessa cosa viene fatta da Carlo Cattaneo dove le tradizioni non sono ciò che è stato lasciato dagli antichi, ma ciò che Cattaneo pensa che gli antichi possano essere e aver fatto partendo dalle idee che egli ha di che cosa siano stati gli antichi. Fantasia, fantasia delirante.
Il metodo induttivo di Bacon va a "farsi fottere" e la tradizione in Cattaneo diventa solo la violenza con cui il presente agisce sull'infante al fine di adeguarlo alle categorie predeterminate.
Scrive Carlo Cattaneo in psicologia delle menti associate:
Per aumentare vie più la divisione del lavoro e la intensità dell'insegnamento, si dovrebbero ammettere in ciascuna università corsi liberi e occasionali da chi potesse apportarvi qualche ordine nuovo d'idee. Con questi corsi liberi e originali li aspiranti alle cattedre si farebbero conoscere in ben altro modo che colla usanza delle terne, consegnate ai favori di amministratori non sempre competenti. Parimenti i veterani delle facultà che attendessero notoriamente a studi di scoperta e ne dessero annuo saggio, potrebbero cedere una parte della quotidiana fatica ed esporre poi le loro dottrine in lezioni volontarie aperte a tutti. Anzi io proposi che una facultà di Scienze Nuove si aprisse in Roma; e che a questi giochi olimpici dell'Italia pensante, fossero invitati con alta ospitalità i più gloriosi campioni della scienza straniera. Sarebbe una festa del genere umano, la festa del libero pensiero: Libertà e Verità. Io conchiudevo allora dicendo "che ad ogni ramo speciale di scienza si potrebbe aggiungere una relativa appendice militare; perché ad ogni più alto pensiero la gioventù deve sempre intessere un pensiero di guerra, come il popolo che rialzando dalle ruine la sacra sua città: una manu faciebat opus et altera tenebat gladium (Esdra, XI, 4)".
Carlo Cattaneo Psicologia delle Menti Associate all'interno di "Scritti filosofici" a cura di Norberto Bobbio Editore Felice le Monnier 1960 pag. 478-479
La scienza di Carlo Cattaneo è la scienza dell'uccidere, del massacrare. Non esistono in Carlo Cattaneo le scienze sociali, come non esiste la comprensione dei rapporti sociali nella ricerca scientifica. Non esiste la ricerca dell'uomo che vive e abita la società, ma solo microscopi, telescopi, cannoni ed elettricità. La scienza, per Carlo Cattaneo, è lo strumento di dominio del dio padrone, dei "padroni associati".
Le persone non sono cittadini, ma servi obbedienti e sottomessi.
In questo contesto, tutto è guerra, tutto è militare, tutto è inquadramento in un esercito perché la gioventù, per Carlo Cattaneo, deve essere una gioventù di dominatori: una gioventù di assassini!
I popoli possono rialzare dalle rovine la città distrutta, ma la città distrutta si alza dalle rovine con mattoni e cemento, non con carri armati. Con i carri armati si trasforma una città in rovina, non la si costruisce.
L'inganno di Cattaneo sta nelle motivazioni per le quali vuole che la gioventù si dedichi alla guerra. Non si fa la guerra per costruire, si fa la guerra per imporre la schiavitù mediante il colonialismo. Distruggere gli altri popoli per ridurli alla miseria.
Non si tratta solo delle affermazioni di Carlo Cattaneo, ma della logica conseguenza in cui va a parare il tipo di scienza sulla quale mette l'accento.
Non sono riuscito a trovare la citazione di Esdra fatta da Cattaneo. E' indicata come XI, 4, ma il libro di Esdra si ferma a X; tutto sommato non è importante. Le intenzioni di Cattaneo sono chiare.
Per concludere, il discorso sulla psicologia delle menti associate di Carlo Cattaneo appare come la teorizzazione di organizzazioni mafiose separate dalla società il cui scopo è dominare, da una pretesa di superiorità e di privilegi, l'intera società.
In Carlo Cattaneo appare chiaro il fraintendimento fra socialismo e fascismo: socialismo come propaganda e totalitarismo come sostanza dottrinale.
Nelle menti associate di Cattaneo non c'è in concetto di cittadino o di persone, ma c'è quello del "selvaggio" termine che non è da intendere soltanto come "abitante delle selve", ma anche come schiavo, servo, operaio, sottomesso alla gerarchia di menti associate.
In Carlo Cattaneo esiste l'identificazione assolta col dio padrone, ma dal momento che è cosciente che da solo non è in grado di identificarsi col dio padrone ha pensato di associare menti per costruire vere e proprie sétte di "superuomini" che, dotati di scienza, possano dominare la società.
In Carlo Cattaneo il razzismo è feroce. La separazione "noi", menti associate, e gli altri, sia come individui della nazione che individui di altre nazioni è vissuta col disprezzo per l'altro e dividere le nazioni è l'imperativo di Cattaneo.
In Cattaneo non esiste empatia fra sé e la società in cui vive. La sua immedesimazione come padrone assoluto è totale. Estende ciò che vede nella sua classe sociale a tutte le classi in quanto ritiene che i poveri siano poveri perché il dio padrone, che nella sua esposizione chiama spesso "natura", ha predisposto che siano poveri.
Non esiste in Cattaneo un concetto di percezione dell'uomo, ma solo della percezione come scelta della scienza distruttrice che viene ampliata ed estesa dalle menti associate che non si associano per vivere, ma per dominare.
Appare evidente che questo tipo di teorizzazione porta alla nascita di associazioni all'interno della società civile per conseguire scopi che non sono del tutto in sintonia con lo sviluppo della società stessa. Ho l'impressione che spesso, ciò che si accusa essere "massoneria", nasca dalle teorizzazioni e dal tentativo di mettere in pratica le indicazioni di Carlo Cattaneo. Nascono gruppi ed associazioni di "eletti", di menti associate, che separano i privilegiati che in qualche modo controllano greggi di individui emarginati, per agire come predatori contro la società civile, lo Stato e la Nazione.
Da qui alla nascita di quella che chiamiamo mafia, sia intesa come associazione mafiosa che intesa come gruppi che mettono in atto sistemi mafiosi i cui privilegi sono garantiti dal controllo di Istituzioni o parte di esse, il passo è breve.
NOTA: Le citazioni sono tratte da: Carlo Cattaneo "Scritti Filosofici" A cura di Norberto Bobbio, Volume 1° editore Felice Le Monnier Firenze 1960. Capitolo relativo a "Psicologia delle menti associate" pubblicate fra il 1859 e il 1866 Letture tenute R. Istituto Lombardo di Scienze, lettere ed arti.
Teoria della Filosofia Aperta - Volume due
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Marghera, 28 dicembre 2013 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.