Ivan Petrovic Pavlov 1849 - 1936

Dai riflessi condizionati alle
scoperte delle neuroscienze
La Stregoneria e le condizioni dell’abitare il mondo

di Claudio Simeoni

Psichiatria e libido

 

Dalla gabbia di Pavlov alle neuroscienze in Stregoneria

 

Ivan Petrovic Pavlov fa una delle più grandi scoperte scientifiche del XIX e XX secolo: scopre la gabbia in cui avvengono le trasformazioni umane. Da quando gli fu conferito il nobel nel 1904 ad oggi, sono passati 105 anni. Eppure, nonostante la ricerca scientifica abbia confermato, scoperta dopo scoperta, dalla nascita della psicologia, alla sociologia sperimentale, agli studi sulla psichiatria, all'antropologia, alle scoperte neurologiche e di tutte le neuroscienze, la centralità della scoperta di Pavlov, si continua ad evitare di parlarne sia in ambiti culturali che in ambiti popolari proprio per impedire alle persone di diventare consapevoli delle loro condizioni.

Degli effetti sull'uomo della Gabbia di Pavlov ne ho parlato in vari scritti.

Ne ho parlato nello scritto, "La manipolazione mentale mediante il condizionamento educazionale: i sensi di colpa! Come liberarsi e come affrontarli." Nell'aprile del 1999: ne ho parlato nello scritto "Contro il razionalismo a tutti i costi" del settembre 1998; Ne ho parlato nella presentazione del "Crogiolo del Male" nell'agosto 1998; ne ho parlato nell'individuazione delle tecniche del mobbing nel 2000 come nelle tecniche per uscire dall'accerchiamento mobbing.

Proprio perché è stata individuato il ruolo della gabbia, nella formazione dell'individuo sociale, è stato possibile elaborare le strategie sociali della Stregoneria. Fu possibile comprendere che al di là della gabbia c'era un immenso universo. Comprendere che l'immenso poteva essere affrontato da una persona psicologicamente e fisicamente diversa: come il mammifero si trasforma in delfino e in balena per poter vivere negli immensi oceani, così l'uomo deve trasformarsi psico-fisicamente per affrontare l'immenso che sta al di fuori della gabbia pavloviana in cui il sistema sociale lo vuole rinchiudere. Finché l'uomo continuerà a mettere al centro del proprio pensiero (sia in modo consapevole che in modo inconsapevole) che l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di un dio e perciò uguale ad un modello e privo di una trasformazione soggettiva, non sarà mai in grado di uscire dalla gabbia in cui la società lo ha rinchiuso e lo costringe a salivare ad ogni novità.

Ora riprendo il discorso partendo da un articolo, dagli intenti strumentali, ma capace di sollecitare numerose riflessioni il cui titolo è "Cervello, una "ragnatela" blocca ricordi e crea fobie: scoperto come scioglierla" trovato in internet.

Riporto l'articolo:

Cervello, una "ragnatela" blocca ricordi

e crea fobie: scoperto come scioglierla

ROMA (3 settembre 2009) - Una volta trovato ciò che rende indelebile il ricordo di un evento traumatico, ecco escogitato un trucco per rimuoverlo. I brutti ricordi, che paralizzano quando riaffiorano alla mente, sono resi indelebili da una "ragnatela" molecolare attorcigliata intorno ai neuroni dell'amigdala, il centro della paura. Un enzima che "scioglie" questa ragnatela rimuove il ricordo traumatico. E' questa, pubblicata sulla rivista Science, la scoperta di Nadine Gogolla della Harvard University di Boston.

Lo studio, effettuato su topi, mostra che questa ragnatela, detta rete perineurale, si forma in età adulta, mentre nel cervello infantile è assente, cosicchè per quest'ultimo è più agevole cancellare i ricordi traumatici. In pratica - spiega in un commento su Science Tommaso Pizzorusso dell'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa - il cervello infantile è più plastico e, ancora privo di questa rete di materiale proteico, può dimenticare più facilmente un ricordo traumatico. Poi, quando la rete si forma, i ricordi di eventi negativi si fissano in modo indelebile.

Già in studi sulla corteccia visiva, spiega Pizzorusso, che è un esperto di plasticità cerebrale, si era dimostrato che una rete di "proteoglicani condroitin fosfato", grosse molecole ramificate fatte di zuccheri e proteine, si forma intorno alla corteccia visiva in età adulta, diminuendone la plasticità. L'equipe di Nadine Gogolla ha dimostrato qualcosa di analogo nell'amigdala, il centro ove si annidano tutte le nostre paure più profonde. Si sapeva che nei ratti di pochi giorni di vita un trauma è facilmente cancellabile con un esercizio di rimozione chiamato "estinzione", che consiste nel dissociare lo stimolo (per esempio un suono) dall'evento traumatico (per esempio una corrente elettrica). Se topolini piccoli vengono traumatizzati da uno shock elettrico seguente un suono, tenderanno ad associare a quel suono la corrente, e quindi a temerlo.

L'esercizio di estinzione del trauma funziona dunque dissociando il legame suono-corrente. Ma funziona solo nei topi di pochi giorni, ribadisce Pizzorusso, non sugli adulti, e ora Gogolla ha scoperto perchè: è la formazione della rete perineurale nel cervello adulto a impedire la rimozione, rendendo l'amigdala inaccessibile. Ma "sciogliendo" i proteoglicani condroitin fosfato con un enzima ad hoc, Gogolla ha mostrato di poter rendere nuovamente più malleabile anche il cervello adulto e quindi di poter eseguire l'esercizio di rimozione del trauma. Questo studio apre le porte a nuovi meccanismi potenzialmente applicabili su chi soffre di stress post-traumatico o fobie.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=71939&sez=SCIENZA

Un conto è la scoperta e un altro conto sono le conclusioni alle quale si immagina di essere giunti. I ricordi sono esperienze. Esperienza accumulate nelle relazioni con il mondo. Le risposte devono essere veloci per consentire agli individui di agire e adattarsi in maniera adeguata al mondo in cui vivono. Una serie di esperienze si fissano fisicamente dentro di noi. L'esperienza dell'uso dei pesi in palestra si fissa nei nostri muscoli che si adeguano come risposta alle sollecitazioni. Lo steso vale per la struttura emotiva che si adatta e si adegua rispondendo alle sollecitazioni del mondo.

Questa ricerca scientifica non ha fatto altro che scoprire un meccanismo di adeguamento soggettivo alle variabili che il mondo impone. Dove sta la lacuna dell'articolo? Nelle sue conclusioni. Afferma, infatti:

"Ma "sciogliendo" i proteoglicani condroitin fosfato con un enzima ad hoc, Gogolla ha mostrato di poter rendere nuovamente più malleabile anche il cervello adulto e quindi di poter eseguire l'esercizio di rimozione del trauma. Questo studio apre le porte a nuovi meccanismi potenzialmente applicabili su chi soffre di stress post-traumatico o fobie."

Si tratta, in sostanza, di una risposta meccanicistica. Non solo il cervello, ma ogni capacità psico-fisica, "se non la usi la perdi" e solo se ne hai necessità e ti sforzi di usarle puoi, non solo affinarle, ma accedere a nuove e diverse capacità cerebrali come emersione qualitativa nell'uso quantitativo delle stesse.

Conclusioni della ricerca che non tengono conto dei processi attraverso i quali si formano le "corazzature" limitative della plasticità cerebrale e della plasticità emotiva. Lo studio non dice: "Ciò che porta alla formazione della corazzatura; ciò che porta alla formazione della corazzatura; ciò che porta alla formazione della corazzatura; ecc. ecc." In pratica lo studioso fa l'ipotesi che sciogliendo la corazzatura che si è formata attorno all'amigdala si sciolgono i ricordi traumatici o le fobie. Solo che le esperienze traumatiche, che poi generano fobie, creano quella struttura come una difesa dalle aggressioni. Le stesse fobie, in realtà, sono delle difese. Secondo Jervis la fobia è "un tentativo di costruire una difesa contro la propria ansia allontanandone ostinatamente l'occasione in cui manifestarsi con uno scongiurante e precipitoso atteggiamento di rifiuto che non fa che evocarne continuamente il fantasma..."

Esiste una differenza fra il "ricordo che affiora alla mente" e l'esperienza che, pur non riaffiorando alla mente, manipola la struttura emotiva per costringerla a rispondere, davanti ad uno stimolo del mondo, in quel modo. Il ricordo della coscienza (o essere coscienti del ricordo dell'esperienza) è cosa diversa dalla trasformazione che il soggetto ha subito all'interno di quell'esperienza. La trasformazione del soggetto continua a condizionare il comportamento del soggetto anche quando il ricordo è rimosso.

Che l'esperienza emotiva si fissasse nella struttura fisica delle persone, si sospettava da tempo. Attraverso quali meccanismi le persone interiorizzano le loro esperienze trasformandole come variazione della loro struttura fisica che poi porta alla formazione del carattere, della psiche e delle idee sul mondo, è tutto ancora da scoprire. Il Potere di Essere, rappresentato dal divenuto nelle trasformazioni dell'individuo attraverso le sue esperienze, è ancora una novità assoluta nell'ambito del pensiero umano.

Anche in questo tipo di ricerca assistiamo all'uso delle categorie di pensiero positiviste.

Proviamo a mette in luce alcune affermazioni che vengono fatte nell'articolo:

1) I brutti ricordi, che paralizzano quando riaffiorano alla mente, sono resi indelebili da una "ragnatela" molecolare attorcigliata intorno ai neuroni dell'amigdala, il centro della paura.

2) Lo studio, effettuato su topi, mostra che questa ragnatela, detta rete perineurale, si forma in età adulta, mentre nel cervello infantile è assente, cosicchè per quest'ultimo è più agevole cancellare i ricordi traumatici.

3) il cervello infantile è più plastico e, ancora privo di questa rete di materiale proteico, può dimenticare più facilmente un ricordo traumatico.

4) Poi, quando la rete si forma, i ricordi di eventi negativi si fissano in modo indelebile.

5) Si sapeva che nei ratti di pochi giorni di vita un trauma è facilmente cancellabile con un esercizio di rimozione chiamato "estinzione", che consiste nel dissociare lo stimolo (per esempio un suono) dall'evento traumatico (per esempio una corrente elettrica). Se topolini piccoli vengono traumatizzati da uno shock elettrico seguente un suono, tenderanno ad associare a quel suono la corrente, e quindi a temerlo.

6) L'esercizio di estinzione del trauma funziona dunque dissociando il legame suono-corrente. Ma funziona solo nei topi di pochi giorni, ribadisce Pizzorusso, non sugli adulti, e ora Gogolla ha scoperto perchè: è la formazione della rete perineurale nel cervello adulto a impedire la rimozione, rendendo l'amigdala inaccessibile. Ma "sciogliendo" i proteoglicani condroitin fosfato con un enzima ad hoc, Gogolla ha mostrato di poter rendere nuovamente più malleabile anche il cervello adulto e quindi di poter eseguire l'esercizio di rimozione del trauma. Questo studio apre le porte a nuovi meccanismi potenzialmente applicabili su chi soffre di stress post-traumatico o fobie.

Siamo agli esperimenti di Pavlov sulla salivazione del cane applicati alla formazione neurologica. I mezzi con cui si conduce la ricerca e quello che viene osservato è diverso, ma il meccanismo è sempre lo stesso.

5) Si sapeva che nei ratti di pochi giorni di vita un trauma è facilmente cancellabile con un esercizio di rimozione chiamato "estinzione", che consiste nel dissociare lo stimolo (per esempio un suono) dall'evento traumatico (per esempio una corrente elettrica). Se topolini piccoli vengono traumatizzati da uno shock elettrico seguente un suono, tenderanno ad associare a quel suono la corrente, e quindi a temerlo.

Si impone un trauma costringendo il soggetto ad associare stimolo sensorio e dolore condizionandolo a reagire allo stimolo sensorio in anticipo per evitare il dolore e poi si esperimentano le dissociazioni della relazione fisiologica costruita.

Cosa fa il soggetto quando arriva il dolore preavvisato da stimoli sensori (suono, forme, odori ecc.)? Mette in atto delle difese. Le difese, per essere efficaci, devono portare il soggetto a reagire prima che il trauma doloroso lo colpisca. Se il topo non reagisce all'odore del gatto, il gatto con un balzo se lo mangia. E' un meccanismo di difesa che nei soggetti infantili agisce come un "meccanismo di difesa aperto". Nei soggetti adulti, data la molteplicità dell'esperienza, distingue fra un "soggettivo" principale, al quale reagire con assoluta immediatezza, da tutto ciò che, anche se causano dolore, sono secondari e la riposta può essere ritardata. Il meccanismo fisiologico si fissa. Non si tratta di una singola esperienza, si tratta di selezione soggettive di esperienze costruite nell'arco della propria vita in base allo specifico ambiente in cui ci muoviamo.

La fissazione del meccanismo avviene perché il soggetto è rinchiuso nella gabbia: la gabbia di Pavlov! Tanto maggiori sono le quantità di esperienze che un soggetto è in grado di fare in un'unità di tempo e tanto maggiori sono le associazioni fra stimoli e risposte soggettive e tanto minore è la fissazione del meccanismo di difesa come risposta alle sollecitazioni esterne.

Tanto più limitati sono i fenomeni a cui il soggetto deve rispondere e tanto più velocemente verrà a formarsi la fissazione del meccanismo psicologico di difesa attorno, o in relazione, alla struttura emotiva che, fisicamente, può essere indicata nell'amigdala. La gabbia di Pavlov ha questa funzione: separa il soggetto dagli stimoli del mondo e permette allo sperimentatore di impedire che al soggetto arrivino stimoli tali da variare la sua risposta soggettiva.

Lo sperimentatore può verificare che il meccanismo di difesa dalle paure è estremamente plastico nell'età infantile e nell'età puberale dei soggetti e diventa più fisso in età adulta.

Quando lo sperimentatore afferma che "un trauma è facilmente cancellabile", non sta dicendo che cancella il trauma; sta dicendo che cancella l'associazione che fa il soggetto fra stimoli premonitori ed evento traumatico. Non cancella il trauma, ma cancella la difesa del soggetto al possibile evento traumatico futuro. In pratica predispone il soggetto a non essere attento agli stimoli che precedono l'evento doloroso. Costringono il soggetto ad abbassare le proprie difese e a ricevere un possibile stimolo doloroso.

Se quel soggetto vive nel mondo nel quale la sua specie si è evoluta, difficilmente la difesa del soggetto di organizza attorno a dei segnali specifici. Questo perché i medesimi segnali non sono sempre portatori di dolore (come avviene in un laboratorio), ma sono segnali che premettono a più eventi e a eventi diversi. Solo quando il soggetto definisce, una volta adulto, la qualità della sua gabbia, allora la difesa tende a fissarsi. Infatti, nell'esperimento si dice:

6) L'esercizio di estinzione del trauma funziona dunque dissociando il legame suono-corrente. Ma funziona solo nei topi di pochi giorni, ribadisce Pizzorusso, non sugli adulti, e ora Gogolla ha scoperto perchè: è la formazione della rete perineurale nel cervello adulto a impedire la rimozione, rendendo l'amigdala inaccessibile. Ma "sciogliendo" i proteoglicani condroitin fosfato con un enzima ad hoc, Gogolla ha mostrato di poter rendere nuovamente più malleabile anche il cervello adulto e quindi di poter eseguire l'esercizio di rimozione del trauma. Questo studio apre le porte a nuovi meccanismi potenzialmente applicabili su chi soffre di stress post-traumatico o fobie.

L'adulto è il soggetto che ha cessato di crescere rispondendo alle sollecitazioni del proprio ambiente. Ora può selezionare le sue difese psichiche in attesa della sua morte. Egli ha già definito il suo mondo; cosa percepirà in quel mondo; quali sono i fenomeni che gli creano dolore psichico; da cosa deve difendersi; che cosa vuole evitare che della sua psiche venga aggredito. Il bambino è un soggetto manipolabile al punto tale da poter costringerlo a fare delle associazioni fra stimoli e traumi, dissociarli per riassociarli (è proprio le associazioni fra stimoli e traumi, dissociazione dello stimolo dal trauma per guidarlo in un trauma successivo, che viene messo in atto dalla chiesa cattolica per costringere il bambino a salivare in funzione del crocifisso, della madonna e di qualche "santo" che si fissano le barriere fideistiche anche in contrasto con i dati di realtà nell'uomo). L'Essere Umano adulto non è manipolabile in quanto ha fissato le proprie difese. L'adulto può mutare idea solo se la mutazione dell'idea gli rafforza i meccanismi di difesa psicologica, non se contrastano con essi. La fissazione delle difese, come la formazione di una rete perineuronale attorno all'amigdala e altre forme di adattamento cerebrale, non avvengono per effetto di un "fatto singolo" (un unico trauma), ma per una sequenza di fatti in un ambiente chiuso e circoscritto, come per il bambino l'oratorio o le condizioni psichiche costruite dalla chiesa cattolica, nella famiglia cristiana. In effetti, nella nostra specie, la fobia che costringe l'individuo alla difesa delle proprie convinzioni religiose allontanando ogni critica, è la condizione più assoluta presente nella società sulla quale vengono a stratificarsi altri tipi di fobie e di ossessioni.

Per condizionare il bambino con le relazioni "stimolo-trauma" è necessario che l'operazione avvenga in un ambiente chiuso (che limiti i fenomeni che giungono al bambino) come la gabbia di Pavlov; che ci sia una ripetitività dei traumi. Molti traumi, ripetuti meccanicamente ai quali si costringe il bambino ad adeguarsi all'interno di una banda di segnali-traumi che siano simili e psicologicamente sovrapponibili finalizzati ad un unico intento: com'è per il condizionamento psichico religioso del bambino.

4) Poi, quando la rete si forma, i ricordi di eventi negativi si fissano in modo indelebile.

Quando l'individuo, seleziona i traumi e non è in grado di risolvere in maniera diversa le situazioni che provocano trauma, mette in atto delle difese per prevenire le situazioni traumatiche rispondendo non più solo al dolore del trauma, ma ai segnali che preconizzano l'evento traumatico doloroso. Le esperienze si fissano in modo indelebile guidando le scelte, le azioni, le decisioni e le stesse idee sociali e religiose della persona.

Il condizionamento religioso cattolico è il prodotto di un numero talmente alto di situazioni traumatiche che l'individuo, dalle difese che ha messo in atto in quelle situazioni traumatiche, ne dipende per tutta la vita. Come per le persone torturate.

Quando Pavlov scrive:

"Per molti anni abbiamo osservato che i nostri cani diventavano sonnolenti, per cui il lavoro doveva essere sospeso a causa del'attenuazione e scomparsa dei riflessi condizionati. In particolare abbiamo visto che il sonno sopravveniva nel corso di esperimenti in cui la stimolazione impiegata per determinare l'attività delle ghiandole salivari era di natura termica."

A Pavlov non passava per la testa che in quelle situazioni il cane mettesse in atto azioni di difesa alle sue sollecitazioni. Azioni di difesa che portavano il cane nel sonno che è lo stato psicologico in cui vengono interiorizzate le trasformazioni del soggetto e in cui il soggetto elabora le proprie strategie di difesa partendo da elaborazioni di percezione dell'ambiente sconosciute alla sua ragione.

La stessa cosa vale per i bambini quando devono elaborare l'esperienza quotidiana o quando devono mettere in atto difese psichiche da sollecitazioni che ritengono distruttive. Sia la fagocitazione delle trasformazioni, sia l'elaborazione di strategie di difesa, si fissano nell'individuo durante il sonno. Per Pavlov, invece:

"Siamo giunti alla conclusione che gli stimoli termici sono particolarmente atti a indurre il sonno, vale a dire che provocano uno stato di sonno così come altri stimoli suscitano altre attività." P. 150 Pavlov, i Riflessi condizionati ed Newton 1973

Solo che il bambino dorme moltissimo e ha un cervello plastico, l'adulto dorme di meno ma il suo cervello è più fisso. Anche le persone torturate tendono a entrare in uno stato di sonno o di sospensione della coscienza.

Nell'articolo è scritto:

3) il cervello infantile è più plastico e, ancora privo di questa rete di materiale proteico, può dimenticare più facilmente un ricordo traumatico.

Il ricordo traumatico viene dimenticato dalla coscienza. Ciò che resta sono le modificazioni della struttura emotiva che il trauma ha provocato, come risposta al trauma stesso. La risposta, nel bambino piccolissimo, non è in grado di fissarsi. Sono necessarie sequenze di traumi prima che il bambino, crescendo, individui l'insieme di segnali che annunciano l'evento traumatico. La paura del trauma si interiorizza col tempo e il bambino finisce per mettere in atto le sue difese dall'ansia che hanno sempre come base la natura sessuale e religiosa. Le due nature capaci di mettere in discussione la struttura emotiva dell'individuo umano.

Il condizionamento superficiale era già stato studiato da Pavlov che nel 1912 scriveva:

"Il primo esempio evidente di questa azione inibitrice è rappresentato dal fenomeno cui non diamo il nome di estinzione del riflesso condizionato. Se uno stimolo condizionato ben formato e stabilizzato viene ripetuto più volte a brevi intervalli - da solo, cioè non accompagnato dallo stimolo non condizionato - , la sua efficacia diminuisce grandemente fino alla completa inattività. Non si tratta di un annientamento assoluto di un riflesso condizionato, ma soltanto di una sospensione temporanea. la prova di ciò sta nel fatto che il riflesso si ripristina spontaneamente dopo un certo tempo, a meno che in questo intervallo non sussista qualche fattore contrario alla restaurazione del riflesso." P. 213 Pavlov, i Riflessi condizionati ed Newton 1973

Il condizionamento dei soggetti, che si impone all'interno dei meccanismi di cui la specie ha fornito l'Essere Umano. Meccanismi che si specializzano, rafforzando le risposte automatiche dei soggetti ad alcune tipologie di sollecitazioni del mondo, a mano a mano che l'età del soggetto aumenta, ma trovano nella plasticità del cervello infantile la materia nella quale prendere forma. Le stesse azioni, in un cervello adulto, non provocano risposte che possano condizionare il cervello. Al contrario, tendenzialmente nel bambino ogni fenomeno, vissuto come assoluto, incide sulla plasticità cerebrale modellandola in funzione dell'età adulta.

La scienza positivista o meccanicista, tenta di far credere che ad un evento traumatico corrispondano delle risposte soggettive permanenti. Ma questo imporrebbe che l'individuo umano non sia plastico. Non viva la sua vita come un processo di adattamento soggettivo alle variabili oggettive che percepisce nel mondo. Questo impone di pensare l'uomo creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino. Una forma che gli accidenti dell'esistenza possono mutare, ma che si può condurre ad una "ideale" forma originaria. Invece, ogni Essere Vivente si adatta al mondo in cui vive e vive e si adatta ai segnali del mondo che percepisce come forme complesse alle quali dà delle risposte complesse.

La stessa parola o la stessa situazione, vissuta da bambini diversi, provoca delle diverse strategie adattative perché, quando un bambino affronta dei fenomeni nel mondo, ha già un'esperienza emotiva che ha formato fin dal primo istante nella pancia della madre. Ciò che provoca dolore in alcuni bambini, in altri provoca indifferenza perché lo stesso fenomeno viene percepito ed elaborato soggettivamente partendo da esperienze diverse. Da vissuti emotivi diversi.

2) Lo studio, effettuato su topi, mostra che questa ragnatela, detta rete perineurale, si forma in età adulta, mentre nel cervello infantile è assente, cosicchè per quest'ultimo è più agevole cancellare i ricordi traumatici.

La trasformazione fisica, come la formazione di questa rete, si forma attraverso le esperienze dell'individuo nei suoi processi di adattamento soggettivo alle sollecitazioni che giungono dal mondo. Alle reazioni che il mondo fa, trasformandoli in fenomeni, alle risposte adattative del bambino.

Una volta diventato adulto, l'Essere Umano, si corazza contro quanto è in grado di ferirlo fornendosi di strumenti che gli permettono di anticipare le situazioni traumatiche. Ogni volta che si modifica sé stessi si guadagnano degli strumenti attrezzandoci per affrontare delle situazioni, ma quell'attrezzatura diventa, a sua volta, una zavorra che ci impedisce di espanderci nel mondo.

Il timore di provare stati angosciosi o ansiosi porta a costruire delle difese. Queste difese non si limitano ad allontanare, prevedendole, delle situazioni che provocano ansia o angoscia. Allontanano l'individuo da tutta una serie di fenomeni del mondo che, anche se non provocherebbero ansia o angoscia, possono, con la loro percezione, esporre l'individuo a possibili situazioni di ansia o di angoscia. Si ha anche paura della possibilità di provare ansia o angoscia e si esorcizza questa possibilità costruendo delle barriere che separano le emozioni soggettive dalle emozioni del mondo. Questo viene fatto da adulti in quanto, l'adulto, ritiene di non dover più crescere. Cosa diversa per il bambino che fa delle relazioni emotive motivo di crescita delle relazioni fra sé e il mondo in cui viviamo.

Da positivisti, i ricercatori scrivono:

1) I brutti ricordi, che paralizzano quando riaffiorano alla mente, sono resi indelebili da una "ragnatela" molecolare attorcigliata intorno ai neuroni dell'amigdala, il centro della paura.

Non sono i brutti ricordi che paralizzano. Se ci sono dei ricordi, o, mediante la psicoanalisi si fanno riaffiorare i ricordi, la loro capacità di incidere sulla struttura emotiva dell'individuo è relativamente superficiale.

I positivisti riducono tutto alla coscienza razionale e all'esperienza razionale. Ma l'esperienza che può essere ricordata è solo una minima parte delle nostre attività di elaborazione dei fenomeni del mondo e le risposte, che noi diamo, non rientrano tutte in ambito razionale né, quasi tutte, sono razionalizzabili. Quando un soggetto vive in un ambiente circoscritto, come un collegio, una galera, un orfanotrofio, una famiglia chiusa, i cui genitori sono impegnati sul lavoro o sono persone cattoliche; le esperienze vengono dimenticate, ma non la sedimentazione delle risposte che vengono date alle situazioni dal soggetto minuto per minuto durante tutta la sua quotidianità. Mettere l'accento sui "brutti ricordi" significa mettere l'accento su un fatto assolutamente episodico isolandolo dal contesto di tutta l'esperienza del vissuto di una persona. Dire: "Questo brutto episodio ha provocato...", serve solo a soddisfare il bisogno di rassicurazione della ragione. Tutto ciò che noi riduciamo come "rumore di fondo emotivo" delle nostre esperienze, sono quelle che giorno dopo giorno producono la trasformazione della nostra struttura fisica. Diverso è l'effetto dell'esperienza "devastante", derivata da un episodio, che può avere nella ragione. La capacità di devastare la struttura emotiva, di una singola esperienza all'interno del soggetto, non deriva dalla specifico episodio, ma dalla sedimentazione, dall'accumulo, delle risposte emotive del soggetto nella relazione con il mondo. Un episodio, inteso come brutto ricordo, può essere il fattore scatenante di un salto qualitativo degli effetti di una devastazione emotiva accumulata in anni di modificazione della struttura psico-fisica del soggetto. La modificazione, in quella direzione, era molto lenta e permetteva al soggetto di bilanciare con altre trasformazioni psico-fisiche la formazione della nuova condizione. L'episodio singolo porta alla coscienza la trasformazione emotiva in atto. All'improvviso, tutta d'un colpo. E' come per le esperienze di guerra in Viet-Nam o in Iraq dei soldati USA. Non sono gli episodi che si verificano in guerra a riconsegnare agli USA i soldati malati devastati da esperienze distruttive. E' l'educazione che hanno subito in famiglia, negli USA, che ha manipolato la loro struttura emotiva imponendo una fragilità psichica. In un ambiente normale, quella fragilità si sarebbe adattata e modificata cercando le proprie veicolazioni nella quotidianità. La guerra e gli episodi drammatici non fanno altro che portare alla coscienza la trasformazione dell'ingabbiamento della loro struttura emotiva dell'individuo che chiede, comunque, di esprimersi nelle azioni quotidiane. La distruttività del veterano USA esplode nel conflitto, ma si è formata nell'educazione sociale prima che partisse per il conflitto.

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Ogni azione ripetitiva o ogni emozione che entra in gioco nelle relazioni con il mondo in cui viviamo, porta ad una trasformazione delle persone. Di tutta la persona. Una volta che la persona è trasformata, con quella trasformazione, vive la sua quotidianità.

"Secondo uno studio della Tufts University (Boston) il movimento fisico eccessivo, come le droghe, può creare dipendenza: un'improvvisa astinenza dalle attività svolte in palestra o all'aperto, ha dimostrato la ricerca americana , provoca "crisi" simili a quelle dei tossicodipendenti. Gli scienziati americani che hanno condotto l'esperimento su due gruppi di ratti (uno dei quali fatto allenare all'estremo sulle ruote) hanno osservato come gli animali "sportivi" (trattati con il famoso antagonista degli oppiacei) mostrassero sintomi da eroinomani una volta interrotta improvvisamente la loro ormai abituale attività: tremavano, si contorcevano e battevano i denti. "L'esercizio fisico svolto ad oltranza, esattamente come l'abuso di droghe, porta all'attivazione di neurotrasmettitori quali le endorfine e la dopamina, che sono coinvolti nel sistema della ricompensa" ha affermato Robin Kanarek, uno degli autori dello studio."

Venerdì di Repubblica 04 settembre 2009

Quando si arriva ad individuare le trasformazioni fisiche (rilascio di endorfine, dopamina oppure formazione di strutture perineurali o quant'altro), l'osservazione delle persone e del loro abitare il mondo già ci indicava come, quello che noi facciamo, si fissa dentro di noi all'interno del meccanismo delle possibilità. L'organismo si predispone. Il cervello si predispone. La struttura emotiva si predispone. Il corpo si predispone in vista di una continuazione dell'attività che noi facciamo, dei fenomeni che noi percepiamo, delle strategie che noi mettiamo in atto nei confronti del mondo in cui viviamo.

L'apertura al mondo o la chiusura nei confronti del mondo dipende dall'intensità emotiva delle nostre scelte e da come noi siamo in grado di calarle nella nostra struttura emotiva modificando, in funzione delle scelte attuali e nella prospettiva di scelte future, la nostra struttura fisica (e neuronale).

Tutte le idee sul mondo che noi abbiamo.

Tutte le nostre aperture o chiusure al mondo.

Tutte le nostre predilezioni.

Tutto dipende dalle scelte che noi abbiamo fatto in relazione alla domanda che dal mondo proveniva: tutto dipende dalla modificazione fisica, psichica, neuronale, sinapsica, muscolare e quant'altro volete aggiungere, che ci siamo imposti nel rispondere ad un mondo che pretendeva delle nostre risposte. Le condizioni oggettive ci chiedono, ci impongono, delle risposte. Noi variamo l'oggettività rispondendo. Sta a noi coinvolgere le nostre emozioni nelle risposte e nella direzione in cui rispondiamo. Sta a noi scegliere e scartare i fenomeni che dal mondo giungono a noi. Sta a noi chiederci, in ogni istante della nostra vita: che cosa vogliamo? Cosa possiamo scegliere fra ciò che possiamo e ciò che desideriamo? Il possiamo va nella direzione di ciò che desideriamo?

Nella gabbia di Pavlov la nostra scelta è molto ristretta e il gestore della gabbia impone, variando i fenomeni che ci giungono, i nostri adattamenti. Noi scegliamo, ma fra quanto filtra nella gabbia.

Alla fine di tutto questo, è la grande scoperta scientifica di Pavlov che determina le nostre trasformazioni nel mondo.

Pavlov scopre il concetto di gabbia entro la quale ridurre la percezione dei soggetti nel mondo. E' la gabbia che manipola la struttura fisica ed emotiva delle persone. La gabbia ha varie forme: l'oratorio per i bambini, la famiglia cristiana o la ruota sulla quale vengono fatti correre i ratti. La gabbia circoscrive e limita, selezionandoli preventivamente, i fenomeni che giungo alle persone. La gabbia impone un numero di risposte limitate in funzione di chi gestisce la gabbia. La gabbia impone quelle e solo quelle risposte ingabbiando la veicolazione delle emozioni individuali nei processi di adattamento soggettivi. La struttura fisica risponde a quelle condizioni e si adatta come conseguenza favorendo le risposte che quell'individuo può dare data la condizione oggettiva nella quale quell'individuo si muove.

Marghera, 07 settembre 2009

     

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La filosofia della Stregoneria

La Stregoneria è un cammino. Questo perché la Stregoneria è trasformazione del soggetto che percorre il sentiero. Il sentiero è mutamento dopo mutamento, trasformazione dopo trasformazione. La sequenza delle trasformazioni del soggetto, in ogni istante che si trasforma, forma il cammino dello Stregone. In ogni attimo lo Stregone, come ogni persona, presenta il proprio Potere di Essere che altro non è che quanto ha costruito mediante le sue trasformazioni.