Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù
Cod. ISBN 9788893322034
I personaggi della storia di Matteo sono: Gesù, che si identifica col signore, lo sposo, che deve venire a farsi le dieci vergini; dieci donne che vengono definite "vergini". Scrive Matteo:
“Allora, il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, andranno incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le stolte nel prendere le loro lampada, non presero con sé dell'olio. Ma le prudenti, assieme alle lampade presero anche dell'olio nei vasetti. Ora, siccome lo sposo tardava, incominciarono a sonnecchiare e poi s'addormentarono. Nel mezzo della notte si levò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini s'alzarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle prudenti: “Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma le prudenti risposero: “No, altrimenti manca a noi e a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevelo”. Or mentre quelle andarono a comprarne, giunse lo sposo, e le vergini che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze e fu chiusa la porta. Più tardi arrivarono anche le altre vergini, e cominciarono a dire: “Signore, Signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità vi dico: Non vi conosco”. Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”. Matteo 25, 1-13
Uno dei principi fondamentali delle religioni non ebree era quello che induceva le persone ad attrezzarsi e ad essere prudenti per affrontare lo sconosciuto che si poteva presentare. Un esercito invasore, una tempesta, o dei problemi personali e sociali. Matteo usa quel principio esistenziale, sconosciuto agli ebrei (infatti gli ebrei confidavano nel patto col dio padrone; loro erano il popolo eletto e quanto succedeva loro, era la volontà del loro dio padrone), per costruire nelle persone, in questo caso le donne, uno stato psichico di attesa che chiuda la loro attività in funzione della costruzione del loro futuro.
Già in Matteo 24, 36-51 si è visto come l'attesa per la fine del mondo, attesa per l'avvento del padrone Gesù, sia quello stato psichico che, imposto nell'infanzia, impedisce la maturazione della persona nell'età adulta. Imporre l'ansia d'attesa nell'infanzia impedisce alle persone di diventare individui responsabili. Gli irresponsabili che agiscono nella società sono sempre alla ricerca di approvazione per le loro scelte. Sono dubbiosi e paurosi e cercano la legittimazione nell'approvazione altrui. Proprio perché cercano l'approvazione altrui, sono facilmente manovrabili e influenzabili. Queste persone si fanno propri i luoghi comuni che li rassicurano e si dimettono dalla loro capacità critica.
Matteo non si può permettere di presentare i principi che inducono all'ansia costringendo l'individuo in uno stato d'attesa con un unico scritto. Per riuscire ad imporre alle persone uno stato psichico d'attesa è necessario che quello stato venga enfatizzato e ripetuto un numero infinito di volte. Deve essere presentato in modo tale che il lettore ne soggettivi l'enfasi. Deve essere esposto e raccontato in modo che penetri nella psiche e che richiami negli adulti gli stati d'ansia d'attesa che erano stati imposti come insicurezza nella primissima infanzia.
Un eterno bambino che ha fallito la morte puberale nella quale non è riuscito a partorire l'individuo adulto che cresceva dentro al fanciullo in una perenne attesa dell'evento risolutore di tutta la sua vita.
Per questo motivo Matteo combina la pulsione psichica d'attesa che viene imposta sul singolo individuo rappresentandola in condizioni sociali diverse e con diversi soggetti protagonisti dell'attesa. L'imposizione della condizione psichica d'attesa viene usata per disarticolare la società in cui Matteo vive. Nella condizione psichica d'attesa, gli individui vengono sottratti dall'attività sociale. L'attività degli individui nella società che, nel loro insieme, spingono la società verso un futuro. Presentando la necessità della condizione psichica d'attesa in situazioni sociali che la sétta di Matteo intende disarticolare sottrae gli individui dalla società. Gli stessi bambini che nascono sono sottoposti a manipolazione affinché anch'essi siano travolti dall'angoscia d'attesa e abbiano paura ad affrontare le contraddizioni sociali rifugiandosi nella sétta. Più la sétta di Matteo si rafforza, più può proteggere i suoi membri dall'ansia d'angoscia consentendo loro di non affrontare gli impegni sociali (che per loro sono angoscianti); meno affrontano gli impegni sociali e più possono seminare angoscia nei loro figli.
La pulsione psichica d'attesa crea incertezza e insicurezza nell'individuo. Viene imposta al singolo mediante un insieme di esempi, storie e situazioni che hanno lo scopo di distruggere il suo presente sociale.
L'incertezza e l'insicurezza nell'individuo generano il desiderio di un soggetto sicuro, preciso, che dice “sì, sì; no, no;”. Tale soggetto immaginato si fissa nell'immaginazione di chi vive l'attesa di un accadimento e viene enfatizzato. Per fissare la patologia d'attesa nel soggetto da sottomettere, in questa parabola, Matteo usa l'immagine desiderata di dieci vergini che stimolano il desiderio di una libido repressa dalla mancanza di iniziativa in un soggetto che attende. Non è lui, il soggetto che attende, ma nella sua immaginazione si identifica con l'atteso. L'atteso dalle dieci vergini che stimolano la sua immaginazione alimentata da una libido repressa che immagina liberata. Il lettore si immagina le dieci vergini che lo attendono e il suo stato psichico di attesa è pronto a riempire l'attesa con l'aspettativa di un accadimento desiderato. La sua attesa non è per lui solo uno stato psichico, ma è attesa dell'evento. Solo che nell'evento atteso non è lui che attende. Nell'immaginazione lui è l'atteso. Lui è l'atteso dalle dieci vergini: come nel paradiso dei musulmani.
Nel gioco di attendere e atteso Matteo ha ampio spazio per inserire un trucco retorico: il giudizio sulle persone precede l'azione che le persone mettono in atto. Non sono dieci donne vergini, ma dieci vagine vergini. Mentre per gli antichi “vergine” stava per persona che non dipende da nessuno, non ancora posseduta in quanto persona e solo in situazioni particolari si parla di verginità fisica; gli ebrei e i cristiani, per “vergine” intendono la vagina: come per la madonna cristiana. E solo la vagina. Quando il cristiano parla della “Vergine Maria”, parla della “Vagina di Maria” non della persona Maria che recita il magnificat del possesso come persona al di là della situazione della sua vagina.
Queste vagine vergini hanno la caratteristica di essere stolte o sagge. Non hanno fatto nulla affinché il lettore possa dire che sono stolte o sagge, ma il giudizio di Matteo precede la descrizione l'azione al fine di imprigionare il giudizio del lettore. Esse, secondo Matteo, sono state create sagge e sono state create stolte. La loro azione rivela come il suo dio le ha create. Queste donne sono ferme nell'attesa di soddisfare la loro libido e a Matteo non viene in mente che “lo sposo” che si fa attendere è solo un cafone.
E, infine sottolineo l'insegnamento esoterico di Matteo: per far carriera, se sei saggio, devi fare le scarpe ai tuoi concorrenti. Quando hai messo fuori gioco e hai distrutto i tuoi concorrenti, non importa come, entrerai nelle sale dei bottoni, nella sala col padrone. E agli altri il padrone dirà: “Voi vi siete fatti fare fessi, siete dei cretini, io non vi conosco!”. Voi, dice il cristiano, che avete subito un torto non potete chiedere giustizia. Siete stati fatti fessi!
La sétta di Matteo si separa dalla società civile, deve fare fessi coloro che non entrano nella sétta e non danno potere alla sua sétta all'interno della società civile che Matteo vuole distruggere. Questo metodo vige in Vaticano e nella formazione delle gerarchie Vaticane della chiesa cattolica. Si fa carriera per appoggi e conoscenze e una volta raggiunto il posto di potere lo si è raggiunto perché il dio padrone lo ha voluto in quanto non è intervenuto per ostacolarlo.
Cosa sarebbe successo dell'insegnamento esoterico di Matteo se il suo “sposo”, che è Gesù, una volta giunto, avesse detto alle cinque vergini sagge “Non avete voluto dividere il vostro potere (l'olio) con le altre e dunque, io non vi conosco!”? Invece lo “sposo”, Gesù, in Matteo ha bisogno di individui spietati capaci di calpestare altre persone; individui capaci di sfruttare le situazioni di debolezza delle persone. Che le calpestino, le umilino al fine di rompere la loro resistenza psichica e si sottomettano (ogni ginocchio si pieghi a Gesù). Con persone di questo tipo Matteo può aggredire e distruggere la società civile. Gli altri sono i deboli che devono essere sottomessi e castigati come esempio e gratificazione per chi ha accettato di sottomettersi Gesù rinunciando sua propria vita di cittadino.
Marghera, 07 ottobre 2010 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo P.le Parmesan, 8 30175 – Marghera Venezia Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Da molto tempo la chiesa cattolica ha cessato di citare i suoi vangeli. Eppure, i vangeli ufficiali cristiani, sono l'unica fonte che delinea la figura di Gesù, la sua ideologia, la sua morale e i suoi principi sociali. La chiesa cattolica applica quei principi, ma alle masse preferisce nasconderne il significato e rubare, facendo propria, l'idea di bontà che i Neoplatonici attribuivano al loro dio. La chiesa cattolica ha torturato e macellato i Neoplatonici e per colmo di disprezzo usa i loro insegnamenti dietro ai quali nascondere i suoi principi ideologici.