Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù
Cod. ISBN 9788893322034
I personaggi della storia di Matteo sono: Gesù, che si identifica col signore, a cui gli schiavi devono dare gli interessi con diritto di vita e di morte, e tre schiavi. Scrive Matteo:
"Sarà, infatti come di un uomo il quale, stando per fare un lungo viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno dette cinque talenti, all'altro due e a un altro uno solo; ad ognuno secondo la sua capacità e partì. Subito, quello che aveva ricevuto cinque talenti se ne andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Come pure quello che aveva ricevuto due talenti, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno solo andò a fare una buca nella terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Ora, dopo molto tempo ritornò il padrone di quei servi e li chiamò a rendere conto. Presentatosi colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: "Signore, tu mi desti cinque talenti, ecco, io ne ho guadagnati altri cinque". Il padrone gli disse: "Bene servo buono e fedele, tu sei stato fedele nel poco, io ti darò autorità su molto: entra nella gioia del tuo Signore". Si presentò poi l'altro che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, tu mi desti due talenti; ecco, io ne ho guadagnati altri due". Il padrone gli disse: "Bene, servo buono e fedele, tu sei stato fedele nel poco, io ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo signore". Presentatosi infine anche quello che aveva ricevuto un talento solo: "Signore, disse, so che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; io ho avuto paura e sono andato a nascondere il talento sotto terra; ecco, prendi quello che ti appartiene". Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e infingardo, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e che raccolgo dove non ho sparso. Dovevi dunque mettere il mio denaro in mano ai banchieri e, al mio ritorno, io avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli il talento e datelo a colui che ne ha dieci. Poiché a chi ha, sarà dato, e sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti." Vangelo di Matteo 25,14-30
La parabola dei talenti di Matteo, e la parabola delle mine di Luca, sono parabole che indicano dei doveri militari ai seguaci della religione cristiana da parte di Matteo e di Luca. Questa parabola indica come doverosi quei comportamenti cristiani che hanno massacrato milioni e milioni di persone per duemila anni.
Hai una cosa che si chiama fede e devi farla fruttare. Se osservate attentamente, questa tecnica è applicata anche per delle strutture commerciali e, dal commercio e dalla frequentazione delle parrocchie, è stata trasferita in campo politico. Si costituisce un'associazione e poi si assegnano delle deleghe o delle rappresentanze territoriali. Il rappresentante, che è indipendente dalla struttura commerciale centrale (il padrone che se né andato), deve far fruttare quella delega acquisendo clienti ed espandendo il marchio nella zona di competenza.
Dal vangelo di Matteo nasce la formula del franchising o affiliazione commerciale utilizzata in campo religioso: ti battezzo e ti mando ad evangelizzare i popoli. Ti ho dato cinque talenti e tu me ne riconsegni dieci.
Gli attuali partiti politici come Forza Italia e il Popolo delle Libertà, non nascono rispetto ad un insieme di idee o di progetti sociali, ma nascono con la formula del franchising o affiliazione commerciale con l'obbiettivo di occupare posti di potere nello Stato e difendere interessi specifici di privati cittadini.
La tecnica del franchising, che Matteo applica alla sua organizzazione religiosa, consiste nel considerare le persone come uno spazio in cui diffondere la sua religione. Questo spazio viene diviso in mandamenti e questi mandamenti sono affidati ad un responsabile che assicura lo sviluppo del pensiero religioso all'interno del mandamento. I talenti, sono i fedeli che quello schiavo responsabile ha a disposizione per agire fra le persone del mandamento che non sono della religione di Matteo. Al ritorno del padrone, del capo dei capi, il capo mandamento fa rapporto di come è riuscito a sviluppare le forze che aveva a disposizione: prima le nostre forze nel mandamento eravamo al tre per cento e ora siamo al sei per cento. "Bravo servo fedele!" dice il capo dei capi.
Qual è la religione di Matteo in opposizione alla religione presente nelle persone dei mandamenti che Matteo vuole conquistare alla nuova fede?
La religione di Matteo è l'indeterminatezza.
Tutto è spostato nel tempo. Ogni azione pratica, ogni decisione sociale, ogni necessità di azione personale nella quale veicolare le proprie pulsioni, non avviene oggi, ma in un tempo che deve accadere. Le persone che aderiscono al cristianesimo di Matteo vivono su due piani diversi; l'azione dell'oggi, che risponde alla necessità primaria di sopravvivenza viene circoscritta e limitata in modo tale da fermare la modificazione del presente al fine di preservare la staticità di un presente vissuto in cui l'evento, nel quale è sospesa la struttura psico-emotiva del credente, deve avvenire. L'attesa, portatrice di angoscia e apprensione, viene alimentata dall'indeterminatezza dell'attesa per l'accadimento che il desiderio del credente pensa inevitabile: "Ora, dopo molto tempo ritornò il padrone di quei servi e li chiamò a rendere conto."
In una società in cui gli Dèi sono determinati e gli uomini li usano per affrontare il loro presente, Matteo organizza gli uomini che sono indeterminati, che hanno paura di agire nel loro presente o che dal loro presente sono stati emarginati. Anziché rimuovere la paura e l'angoscia organizzandosi per agire, la paura e l'angoscia viene enfatizzata, elevata a forma divina, sacra, auspicabile e desiderabile. La paura e l'angoscia che provano i fedeli cristiani nei confronti del loro presente assume la forma di attesa di un accadimento che verrà in un tempo indeterminato e in una forma che alimenta l'immaginazione dell'angosciato. L'accadimento atteso (il ritorno del figlio dell'uomo) non solo libererà il credente cristiano dall'oppressione del presente. ma alimenta l'illusione di un suo trionfo proprio attraverso il dolore che in quel presente sta provando. Il dolore d'angoscia diventa prezioso perché gli garantisce la partecipazione al trionfo quando l'evento che atten de si manifesterà.
Il capo mandamento di Matteo deve diffondere angoscia e indeterminazione per essere maggiormente gradito al suo padrone e riuscire a conquistarsi "il posto in paradiso" partecipando alla gioia del suo padrone. L'importante è che il responsabile del mandamento in cui distribuisce angoscia sia convinto che il padrone sia in grado di farlo partecipare alla gioia e che la gioia stessa valga il prezzo del dolore che sta provando e diffondendo.
Matteo è consapevole che non tutti i suoi seguaci, pur di partecipare alla gioia prospettata dal suo immaginario padrone, sono disponibili a diffondere paura e angoscia nei loro mandamenti. Oppure, come spesso accade nella storia, il seguace di Matteo parte per diffondere angoscia e terrore, ma poi, dentro di lui, prevale l'uomo e preferisce nascondere il suo talento sotto la terra.
In questa situazione Matteo definisce che cosa il cristianesimo intende col termine buono e col termine malvagio.
Che cosa significa, buono?
Che cosa significa, malvagio?
Che cosa significa, cattivo?
Queste parole evocano delle immagini dentro ogni persona. Quando io dico "lui è buono", il mio ascoltatore proietta il suo concetto di bontà sull'individuo che io indico come buono. Spesso chi parla e chi ascolta hanno concetti molto simili con cui intendere il termine "buono", in quanto partecipi della stessa cultura e della stessa società, e i fraintendimenti si riducono al minimo. Ma quando fra io e te interviene una terza persona che usa il termine "buono" in un insieme culturale che comprende una diversa struttura psico-emotiva (o strutture patologiche diverse) e usa il termine "buono", come fa Matteo, Gesù o gli ebrei e i cristiani; che cosa loro intendono per buono? Che cosa intendono col termine, malvagio?
Matteo, nella sua parabola dei talenti, ci dice quando un individuo, un servo, è buono o è malvagio.
Innanzi tutto Matteo ci delinea la bontà del suo padrone: lui miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso.
Questa premessa è importante perché ci consente di conoscere la qualità morale del padrone di Matteo; del dio di Matteo; del Gesù di Matteo. Il rapinatore entra in una banca e raccoglie il denaro che non ha contribuito ad accumulare. Il mafioso si appropria di beni che non ha contribuito a far crescere. Il delinquente si appropria del presente senza contribuire affinché il presente arricchisca sé stesso.
Questa è la qualità morale del dio dei cristiani. Da questa qualità morale deriva il termine di uomo buono come di colui che lo aiuta a mietere dove non ha semitao e a raccogliere dove non ha contribuito. Buono è il delinquente che agisce in funzione del capobanda contro la società civile. Buono è colui che operando in franchising permette alla casa madre di accumulare denaro senza per questo doversi esporre sul territorio; buono è colui che saccheggia la società civile in funzione del padrone.
Da qui il concetto cristiano di malvagio. Dove il significato del termine malvagio è relativo a colui che, accortosi che il suo capobanda, il suo dio padrone, il suo Gesù, saccheggiano la società civile, preferisce fermare la sua azione e nascondere il suo "affetto" per il padrone sottoterra rifiutandosi di agire per distruggere il sistema sociale.
Questo metodo dell'organizzazione a franchising è diventato un metodo di organizzazione politica introdotto in ambito politico dall'imprenditore Silvio Berlusconi il quale ha costruito un partito assolutamente privo di ideali, lo ha finanziato con i miliardi e con gli appoggi politici di Craxi e di socialisti passati all'ideologia social-nazionalista (dello stato padrone di cui lui è il dio tanto da farsi chiamare "premier", ma è solo un funzionario che occupa la poltrona di primo ministro) e ha distribuito le cariche di rappresentanza esattamente allo stesso modo con cui il dio dei cristiani ha distribuito i talenti fra i suoi schiavi imponendo loro di farli fruttare.
Come il dio dei cristiani tortura i suoi seguaci che non fanno fruttare la delega di fede che lui ha conferito loro trattandoli da servi inutili e gettandoli là dove c'è tenebre, pianto e stridore di denti (le camere di tortura cristiane), così Silvio Berlusconi caccia "là dove c'è tenebra e stridor di denti" i mandatari inutili espellendoli dal partito (quella di Gianfranco Fini è solo l'ultimo episodio).
Si è appropriato dell'informazione, in modo che le persone che lo ascoltano pensino che lui sia "buono" quando: miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso. E' una questione di tecnica; come si presentano i suoi delitti e quelli degli oppositori.
Il servo buono e il servo cattivo, nel partito di Forza Italia, dipende da quanto sanno far fruttare le deleghe di rappresentanza che Silvio Berlusconi ha distribuito. Va da sé che nei vari mandamenti si scatenano contrattazioni (e contrapposizioni) fra chi dispone di pacchetti voti e li può offrire come interessi al padrone che conferisce la delega.
Non sono più le idee a determinare la forza del partito, ma i pacchetti voti che i vari mandatari locali controllano ed è esattamente l'insegnamento di Matteo: il servo buono è il missionario che riesce, non importa con quanta violenza o con quali delitti, ad assicurare un pacchetto di fedeli al suo padrone: sia il dio padrone, che Ratzinger o il ratzinger di ogni tempo.
Anche se la struttura delineata da Matteo si riproduce in situazioni diverse (dalla chiesa cattolica alle chiese cristiane, al partito di Forza Italia oggi e il partito fascista ieri) la sostanza ideologica che produce ha la caratteristica di gestire l'angoscia e la paura in una perenne attesa dell'evento che risolve la condizione di vita. Come per i cristiani è il ritorno del padrone o l'arrivo di Gesù con grande potenza, in Silvio Berlusconi sono le "riforme" che promette. Come non deve arrivare il dio padrone dei cristiani o il Gesù dalle nuvole con grande potenza, perché altrimenti si svelerebbe l'illusione dell'inganno, così Silvio Berlusconi non deve portare a termine nessuna riforma che non sia funzionale al suo potere, perché, altrimenti, si svelerebbe l'inganno di quell'avvento tanto atteso che prometteva di liberare le persone dall'angoscia.
Questo è stato per il cristianesimo come per il fascismo e per il partito Forza Italia. Il metodo di Matteo ha come effetto quello di svuotare le persone mantenendole in uno stato d'angosciosa attesa preservata dall'illusione che le consuma giorno dopo giorno. Quando si rendono conto che l'illusione era solo un inganno il cui scopo era tenerle in angosciosa attesa per tutta la vita, è troppo tardi: sono individui morti.
Ma al padrone di Matteo o al Gesù padrone, questo non importa. La società civile non è mica loro, è degli uomini che si sono illusi nell'attesa di un colpo di bacchetta magica che risolvesse la loro esistenza.
Marghera, 07 ottobre 2010 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo P.le Parmesan, 8 30175 – Marghera Venezia Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Da molto tempo la chiesa cattolica ha cessato di citare i suoi vangeli. Eppure, i vangeli ufficiali cristiani, sono l'unica fonte che delinea la figura di Gesù, la sua ideologia, la sua morale e i suoi principi sociali. La chiesa cattolica applica quei principi, ma alle masse preferisce nasconderne il significato e rubare, facendo propria, l'idea di bontà che i Neoplatonici attribuivano al loro dio. La chiesa cattolica ha torturato e macellato i Neoplatonici e per colmo di disprezzo usa i loro insegnamenti dietro ai quali nascondere i suoi principi ideologici.