Il cammino nella vita è come il cammino nella foresta. Per procedere ci si deve aprire un varco fra ciò che esiste.
L'invenzione del Dio dei cristiani
L'invenzione del Dio cristiano, come viene recitato nel catechismo da bambini e adulti, è stata un'elaborazione teologica spinta dalla necessità dei cristiani di distinguersi sia da interpretazioni su Dio di altri cristiani, sia dettata dalla necessità di separare il loro modo di pensare Dio dagli ebrei, dai neoplatonici e dai greci in generale.
Il principio adottato dai cristiani è semplice: due entità religiose, anche se fanno riferimento a Gesù, non possono essere ugualmente vere, ma una deve essere vera e l'altra falsa.
Tutti i cristiani concordano sul fatto che Dio ha creato il mondo, ma c'era il loro Dio prima della creazione? Come e perché ha creato il mondo?
Mentre per i Pagani gli Dèi nascono e divengono, il Dio dei cristiani non nasce né diviene è perfetto e immutabile e sempre sarà.
La Stregoneria afferma che gli Dèi nascono e sono, come ogni essere, materia-energia che diventa cosciente di sé esprimendo necessità e volontà d'esistenza. Esattamente come ogni altro Essere della Natura e dell'universo. In queste condizioni di pensiero, l'Essere Umano può esercitare l'arte della Stregoneria perché nascere significa iniziare un cammino di trasformazione soggettiva al di là di ciò che era prima di ciò che noi pensiamo come nascita.
A questo concetto, proprio del Mito, i cristiani dovevano separarsi ideologicamente.
Scrive Antonio Orbe in Teologia dei secoli II e III:
Non tutti gli ecclesiastici affermano ciò che sostengono Ippolito e Tertulliano: la coesistenza in Dio, nella sua solitudine sostanziale, dell'Intelletto, della Dynamis, della Volontà e di altre perfezioni non personali, indistinte in una sostanza unica e indefinibile.
E' quanto accade in S. Ireneo. Per reagire contro gli gnostici, tendenti a moltiplicare eoni, rende estrema la semplicità di Dio. Giudica la distinzione, per esempio, tra Dio e il suo Intelletto, che predispone alla successiva tra l'Intelletto e la sua sapienza (Verbo interno), come eccessivamente umana. In maniera analoga valuta il passaggio dal silenzio ab aeterno di Dio alla sua elocuzione futura. Tutto ciò, afferma, si realizza nell'uomo che è composto, ma non in Dio, semplicissimo.
Ireneo chiude l'accesso all'intimità di Dio. Si rifiuta di indagare sull'attività divina precedente la creazione del mondo, anche se ritiene che "prima di tutta la creazione il Verbo glorificava il Padre, rimanendo in lui, ed era glorificato dal Padre, come dice egli stesso (Gv 17, 5): "Padre, glorifica me con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse" (Adv. haer. IV 14, 1).
Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III, Editore Piemma Theologica, 1996, Pag. 54
La prima cosa che notiamo è la "semplificazione" del concetto di Dio ottenuto mediante l'applicazione degli aggettivi assoluti dove le perfezioni, attribuite a Dio, sono i desideri dell'uomo e, nello stesso tempo, viene sottratta all'uomo la possibilità di analisi di Dio che è semplicissimo. Dio, l'assoluto si conchiude nella parola e non esistono dei perché atti a significare quella parola.
Questa elaborazione del concetto di Dio è opposta al concetto del Dio della bibbia adottata dagli ebrei:
Scrive Mircea Eliade:
"Yahweh viene spesso descritto come "qadosh", termine che indica le divinità in ugaritico e in fenicio. Comunemente tradotto come "santo", il suo significato essenziale è "separato". Dio, in tal modo, non risulta separato dal tempo, dallo spazio o da categorie morali ed etiche. Tuttavia, poiché Dio è garante della giustizia, la sua divina giustizia potrebbe essere messa in discussione e perfino negata."
Mircea Eliade, Dizionario dell'ebraismo, voce "Dio", Editore Jaca Book, 2020, pag. 125
Il Dio degli ebrei non è sempre stato e sempre sarà e, inoltre, non è semplice. E' un Dio pieno di emozioni, un Dio rancoroso, violento e criminale. Un Dio privo di etica e privo di dirittura morale. Per il Dio degli ebrei l'uomo è il suo bestiame che deve onorarlo e se non lo fa, con tuttoil suo cuore e con tutta la sua anima, lo macella.
Continua Mircea Eliade:
"La singolarità della descrizione di Yahweh è che a scatenare la gelosia (qinn'ab) è per lo più il culto di altri Dèi. Gelosia che talvolta si risolve in castigo incontrollato, altre volte in rigida giustizia punitiva che meglio si definirebbe "zelo"; altre volte sarebbero più adatti "passione" o "ardore"."
Mircea Eliade, Dizionario dell'ebraismo, voce "Dio", Editore Jaca Book, 2020, pag. 125
Ireneo si incontra col "Dio persona" degli ebrei fatto proprio dai cristiani, ma deve aggiungere ciò che agli ebrei non interessava: l'esistenza di Dio prima della creazione.
Lo stesso vale per Tertulliano e Lattanzio i quali devono spiegare come Dio viveva prima della creazione e perché si decise a creare.
Scrive Antonio Orbe in Telogia dei secoli II e III:
Tertulliano e Ippolito, conoscitori della dottrina valentiniana degli eoni, non temono di compromettere la semplicità e la solitudine di Dio: l'uno (Tertulliano) gli attribuirà, come materia divina coeterna, la Sapienza o l'Intelletto, da cui procederà l'universo creato; l'altro (Ippolito) gli assegnerà, come forme operanti, il Logos, Sophia, Dynamis e Volontà, rivolte ab aeterno verso l'interno, capaci però di operare ad extra, unendo lo stadio della solitudine con quello della creazione positiva.
[NOTA: Dynamis Personificazione della Forza, del Potere creatore; nella filosofia stoica si riferisce alla forza di carattere.]
Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III, Editore Piemma Theologica, 1996, Pag. 54
La semplicità di Dio è la dose di eroina da spacciare alle persone, ma quando le persone chiedono agli spacciatori con che cosa è stata tagliata quella dose di eroina, gli spacciatori affermano che la dose di eroina Dio è stata tagliata con "la Sapienza o l'Intelletto" e l'altro spacciatore con "il Logos, Sophia, Dynamis e Volontà".
In sostanza, la sapienza, l'intelletto, il logos, sophia, dynamis e volontà, non sono manifestazioni di Dio in quanto soggetto che le manifesta, ma sono oggetti, forme esterne, che vengono assegnate al soggetto chiamato Dio. Se queste cose sono assegnate e possono essere descritte separatamente da Dio, Dio non è sophia, logos, dynamis e volontà, ma si può ipotizzare che la creazione sia avvenuta quando queste peculiarità hanno iniziato ad abitare Dio.
Per costoro Dio appare come il motore immoto di Aristotele che, ad un certo momento, viene abitato da sapienza, intelletto, logos sophia dynamis e volontà, Da quel momento il motore immoto si mette in moto e crea. Dunque, Dio non era fintanto che non fu abitato da altri diversi da Dio.
Scrive la Genesi:
In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Genesi 1, 1-2
In questa sintesi non si spiega Dio, ma, soprattutto non si precisa se il principio è il principio di Dio o se è il momento in cui Dio crea. Inoltre, non si dice se lo spirito appartiene a Dio o se lo spirito è Dio.
Dio, prima della creazione, per la bibbia, non era. Divenne Dio nel momento in cui crea e, in quel momento, diventa "il padrone del creato e ne può disporre a piacimento".
Scrive Antonio Orbe in Teologia dei secoli II e III:
In fondo, tutti quanti - Tertulliano e Ippolito, tra gli ecclesiastici, e i valentiniani -, insegnano due cose: 1) l'unicità e la solitudine eterna di Dio, in natura e dynamis, in opposizione alla coeternità con la materia o altro principio o natura diversa; 2) la coesistenza eterna di Dio, in natura e dynamis, con l'Intelletto, la Sapienza, il Logos, la Volontà propri.
La prima esclude ciò che è diverso dalla coeternità con Dio. La seconda include la pluralità dinamica in Lui.
Pur essendo oppositori accaniti, ammettono, da una parte, il Deus unus o Deus (ab aeterno) solus e, dall'altra, espressioni come Deus / Sensus, Deus / Ratio, Deus / Sophia, sempre ab aeterno; e altre ancora come Deus / Sensus / Verbum/Voluntas, esse pure ab aeterno ... non compromettenti la solitudine e la semplicità né il regime di assoluto silenzio e quiete in cui da sempre vive.
Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III, Editore Piemma Theologica, 1996, Pag. 55
Prima della creazione, secondo la bibbia, c'è il "vuoto di Dio". Dio non esistere. Non può esistere perché nessuna azione è attribuibile a Dio.
La guerra teologica che fanno i cristiani con Tertulliano e Lattanzio è 1) non esiste contemporaneità di Dio con la materia prima della creazione di Dio; 2) Esiste contemporaneità di Dio con la natura, la materia, dopo la creazione mediante l'azione di Dio attraverso l'intelletto di Dio, la sapienza di Dio, il logos di Dio e la volontà di Dio.
Queste idee sono antitetiche alle idee pagane in cui gli Dèi nascono dalla materia-energia. Sono una manifestazione della materia-energia e non sono i creatori della materia-energia. E' la materia energia che si fa corpo, coscienza, e usa la propria volontà per far persistere sé stessa e costruire condizioni affinché altre coscienze possano nascere.
Fine Prima Parte - continua
Continua nella seconda riflessione...
L'invenzione del Dio dei cristiani
La Teoria della Filosofia Aperta
Claudio Simeoni
Meccanico
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