Da dove e perché ha origine il terrorismo religioso messo in atto dalla chiesa cattolica contro l'articolo 8, 17, 19, 20 e21 della Costituzione della Repubblica Italiana?
E' necessario iniziare dagli anni '90.
La fine della Democrazia Cristiana in Italia ha determinato un'esposizione in prima persona della chiesa cattolica.
Il terrore dei vescovi cattolici era quello di essere criticati in quanto religione, cosa che in Italia non era mai avvenuto dal momento che Polizia di Stato e Carabinieri hanno sempre agito violentemente in funzione di quella che per loro era la "Religione di Stato" contro i diritti dei cittadini a fruire delle norme Costituzionali.
Non si tratta di dire che cosa i cittadini pensano della chiesa cattolica, ma si tratta di mettere in evidenza che cosa la chiesa cattolica pensa che i cittadini possano pensare di lei.
La chiesa cattolica si trova ideologicamente scoperta e nella prima metà degli anni '90 iniziano ad affacciarsi sempre più notizie sull'attività dello stupro di minori, sia di pedofilia che di pederastia, con cui la chiesa cattolica impone la fede nel suo dio padrone.
Per la chiesa cattolica il problema non consiste nel non mettere in galera qualche prete sprovveduto, ma di allontanare il sospetto che tale attività sia funzionale alla "propaganda fides" in quanto attività svolta imitando il suo Gesù. E' Gesù il pederasta che va salvato, non il singolo prete che lo imita.
Fintanto che si tratta di qualche caso sporadico, l'operazione di propaganda della chiesa cattolica può assorbire gli effetti negativi dei processi per stupro, ma quando l'attività si fa massiccia è necessario distogliere l'attenzione dei "fedeli" dalle attività religione di stupro dei bambini ad opera dei preti cattolici.
Proviamo a leggere alcune notizie che, sia pur spesso trafilettate dal giornale La Repubblica, giungono in Italia fra il 1994 e il 1995. I giornalisti si sforzano, fin da allora, di sottolineare la "volontà di fare pulizia" da parte della chiesa cattolica, ma più lo dicono e più il liquame cattolico deborda e ancor oggi, nel 2013 continua a devastare le società civili con delle Istituzioni più tese a raccogliere consensi col crocifisso che non a riaffermare la legge dello Stato e la Costituzione della Repubblica: comportamenti che vanno dal sindaco Orsoni fino al Presidente Giorgio Napolitano. In queste condizioni il cittadino vive uno stridere fra norme che gli garantiscono i suoi diritti e attività illecita messa in atto dalle istituzioni che deridono i suoi principi e lo scherniscono ogni volta che li rivendica.
NEW YORK - Un vescovo cattolico americano ormai in pensione ha ammesso davanti a un tribunale che non aveva preso provvedimenti seri nei riguardi di tre sacerdoti della sua diocesi nonostante gli avessero confessato le loro tendenze pedofile. Monsignor James J. Hogan, che fu alla guida della diocesi di Altoona-Johnstown dal 1966 al 1987, in seguito trasferì di parrocchia questi preti ma la decisione non fu dovuta alle molestie sessuali alle quali questi avevano sottoposto alcuni ragazzi. L'anziano prelato ha confessato che non aveva dato peso a questi episodi: ha fatto l' esempio di un sacerdote che aveva confessato l' abitudine di strofinarsi le parti intime con i piedi dei ragazzi. "Non ho pensato che fosse molestia sessuale", ha dichiarato nel corso della testimonianza resa a Hollidaysburg in Pennsylvania al processo di don Francis E. Luddy, un altro sacerdote della sua diocesi accusato di pedofilia.
E ancora:
NEW YORK - Padre John Hanlon è rimasto immobile sul banco degli imputati, senza cedere alle emozioni, con gli occhi aperti e assente, mentre ieri mattina il presidente della corte d' assise di Plymouth leggeva la sentenza. Per aver molestato e violentato dodici anni fa un chierichetto della sua parrocchia, il sacredote è stato condannato a tre ergastoli. E la chiesa cattolica americana deve nuovamente fare i conti con uno scandalo a luci rosse. Padre Hanlon, che oggi ha sessantacinque anni, nel 1981 era il parroco della chiesa di Santa Maria a Plymouth, nel Massachusetts (dopo tre anni si sarebbe trasferito alla chiesa di San Paolo a Hingham, dove è rimasto fino allo scorso ottobre). Lì conobbe William Wood, un ragazzino di quattordici anni che serviva messa e lo aiutava in chiesa. Il sacerdote lo convinse ad andare con lui in un bungalow in campagna, a Scituate, e lo violentò. Solo dopo molti anni la vittima trovò il coraggio di denunciare l' episodio. Un primo processo è finito l' anno scorso con un nulla di fatto, i giurati non sapevano se dare ascolto a Wood o a padre Hanlon. Ma al secondo processo si sono fatte avanti molte altre vittime della pedofilia del sacerdote. Il quale è stato riconosciuto colpevole il mese scorso, e ieri condannato ai tre ergastoli. Potrà chiedere la libertà provvisoria solo fra quindici anni, ma dovrà anche affrontare un altro processo nello stato del Vermont dove il fratello di William Wood lo accusa di simili violenze. Quella di Hanlon non è certo la prima condanna di un prete cattolico per pedofilia e rischia di suscitare nuove polemiche sul tema della chiesa e il sesso. Negli Stati Uniti, negli ultimi anni, vi è stata una vera e propria esplosione di casi del genere. Nel 1990 diede le dimissioni l' arcivescovo di Atlanta per un amore proibito con una cantante, l' anno scorso fu il turno del suo collega di Santa Fe e segretario della conferenza episcopale, accusato da tre donne di essere un insaziabile casanova. Poi è venuta fuori la storia delle notti boccaccesche nel convento di francescani di Goleta, in California. Più tardi la chiesa del New Mexico pagò 13 miliardi di lire di risarcimento danni a venticinque vittime dell' ex prete pedofilo James Porter, condannato per stupro nel Minnesota: e in tutto la Chiesa americana ha già pagato per questo tipo di risarcimenti quasi 500 miliardi di lire. Certo, non sempre lo scandalo è reale, spesso è inventato da mitomani: come sa bene Joseph Bernardin, arcivescovo di Chicago, che è stato accusato l' anno scorso di molestie da un ex seminarista. L'episodio era completamente falso, ma l' arcivescovo fu costretto a difendersi pubblicamente.
In questo articolo, è importante notare, come si conclude. Il "mitomane" che accusa ingiustamente il vescovo di Chicago, Bernardin. Era importante, allora, mettere l'accento sui falsi, serviva a distribuire dubbi sui reali episodi. Volete che non scriviamo che era un falso? Sembra dire il giornalista. E' la tecnica della propaganda della chiesa cattolica: il "povero" Bernardin viene indicato con nome e cognome, le 25 vittime di Porter sono solo un numero: 25. Non hanno né un nome né un cognome: BESTIAME NUMERATO!
Questa tecnica del "bestiame violentato" che sarà solo un numero e non persone singole con una loro personalità, sarà la tecnica usata dai giornalisti per occultare e sminuire le attività di terrorismo della chiesa cattolica. La stessa tecnica usata per nascondere altri atti feroci, come il massacro della Montedison. Uomini che non avevano un nome, ma erano solo bestiame che, tanto, sarebbero morti comunque.
E ancora:
DUBLINO - Va verso la crisi su una questione di pedofilia il governo di Dublino. Il leader laburista Dick Spring ha annunciato il ritiro del suo partito dalla coalizione di governo, decretandone la quasi certa crisi, dopo aver detto in Parlamento di non poter accettare le scuse del primo ministro conservatore Albert Reynolds per l' insabbiamento della vicenda del sacerdote pedofilo da parte del presidente dell' Alta corte Harry Whelehan. "Né io né alcuno dei miei colleghi possiamo votare la fiducia a questo governo" ha detto Spring. Nel tentativo di evitare la crisi, il primo ministro Reynolds si era scusato pubblicamente, per la seconda volta in due giorni, per il modo in cui era stata gestita la scabrosa vicenda. Il primo ministro aveva detto di essersi pentito della nomina alla presidenza dell' Alta Corte di chi, nella sua qualità di procuratore generale, aveva insabbiato per ben sette mesi la richiesta di estradizione, avanzata da Londra, di un sacerdote britannico accusato di pedofilia. La vicenda ha per protagonista il sacerdote Brendan Smyth, che si trova ora in un carcere britannico dopo essere stato estradato e riconosciuto colpevole di avere abusato nell'Irlanda del Nord di cinque bambine e tre maschietti. La storia aveva assunto contorni più torbidi quando si è sparsa la voce che la gerarchia cattolica irlandese sarebbe a suo tempo intervenuta segretamente per proteggere il sacerdote pedofilo. Lo stesso primate cardinale Cahal Daly in persona si è visto costretto a diramare una dichiarazione di smentita.
E ancora:
USA, LA CHIESA HA ESPULSO 4 PRETI PEDOFILI WASHINGTON - Nuovo caso di pedofilia tra sacerdoti cattolici negli Stati Uniti, questa volta risolto con decisione e rapidità: quattro sacerdoti del Maryland sono stati allontanati dalle loro parrocchie per molestie sessuali a danno di un chierichetto 20 anni fa. E' la prima volta che quattro preti sono rimossi simultaneamente dall' arcidiocesi che si è messa direttamente in contatto con il Washington Post, offrendo di organizzare un' intervista con la vittima. E' così che l' ex chierichetto, che ora ha 34 anni, ha ricordato di essere stato sedotto da uno dei preti. "Masturbazioni reciproche, sesso orale e filmini pornografici sono andati avanti indisturbati per un paio di anni", ha confessato. Intanto la gerarchia Vaticana inizia a vacillare. Costretta ad affrontare il problema e a mettere sotto accusa quell'intoccabile "imitatio christi" che vede nella pederastia dei preti e dei vescovi una riaffermazione degli insegnamenti di Gesù.
CITTA' DEL VATICANO - Papa Wojtyla ha voluto chiudere rapidamente la triste storia di Vienna. Ieri la Santa Sede ha confermato che il cardinale Groer (accusato di pedofilia) sarà affiancato da un vescovo coadiutore con diritto di successione. La scelta di Giovanni Paolo II è caduta sull' ausiliare di Vienna, monsignor Christoph Schoenborn. Secondo il diritto canonico, il ' coadiutore' sostituisce il vescovo durante la sua assenza o in caso di impedimento, e comunque è destinato a succedergli. E' il metodo usato dal Vaticano, quando si verificano scandali o casi di conflitto e si vuole evitare di rimuovere in maniera plateale il vescovo titolare di una diocesi. Il caso Groer verrà chiuso dolcemente quest' estate, quando il settantacinquenne cardinale si ritirerà in un convento benedettino. Si prevede che senza clamore il porporato rinuncerà anche agli incarichi che ha in alcune importanti congregazioni vaticane: la Congregazione per il culto divino, quella per la vita consacrata e quella per l' educazione cattolica. C' è qualcosa di medievale nell' improvvisa ascesa e caduta di un insegnante di religione, diventato monaco benedettino e poi nel ' 70 direttore di un famoso santuario mariano a Roggendorf, dove l' arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla amava fermarsi quando dalla Polonia si recava in Europa occidentale facendo tappa in Austria. Nella Chiesa austriaca Hans Herrman Groer era noto più che altro per la cura che dedicava al santuario di Roggendorf e per la guida spirituale della Legione mariana un' organizzazione di culto mariano caratterizzata dal suo tradizionalismo. Nel 1980 Groer aveva pronunciato nell' abbazia benedettina di Goettweig i voti solenni perpetui. Quando Giovanni Paolo II lo scelse alla cattedra arcivescovile di Vienna come successore del cardinale Koenig la sorpresa fra i fedeli fu totale e si verificarono anche numerosi casi di contestazione. Ora tutta la sua carriera ecclesiastica si è bruciata in tre settimane. Il 26 marzo la rivista Profil ha pubblicato una testimonianza di un ex allievo di Groer, che lo accusava di aver commesso atti omosessuali negli anni Settanta. Per qualche giorno la gerarchia ecclesiastica ha fatto muro, ma ai primi di aprile le difese si sono sbriciolate. Di fronte all' ostinato silenzio del cardinale i vescovi Reinhold Stecher (Tirolo) e Egon Kapellari (Carinzia) hanno chiesto chiarezza, ingrossando il fronte di personalità cattoliche e laiche austriache favorevoli alla rimozione dell' arcivescovo. Il 7 aprile il cardinale ha respinto in una breve dichiarazione le ' infamanti accuse' , ma era già troppo tardi. Ancora ieri il cancelliere Vranitzky si è compiaciuto per la scelta del successore che "chiude un periodo di incertezze e di illazioni". Con la nomina di monsignor Schoenborn Giovanni Paolo II ha scelto la personalità culturalmente più vicina al cardinale silurato. Schoenborn era stato fra i primi ad accusare di sensazionalismo la rivista Profil e aveva anche paragonato le accuse all' arcivescovo alle campagne naziste contro la Chiesa. Della terna, che il nunzio Squicciarini aveva presentato alla Santa Sede, c' era oltre allo stesso Kapellari anche il vescovo di Graz monsignor Weber, che gode della fiducia dell' episcopato austriaco e che pochi giorni fa era stato eletto alla presidenza della conferenza episcopale in sostituzione del cardinale Groer. Ma Giovanni Paolo II ha voluto dimostrare ancora una volta che la scelta di un vescovo è cosa che spetta unicamente a lui e non è sottoposta a indici di gradimento.
Inizialmente, il tentativo della chiesa cattolica fu quello di incolpare gli omosessuali. Secondo una tesi cattolica, gli omosessuali si sarebbero infiltrati nella chiesa cattolica e avrebbero praticato la pederastia.
Questa tesi sarà portata avanti fino alla soglia del 2010.
La chiesa cattolica, dall'ideologia nazista, accusava chi denunciava i suoi crimini in nome del suo Gesù, di propaganda nazista.
CITTA' DEL VATICANO - Nuovi guai sessuali per la Chiesa d' Austria. Lo scorso aprile il vescovo austriaco Christoph Schonborn fu chiamato dal Papa a sostituire in fretta e furia con i gradi di ' coadiutore' l' arcivescovo di Vienna, il cardinal Hans Hermann Groer, travolto dall' accusa di aver molestato sessualmente in gioventù alcuni seminaristi. Ad appena quattro mesi da quella nomina-tappa buchi, ora è lo stesso monsignor Schonborn che sta per essere travolto da un nuovo scandalo a sfondo sessuale: una organizzazione di omosessuali, secondo quanto pubblica il settimanale austriaco News, ha inserito il suo nome in una lista di alti prelati austriaci ritenuti gay e che presto saranno resi di pubblico dominio. Non c' è pace, dunque, per la Chiesa cattolica austriaca, sulla quale sta per abbattersi un altro gigantesco scandalo politico-sessuale, le cui conseguenze potrebbero essere ancora più gravi del precedente caso-Groer, anche se l' ex arcivescovo di Vienna ha sempre respinto ogni addebito. La lista dei presunti alti prelati omosessuali, tra cui spicca il nome di Schonborn che ha già minacciato querele e negato ogni addebito tendente ad offuscare la sua moralità, sarà formalizzata ufficialmente lunedì prossimo nel corso di una conferenza stampa in una saletta del famoso caffè Landtmann di Vienna. Scopo dell' incontro-stampa, organizzato dall' organizzazione omosessuale Opus lei, sarà quello di rivelare i nomi dei vescovi della Conferenza episcopale austriaca, la Cea, ' accusati' di essere gay. Stando a quanto risulterebbe all' Opus lei, riferisce l' agenzia Adn Kronos, i vescovi con tendenze omosessuali ammonterebbero ad un quarto di tutti i porporati membri della Cea. I nomi dei prelati ' incriminati' finora sono quasi tutti top secret. Anche se non mancano le prime indiscrezioni provenienti, riferisce la Kronos, da ambienti laici vicini alla Chiesa austriaca. Nella lista, oltre a monsignor Schonborn, ci sarebbero i nomi di altri tre vescovi, Capellari, Kretzl e Eichen. L' ufficio stampa della Conferenza episcopale austriaca per il momento risponde con un rigoroso "no comment", riservandosi di rispondere al momento opportuno. Ma a differenza di quattro mesi fa, questa volta le alte sfere della Chiesa austriaca sembrano intenzionate a reagire con forza. Se nel precedente caso-Groer la vicenda fu sostanzialmente chiusa, anche per volontà del Vaticano, con la veloce sostituzione dell' arcivescovo accusato di pedofilia, questa volta l' apparato ecclesiastico austriaco non è intenzionato a offrire nuovamente ai suoi detrattori la classica evangelica guancia. Ed infatti, il primo a reagire pubblicamente è proprio uno degli arcivescovi accusati, Schonborn, che intervistato da News, minaccia di "ricorrere alle vie legali". Un altro arcivescovo Johann Weber, presidente della Conferenza episcopale austriaca, in una brevissima dichiarazione, si chiede invece a chi possa far comodo "questo ennesimo attacco alla Chiesa e ai suoi più alti rappresentanti". Ma perché tanto accanimento anti-ecclesiale da parte delle organizzazioni gay d'Austria? Secondo il settimanale News, l' iniziativa fa parte di una nuova strategia approntata dalle organizzazioni omosessuali austriache per costringere personaggi in vista (cardinali, vescovi, politici, intellettuali) a rivelare le loro scelte omosessuali, con o senza il loro consenso. Una vera e propria operazione-ricatto con la quale i gruppi gay austriaci punterebbero a convincere il governo a varare nuove leggi per la liberalizzazione dei rapporti sessuali. L'attacco alla Chiesa cattolica, perciò, sarebbe solo una prima tappa dell'offensiva. Dopo i vescovi, sarà la volta dei leader politici. In particolare saranno presi di mira esponenti del Partito popolare e del Partito socialista, i due gruppi politici, che insieme alla Chiesa cattolica, si sono maggiormente opposti ad un progetto di legge, presentato da parlamentari vicini ai movimenti gay, per abbassare a 14 anni il limite d'età oltre il quale è lecito ammettere rapporti omosessuali tra partner consenzienti. Da qui i ripetuti ricatti delle organizzazioni gay, che hanno già annunciato che dopo la conferenza-stampa di lunedì prossimo, il primo settembre sarà rivelata una lista con i nomi dei politici gay.
Oggi che conosciamo il processo di trasformazione dei costumi sociali con l'acquisizione dei diritti degli omosessuali, vediamo quanto squallido fu il comportamento della chiesa cattolica. Criminale ed offensivo nei confronti della società civile.
Gli omosessuali si difesero dalle aggressioni della chiesa cattolica che, contro di loro, incitava al linciaggio morale indicandoli come i praticanti della SUA pederastia.
Naturalmente, né le autorità civili né la Polizia di Stato intervenne mai contro la chiesa cattolica ritenendo un suo diritto incitare al linciaggio nella società civile di cittadini fragili ed indifesi.
CITTA' DEL VATICANO - "La Santa Sede non reagisce e, tantomeno, non cede ai ricatti". La prima reazione registrata in Vaticano alla pubblicazione dei nomi di 4 vescovi austriaci accusati di avere "tendenze omosessuali" è ferma e distaccata. Mentre da Vienna ieri mattina il leader degli omosessuali austriaci, Kurt Krickler, diffondeva i nomi degli alti prelati "incriminati" (i vescovi Christoph Schoenborn, Andreas Laun, Klaus Kueng e Egon Kapellari), al di là delle mura vaticane le parole che circolavano con più insistente frequenza erano "volgare ricatto". "Per ora non ci sarà nessuna reazione ufficiale a questa iniziativa, in seguito si vedrà", è l' unico commento captato negli ambienti vicini alla sala stampa vaticana. In una affollatissima conferenza stampa, ieri il leader dei gay austriaci Krickler ha detto di avere prove certe sulla omosessualità dei 4 vescovi, ma che non intende in alcun modo divulgare le sue fonti. Ha tuttavia sottolineato che in nessuno dei 4 casi si può parlare di omosessualità "vissuta", ma solo di "tendenze omosessuali". Il prelato più noto della lista è senz'altro monsignor Schoenborn, il vescovo da 4 mesi insediato dal Papa come coadiutore e successore di Hans Hermann Groer, il cardinale di Vienna accusato di pedofilia. Schoenbron, vescovo scelto dal Vaticano per far fronte a una situazione di crisi in una Chiesa già scossa da altre sollecitazioni provenienti dalla base cattolica, ma già costretto a difendersi dagli attacchi di una lobby omosessuale decisa a giocare pesante. Krickler ha infatti precisato che la "lotta" sarà portata avanti fino a che non saranno stralciati dal codice penale austriaco "tutti gli articoli discriminatori degli omosessuali, in particolare il divieto di libera circolazione di riviste gay, di associazioni e di rapporti omosessuali sotto i 18 anni...". Le accuse contro i 4 vescovi, secondo il leader gay, "sono state confermate da 3 fonti e che i sospetti di omosessualità riguarderebbero in realtà quasi la metà dei 16 vescovi austriaci". I vescovi accusati dai gay hanno subito reagito con sdegno. In un' intervista alla radio, Schoenborn ha respinto gli addebiti, pur precisando di non "disprezzare nessuno" che abbia tali tendenze, e ha annunciato di avere già incaricato il suo legale di denunciare i suoi accusatori. Anche monsignor Kapellari ha minacciato misure legali e definito "false" le accuse che gli vengono mosse. Analoghe le reazioni di Klaus Kueng e Andreas Laun. Il presidente della Conferenza episcopale austriaca, l' arcivescovo Johann Weber, ieri stesso ha invitato "tutti i cattolici e tutte le persone nel nostro Paese a non prendere accuse non verificate per fatti dimostrati". Ma nel mirino delle organizzazioni omosessuali austriache non c' è solo la Chiesa. Dopo i vescovi sarà la volta dei partiti politici. In particolare, lo ha annunciato lo stesso Krickler, il partito cattolico e socialista che non vogliono varare leggi più "aperte", come l'abbassamento a 14 anni del limite di età oltre il quale sarebbero leciti rapporti sessuali tra coppie consenzienti. I nomi dei primi politici ritenuti omosessuali saranno fatti il primo settembre prossimo. Si comincerà con il partito cattolico. Ad ottobre sarà la volta dei socialisti.
VIENNA - Il cardinale Hans Hermann Groer, arcivescovo di Vienna, accusato di pedofilia, se ne va. Dopo mesi di ostinato silenzio e di grande crisi per la chiesa austriaca, durante la messa dell' Assunzione nella cattedrale di Santo Stefano il prelato ha annunciato due giorni fa che le sue dimissioni sono state accettate dal Papa. Saranno effettive dal 14 settembre, e quel giorno Groer, 75 anni, si ritirerà nel convento cistercense di Marienfeld, vicino a Vienna. Suo successore sarà monsignor Christoph Schoenborn, 50 anni, teologo di fama mondiale, nominato il 13 aprile scorso coadiutore dell' arcivescovo di Vienna con diritto di successione. L'annuncio chiude una delle fasi più critiche per la chiesa austriaca nel secondo dopoguerra.
YAOUNDE' - Giovanni Paolo II condanna i test nucleari ma invita a non crocifiggere la Francia. In volo verso il Camerun - prima tappa del suo viaggio in Africa - il pontefice ha risposto alle domande dei giornalisti spaziando dagli esperimenti atomici al dramma della Bosnia, dai rapporti tra Chiesa e Islam ai mali dell' Africa. Il primo tema toccato dal Papa, sollecitato da un giornalista francese, è stato proprio quello dei test nel Pacifico. "Bisogna sopprimere i test nucleari. E in tutti i casi bisogna tenerli sotto controllo", ha detto Giovanni Paolo II. Rispondendo a chi gli domandava se dunque la Francia sta commettendo un errore ha aggiunto: "La Francia ha le sue ragioni, non bisogna dare troppa importanza a questo". Poco dopo è arrivata una precisazione della sala stampa della Santa Sede: "Il Papa non può che pensare al futuro e auspicare che si giunga ovunque al bando dell' uso delle armi nucleari". Chirac sarà in Vaticano nel prossimo gennaio, e questo spiega le cautele dei collaboratori del pontefice. Ma la posizione della Santa Sede è chiara: quei test non si dovevano fare; né dovrebbe farli nessun paese perché quello che vale per la Francia vale anche per gli altri, Cina compresa. D'altra parte, non è nuovo il ' no' del Vaticano all' impiego militare dell' energia nucleare: la sua messa al bando, infatti, è stata chiesta più volte in passato dallo stesso pontefice e, all' assemblea dell' Onu, dall' osservatore permanente monsignor Renato Martino. Prudente ma chiaro il Papa è stato anche sui raid della Nato contro i serbi di Bosnia. "Si deve cercare la pace", ha detto. E, spiegando il senso del vertice dell'episcopato della ex Jugoslavia convocato in Vaticano per il prossimo 17 ottobre, ha aggiunto: "Vogliamo fare tutto il possibile per arrivare alla pace. La nostra linea è sempre quella della pace. Le nostre indicazioni sono già conosciute, ma non vengono applicate". Durissima la critica alla banca mondiale e al fondo monetario internazionale che lasciano morire l' Africa a causa della fame e dell' Aids. "Sono tutti colpevoli - ha denunciato il Pontefice - perché per l'Africa si può fare molto, ci sono molte possibilità. Bisogna dire al mondo che è colpevole per quello che sta accadendo". Per Wojtyla questo è l' undicesimo viaggio in Africa. Allo sbarco in Camerun ha trovato ad accoglierlo migliaia e migliaia di fedeli che formavano una fila ininterrotta per i circa 20 chilometri che separano l' autostrada dalla capitale Yaoundé. "Il mio pensiero si volge verso tutti i popoli dell'Africa - ha detto il papa nel discorso rivolto al presidente del Camerun Paul Biya, che lo aveva ricevuto anche nella precedente visita a Yaoundé dieci anni fa - desidero dire loro, sin da questi primi istanti della mia visita, che considero insostituibili la loro presenza nel mondo e il loro ruolo nella comunità internazionale. Il loro futuro mi sta a cuore e posso assicurare loro che la Chiesa cattolica li rispetta, nella diversità delle loro tradizioni culturali e religiose e che essa non smetterà di chiedere alle nazioni del mondo di mostrarsi concretamente solidali nei riguardi di un continente troppo spesso sfavorito". Il pontefice ha ricordato anche le difficoltà che si incontrano nel dialogo con i paesi africani di religione islamica. Il viaggio avrebbe dovuto contemplare una tappa in Tunisia (oltre a quelle in Camerun, Sudafrica e Kenya), ma non è stato possibile dare attuazione a questo desiderio di Giovanni Paolo II di toccare il Nord Africa. "Dobbiamo cercare di continuare il dialogo, di avvicinarci. Ma i fondamentalisti lo rendono molto difficile", ha osservato Wojtyla. Ieri il Papa ha rivolto il suo pensiero anche al discusso arcivescovo di Vienna Hans Hermann Groer, accusato di pedofilia. Ratificando le dimissioni del prelato - motivate da raggiunti limiti di età - Giovanni Paolo II ha espresso "gratitudine" all' anziano porporato e "solidarietà" a tutti coloro che, nella Chiesa austriaca, devono soffrire "violenti attacchi" contro la "dignità ecclesiale" e "umana". E' la prima volta che il Papa interviene pubblicamente sugli ' scandali' della Chiesa cattolica in Austria. Lo fa prendendo le difese degli accusati e paragonando le loro sofferenze a quello di Gesù sulla croce.
NEW YORK - Immobile, con gli occhi rivolti in basso, padre Tommaso Schaefer ha chiesto scusa alle vittime e ha ascoltato la sentenza del tribunale di Washington: sedici anni di prigione per aver carezzato, baciato, palpeggiato, molestato sessualmente decine di chierichetti della capitale e di varie parrocchie del Maryland durante la sua trentennale attività pastorale. La condanna di Padre Schaefer, il 19 ottobre, ha confermato quanto fosse profonda la piaga della pedofilia nella Chiesa cattolica americana. Ma ha anche convinto le gerarchie ecclesiastiche ad agire: oggi la conferenza episcopale pubblicherà un documento intitolato ' Una strada nella luce. Una risposta pastorale agli abusi sessuali sui bambini' , che rappresenta una svolta nel modo in cui la Chiesa affronta il problema. "Abbiamo il dovere di parlare apertamente di questo problema, anche se sappiamo che abbiamo pesanti responsabilità in questa area di abuso sessuale", scrivono i vescovi americani nel documento. "Dobbiamo dirlo a chiare lettere: l' abuso è sbagliato e, chi sbaglia, pagherà". L' opuscolo sarà distribuito nelle chiese, nelle scuole parrocchiali, negli asili cattolici. Con la lettera pastorale i vescovi americani sperano di voltar pagina. Innanzitutto i vescovi riconoscono la vulnerabilità della Chiesa sul problema della pedofilia, constatando i danni che ha arrecato all' immagine del cattolicesimo. Poi, in contrasto con gli atteggiamenti del passato, si afferma che è più importante salvaguardare la salute psichica e fisica delle vittime che non l' unità familiare: in pratica, meglio mandare un papà in galera, piuttosto che mettere in pericolo la bambina molestata. Il documento invita inoltre a parlare della questione in tutte le chiese e dichiara che i responsabili di atti di pedofilia devono essere puniti dalla legge. Quest'ultima notazione ha un aspetto autocritico: nel passato, infatti, la Chiesa partiva dal presupposto che i peccati di pedofilia potessero essere confessati e curati da uno psicologo, finendo così per proteggere i sacerdoti a luci rosse. Uno di questi era stato proprio padre Schaefer che - pur essendo venuto alla luce il suo debole per i chierichetti - non fu mai denunciato, ma solo invitato a sottoporsi a una terapia psichiatrica e in seguito ad abbandonare la parrocchia per dedicarsi ad attività che non lo ponevano in contatto con ragazzini. Schaefer, che ora ha sessantanove anni, è stato invece denunciato da una delle sue vittime. "E' cominciato quando avevo undici anni - ha detto prima alla polizia poi in aula - ero felice, ero un ragazzo normale. Avevo un sospetto che ci fosse qualcosa di male, ma lui era un sacerdote e avevo fiducia". Il caso Schaefer è tutt' altro che isolato. Mentre non si sono ancora spente le polemiche su Emerson Moore, il vescovo nero di Harlem morto per droga e Aids, la chiesa è alle prese con la giustizia. Altri tre sacerdoti di Washington sono sotto processo per le accuse di chierichetti. L' anno scorso l' ex-parroco di Santa Maria di Plymouth, nel Massachusetts, ha ricevuto l' ergastolo per lo stupro di ragazzini quattordicenni. E i cattolici nel New Mexico hanno pagato 13 miliardi di lire per il risarcimento di venticinque vittime di don James Porter.
Un inviato in Irlanda PRETI PEDOFILI IL VATICANO INDAGA LONDRA - Il Vaticano ha mandato un suo inviato in Irlanda per indagare sui preti accusati di pedofilia. E' l'arcivescovo Jorge Mejia che, secondo quanto affermavano ieri alcuni quotidiani britannici, presenterà un rapporto al Papa. Nella Repubblica, ma anche nelle sei contee dell'Ulster, vari sacerdoti sono stati incriminati, ed alcuni condannati, per aver commesso abusi su minori. Nel novembre scorso la vicenda di un prete pedofilo, Brendan Smyth, aveva portato sull'orlo della crisi il governo di Dublino.
Questo è il quadro presentato dalla stampa amica del Vaticano fra il 1994 e il 1995.
La necessità della chiesa cattolica sono quelle di scatenare una guerra contro ogni tipo di religione che, costruendo un'alternativa alla chiesa cattolica, possa sfruttare lo scandalo della pedofilia e della pederastia per diffondersi e mettere in pericolo il ruolo della chiesa cattolica in Italia. Non una religione che si contrappone ad un'altra religione con i propri principi dogmatici, ma una religione, la chiesa cattolica, che usando Istituzioni a lei favorevoli scatena una guerra di annientamento contro ogni altra religione.
Come si inseriscono in tutto questo i futuri membri della Federazione Pagana?
Perché vengono presi di mira dalle organizzazioni criminali cattoliche?
La Religione Pagana contiene una serie di principi che se da un lato i cattolici aborriscono, dall'altro lato sono conformi alla Costituzione della Repubblica Italiana. La nascita della Religione Pagana mette in discussione la legittimità dei cattolici di agire contro la Costituzione della Repubblica Italiana.
Vediamo alcuni principi.
Il primo principio consiste nel fatto che essendo la Religione Pagana una religione in cui l'individuo si trasforma continuamente crescendo, considera che la violenza sui bambini manometta le loro capacità di crescita psico-fisica. Il loro sviluppo e la consapevolezza del loro essere cittadini consapevoli. Questo principio, ancora negli anni '90 non era parte della società. Ci sono volute varie sentenze, a volte apparentemente contraddittorie, della Corte di Cassazione fino al 2009-2011 perché di tale principio si iniziasse ad essere consapevoli. Ma fin dal 1997 la Religione Pagana, dai microfoni di Radio Gamma 5, manifestava la legittimità di tale principio censurando la violenza sui minori e chiamando stupro non solo la violenza fisica, ma anche la violenza psichica che manipolava la loro struttura emotiva rendendola dipendente dall'idea di un padrone. Sia come persona che come dio padrone.
Il secondo principio appartiene all'articolo 3 della nostra Costituzione: tutti sono uguali davanti alla legge. Pertanto, non capivamo perché il dio dei cristiani non dovesse essere chiamato il macellaio di Sodoma e Gomorra dal momento che fa di quelle stragi intimidazione per costringere gli uomini alla sottomissione.
Lo stesso vale per Gesù. Non si capisce bene come un individuo arrestato col bambino nudo, cioè con pratiche di pederastia, dovesse essere usato a modello nelle società civili per legittimare la pratica della pederastia e della pedofilia da parte dei preti cattolici. Vedi una trasmissione del 1997
Non si capisce bene, se non come risposta ad una volontà criminale, come nei tribunali e nelle scuole debba essere esposto il crocifisso se non per legittimare i principi etici e morali del crocifisso in antitesi dei principi Costituzionali che, anziché essere obbedienti alle norme di giustizia, dicono agli allievi e agli imputati: o fai quello che voglio io o io ti ammazzo. Consente al magistrato, in collaborazione con i membri dell'organizzazione Ordine degli Avvocati, di intimidire, minacciare, terrorizzare l'imputato affinché non si difenda nel merito delle accuse. Specialmente quando si tratta di accuse correlate alla violenza dei religiosi cattolici che il magistrato vuole legittimare a tutti i costi (vedi la mia vicenda personale).
Vedremo nelle altre pagine, come la Federazione Pagana sarà oggetto di aggressione. A volte con la complicità della Polizia di Stato e a volte con l'omissione di atti d'ufficio ad opera di Giorgio Napolitano (vedi vicenda Radio Gamma5).
I capitoli del tema:
Operazione Bambini di Satana: come veniva e viene usato l'odio religioso nella società.
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Il terrorismo in Italia. |
Stregoneria e cristianesimo |
Marghera, 03 aprile 2013 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Per terrorismo si intendono atti indiscriminati di devastazione, che in campo religioso sono devastazione della struttura emotiva ottenuti mediante diffamazione, infamazione, incitamento all'aggressione, calunnia, al fine di impedire alle persone di esprimere il proprio pensiero religioso attribuendo ad esse intenzioni diverse di quello che la loro dottrina, la loro ideologia e la loro prassi manifesta. Il terrorismo ha lo scopo di impedire ai cittadini di fruire del dettato Costituzionale, di applicare coerentemente la legge e spinge le persone alla clandestinità imponendo la paura nell'esercizio dei propri sentimenti religiosi.