Cod. ISBN 9788891170903
La pagine sono capitolo del libro "Lo Stregone e l'arte della Stregoneria"
Howard Gardner in "Cambiare idee – L'arte e la scienza della persuasione" inizia affermando:
"Spesso si sente dire che una persona "ha cambiato idea". Il significato di questo comunissimo modo di dire sembra abbastanza chiaro: una mente pensa in un modo, quand'ecco che ad opera di un qualche fattore, si trova improvvisamente orientata diversamente. Per quanto questa figura del discorso possa apparire semplice a un esame superficiale, il fenomeno del cambiamento d'idea è tra i meno indagati e direi, anzi, tra i meno compresi della comune esperienza umana."
Gardner non si chiede come si forma un'idea, ma come un individuo cambia l'idea. Per Gardner l'idea che un individuo ha in relazione alla vita, al mondo, alla religione o alla politica, è un'idea naturale. Un'idea ovvia che poi, ad un certo momento della sua vita, la cambia.
Gardner vuole ignorare che le idee sono degli adattamenti sociali e culturali manifestate da un individuo adulto per adattarsi all'insieme sociale in cui vive. Gardner ignora che la formazione delle idee altro non è che un adattamento razionale delle pulsioni emotive che un individuo esprime. Ogni persona educata nelle società dei paesi occidentali ritiene che "i poveri fanno schifo!". E' un'idea emotiva impressa dai genitori che viene veicolata in maniera diversa a seconda della collocazione sociale dell'individuo. L'individuo povero la veicola esattamente come l'individuo ricco e mentre cercherà nel ricco una complicità di razza, di lingua, di religione, avrà schifo di persone di religione diversa, razza diversa o lingua diversa. Per contro, l'individuo povero nasconderà quella stessa pulsione se sarà costretto a ricorrere alla solidarietà di individui poveri o di diversa religione, etnia o lingua.
Ora, qual è l'idea di quell'individuo? Quella che manifesta razionalmente o quella che gli suggerisce la sua struttura emotiva?
Il bandito italiano che spaccia droga col bandito albanese; l'operaio italiano che lavora con l'operaio albanese; il poliziotto italiano che collabora col poliziotto albanese; veicolano un'idea razionale di uguaglianza solo fintanto che l'uno ha bisogno dell'altro. Ma il bandito italiano disprezzerà il bandito albanese quando si contenderanno la piazza. Non solo come un concorrente, ma con tutto il disprezzo di razzismo. E la stessa cosa avverrà nell'operaio e nel poliziotto quando le funzioni diventano concorrenti se non conflittuali. La REMINESCENZA EMOTIVA è quel fondo di adesione psico-emotiva a forme razionali in cui le emozioni non sono costrette al conflitto.
Dentro ad ogni individuo si articola un conflitto fra l'idea che vogliamo o dobbiamo avere per essere approvati nell'ambiente sociale in cui viviamo e l'idea che vorremmo avere nella quale dar sfogo alle tensioni libido-emotive del nostro divenuto come individui.
E' il conflitto fra ciò che vorremmo essere e ciò che dobbiamo essere. Da questo conflitto le persone sviluppano le loro idee. A volte preferiamo essere indecisi per evitare che le idee di ciò che noi vorremmo essere danneggino i nostri rapporti sociali. Perché, se è vero che nessuno deve essere perseguitato per le proprie idee, è altrettanto vero che la persecuzione, l'emarginazione, sociale degli individui avviene SEMPRE in base alle idee che gli individui esprimono.
Vale la pena, a questo proposito, considerare un articolo apparso su La Nuova Venezia a firma di Aldo Comello il 23 agosto 2008:
"INDECISI GUIDATI DALLA MENTE INVISIBILE
Rivelazione di uno studio di due padovani sulla base USA di Vicenza
Padova – Lo studio di due padovani, il professor Luciano Arcuri, psicologo sociale, Silvia Galdi, giovane ricercatrice e del canadese Bertram Gawronski, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Science" in questi giorni, ha già avuto risonanza internazionale ed è destinato a provocare un effetto domino sui sondaggi d'opinione sui cui risultati si proietta una spessa lista d'ombra, l'ombra dell'incertezza, dell'impredicibilità. Sì, perché dentro ognuno di noi c'è una mente invisibile, nascosta sotto la prima pelle dell'inconscio, capace di scelte automatiche di cui non siamo consapevoli. L'indagine ha dato spessore scientifico ad un tema su cui il gruppo padovano sta facendo ricerche da anni: l'"implicito". L'analisi di "Science" riguarda oltre un centinaio di cittadini di Vicenza e l'oggetto è il "sì" o il "no" all'espansione della base americana in quella città. "Abbiamo trovato molti contrari e molti favorevoli – dice Arcuri – ma a noi interessava la zona grigia degli indecisi o meglio di coloro che pensavano di esserlo perché, in realtà la loro mente invisibile, non percepibile a loro stessi, una decisione l'aveva già presa". Qui è il rigore del metodo che dà spessore scientifico all'esperimento: la rapidità delle associazioni mentali tra immagini visive della base americana e aggettivi positivi o negativi da scegliere in una lista succinta (metti amore, successo, piacere o sangue, dolore, vomito). Per gli indecisi è molto alta la correlazione tra la rapidità dei loro tempi di risposta nelle associazioni mentali, misurati una settimana prima e la loro scelta consapevole dichiarata una settimana dopo.
A questo punto è necessaria la banalizzazione del concetto di "implicito" e di quello di pregiudizio più o meno consapevole. "Ci sono persone dichiaratamente antirazziste – dice il professore – che però di fronte ad una scelta come, per esempio, il diritto di voto amministrativo agli stranieri residenti, ai neri in particolare, risultano incerti e alla fine contrari quando si esplicita la mente invisibile. Difficile dire da che cosa dipenda: relazioni che emergono dal subconscio? Convinzioni passate radicate e poi razionalmente superate a livello di consapevolezza? Mi vengono in mente le barzellette di un tempo sulla Settimana Enigmistica: il negro con il padellone, il negro antropofago che metteva in pentola l'esploratore bianco. Queste immagini, per quanto risibili, hanno lasciatoil segno? Questa equivocità di atteggiamento si estende alle minoranze e alle diversità. Un esperimento che abbiamo condotto riguarda il modo di porsi nei confronti degli omosessuali: persone che si erano dichiarate assolutamente prive di pregiudizi nei confronti dei gay, messe a colloquio con omosessuali (hic Rhodus, hic salta, adesso vediamo se sei omofobo o no) hanno fatto rilevare perfino nei gesti un'aura di difesa e di distacco molto accentuata". "di solito si pensa – dice Arcuri – che quando le persone decidono fra due alternative lo facciano sulla base di argomentazioni filtrate dalla consapevolezza. Ma i nostri dati dimostrano invece che le associazioni mentali che si accendono automaticamente e incoscientemente da parte di coloro che sono indecisi riescono ad influenzare in modo tendenzioso le scelte che saranno fatte e queste scelte finiranno per riflettere le valutazioni espresse precedentemente in modo automatico".
Insomma, è il trionfo dell'"implicito", di quell'io sconosciuto che sta dentro l'io cosciente, di pregiudizi che pensavamo superati, imbrigliati dalla forza della ragione, ma che persistono ad annidarsi nel nostro "implicito". Siamo in piena campagna elettorale per l'elezione del presidente degli Stati Uniti. Per questa come per tutte le elezioni, sappiamo che al di là dei militanti, dei fans, delle ragazze pon-pon, delle passionarie innamorate di Obama o di Berlusconi, di D'Alema o di Castelli, alla fine magari tutto si gioca su un gruppo di incerti dell'ultima ora. Di questi, alcuni fingeranno di essere indecisi quando hanno già deciso, altri, indecisi davvero, decideranno con la parte invisibile della loro mente. E poi, andatevi a fidare degli exit poll!"
Si tratta della Reminiscenza emotiva che non è un'idea razionale, ma una veicolazione di tensioni libidiche attraverso le idee che vengono espresse nel mondo in cui viviamo. Una veicolazione che, come nel caso del razzismo, viene disapprovata dalla cultura sociale italiana, ma che può avere oggi libero sfogo grazie alla copertura che alcuni istituzioni danno contro i Rom. Così la donna rumena che accarezzò il bambino impedendogli di precipitarsi nella strada viene linciata dai passanti accusata di voler rapire il bambino. Così la ragazza Rom viene linciata da chi vuole dar fuoco al campo Rom per edificare il terreno su cui sorge il campo. Così il guardia sala del museo di Venezia che insulta in modo razzista la donna velata impedendogli l'accesso alla visita, viene giustificato da individui nelle Istituzioni sia del governo nazionale (Giovanardi) che di quello locale (Gentilini). Il guardia sala, razzista, non avrebbe mai veicolato le sue tensioni di odio sociale se aspetti consistenti della società non facessero del razzismo metodo di relazione interpersonale.
Questo perché le emozioni libidiche degli individui si dispiegano felici quando qualcuno viene vessato. Perché, vessare qualcuno, allontana il pericolo di essere vessato a propria volta.
Come il Rom, così l'omosessuale è l'emarginato sociale. Come un tempo lo era l'ebreo, oggi lo è l'extracomunitario. Soggetti che la società civile spinge ad un'emarginazione ulteriore costringendoli a comportamenti di sopravvivenza che sembrano giustificare un'ulteriore vessazione nei loro confronti.
Già nel 2002 l'università della Georgia aveva messo in luce l'esistenza di una reminiscenza emotiva alla base delle idee delle persone.
Scriveva il 17 ottobre 2002 Salute di Repubblica:
Macho Sospetto
CONFERMATA con un semplice quanto efficace esperimento la vecchia interpretazione psicoanalitica secondo cui i maschi più ostili verso gli omosessuali sono così proprio per reprimere i propri desideri omosessuali. Usando lo strumento che misura l'erezione del pene, ricercatori dell'università della Georgia hanno registrato le reazioni spontanee a filmati erotici eterosessuali, omosessuali maschili e femminili. Spettatori, un gruppo di maschi eterosessuali di cui 29 si dichiarava a proprio agio di fronte ad omosessuali maschi e 35 che manifestavano segni di disagio di varia intensità, dall'imbarazzo all'ostilità. Identiche le reazioni di eccitamento alle scene eterosessuali e omosessuali femminili. Ma durante le scene omosessuali maschili hanno avuto un maggior afflusso di sangue al pene il 20 per cento dei non ostili contro il 66 per cento degli ostili all'omosessualità."
Le idee razionali e la reminiscenza emotiva entrano in conflitto generando delle idee razionali in conflitto con i desideri profondi dell'individuo date le condizioni socio culturali in cui l'individuo vive e veicola, attraverso la sua percezione del mondo, le sue tensioni. Non si tratta di cambiare delle idee, ma di formare delle idee che poi, condizioni più favorevoli, permettono di modificare permettendo un'adesione migliore alla veicolazione della libido repressa.
Così, Salute di Repubblica del 28 febbraio 2008 in un articolo a firma di Francesco Cro, afferma che:
"....la coscienza è strettamente legata all'attenzione e alla quantità limitata di informazioni (generate da percezioni, immaginazione o memoria) che siamo in grado di gestire simultaneamente. La percezione, la memoria, le emozioni e le interazioni sociali sono tutti processi che si svolgono per lo più in modo inconscio; nonostante ciò influenzano profondamente i nostri sentimenti e possono emergere improvvisamente nella nostra mente. La coscienza ci permette di collegare tra loro questi processi e di modificarli intenzionalmente , superando le reazioni automatiche e riflesse e introducendo un elemento di libertà nei nostri comportamenti."
Ciò che sfugge a Cro è che quella modificazione che si ottiene mediante la coscienza altro non è che la repressione della veicolazione libidica che avviene forzando i collegamenti fra i processi di percezione, formazione delle idee e loro veicolazione nell'ambiente. Una repressione percepita dall'individuo come "dolore necessario" dal quale si libera non appena l'ambiente gli consente una diversa veicolazione delle idee che esprime in linea con le sue aspettative emotive.
Un po' come quegli operai che militavano in partiti politici ritenuti atei, ma che in realtà erano fervidi credenti cattolici. Si trattenevano perché l'ambiente li costringeva ad una veicolazione ideale in contrasto con le loro pulsioni emotive. Pulsioni che una volta liberate dai vincoli politici hanno potuto, finalmente, esprimere quell'amore per il loro dio che tanto hanno represso.
Due modi di usare la coscienza ideale che, come continua nell'articolo Cro:
"La coscienza è quindi soprattutto una sintonizzazione di emozione e stati mentali, che rende possibile un armonico sviluppo psicologico, e non può essere identificata con il solo pensiero: l'affermazione cartesiana "penso dunque esisto" andrebbe sostituita con "Provo delle emozioni, dunque esisto"."
Emozioni che sono il reale fondamento del sostrato da cui germinano le nostre idee in sintonia con il mondo e le condizioni che percepiamo del mondo nel quale andiamo a veicolarle. Tant'è che la nostra coscienza, quando si tratta fra ciò che ci emoziona nel profondo e ciò che noi vogliamo razionalmente, è disposta ad ingannarci. Questo ci racconta un piccolo articolo del giornale La Repubblica del 05 gennaio 2008:
COSI' DAVANTI ALLE VETRINE IL CERVELLO INGANNA SE' STESSO
MILANO – I segreti di un saldo di successo partono dalla testa. Hai voglia di ridurre i prezzi, curare il lay-out della merce, puntare sulla qualità dei capi in vetrina. Il trucco – come dimostrano gli studi di Brian Knutson della Stanford University – è stimolare i circuiti cerebrali giusti: attivando il nucleo accumbens del corpo striato – nel lobo frontale - e tenendo in sonno la micidiale insulina, quel pezzo di materia grigia incaricato di elaborare le sensazioni viscerali negative (leggi prezzo), vero incubo di queste ore dei commercianti di tutta Italia.
L'assalto ai negozi – come molti già sospettavano – è (scientificamente parlando) una questione neurologica. "E' il frutto di due meccanismi psicologici molto precisi che legano a filo doppio i saldi al nostro cervello – spiega Matteo Motterlini, docente di neuroeconomia all'Università San Raffaele e autore del libro "Economia emotiva" (Rizzoli) – Il primo è che risparmiare denaro provoca piacere, vista che l'ipotesi di guadagno attiva proprio il corpo striato, centro del piacere cerebrale anche per il buon cibo, il sesso e alcune droghe. Poi, c'è l'effetto incorniciamento, secondo cui diversi modi di descrivere la stessa cosa determinano scelte diverse. Quello, per cui tanto per intenderci valutiamo diversamente gli euro di stipendio a dicembre (che ci teniamo ben stretti) e quelli della tredicesima, che spendiamo più facilmente".
E cosa c'entra questo con i saldi?
"Semplice. Le promozioni fanno leva su entrambi questi meccanismi: incorniciano una perdita in termini di guadagno. Ci tolgono soldi, ma ce li codificano nel cervello come un risparmio. "Esco per fare affari", pensiamo, e il corpo striato immagazzina una spesa (dolorosa in sé) come un piacere (l'affare)".
Sono sensazioni governabili?
"Il cervello può essere distorcente in modo prevedibile proprio perché è sistematico. Una volta smascherati i processi mentali è possibile evitare di cascarci. Sia le illusioni visive che quelle cognitive sono indotte da meccanismi automatici attraverso i quali decodifichiamo la realtà in maniera rapida ed intuitiva, ma anche approssimativa e fuorviante. Di fronte ad uno stesso problema può così accadere che si prendano decisioni diametralmente opposte a seconda di come ce le rappresentiamo o di come, magari strumentalmente, ci viene rappresentato. Altrimenti perché preferiremmo uno yogurt magro al 95% invece che uno col 5% di grassi, o un maglione all'80% puro cachemire invece che uno 20% misto lana visto che sono tutti la stessa cosa?"
E quindi che consigli dà il neuroeconomista a chi sta per partire all'assalto di negozi?
"L'unico modo per cercare di comportarsi razionalmente è prendere atto dei limiti della nostra razionalità. Un po' come Ulisse che si incatena all'albero della nave per non cedere al canto delle sirene. Noi però non possiamo vivere incatenati. Quindi occorre fare due cose: primo, cercare di conoscere in anticipo i contesti in cui cadiamo nella tentazione dell'irresistibile melodia (in questo caso i saldi; [ma vale per altri contesti]). Secondo, essere consapevoli che quel canto, quando si presenterà sarà effettivamente irresistibile. Fuor di metafora, si tratta di conoscere tanto i meccanismi quanto noi stessi; i meccanismi che presiedono alle nostre decisioni in condizioni di incertezza e i trabocchetti nei quali cadiamo più facilmente". (e. l.)"
Il meccanismo emotivo è il più difficile da usare. Un po' perché ne neghiamo la presenza in un'esaltazione patologica della razionalità e un po' perché viene stuprato al fine di sottometterlo ad una morale estranea che lo costringerà a manifestarsi nel mondo nella maniera più verversa possibile. Quel "più perversa possibile" è imposto e "compreso" dalla società in quanto, proprio su quelle "perversioni", la società impone agli individui i "sensi di colpa" con cui chiudere la loro azione verso il futuro.
C'è un sistema sociale specializzato per trasformarci in bestiame che segue il gregge mentre lo porta al macello e, quando le pecore devieranno dalla strada del macello, subito i guardiani bastoneranno più forte. Questo "essere pecore del gregge" non è una condizione razionale, ma è una condizione psico-emotiva che viene imposta alle persone. Una condizione psico-emotiva che può essere rimossa soltanto se le persone caricano la loro critica sociale di energia e di passione. Senza la critica sociale ci sarà solo l'opinione che si lamenta e che soffre come riflesso di emozioni che non trovano spazio per veicolare sé stesse nel contesto sociale. Una sofferenza che viene idealizzata in una sorta di vittimismo patologico ben gestibile dai costruttori di opinioni sociali.
Gli studi sulle implicazioni della struttura emotiva nella formazione delle idee si moltiplicano. Grazie alle neuroscienze vengono scoperte sempre nuove relazioni in cui appare, in maniera sempre più evidente, la sussidiarietà della ragione alle forze psico-emotive che attraversano l'uomo.
Come in questo estratto di articolo.
I trucchi della mente
NEUROSCIENZE nuove ricerche indagano sul ruolo dell'inconscio nelle decisioni di ogni giorno: dallo schopping al partner giusto, nelle nostre scelte c'è molto di più di ciò che pensiamo
di Marianne Szegedy-Mszak
Per capire noi stessi e il nostro comportamento è necessario riconoscere che un semplice battito di palpebre può avere lo stesso valore di mesi di analisi razionale". consapevolezza cinque per cento Secondo i neuroscienziati siamo consapevoli solo del 5% della nostra attività cognitiva ed è per questo che la maggior parte delle nostre decisioni, azioni, emozioni e comportamenti dipende per il 95% dall'attività cerebrale che va al di là della nostra coscienza. Dal battito cardiaco alla gimcana del carrello della spesa per scansare gli ostacoli, per qualsiasi azione dipendiamo da quello che viene definito "inconscio adattivo", in pratica tutti i modi con cui il nostro cervello recepisce il mondo che la mente e il corpo devono poi negoziare. L'inconscio adattivo ci permette, per esempio, di compiere una curva in auto senza dover effettuare complicati calcoli per determinare l'angolazione esatta della svolta, la velocità dell'auto e il raggio sterzante delle ruote. è anche quello che ci permette di comprendere l'esatto significato di una affermazione come "le prostitute si rivolgono al Papa" senza pensare a una vita dissoluta del sommo pontefice. Pensieri consumistici Gerald Zaltman usa esempi di questo tipo in molte delle sue conferenze. è un emerito professore dell'Harvard Business School, ma usa i procedimenti di un neuroscienziato. è anche uno dei soci fondatori della Olson Zaltman Associates, società di consulenza per le aziende che vogliono avere una conoscenza più approfondita delle menti dei consumatori. Come professore di marketing, Zaltman è ovviamente molto interessato a stabilire che cosa spinga le persone a comperare una cosa piuttosto che un'altra. Cercando di sondare la mente dei consumatori, Zaltman si è chiesto se non ci fosse un modo per andare oltre i focus group, spesso poco attendibili, per coglierne i desideri più autentici, liberi da altri rumori di fondo, in modo da portare a vendite più consistenti e ad azioni di marketing più efficaci. La sua soluzione è diventata il Brevetto U.S. No. 5.436.830, conosciuto anche come "Zaltman Metaphor Elicitation Technique" (Tecnica della Scoperta della Metafora di Zaltman), che, recita il brevetto, consiste in una "tecnica per scoprire i costrutti interconnessi che influenzano il pensiero e il comportamento". Dai biglietti di auguri alle commedie di Broadway, dagli snack al design per il nuovo ospedale pediatrico di Pittsburgh, la Zmet è stata utilizzata per scoprire come inviare un messaggio al quale i consumatori rispondano con quell'importante 95% del loro cervello che determina molte delle scelte. In che modo? Mediante l'accesso alle metafore profonde che le persone, anche senza saperlo, associano a un particolare prodotto, ma anche a una sensazione o a un luogo. Il linguaggio è limitato, sostiene Zaltman, "e non può essere confuso con il pensiero". Le immagini si avvicinano un po' di più all'obiettivo di catturare i frammenti delle ricche e contraddittorie aree delle sensazioni inconsce. I partecipanti agli studi di Zaltman vengono quindi invitati a ritagliare immagini che rappresentano i loro pensieri e le loro sensazioni su un particolare argomento, anche se non sanno spiegare il perché. Zaltman ha scoperto che facendolo le persone scoprono spesso "una metafora profonda e fondamentale, al tempo stessa radicata in un'ambientazione unica". Grazie al suo lavoro in giro per il mondo, Zaltman si è convinto che il menù di queste metafore inconsce sia limitato e al tempo stesso universale, esattamente come le emozioni umane. E che anche le metafore più grandiose hanno un'applicazione pratica. Lo studio di architettura Astorino e l'azienda di design Fathom, per esempio, hanno chiesto l'aiuto di Zaltman per progettare un nuovo ospedale pediatrico che rendesse più piacevole un'esperienza comunque difficile per i piccoli pazienti, i loro genitori e il personale che vi lavora. Con la classica tecnica Zmet, bambini, genitori e membri dello staff hanno ritagliato immagini che in qualche modo associavano all'ospedale e le hanno poi discusse per quasi due ore, scandagliando pensieri, sensazioni e associazioni che ne derivavano. Nel corso delle conversazioni è emerso un flusso di metafore. Una bambina ha ritagliato l'immagine di un cagnolino dall'aria triste che ha poi dipinto di blu, "perché mi sembra triste, come mi sento io quando devo stare nell'Unità di Cura Intensiva e non posso uscire dalla mia camera". Fatto questo, le immagini sono state scannerizzate e un altro intervistatore si è seduto accanto al genitore, al bambino o all'infermiere per realizzare al computer un collage, una sorta di personale test di Rorschach con le immagini scelte."
Come si può notare, tutte le nostre idee sociali, politiche, economiche fin dalle decisioni che si prendono nel quotidiano, sono in realtà una mediazione fra la nostra struttura emotiva e le modalità (idee) nelle quali riteniamo di poter venicolare le nostre emozioni.
Il cambio di idea è possibile all'interno di questo conflitto. Un conflitto che chi ha i mezzi di informazione può gestire a piacimento come Le Bon ha compreso oltre un secolo fa.
Come può il singolo individuo modificare le idee che il coinvolgimento emotivo nell'educazione lo ha costretto ad avere? Caricando di libido le nuove idee. Le idee devono dare piacere. Devono coinvolgere le proprie pulsioni emotive in relazione ad un intento che assorbe l'attenzione dell'individuo.
Gli individui vivono sempre il conflitto fra sé stessi e le esigenze della società e dei suoi padroni. Padroni che hanno catene molto robuste forgiate sia dal controllo economico che dal controllo emotivo delle persone.
Se le catene fossero fatte di anelli d'acciaio, conosceremmo il modo per tagliarle o almeno, avremmo delle idee per farlo. Ma l'umanità non ha idea che esistono catene emotive con cui condizionare i suoi comportamenti. Catene feroci e altrettanto robuste che le catene d'acciaio delle quali, però, non conosce nemmeno l'esistenza salvo reagire con furore improvviso quando dei limiti del controllo sulle persone vengono superati.
Le idee non nascono dalla ragione; le idee sono il frutto delle nostre emozioni legate alle nostre credenze. La ragione si limita a giustificarle. La ragione giustifica le idee dell'individuo anche contro ogni dimostrazione di realtà. Pensate solo al creazionismo. Si tratta di un'idea in cui pensare il mondo frutto di perversione e malattia psichica. Eppure milioni di persone la giustificano ignorando l'ovvio e ogni dimostrazione razionale. Un giorno, poi, pur di continuare a coltivare l'idea creazionista, sono pronti a pensare al "disegno intelligente". In altre parole, mettono in essere "una furbata retorica" spacciandola per qualche cosa di serio consapevoli che i critici, coloro che hanno cercato conferme o smentite dell'evoluzione, non li prenderanno a "calci in culo", ma discuteranno e argomenteranno: come se si potesse discutere e argomentare con le allucinazioni soggettive prodotte dalla malattia psichiatrica.
La reminiscenza emotiva è il potere che le persone hanno di modificare il proprio atteggiamento nei confronti del mondo evitando di essere bestiame del gregge.
Quando si dice:
"Il cervello può essere distorcente in modo prevedibile proprio perché è sistematico. Una volta smascherati i processi mentali è possibile evitare di cascarci. Sia le illusioni visive che quelle cognitive sono indotte da meccanismi automatici attraverso i quali decodifichiamo la realtà in maniera rapida ed intuitiva, ma anche approssimativa e fuorviante. Di fronte ad uno stesso problema può così accadere che si prendano decisioni diametralmente opposte a seconda di come ce le rappresentiamo o di come, magari strumentalmente, ci viene rappresentato. Altrimenti perché preferiremmo uno yogurt magro al 95% invece che uno col 5% di grassi, o un maglione all'80% puro cachemire invece che uno 20% misto lana visto che sono tutti la stessa cosa?"
Si dice anche che il piacere consiste nel mangiare lo yogurt o nell'uso di un maglione. Il piacere, caricato di energia libidica, ci permette l'analisi critica della proposta del commerciante. Come della proposta politica. Come della proposta sociale. Come della proposta religiosa. Significa separare la rappresentazione razionale nella quale veicoliamo le nostre emozioni dall'intento che ci prefiggiamo che è la vera essenza in cui si manifesta il piacere. Mentre nella rappresentazione fornita dal commerciante (o dal politico o dal religioso) il piacere viene stimolato come attesa, nell'intento da percepire il piacere è oggetto in essere per il quale organizziamo le nostre azioni.
Di questo Howard Gardner in "Cambiare idee – L'arte e la scienza della persuasione" non può parlarne perché è ciò che egli vuole occultare: l'individuo come soggetto agente nella vita e nella natura.
La reminiscenza emotiva altro non è che la tensione emotiva di un soggetto verso il proprio intento. Sia quando si tratta di intento sociale, che politico o commerciale. Cambiare idea in relazione all'intento da raggiungere e cambiare intento quando l'organizzazione soggettiva che si è messa in atto dimostra che quell'intento non è l'intento che si voleva raggiungere.
Questo in Howard Gardner in "Cambiare idee – L'arte e la scienza della persuasione" non lo trovate. Perché Howard Gardner, quando scrive il suo libro, lo scrive immedesimandosi nel dio padrone e giudice. Un dio padrone e giudice che non necessita di cambiare idee, ma che necessita di spiegare agli altri come e perché devono cambiare idea.
Marghera 29.08.2008
NOTA:Nel libro e spesso, al posto di "reminiscenza" trovate "reminescenza" è un errore dovuto ad una leggera forma di dislessia. Ho corretto dove ho potuto.
Altri capitoli:
1) Premessa e considerazioni generali su come Gardner si pone davanti alla vita!
2) IL RAZIOCINCIO; logica e raziocinio nella manipolazione delle masse elettorali!
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Al viaggiatore non interessa che si parli della meta del suo viaggio. Il viaggiatore pone la sua attenzione in ogni istante del suo viaggio. E' il treno giusto? Il temporale renderà difficoltoso attraversare quel fiume? L'aereo è in grado di reggere quella distanza? Il cavallo è stato ben ferrato? La meta è il punto d'arrivo, ma come ci arriviamo dipende dal come abbiamo viaggiato.