Cod. ISBN 9788891170903
La pagine sono capitolo del libro "Lo Stregone e l'arte della Stregoneria"
L'infamia è la capacità di un individuo di comunicare, mediante parole, la voce, creando situazioni, o con posture fisiche o espressioni, sentimenti e convinzioni, che non ha illudendo lo spettatore che tali sentimenti e tali emozioni siano invece ciò che egli prova e ciò che egli è.
L'infame è colui che costringe uno spettatore ad attribuire ad un soggetto che recita, intenzioni e sentimenti reali. Sentimenti e emozioni che vengono presentati, ma non realmente percepiti dall'attore.
Si tratta, appunto, degli attori. Attori in senso esteso del termine, ma che, per i nostri esempi, ci riferiremo ad attori reali.
Vi ricordate quando all'arrivo di quella nave di immigrati dall'Abania Berlusconi recitò la sua sceneggiata al fine di assicurarsi voti?
Pianse e si commosse per la disperata sorte di quelle persone.
Era una sceneggiata, sporca e cattiva. Eppure, molti telespettatori vi attribuirono dei sentimenti reali e realmente molti pensarono che le dichiarazioni di Berlusconi erano finalizzate a risolvere i problemi a cui, in quel momento stavano assistendo.
Non era così: la sceneggiata di Berlusconi aveva lo scopo di assicurarsi l'adesione di un certo tipo di elettori e di assicurarsi una certa quantità di voti.
L'infamia è un delitto particolare che non è più considerato dal codice penale se non per l'uso che ne fanno alcuni settori delle Istituzioni per garantirsi l'impunità impedendo ai dissidenti di mettere in discussione la loro autorità.
Nel diritto romano si parla del termine infamia, fra l'altro, associandolo a dei comportamenti sociali di alcune categorie sociali che venivano definite come "ignominiosae": attori, gladiatori, condannati per pubblici delitti e condannati nei processi di deposito, fiducia, mandato, società e tutela. In questo elenco ci sono due categorie sociali, che per le loro condizioni e per funzione sono abituate a fingere per ingannare: attori e gladiatori. Il gladiatore perché l'ingannare è parte del suo combattere e l'attore perché mette in scena la rappresentazione di soggettività diverse dalla sua realtà soggettiva. Si immedesima in un personaggio diverso da sé e, a volte, diventa tanto bravo da convincere il pubblico che egli è veramente il personaggio recitato o che, comunque, ha le stesse caratteristiche.
In una società in cui l'arte oratoria era essenziale nelle contese politiche, nei dibattiti e nei tribunali, la capacità di fingere e di suscitare emozioni per dirigere delle decisioni, era un vero e proprio potere. Solo che l'attore non pagava il prezzo delle decisioni alle quali aveva istigato l'auditorio, ma la sua persona era separata da esse. L'attore incitava i suoi spettatori a prendere delle decisioni, ma quelle decisioni non incidevano sulla sua vita.
Anche oggi, nella società italiana assistiamo alla presenza di attori che recitano rappresentazioni sociali o politiche, ma da quelle loro rappresentazioni sono separati. Per contro, un certo numero di spettatori identificano l'attore con la parte che recita nel film.
Un film di qualche anno fa, "La passione di Cristo", suscitò fra i cristiani una tale ondata di emozioni che qualcuno chiese all'attore, che impersonava Gesù, di fare dei miracoli mentre, l'attore che impersonava Giuda, rischiò più volte il linciaggio. Lo stesso vale per molti romanzi di crescita o film di successo in cui l'identificazione emotiva degli spettatori con l'attore protagonista è talmente forte che gli spettatori vivono quanto assistono con un travolgimento emotivo che li porta a ritenere reale o fattibile quanto assistono. Ende, con "La storia infinita" rappresentò con successo il coinvolgimento del lettore come protagonista della storia stessa.
L'infamia sociale è prodotta dall'attore sia quando presenta, in maniera emotiva, sublimandole, delle situazioni sociali che quando induce le emozioni dello spettatore a ritenere reali o fattibili congetture illusorie che stimolano le sue aspettative.
L'attore vive di queste illusioni e l'infamia sociale consiste proprio nel vendere queste illusioni. Vendendo illusioni l'attore vive, ha uno stipendio, ma quello stipendio è il frutto di manipolazione emotiva delle tensioni e delle aspettative degli astanti.
Ricordo, e vado a memoria, nel 1968 Franca Rame nel Mistero Buffo, cantava:
"Se avessi cento figli, tutti quanti belli e forti, io a gli direi vi preferisco morti che a lavorar per il padron..."
Questo pezzo venne eliminato dal Mistero Buffo nelle edizioni successive. Probabilmente una delle condizioni per presentare Mistero Buffo in televisione. Il punto è che effettivamente, allora, molte persone consideravano quella frase come la rappresentazione di un'esigenza reale nella quale si identificavano, mentre, per Franca Rame, era solo un modo per far soldi suscitando emozioni che gli permettessero il successo. Una volta in televisione, quella frase non serviva più: aveva fatto fessi i suoi spettatori!
Questa tecnica l'abbiamo vista usare da Berlusconi nelle elezioni del 2008. Nelle televisioni private e nelle televisioni di pubbliche (tutte controllate da Berlusconi), fra marzo ed aprile del 2008 vi furono centinaia di trasmissioni televisive sulla criminalità diffusa. Furono presi provvedimenti contro i lavavetri, i mendicanti, furono criminalizzati gli zingari, furono criminalizzati i cittadini Romeni, ecc. Ogni notizia di cronaca quotidiana era utile per lanciare allarmi sociali con i quali i telegiornali, e a ruota i quotidiani, incitavano le persone ad aver paura quando, nella realtà descritta dalle statistiche, non esistevano motivi reali dal momento che i crimini si erano ridimensionati notevolmente.
Si tratta dell'INFAMIA.
Spingere le persone a prendere delle decisioni manipolando le loro emozioni senza essere chiamati a pagare il prezzo di questo inganno.
L'infamia viola un principio fondamentale delle Costituzioni Europee.
E' dunque un reato gravissimo che non viene censurato in quanto, l'ideologia cristiana, in contrapposizione alle Costituzioni occidentali, ritiene normale considerare le persone dei soggetti da ingannare. Ingannare in tutti i modi e per ogni fine. Dal venditore di pentole, materassi o creme idratanti, alla Vanna Marchi, al prete cattolico che induce emozioni perverse davanti al presepe, al promoter finanziario che induce all'acquisto di prodotti finanziari truffa, all'operaio che viene illuso che l'istituzione del precariato nei rapporti di lavoro è un vantaggio o una conquista perché si può usare per favorire l'accesso al lavoro. L'ideologia cristiana fa del truffare, dell'infamia, il fondamento delle relazioni fra gli Esseri Umani. Il truffare cristiano viene rappresentato dal suo dio. Il dio dei cristiani sigla dei patti "col popolo eletto" e sistematicamente non li mantiene, anzi, criminalizza il "popolo eletto" per la truffa che ha subito nel siglare il patto. Questa rappresentazione religiosa è stata calata, attraverso l'educazione, nei comportamenti delle persone, acquisita come un metodo con cui rappresentarsi nella società facendo in modo che le emozioni delle persone siano scoperte, non protette da strumenti psico-sociali adeguati, in modo da essere preda di ogni manipolatore.
Un anno prima della prima guerra mondiale la popolazione degli USA era pacifista. Profondamente pacifista. Quando il governo USA decise di entrare in guerra in sei mesi di bombardamento psico-emotivo della propaganda governativa, l'opinione pubblica passò dal pacifismo all'interventismo premendo sul governo affinché entrasse in guerra.
L'infamia è un comportamento che scinde l'individuo fra ciò che afferma, il suo coinvolgimento emotivo e personale in quelle affermazioni e gli intenti per i quali afferma.
Quando una persona dice: "Questo è bello!". Un comportamento infame è quando il ciò che è bello non è l'espressione del moto di spirito che egli ha avuto, ma è un'affermazione finalizzata a promuovere l'oggetto in funzione di obbiettivi di cui il bello è mezzo e non fine delle sue affermazioni. Questa persona può trovare brutto, ciò che indica come bello, ma il suo scopo non è quello di esprimere il proprio sentimento, ma quello di indurre nell'altro un sentimento di adesione al bello che proclama.
Quando Ratzinger dice. "Noi siamo afflitti per la guerra...". In realtà, sta facendo un'affermazione infame. Se fosse afflitto per la guerra di cui parla, metterebbe in campo delle azioni. Azioni che uno spettatore giudicherebbe come il frutto delle sue afflizioni. Ma affermare: "Noi siamo afflitti per la guerra..." non dimostra un'afflizione, ma dimostra una volontà di indurre afflizione negli astanti. In chi ascolta. Dice, a chi ascolta: "Voi dovete essere afflitti per la guerra...."; "Voi dovete mettere in atto delle azioni affinché io possa vedere che voi siete afflitti per la guerra...". Si tratta di un discorso infame. Un discorso in cui le emozioni e gli intenti sono scissi dalla parola che viene recitata al fine di indurre emozioni ed intenti negli astanti.
Gli astanti, a loro volta, per essere indotti all'afflizione, devono essere privati delle informazioni e delle cause che hanno messo in moto la situazione conflittuale. Non devono aver messo in atto un'analisi della situazione; non devono avere delle proprie opinioni. In quest'ultimo caso, l'affermazione di Ratzinger: "Noi siamo afflitti per la guerra..." suona alle orecchie di chi ha informazioni e ha analizzato, sia pur parzialmente, le cause del conflitto, come una presa in giro se non un'offesa.
La capacità di coinvolgere le persone mediante l'infamia, nella società civile, viene definita come "grande capacità di comunicare" o "istrionismo". Mentre il comunicare ha una connotazione positiva, nel senso che trasmette intenti e fini; il fingere di trasmettere intenti e fini ammaliando e lusingando le aspettative illusorie delle persone, è l'inganno della comunicazione. La vittima è la persona lusingata e illusa che viene indotta a comportamenti e scelte che speso finiscono per danneggiare il suo steso futuro.
Apparentemente l'attore chiude la sua rappresentazione quando il sipario si cala o alla parola FINE. Nello spettatore la stimolazione della rappresentazione ha fatto emergere la sua sensibilità emotiva. "Mi sono divertito, ho pianto tanto....". Questo piacere che rimane come rumore di fondo quando la percezione dell'emozione si allontana, predispone l'individuo ad immergersi in situazioni psicologiche tali da desiderare di richiamare la sensazione emotiva piacevole. Così, la rappresentazione teatrale, viene cercata nella vita reale e lo spettatore tenta di riprodurne aspetti nella sua quotidianità. Sono i meccanismi dei romanzi di crescita per i ragazzi; ma anche storie, racconti, film, o rappresentazioni, che vengono proposte ad adulti che non sono mai cresciuti. Incapaci di distinguere la realtà nella quale si vive per ricerca di conoscenza, analisi e critica, dalla fantasia delle illusioni, di aspettative soggettive, che devono essere circoscritte solo all'immaginario.
Quando l'immaginario infantile si sovrappone alla necessità della conoscenza e della critica nel reale quotidiano, si hanno le persone pronte a confondere le manifestazioni d'infamia per comportamenti onorevoli. L'infamia, che dovrebbe essere riconosciuta mediante l'analisi critica, viene scambiata per onore dallo spettatore in quanto illude ed ammalia le sue aspettative bramose dei suoi desideri insoddisfatti.
Quali solo i principi Costituzionali che l'infamia viola?
Il DIRITTO ALL'INFORMAZIONE!
"Il diritto di libertà che, pur non essendo riconosciuto dalla Costituzione, trova in molte norme della stessa il proprio fondamento. Da intendersi come "Diritto ad essere informati", è una delle manifestazioni della libertà di informazione (insieme al diritto di informare, o al diritto di cronaca e al diritto di informarsi, cioè di cercare informazioni). Consiste nell'interesse generale all'informazione da parte dei destinatari della stessa, e per questo si esclude che possa trovare il proprio fondamento nell'art. 21, che tutela la libertà di manifestazione del pensiero. Vengono in proposito menzionati gli articoli 2, 3, 15, 17, 18, 33, piuttosto è da richiamare l'intero sistema costituzionale, che ponendo al centro il principio di democrazia presuppone che i governati sino messi in condizione d conoscere le varie scelte oprate a tutti i livelli dagli organi di governo al fine di poter effettivamente partecipare alle stesse. Questo diritto discende quindi dal diritto di democrazia, ed è strettamente collegato col principio di imparzialità della pubblica amministrazione che deve esercitare l'attività amministrativa con assoluta pubblicità e alla luce del sole. Esso è naturalmente e strettamente collegato con la libertà di informazione intesa come diritto di informare, cioè come diritto di cronaca. Il diritto ad essere informati fa parte dei diritti dell'uomo incluso nella dichiarazione dell'ONU (art. 19); esso tuttavia non gode in Italia di piena e completa attuazione. Esistono, al contrario, leggi dirette a colpire la divulgazione di notizie e a porre precisi limiti alla libera circolazione (si pensi alle norme concernenti il segreto d'ufficio o il segreto di stato) . Negli ultimi anni, fra l'altro si sono compiuti notevoli sforzi diretti all'attuazione del diritto di informazione come ad esempio la trasparenza amministrativa attraverso la previsione di norme che garantiscono ai cittadini la possibilità di essere informati sul procedimento amministrativo, di accedere ai documenti amministrativi che li riguardano, di conoscere il pubblico funzionario responsabile di ogni singolo procedimento amministrativo e di partecipare così consapevolmente alla predisposizione degli atti amministrativi che li riguardano.
Si può dire che il diritto all'informazione rientra, più che tra le libertà negative, tra quelle positive, che il pubblico potere deve garantire attraverso la predisposizione di idonei mezzi di divulgazione e conoscenza della propria attività." Dizionario di diritto edizione Le Garzantine
La qualifica di infamia presuppone la negazione del diritto all'informazione.
Il diritto all'informazione è il diritto del cittadino, dello spettatore, di essere informato per riuscire ad avere dei dati coerenti nei confronti della recitazione dell'attore. L'attore, il politico, l'amministratore delegato, possono ingannare il cittadino, l'elettore, il dipendente, soltanto perché nascondo le informazioni.
Un esempio di questo periodo:
mercoledì, 12 marzo 2008
Polemiche sul segreto di stato al processo per il sequestro dell'ex iman di Milano Abu Omar da parte dei servizi segreti americani, secondo il giudice delle indagini preliminari Prodi fu poco chiaro.
Il processo vede imputati una serie di agenti della Cia ed alcuni ex funzionari del Sismi, tra i quali anche il generale Pollari.
Palazzo Chigi replica il segreto fu confermato su richiesta del governo Berlusconi.
Appare del tutto evidente come l'uso del segreto di Stato è stato fatto per nascondere crimini di sequestro di persona nei confronti di un cittadino. Usare il segreto di Stato per impedire le indagini significa voler coprire le proprie responsabilità soggettive nell'attività di sequestro di persona. Significa negare ai cittadini il diritto all'informazione. Significa che, al di là delle possibilità di accertamento giudiziario della vicenda, noi abbiamo un Presidente del Consiglio che ritiene legittimo sequestrare i cittadini senza per questo dover rispondere alla legge.
Il segreto di Stato è usato per imporre la non conoscenza affinché i cittadini non siano a conoscenza dell'atto infame di cui il presidente del Consiglio è, proprio per aver imposto il segreto di Stato, oggettivamente e soggettivamente responsabile. Domani, quale altro cittadino potrà essere sequestrato illegalmente? E che ne è della democrazia?
L'infamia non è il tradimento di un padrone o nei confronti di un giuramento.
Abu Omar ha commesso dei delitti? E allora andava processato! Non ha commesso dei delitti? Allora Berlusconi è responsabile di sequestro di persona e di attentato alla sicurezza dello Stato Italiano! O l'una o l'altra! E sono i magistrati, per quanta sfiducia si può avere nei loro confronti e nella loro correttezza morale, i delegati a stabilire questa condizione.
L'infamia è il tradimento di ideali manifestati o della fiducia nei confronti di chi ha concesso le mansioni o le funzioni (politiche, economiche o sociali). In una democrazia, sono i cittadini che consentono ai politici di occupare le loro poltrone. Sono sempre i cittadini coloro che hanno il diritto ad essere informati dell'attività delle Istituzioni e delle società economiche che gestiscono potere e capitali all'interno della nazione.
Ci sono molti politici che passano da un partito all'altro a seconda delle convenienze. Alcuni da uno schieramento all'altro. Non tutti tradiscono gli elettori, non tutti hanno comportamenti infami.
Il comportamento infame del politico si manifesta nei confronti dei cittadini quando passa da un insieme ideale ad un altro insieme ideale antagonista. Quando al politico è indifferente l'idealità che muove il suo fare politica, ma il suo fare politica è finalizzato ad ottenere vantaggi e consenso per i suoi vantaggi come persona e non come persona portatrice di quelle idee. Un comportamento infame sono le smentite di Berlusconi delle sue dichiarazioni. Indubbiamente fare delle affermazioni a caldo è diverso dal dire qualche cosa di meditato; dire che "non passerà quella generazione senza che le stelle cadranno sulla terra e mi vedrete venire sulle nubi con grande potenza..." è cosa diversa dal dire "verrà il giorno in cui le stelle cadranno sulla terra e mi vedrete venire sulle nubi con grande potenza...". Però, giocare sulle aspettative per trarne vantaggio e una volta tratto vantaggio aggredire le aspettative: è una cosa infame. Perché è infame? Perché istigando a compiere delle scelte, una volta che quelle scelte sono state compiute, si è preclusa ogni possibilità ad altre scelte che una diversa informazione avrebbe potuto alimentare.
Non è infame l'avvocato che al processo difende il colpevole; è infame quando, per difendere il colpevole (o il proprio assistito) aggredisce o diffama la vittima.
Questo meccanismo dell'infamia in Democrazia si contrappone al meccanismo di infamia come elaborato dal cristianesimo. L'infamia come tradimento della fedeltà ad un altro individuo. Nella figura di Giuda è dipinto il "tradimento" di Giuda nei confronti del suo padrone. Per il cristianesimo, a differenza della democrazia, l'oggetto centrale non sono gli ideali politici e sociali che devono essere rispettati, ma il padrone, qualunque padrone, nella gerarchia determinata dal suo dio padrone. Si tratta dell'ideale nazi-fascista che ha la sua legittimazione ideologico-religiosa nell'ideologia cristiana.
Al tradimento nei confronti del padrone, dell'ideologia cristiana, si contrappone il tradimento della società mediante la manifestazione di idee non vissute per intenti diversi da quelli manifestati, nella struttura ideologica della democrazia Costituzionale.
Questi due concetto di infamia si contrappongono perché, all'ideale collettivo dell'interesse comune della democrazia si innesta l'interesse privato e personale di chi usa la democrazia per interessi propri attraverso metodi che identificano l'ideologia clericale-nazi-fascista.
Nel suo libro "L'Entità", Eric Frattini elencando gli intenti criminosi della loggia "massonica" P2 scrive:
"Qualche anno dopo, Paolo VI consegnò lo IOR ai massoni Michele Sindona, Roberto Calvi, Licio Gelli e Umberto Ortolani. Paolo VI chiese al capo del controspionaggio la fine delle indagini sulla massoneria in Vaticano e ordiò che il dossier venisse depositato nell'Archivio Segreto del Vaticano. Nel 1987, il giornalista Pier Carpi sosteneva che un gran numero di cardinali e vscovi appartenevano alla loggia massonica Propaganda 2 o P2, che definiva la loggia Ecclesia, strettametne legata alla Gran Loggia Unita d'Inghilterra e al suo gran maestro, il duca Michael di Kent. Un altro dossier apparso sulla stampa rivela: "La massoneria aveva diviso il Vaticano in otto quartieri in cui funzionavano otto logge massoniche di rito scozzese, i cui adepti, alti funzionari del piccolo stato, vi appartenevano in maniera indipendente e, a quanto pare, non erano in grado di riconoscersi fra loro, nenanche battendo i tre colpi col polpastrello del pollice". Dal 1971, anno in cui Paolo VI ordinò di chiudere le indagini dell'SP sulla massoneria, non vi fu nessun'altra inchiesta fra le mura Vaticane. Nell'elenco dei massoni illustri del Vaticano redatto dal Sodalitium Pianum comparivano il cardinale Augustin Bea, segretario di Stato sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI; Sebastiano Baggio, prefetto della Sacra Congregazione per i vescovi; Agostino Casaroli, segretario di Stato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II; Achille Lienart, arivescovo di Lille; Pasquale Macchi, segretario privato di papa Paolo VI; Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo; Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino; Ugo Poletti, vicario della diocesi di Roma; Jean Villot, segretario di Stato di Paolo VI. Il famoso dossier redatto dagli agenti del controspionaggio sull'espansione della massoneria nella Curia romana rimase "sepolto" nell'Archivio Segreto del Vaticano."
Questo è il tratto dell'infamia: QUANTI CITTADINI CONOSCONO GLI EFFETTI DI QUESTE MACCHINAZIONI?
Quanti cittadini sono morti perché gli effetti di queste macchinazioni non sfociassero in devastazione della democrazia? Quanti cittadini vengono ingannati sull'effettivo ruolo della chiesa cattolica nella società italiana?
Quanti piduisti hanno affrontato la galera per attività di eversione dell'ordine democratico?
Le recite dei vescovi cattolici servono a nascondere i reali interessi di distruzione della democrazia e troppo spesso politici interessati ne assecondano i fini.
Manipolazione mentale mediante la sottrazione del diritto all'informazione.
Un diritto che viene negato sia negando informazioni, che dando le informazioni come se i fatti non avessero effetti sulla vita della persone e sulla democrazia o, ancora, giustificando i fatti mediante l'atto infame che distoglie nei cittadini la conoscenza dei fini e degli effetti dell'atto stesso.
Questo è il concetto di infamia nella democrazia.
In recenti passati abbiamo assistito a molti comportamenti che definire "infami" suona quasi un complimento. Quante persone appoggiarono Khomeyni, più per antipatie contro lo Scià e il suo regime dittatoriale che non per le idee sociali di Khomeyni: perché i cittadini pensavano a Khomeyni come un progressista? E' come per le armi di distruzione di massa che Bush attribuì a Hussein. Oppure, chi pensa che Marco Pannella e Emma Bonino perché furono protagonisti di lotte per i diritti civili degli anni '70 non siano dei cattolici integralisti che hanno favorito sia la tortura di cittadini italiani per i loro interessi che spinto per la destabilizzazione sociale del Viet-nam oggi e del massacro dei Serbi ieri accusati dalla Bonino di genocidi inesistenti di Kossovari? Oppure, molte persone, ritengono il Mahatma Gandhi una persona nobile ignorando che la sua attività consisteva nel legittimare le caste in India che Neru voleva, invece, abolire? Oppure, molte persone, appoggiano il Dalai Lama pur consapevoli che la sua ideologia sociale consiste nell'esaltazione dei servi della gleba, i servi del tempio, che lui intende ripristinare in Tibet dopo che ha sconfitto l'idea di uguaglianza dei cittadini che i cinesi hanno imposto.
Si tratta di infamie. Ma se nel caso di Bush, Marco Pannella e Emma Bonino, l'infamia va addebitata a Bush, Marco Pannella e Emma Bonino, in quanto loro era la volontà di ingannare, nel caso di Khomeyni, il Mahatma Gandhi e il Dalai Lama, la volontà di inganno è da attribuire ad altri. A coloro che hanno spacciato le loro idee sociali per diverse da quelle che erano o le hanno nascoste mettendone in secondo piano gli aspetti negativi per favorire le aspettative illusorie di un cambiamento in chi, pur avendo idee avverse, ha finito per favorirli.
Nella società in cui viviamo è complesso attribuire la responsabilità dell'infamia. Se dal punto di vista giuridico esiste una responsabilità diretta e una responsabilità morale, dal punto di vista dell'infamia esiste una tale corresponsabilità di persone diverse e intenti diversi che confluiscono nell'atto stesso, che spesso l'attribuzione dell'atto infame è rivolto ad uno o ad un numero ristretto di attori dal soggetto che tale atto rileva.
Alla fine, il fine della manifestazione dell'infamia, altro non è che quello di distruggere la democrazia impedendo ai cittadini la libertà di critica nei confronti delle Istituzioni perché privati della conoscenza dei fatti e degli effetti che i fatti avranno.
Marghera 01.01.2009
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Al viaggiatore non interessa che si parli della meta del suo viaggio. Il viaggiatore pone la sua attenzione in ogni istante del suo viaggio. E' il treno giusto? Il temporale renderà difficoltoso attraversare quel fiume? L'aereo è in grado di reggere quella distanza? Il cavallo è stato ben ferrato? La meta è il punto d'arrivo, ma come ci arriviamo dipende dal come abbiamo viaggiato.